L'alto
costo dell'ignoranza nella società
dell'informazione
Fonte:
sito web AICA www.aicanet.it
- 15 marzo 2003
E’
stato stimato in 15,6 miliardi di Euro il danno
che l’Italia subisce ogni anno per la scarsa
preparazione della forza lavoro all’impiego
delle tecnologie dell’informatica e delle
telecomunicazioni (ICT). A questa cifra si
dovrebbero aggiungere altri 2 miliardi se non
fossero decollate iniziative non-profit di
alfabetizzazione informatica come quelle per il
conseguimento della certificazione ECDL (nota come
Patente del Computer). Sono i dati salienti emersi
dalla presentazione della prima indagine in Italia
su “Il Costo dell’Ignoranza nella Società
dell’Informazione”, svolta da AICA -
Associazione Italiana per l’Informatica e il
Calcolo Automatico - in collaborazione con
SDA-Bocconi e che si è tenuta oggi
all’Università Luiss di Roma. Il convegno,
patrocinato dalla Commissione Europea e dal
Ministro per l’Innovazione Tecnologica ha
consentito di quantificare un costo nascosto
rilevante - pari a una robusta manovra di bilancio
pubblico - che il nostro sistema-paese dovrà
riuscire ad abbattere se vorrà stare al passo con
l’Europa.
Forte
impatto economico
Lo
studio AICA-SDA Bocconi ha preso spunto dalle
analisi dell’Istituto nazionale di statistica
della Norvegia che ha quantificato il tempo medio
perso ogni settimana da un utente di PC non
specialista in 171 minuti: 38 per aiutare i
colleghi in difficoltà con il PC, 22 per problemi
di stampa, altrettanti in attesa di aiuto, 14 in
manovre errate d’accesso ai Data Base, 13 per
tentativi impropri di accesso a Internet, 12 e 11
per problemi legati rispettivamente all’uso
maldestro dell’e-mail e dei programmi di
elaborazione testi e 6 per problemi di legati ai
virus informatici.
E’
rapportando i 171 minuti persi ogni settimana al
tempo contrattuale, e al costo medio del lavoro
degli utenti generici di informatica in Italia,
che si ottiene il valore di 15,6 miliardi di Euro
indicato sopra.
L’ignoranza
informatica costa...
A
ben vedere, infatti, in Italia ci sono circa 6,7
milioni di lavoratori classificabili come
utilizzatori generici di strumenti di informatica
- quelli che li usano in modo non intensivo,
mentre gli specialisti sono poco più di 2,5
milioni - che perdono 171 minuti la settimana per
un totale complessivo di giornate di lavoro perse
ogni anno pari a 114.570.000. Quest’ultimo dato,
al costo medio di 136 Euro al giorno, porta
appunto ai 15,6 miliardi di Euro dichiarati come
costo dell’incompetenza informatica.
...nella
grande come nella piccola impresa
Una
stima del “costo dell’ignoranza” per
dimensione d’azienda evidenzia, poi, che
un’azienda con 10 utenti sostiene annualmente un
costo di 23.310 euro, cifra che sale a 116.550
euro in aziende con 50 utenti, a 233.100 euro
nelle aziende con 100 utenti, a 1.165.500 euro ove
gli utenti sono 500.
La
chiave è la formazione
Per
ridurre gli oneri dell’ignoranza ICT è
assolutamente necessario il coinvolgimento delle
istituzioni e delle imprese. Certo, le imprese
devono anche organizzarsi meglio e aggiornare in
continuo le dotazioni informatiche, ma lo studio
ha confermato che è la formazione la vera leva
per aumentare l’autonomia e la produttività
degli utenti di sistemi informatici. Nonostante
questa evidenza - rimarca lo studio -
l’informatica non è però, se non in casi
particolari, disciplina curricolare nella scuola
secondaria superiore in Italia. E come se non
bastasse, anche nelle imprese risulta che in
Italia l’incidenza degli addetti che ha ricevuto
almeno un minimo di formazione in materia non
supera il 18 per cento, contro il 28% per cento
medio dei paesi europei, il 55,6% della Danimarca,
il 49,2% della Finlandia e il 46,1% della Svezia.
L’Italia è così al terzultimo posto nella
graduatoria dei 15 paesi europei per incidenza
della formazione di base informatica sulla forza
lavoro.
L’ultimo
dato evidenzia un grave ritardo del nostro Paese,
che sembra sordo agli appelli lanciati
dall’Unione Europea. Quest’ultima, definendo e
avviando i piani di azione e-Europe 2002 e
e-Europe 2005, ha più volte ribadito che gli
obiettivi di sviluppo quantitativo e qualitativo
dell’occupazione si possono conseguire solo
allineando le capacità della forza lavoro al
nuovo contesto tecnologico. Unica parziale
schiarita, sempre nel nostro Paese, è stata la
pubblicazione delle Linee guide del Governo per lo
sviluppo della Società dell’Informazione del
Ministro per l’Innovazione Tecnologica, nel
quale si specifica l’importanza del
riconoscimento oggettivo delle competenze,
attraverso opportuni programmi di certificazione.
La
patente ECDL limita i danni...
A
quest’ultimo riguardo una notazione particolare
merita la patente del computer o patente ECDL (European
Computing Driving Licence), standard europeo di
riferimento per la certificazione delle competenze
di base nell’uso del computer. Nell’avaro
panorama italiano della formazione informatica, la
patente ECDL sta facendo eccezione. Essa sta
infatti raggiungendo un significativo livello di
diffusione (171.500 diplomati, 2.700 test center
abilitati e 450.000 skill card - i libretti
d’esame), e il risultato è oggi che l’Italia,
su questo fronte, è seconda solo alla Gran
Bretagna. Proprio questa dinamica ha consentito -
secondo lo studio AICA-SDA Bocconi - di contenere
i danni dell’incompetenza informatica di circa
2.000 milioni di Euro.
...con
buona soddisfazione degli utenti
Le
stesse imprese italiane - che nel 71% dei casi
risultano spendere appena lo 0,05% del fatturato
in formazione - indicano di avere avuto benefici
dal conseguimento dell'ECDL. Il 97% delle aziende
manifatturiere ha indicato di avere riscontrato
tangibili miglioramenti nella capacità d’uso
degli strumenti informatici, anche se poi parte di
esse (63%) lamentano la conseguente richiesta di
aggiornamenti tecnologici o (45% dei casi) un
aumento dell’uso del PC per fini personali. La
conferma circa il recupero di produttività sul
lavoro arriva poi direttamente anche dagli utenti,
che nel 62% dei casi ha riscontrato di avere
migliorato la qualità del lavoro svolto dopo il
diploma. Importante è poi sottolineare la
motivazione prevalentemente individuale (83% degli
utenti) all’ottenimento dell’ECDL. Tale
fattore è più che evidente anche presso la
popolazione disoccupata (18% del totale diplomati)
che nel 90% dei casi ha conseguito l’ECDL
pagando personalmente i corsi di qualificazione.
Il dato conferma quindi la scarsa attenzione delle
imprese - particolarmente di quelle di piccole
dimensioni - al processo formativo, spingendo la
maggior parte degli utenti ad acquisire conoscenze
informatiche mediante iniziative personali
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