DAL
CONTRATTO… IN AVANTI
Fonte:
sito web ANDIS - 6 novembre 2001
Un contratto chiuso è sempre e comunque un punto d'arrivo,
soprattutto quando era da tempo fortemente atteso.
Ci sono dei momenti storici però che impongono di non dimenticare
il percorso seguito per arrivare al traguardo.
Tentiamo allora un esame di tutta la vicenda senza cedimenti né ad
inopportuni trionfalismi, né a rancorose ed altrettanto inopportune acrimonie.
Veniamo ai fatti.
Molto opportunamente l'art. 19 del CCNL 26.5.99 prevedeva al 4°
comma che, nella previsione dell'entrata a regime dell'autonomia scolastica,
doveva essere avviata entro il 30.3.2000 un'apposita sessione negoziale
concernente la piena attuazione della dirigenza scolastica.
La disposizione era oculata e profondamente giusta in quanto una
legge dello Stato prevedeva che dal 1°.9.2000 i capi d'istituto sarebbero
diventati dirigenti scolastici ed era, a dir poco, normale che, transitando nel
nuovo ruolo, i nuovi dirigenti dovessero conoscere le norme che avrebbero regolato
la loro attività e, perché no, anche la retribuzione loro spettante.
La data del 30.3.00 trascorse però senza che alcuna sezione
negoziale venisse avviata.
Si dovette attendere infatti addirittura il mese di dicembre 2000
perché iniziasse una prima tornata di incontri tra le OO.SS e l'ARAN , incontri
peraltro privi di reale spessore contrattuale in assenza dell'atto di indirizzo
che arrivò solo a metà del mese di gennaio 2001, quando si cominciò a fare sul
serio.
Già questa vicenda è la testimonianza del primo grosso problema
che la nostra categoria ha dovuto affrontare: l'insensibilità del Governo di
allora che non aveva compreso l'umiliazione che imponeva ai dirigenti
scolastici, costretti ad assumere il nuovo ruolo senza che venisse definito il
loro primo fondamentale contratto.
Accanto alla colpevole indifferenza del Governo si dovettero poi
riscontrare collateralmente anche alcune difficoltà nella composizione del
tavolo contrattuale, che crearono qualche lacerazione in casa confederale e
certamente non favorirono un più tempestivo avvio del negoziato.
E' certo comunque che nessuna forza in campo, tra quelle che
rappresentavano e rappresentano sindacalmente i dirigenti scolastici, dimostrò
la determinazione necessaria per imporre al Governo l'avvio della trattativa, e
quindi il rispetto di una norma contrattuale che lo steso Governo aveva
sottoscritto.
L'avvio vero a proprio del negoziato, avvenne nel mese di gennaio,
e subito si evidenziò il coesistere di almeno due aspetti positivi, con uno
però decisamente pericoloso ed allarmante.
Gli aspetti positivi subito evidenti furono: intanto la
composizione del tavolo contrattuale cui sedevano, quasi esclusivamente,
dirigenti scolastici più o meno tutti con notevole esperienza e preparazione
professionale ed in grado quindi di garantire al negoziato spessore e contenuti
elevati; poi la convinta disponibilità dell'ARAN a interpretare il suo ruolo di
controparte in maniera certamente attenta, ma con grande sensibilità e
disponibilità verso la costruzione di una dirigenza scolastica la cui
specificità veniva interpretata dalla stessa ARAN davvero come valore aggiunto.
Prova di quanto sopra fu che la parte normativa, pur comprendendo
passaggi decisamente delicati e contrattualmente insidiosi, fu disegnata in
pochissimo tempo, senza particolari difficoltà e pressappoco con l'unanimità
dei consensi.
Problematico si rivelò subito, invece, l'aspetto economico.
I fondi disponibili apparvero del tutto insufficienti ad
equiparare la retribuzione dei dirigenti scolastici a quella dei dirigenti
dell'area 1 che intanto, dopo anni di attesa, avevano chiuso con una
consistente fuga in avanti il loro contratto.
I riconoscimenti retributivi ottenuti dai dirigenti dell'area 1
fecero ben presto temere come improbabile l'allineamento del trattamento
economico dei dirigenti scolastici, visto che lo stanziamento previsto dalla
finanziaria era di soli 200 mld. mentre, per l'obiettivo, ne occorrevano almeno
il doppio.
La richiesta di equiparazione delle retribuzioni delle aree
dirigenziali era allora, come è adesso, una richiesta assolutamente giusta e
ineludibile, e tutti, sostanzialmente, la avanzarono.
Apparve ben presto chiaro però che le condizioni oggettive
(soprattutto i limiti imposti dalla Finanziaria) e la situazione politica (Governo
in scadenza per l'imminenza delle elezioni con nell'aria il probabile cambio di
maggioranza) non avrebbero consentito grosse speranze per l'accoglimento delle
le richieste, pur perfettamente legittime, di cui in precedenza.
Il tavolo politico, ove si spostò temporaneamente la trattativa
alla fine del mese di marzo, fissò in via definitiva i paletti per la parte
economica: i 200 mld. della Finanziaria, i residui (valutazione, inflazione
etc.) e, cosa nuova, ulteriori 40 mld. ricavati da una complessa operazione
tecnica che consentiva l'anticipo dei ratei previsti per gli avanzamenti di
gradone maturati sino al 2000.
In aggiunta il Ministro Bassanini offrì, con l'espressa
autorizzazione del Presidente del Consiglio Amato, un protocollo da tradurre in
articolo contrattuale secondo il quale a partire dal 1° gennaio 2002 la
retribuzione dei dirigenti scolastici sarebbe stata perfettamente equiparata a
quella degli altri dirigenti dello Stato.
La proposta non fu accolta né dallo SNALS né dall'ANP.
A nostro avviso il rifiuto del protocollo fu un grosso errore
politico.
E' vero che chi prometteva era un Governo in scadenza e, peraltro,
espressione di una maggioranza che veniva già data per sconfitta alle
successive elezioni.
Ma con un accordo forte, quale quello proposto da Bassanini,
siglato in un contratto e quindi divenuto di fatto, se non legge, certamente un
rilevantissimo presupposto politico, come avrebbe potuto il nuovo Governo e la
nuova maggioranza disattenderlo, sostenendo quindi implicitamente che i
dirigenti scolastici non meritavano l'equiparazione retributiva con l'altra
dirigenza dello Stato; considerato anche che lo stesso Ministro Bassanini si
era impegnato a sostenere l'accordo, eventualmente, anche dai banchi
dell'opposizione?
L'epilogo primaverile della trattativa è noto a tutti l'ANP non
ritenne le condizioni economiche sufficienti per la prosecuzione della
trattativa e il tavolo negoziale venne sospeso.
Alla sospensione contribuì non poco anche la famosa "lettera
con risposta pagata" (o se preferite "risposta con lettera
pagata") con la quale il Presidente dell'ANP chiedeva a Berlusconi e a
Rutelli assicurazioni circa il contratto dei dirigenti scolastici, ed alla
quale, con tempestività davvero apprezzabile, risposero solo autorevolissimi rappresentanti
della coalizione che poi sarebbe divenuta maggioranza parlamentare, i quali,
con il dichiarato avallo del nuovo Presidente del Consiglio "in
pectore", assicurarono l'equiparazione retributiva della dirigenza
scolastica a quella dell'area 1, nei primi cento giorni di attività del nuovo
Governo.
Conosciamo anche l'epilogo autunnale della vicenda.
L'autunno, si sa, è la stagione della caduta delle foglie ma
questa volta con le foglie sono cadute anche le promesse elettorali.
Il contratto è
stato infatti chiuso alle medesime condizioni di marzo.
Dispiace sinceramente che invece si tenti di gabellare i colleghi
con trionfalismi e millantate vittorie quando invece bisognerebbe con molta
umiltà e serenità ammettere una sostanziale sconfitta collettiva e chiederci
tutti insieme cosa fare ora.
Ma perché sconfitta?
A maggio, quando le risultanze del tavolo politico approdarono al
tavolo contrattuale, di fatto non si avviò neanche l'esame tecnico del nuovo
atto di indirizzo.
L'ANP ritenne tale atto peggiorativo rispetto al primo e, forte
presumibilmente delle promesse del "Polo", provocò di fatto la
temporanea rottura della trattativa.
Trascorsero i mesi estivi, "Il Sole 24 Ore" e qualche
sito internet "solitamente bene informato" ci donarono
"generosamente" l'illusione di 168 miliardi ricavabili da improbabili
assestamenti di bilancio, provocando peraltro qualche reazione confederale che
ricordava, certo intempestivamente e forse inopportunamente, come anche altre
categorie avrebbero potuto aspirare a recuperi da assestamento.
Come detto però, l'autunno richiamò tutti alla realtà.
CGIL CIL UIL e SNALS proclamarono lo sciopero e subito dopo
ripartì la trattativa senza alcun nuovo atto di indirizzo, quindi senza neanche
una lira in più e quindi alle stesse identiche condizioni di maggio.
Riavviato il tavolo, e questa è storia recentissima, si è davvero
iniziata l'analisi delle possibilità offerte dai due atti di indirizzo
esistenti, si è trovata, grazie anche all'intuizione dell'ANP che l'ha
proposta, la soluzione di ripartire i fondi disponibili tra i dirigenti in
servizio e non tra quelli in organico; l'ARAN ha assicurato che i 40 mld,
secondo quanto contenuto nel secondo atto di indirizzo, potevano essere
considerati come denaro "fresco", senza intaccare il diritto ai ratei
di gradone maturati individualmente al 31.12.00; si è conteggiato quanto altro
ancora disponibile (somme non utilizzate per la valutazione, recupero
inflazione etc); tutte operazioni però, che potevano tranquillamente essere
definite a maggio, se ci fosse stata la volontà politica di farlo e se non
fossero intervenute promesse elettorali a depistare e creare illusioni.
In sostanza abbiamo perso oltre cinque mesi tra illusioni e
delusioni che, in aggiunta, hanno provocato ulteriore rabbia in una categoria
già provata, e hanno alimentato conflitti e lacerazioni profonde e perciò
pericolose.
Questa è la vera
sconfitta.
L'unico elemento di novità autunnale, rispetto a maggio, è la
disponibilità concessa dal Governo di utilizzare, a decorrere però dal gennaio
2002, i 40 mld. previsti dal disegno di legge per la finanziaria 2002. E'
qualcosa, ma non è una grande cosa, e anzi qualche piccola perplessità non può
non affiorare perché vorremmo la certezza che tale concessione non si rivelasse
esaustiva "dell'interesse" riservato dal Governo ai dirigenti
scolastici.
In ogni caso, tra qualche tempo chiuderemo definitivamente il
contratto (mancano le fasi integrative nazionale e regionali e quindi la
ratifica della Corte dei Conti) ben oltre la sua scadenza (31/12/01). Le
previsioni per il futuro, però, non sono certamente esaltanti, visto che, per
ora, ci sono solo 40 mld nella previsione della finanziaria 2002, quando invece
già ne occorrevano circa 200 per equiparare, con il contratto precedente, la nostra
retribuzione a quella degli altri dirigenti, e le cose rischiano di trascinarsi
a lungo, in quanto non è credibile che immediatamente si torni in casa ARAN per
il contratto 2002/2005… anche se, e questa sarebbe davvero una grande vittoria,
ci piacerebbe davvero tanto essere smentiti e dare atto a chi vorrà e saprà
garantire ai dirigenti scolastici lo stesso rispetto garantito agli altri
dirigenti.
Ritengo comunque che l'esperienza contrattuale trascorsa debba
insegnarci molto e predisporci ad una ben diversa gestione del presente/futuro
che ci attende.
Intanto dovremo operare tutti per un auspicabile rasserenamento
della categoria, consapevoli che oggi ne esistono i presupposti in quanto è
generalmente riscontrabile, nonostante tutto, la soddisfazione per la chiusura
di una vicenda che durava da troppo e che non poteva essere trascinata oltre;
una vicenda che , così come si è conclusa non può accontentare del tutto sul
piano retributivo, ma che comincia però a fissare in termini accettabili se non
addirittura buoni i contorni normativi della professione.
C'è adesso da avviare la fase successiva al primo nostro
contratto.
C'è da lavorare per la costruzione solida e ricca dell'io
professionale del dirigente scolastico;
Ci sono da definire ancora passaggi per il momento appena
abbozzati dalle norme contrattuali, ma di fondamentale importanza, come ad
esempio tutta la partita della valutazione.
C'è soprattutto da ricostruire un clima di coesione, di fiducia,
di solidarietà categoriale, direi quasi di positivo spirito di corpo, un clima
che vada oltre le divisioni e le frammentazioni che la vicenda contrattuale ha
prodotto, anche a causa di troppi, e spesso troppo marcati interessi di
bottega, e procedere verso i grandi obiettivi che la nascita di una nuova dirigenza
dello Stato, cui è affidato il compito specifico di guidare il sistema preposto
alla crescita delle nuove generazioni, deve porsi in un contesto nazionale e
soprattutto mondiale, che dall'11 settembre u.s. si è rivelato fragile e
pericolosamente aggredibile, se non sorretto da valori globalizzati e forti, in
grado di fronteggiare le indifferenze dei potenti verso i deboli e gli
estremismi chiusi e radicali che minacciano la stabilità e la serena convivenza
delle persone.
Per quanto ci riguarda stiamo già avviando una nuova stagione del
nostro essere ANDIS, e lo faremo in maniera concreta con il nostro prossimo
Convegno Nazionale, a Gaeta, dal 15 al 17 novembre p.v., quando, parleremo si
di contratto, ma rifletteremo soprattutto sui contenuti etici dell'essere
dirigenti di scuole pubbliche, e cominceremo a scrivere le regole di un codice
deontologico che avvertiamo come nostra esigenza e fortemente vogliamo come
nostra conquista.
Vi aspettiamo tutti.
Armando
Rossini