. .

Cerca  

CLICCA PER INIZIARE

 

HOME PAGE

NEWS

EDITORIALI

DOCUMENTI

NUGAE

TARSU

POSTA

VALUTAZIONE D.S.

D.S. IN EUROPA

ARCHIVIO

FINALITA' SITO

COMMENTI EVENTI

LINKS

 

 

SCRIVICI

   
   
   
 

 

ottimizzato per I.E 6.0 e Netscape 6 a tutte le risoluzioni

 

.

Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

NEWS 

 

 

L'alto costo dell'ignoranza nella società dell'informazione

Fonte: sito web AICA www.aicanet.it - 15 marzo 2003  

E’ stato stimato in 15,6 miliardi di Euro il danno che l’Italia subisce ogni anno per la scarsa preparazione della forza lavoro all’impiego delle tecnologie dell’informatica e delle telecomunicazioni (ICT). A questa cifra si dovrebbero aggiungere altri 2 miliardi se non fossero decollate iniziative non-profit di alfabetizzazione informatica come quelle per il conseguimento della certificazione ECDL (nota come Patente del Computer). Sono i dati salienti emersi dalla presentazione della prima indagine in Italia su “Il Costo dell’Ignoranza nella Società dell’Informazione”, svolta da AICA - Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico - in collaborazione con SDA-Bocconi e che si è tenuta oggi all’Università Luiss di Roma. Il convegno, patrocinato dalla Commissione Europea e dal Ministro per l’Innovazione Tecnologica ha consentito di quantificare un costo nascosto rilevante - pari a una robusta manovra di bilancio pubblico - che il nostro sistema-paese dovrà riuscire ad abbattere se vorrà stare al passo con l’Europa.

Forte impatto economico
Lo studio AICA-SDA Bocconi ha preso spunto dalle analisi dell’Istituto nazionale di statistica della Norvegia che ha quantificato il tempo medio perso ogni settimana da un utente di PC non specialista in 171 minuti: 38 per aiutare i colleghi in difficoltà con il PC, 22 per problemi di stampa, altrettanti in attesa di aiuto, 14 in manovre errate d’accesso ai Data Base, 13 per tentativi impropri di accesso a Internet, 12 e 11 per problemi legati rispettivamente all’uso maldestro dell’e-mail e dei programmi di elaborazione testi e 6 per problemi di legati ai virus informatici.
E’ rapportando i 171 minuti persi ogni settimana al tempo contrattuale, e al costo medio del lavoro degli utenti generici di informatica in Italia, che si ottiene il valore di 15,6 miliardi di Euro indicato sopra.

L’ignoranza informatica costa...
A ben vedere, infatti, in Italia ci sono circa 6,7 milioni di lavoratori classificabili come utilizzatori generici di strumenti di informatica - quelli che li usano in modo non intensivo, mentre gli specialisti sono poco più di 2,5 milioni - che perdono 171 minuti la settimana per un totale complessivo di giornate di lavoro perse ogni anno pari a 114.570.000. Quest’ultimo dato, al costo medio di 136 Euro al giorno, porta appunto ai 15,6 miliardi di Euro dichiarati come costo dell’incompetenza informatica.

...nella grande come nella piccola impresa
Una stima del “costo dell’ignoranza” per dimensione d’azienda evidenzia, poi, che un’azienda con 10 utenti sostiene annualmente un costo di 23.310 euro, cifra che sale a 116.550 euro in aziende con 50 utenti, a 233.100 euro nelle aziende con 100 utenti, a 1.165.500 euro ove gli utenti sono 500.

La chiave è la formazione
Per ridurre gli oneri dell’ignoranza ICT è assolutamente necessario il coinvolgimento delle istituzioni e delle imprese. Certo, le imprese devono anche organizzarsi meglio e aggiornare in continuo le dotazioni informatiche, ma lo studio ha confermato che è la formazione la vera leva per aumentare l’autonomia e la produttività degli utenti di sistemi informatici. Nonostante questa evidenza - rimarca lo studio - l’informatica non è però, se non in casi particolari, disciplina curricolare nella scuola secondaria superiore in Italia. E come se non bastasse, anche nelle imprese risulta che in Italia l’incidenza degli addetti che ha ricevuto almeno un minimo di formazione in materia non supera il 18 per cento, contro il 28% per cento medio dei paesi europei, il 55,6% della Danimarca, il 49,2% della Finlandia e il 46,1% della Svezia. L’Italia è così al terzultimo posto nella graduatoria dei 15 paesi europei per incidenza della formazione di base informatica sulla forza lavoro.
L’ultimo dato evidenzia un grave ritardo del nostro Paese, che sembra sordo agli appelli lanciati dall’Unione Europea. Quest’ultima, definendo e avviando i piani di azione e-Europe 2002 e e-Europe 2005, ha più volte ribadito che gli obiettivi di sviluppo quantitativo e qualitativo dell’occupazione si possono conseguire solo allineando le capacità della forza lavoro al nuovo contesto tecnologico. Unica parziale schiarita, sempre nel nostro Paese, è stata la pubblicazione delle Linee guide del Governo per lo sviluppo della Società dell’Informazione del Ministro per l’Innovazione Tecnologica, nel quale si specifica l’importanza del riconoscimento oggettivo delle competenze, attraverso opportuni programmi di certificazione.

La patente ECDL limita i danni...
A quest’ultimo riguardo una notazione particolare merita la patente del computer o patente ECDL (European Computing Driving Licence), standard europeo di riferimento per la certificazione delle competenze di base nell’uso del computer. Nell’avaro panorama italiano della formazione informatica, la patente ECDL sta facendo eccezione. Essa sta infatti raggiungendo un significativo livello di diffusione (171.500 diplomati, 2.700 test center abilitati e 450.000 skill card - i libretti d’esame), e il risultato è oggi che l’Italia, su questo fronte, è seconda solo alla Gran Bretagna. Proprio questa dinamica ha consentito - secondo lo studio AICA-SDA Bocconi - di contenere i danni dell’incompetenza informatica di circa 2.000 milioni di Euro.

...con buona soddisfazione degli utenti
Le stesse imprese italiane - che nel 71% dei casi risultano spendere appena lo 0,05% del fatturato in formazione - indicano di avere avuto benefici dal conseguimento dell'ECDL. Il 97% delle aziende manifatturiere ha indicato di avere riscontrato tangibili miglioramenti nella capacità d’uso degli strumenti informatici, anche se poi parte di esse (63%) lamentano la conseguente richiesta di aggiornamenti tecnologici o (45% dei casi) un aumento dell’uso del PC per fini personali. La conferma circa il recupero di produttività sul lavoro arriva poi direttamente anche dagli utenti, che nel 62% dei casi ha riscontrato di avere migliorato la qualità del lavoro svolto dopo il diploma. Importante è poi sottolineare la motivazione prevalentemente individuale (83% degli utenti) all’ottenimento dell’ECDL. Tale fattore è più che evidente anche presso la popolazione disoccupata (18% del totale diplomati) che nel 90% dei casi ha conseguito l’ECDL pagando personalmente i corsi di qualificazione. Il dato conferma quindi la scarsa attenzione delle imprese - particolarmente di quelle di piccole dimensioni - al processo formativo, spingendo la maggior parte degli utenti ad acquisire conoscenze informatiche mediante iniziative personali
 

 

CHIUDI