RASSEGNA STAMPA DEL 16-17 SETTEMBRE 2000

(Fonte: sito web ANP)

(ANSA) SCUOLA: ANCHE PRESIDI PROTESTANO E CHIEDONO 300 MLD IN PIU'

(ANSA) - ROMA, 16 SET - Non solo gli insegnanti, che ieri hanno rotto le trattative sul rinnovo del contratto, sono sul piede di guerra. A chiedere un migliore trattamento economico (circa 300 miliardi per il 2001 in finanziaria) e a minacciare ''iniziative di lotta'' sono anche i presidi e i direttori didattici, pure loro in attesa di un contratto dopo essere diventati dirigenti scolastici. Il presidente dell'associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado, nel corso di un'intervista al Gr2, ha chiesto ''un trattamento economico e retributivo equiparato a quello dei dirigenti di Stato'' visto che presidi e direttori sono sottoposti a ''una miriade di oneri e di carichi di lavoro aggiuntivi''. In cifre, chiedono altri 300 miliardi per il prossimo anno: e' un ''calcolo prudenziale'', ma tale somma porterebbe ciascun preside ad avere in busta paga circa 25-30 milioni lordi in piu' all'anno, ossia la differenza che vi e' con quanto guadagna un dirigente di Stato.
La trattativa - ha aggiunto Rembado - ''e' cominciata, ma in queste condizioni non puo' assolutamente decollare''. Allo studio vi sono iniziative di protesta, anche se al momento non e' detto che i presidi scenderanno in piazza a fianco degli insegnanti. [...]
(ANSA). BAO 15:07


LA REPUBBLICA Pagina 25

De Mauro: "Troveremo un accordo sulla scuola"
Il ministro sullo sciopero.
I presidi: aumenti o sarà rivolta


ROMA - Mentre sulla scuola il barometro annuncia tempesta, il ministro Tullio De Mauro non ha perso tutte le speranze: "Troveremo un punto di equilibrio, tra le richieste dei sindacati, le offerte del governo e le esigenze degli insegnanti". Lo ha dichiarato ieri a Parigi, al termine dell'incontro con il ministro dell'istruzione Jack Lang.
Qui da noi, invece, tira un'altra aria. Pierferdinando Casini, concludendo la festa Vela a Fiuggi, ha annunciato: "Chiederemo le dimissioni di De Mauro, finirà che di questo passo dovremo rimpiangere il ministro Berlinguer, il che è tutto dire".
Intanto il fronte sindacale sta affilando le armi in vista dello sciopero generale degli insegnanti. Domani si riuniranno le segreterie di Cigl, Cisl e Uil per decidere le date della mobilitazione. Secondo indiscrezioni il primo giorno di lotta dovrebbe scattare entro la prima decade di ottobre. Lo Snals non ha ancora deciso se partecipare al vertice di lunedì, ma si è candidato a guidare la protesta coinvolgendo anche la Gilda e i Cobas. Questi ultimi chiuderanno oggi pomeriggio la loro assemblea nazionale dopo aver deciso il calendario delle agitazioni.
In fibrillazione anche presidi e direttori didattici che chiedono 300 miliardi per il 2001. "La trattativa è cominciata - dichiara Giorgio Rembado, presidente dell'associazione nazionale presidi - ma in queste condizioni non può assolutamente decollare".
Ma non sono solo i soldi a preoccupare gli insegnanti. Secondo un'indagine dell'Eurispes, quelli delle materne e delle elementari avvertono un notevole disagio anche per la carenze di strutture di base. Un problema che non interessa molto i docenti delle superiori, che al secondo punto dell'insoddisfazione mettono i genitori interessati solo al rendimento dei propri figli.


IL MESSAGGERO

Migliaia di cattedre vuote per i ritardi nelle nomine e l’incubo di una vertenza che minaccia di trascinarsi per mesi. La prima data è dell’Unicobas: protesta il 6 ottobre
Professori in rivolta, la scuola apre nel caos
Uno stillicidio di scioperi ai primi di ottobre.
Si mobilitano anche i presidi: "Vogliamo 300 miliardi"

di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Si preannuncia un settembre di fuoco. Sarà sciopero. Anzi, uno stillicidio di scioperi. Dopo la rottura traumatica delle trattative con De Mauro i sindacati hanno confermato la loro intenzione di bloccare le lezioni e portare i prof in piazza. Lo Snals, che per primo aveva annunciato agitazioni, dice: "Guideremo la lotta". Ma i Confederali non accettano di restare un passo indietro. Propongono "un’azione unitaria". Perfino l’Unicobas, una delle ali più estremiste del sindacato, vorrebbe una manifestazione comune e per la protesta propone il 6 ottobre. Mentre i Cobas sono in assemblea per decidere quando far scattare il loro "piano di guerra". Stanno anche valutando la possibilità di accettare uno sciopero unitario, in particolare stanno trattando con la Gilda per riproporre lo schieramento del 17 febbraio, quando ci fu la più grande manifestazione di piazza degli ultimi anni. Intanto dal Polo partono attacchi: "Chiederò le dimissioni del ministro De Mauro - afferma Pierferdinando Casini, leader del Ccd - Continua a promettere soldi ai professori ben sapendo che lo Stato non è in grado di darli. L’attuale ministro è un pericolo pubblico".
La vertenza. Al momento sono tutti contro il ministro, professori e sindacati. Dai più moderati ai più estremisti hanno fatto quadrato. E domani verrà fissata la data dello sciopero. Ma è prevedibile che ci sia uno sciopero a scacchiera, dal momento non tutti i sindacati sono disposti alle alleanze. E questo, che è l’anno delle Grandi Riforme, parte nel caos. Al tormentone delle nomine in ritardo, alle migliaia di cattedre vuote da coprire, alle liste dei precari in alto mare, si aggiungono le agitazioni. E non solo dei professori. Anche i presidi e i direttori didattici sono sul piede di guerra. I capi d’istituto non hanno ancora ricevuto una lira per il loro nuovo incarico. Sono stati nominati "dirigenti" ma solo sulla carta. E minacciano "iniziative di lotta". Il presidente dell'associazione nazionale, Giorgio Rembado, chiede "un trattamento economico e retributivo equiparato a quello dei dirigenti di Stato" visto che presidi e direttori sono sottoposti a "una miriade di oneri e di carichi di lavoro aggiuntivi". In cifre, i presidi vogliono 300 miliardi per il prossimo anno. "E’ un calcolo prudenziale, ma tale somma porterebbe ciascun preside - afferma Rembado - ad avere in busta paga circa 25-30 milioni lordi in più all'anno, ossia la differenza che vi è con quanto guadagna un dirigente di Stato. La trattativa è cominciata, ma in queste condizioni non può assolutamente decollare".
L’appello ad Amato. I sindacati si sono rivolti al presidente del Consiglio Giuliano Amato e ai leader di maggioranza e opposizione. Al premier hanno chiesto di chiarire se "questo governo è intenzionato a trovare risorse fresche per le retribuzioni". E ai politici di "smetterla con il gioco delle parti". L’appello è arrivato a poche ore dalle parole pronunciate da Amato a Rimini: "Per gli insegnanti stiamo lavorando, avranno quello che si aspettano". Le parole non erano bastate a tranquillizzare i sindacalisti che nella stanza del ministro stavano trattando per gli aumenti". Tutti, senza esitazione, hanno "firmato" la dichiarazione di sciopero. Snals e Confederali insistono nel chiedere "il piano pluriennale" d’investimenti, il rinnovo del contratto scaduto a dicembre, risorse aggiuntive per gli stipendi, per allinearli almeno a quelli europei e l'utilizzazione dei 1.260 miliardi del "concorsone" per costruire la base di una ristrutturazione del salario. Intanto i professori sono in subbuglio e dicono: "Basta elemosine, vogliamo stipendi europei". Quella del salario è una battaglia che va avanti da mesi e rischia di trascinarsi a lungo. E’ dai primi di giugno che il sindacato chiede al governo l’avvio della trattativa per il biennio economico del contratto, scaduto da otto mesi. Ed è da febbraio che il sindacato batte sulla necessità di prevedere consistenti risorse economiche aggiuntive per premi e carriere. Ma giovedì scorso il ministro De Mauro ha messo sul piatto "poche briciole", trenta mila lire mensili a testa.
La promessa. Subito dopo la nomina il ministro della Pubblica istruzione aveva detto che gli insegnanti italiani devono guadagnare di più, definendo gli stipendi dei docenti assolutamente "vergognosi". Il giudizio viene ripetuto più volte. L’8 settembre il ministro incontra i sindacati confederali della scuola e propone un impegno pluriennale per portare gli stipendi vicini alle media europea. Non si parla in modo chiaro di cifre, ma circola un’ipotesi: 700-88 miliardi da aggiungere ai 1260 stanziati per premiare la professionalità. L’ipotesi diventa più corposa pochi giorni dopo, perchè il governo sembra disposto a mettere in Finanziaria quei soldi. Colpo di scena. I 700-800 miliardi nel secondo incontro del ministro con i sindacati scendono a 400, che equivalgono ad un aumento netto mensile di 30 mila lire per docente. E’ la rottura. Il numero uno della Cgil, Sergio Cofferati, spera in una ripresa delle trattative: "Occorre una disponibilità finanziaria più consistente". Cofferati non perde l’occasione per spezzare una lancia in favore del merito: "Va dato un riconoscimento delle prestazioni e del contributo professionale".


IL GIORNO IL RESTO DEL CARLINO LA NAZIONE pagina 5

La rivolta dei prof. Altra grana per il ministro sotto pressione per gli aumenti in busta paga. Lui sdrammatizza, ma l'opposizione chiede la sua testa.

Scuola, anche i presidi bussano a denari

di Elena G.Polidori

ROMA - L'opposizione, con Casini già chiede le sue dimissioni, ma De Mauro non vacilla. anche se ormai all'appello della protesta del mondo della scuola mancano solo i bidelli. Dopo mesi di trattative in sordina. ieri hanno rialzato la voce anche i presidi, chiedendo di più molto di più, molto di più, un livello economico che li porti verso le medie europee, dove i dirigenti d'istituto sono equiparati a veri e propri manager didattici e raggiungono i 95-100 milioni l'anno netti in busta paga.
Per arrivare a queste cifre in sostanza, l'esborso da parte dello Stato dovrebbe orbitare intorno ai 300 miliardi da inserire nella Finanziaria 2001. Che se sommati a quanti ne richiede il mondo dei semplici docenti (cioè 700 miliardi per il rinnovo del contratto più i 1.2160 rimasti bloccati dopo lo "stop al famoso concorsone a quiz) raggiungono la somma di 2 mila e 300 miliardi circa.
Troppo? Il ministro De Mauro, a Parigi per un confronto con il collega d'Oltralpe Jack Lange ha definito la situazione complessiva "grave ma non drammatica".
"Tra i sindacati stessi - ha aggiunto - ci sono diversi punti di vista, devono mettersi d'accordo sulle modalità dell'aumento richiesto". Ma poi ha ammesso: "Le tabelle comparative dell'Ocse hanno messo in rilievo il dislivello tra i salari dei nostri insegnanti e quelli europei".
Ma il Polo attacca: "Finirà che di questo passo dovremo rimpiangere il ministro Berlinguer - commenta, con una vena di sarcasmo. il leader del CCD Pier Ferdinando Casini alla festa della Vela di Fiuggi - il che è tutto dire: chiederemo al governo le sue dimissioni da ministro della Pubblica istruzione".
Poi, la stoccata: "Non abbiamo mai visto - ha aggiunto - una simile inadeguatezza quale quella mostrata da De Mauro. che prima fa proclami di aumenti. poi si siede al tavolo senza sapere quanto è intenzionato a spendere il Governo
Bufera, insomma. Si comincia domani, con i sindacati dei docenti che comunicheranno al ministro la data dello sciopero generale e con i presidi che apriranno un nuovo capitolo della trattativa per il rinnovo del contratto. Che "è già cominciata - ha spiegato il presidente dell'associazione nazionale presidi, Rembado – ma in queste condizioni non può assolutamente decollare".
Intanto, il sindacato Gílda ha rivolto un appello al presidente del Consiglio Amato e ai leader di maggioranza e opposizione. Al premier si chiede di chiarire se "questo governo è intenzionato a trovare risorse fresche per le retribuzioni degli inscgnanti", mentre i politici - scrive il Gilda in una nota -"non possono restare ulteriormente a guardare aspettando che si consumi il gioco delle parti".
De Mauro anche ieri ha ribadito la necessità di "un aggancio esplicito al pil da mettere in Finanziaria, che possa portare tutti gli insegnanti italiani verso le retribuzioni medie europee. Questo però non è un regalo", ha aggiunto. Nell'attuale Finanziaria - ecco il dettaglio - oltre la sistemazione economica dei capi d'istituto e del personale amministrativo ci sono 400 miliardi a disposizione dei docenti. "Su come distribuirli - dice De Mauro - è aperto il confronto", e ipotizza, ad esempio. come acquisizione di merito l'uso della strumentazione informatica. "Ma non credo - ecco l'indiretta risposta al Polo che ne chiede Ia testa - che si debba arrivare a quella che Berlusconi definisce la scuola delle tre i: inglese, informatica e impresa. Credo che ce ne siano un po' di più di i da tirare in ballo".
Infine, i risultati di un'indagine dell'Eurispes. Emerge che il malcontento dei prof non è legato solo ai soldi: tra i motivi di insoddisfazione, la mancanza di strutture. dirigenti scolastici incapaci e genitori invadenti.


prima pagina
Domani, 18 settembre su IlSole240re
SCUOLA
Autonomia difficile: mancano i soldi per il contratto dei presidi manager



il Giornale(17-09-00)

La scuola nel caos

Presidi in rivolta: sciopereremo anche noi

FABRIZIO DE FEO
da Roma

E' l'ora della rivolta nel inondo della scuola. Dopo anni di rivendicazioni inesaudite, promesse non mantenute, di discriminazioni malsopportate gli insegnanti presentano il conto e fanno la voce grossa. L'"aumentino" proposto dal ministro De Mauro non e altro che l'ultima scintilla: l'incendio è divampato e ormai tutte le componenti escono allo scoperto.

Così anche i presidi sono in prima linea. Dopo la rottura delle trattative annunciata dagli insegnanti - con De Mauro che ieri ha definito "grave ma non drammatica" la minaccia di uno sciopero generale - i capi di istituto e i direttori didattici minacciano "iniziative di lotta". La posta in gioco sono 300 miliardi, quanti richiesti dai presidi per il finanziamento dei loro primo contratto da "dirigenti". Dal primo settembre. infatti, i presidi sono entrati nel pieno delle loro nuove responsabilità e si misurano con compiti di vera e propria gestione assegnati loro dalla riforma. Ognuno dei 10.670 capi di istituto deve fare i conti con strutture che accolgono al loro interno dai 90 ai 150 dipendenti. Un salto di qualità dovuto anche al "compattamento" delle scuole più piccole nei nuovi maxi-istituti.

A farsi portavoce delle richieste della categoria è il numero uno dell'associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado "Vogliamo un trattamento economico equiparato a quello dei dirigenti di Stato", chiede Rembado, "visto che presidi e direttori sono sottoposti a una miriade di oneri e di carichi di lavoro aggiuntivi". I 300 miliardi per il 2001 non sono che un "calcolo prudenziale" sostiene l'Anp Ma tale somma porterebbe ciascun preside ad avere in busta paga circa 25-30 milioni lordi in più all'anno, ossia la differenza che vi è rispetto al guadagno di un dirigente di Stato.
La trattativa - aggiunge il presidente - "è cominciata, ma in queste condizioni non può assolutamente decollare". Allo studio vi sono iniziative di protesta, anche se al momento non è detto che i presidi scenderanno in piazza a fianco degli insegnanti. La categoria è. comunque mobilitata e decisa ad ottenere un riconoscimento concreto per le nuove funzioni loro assegnate Le richieste non sono comunque di ordine esclusivamente economico. AIl'allineamento "monetario" dovrà accompagnarsi quello normativo dei dirigenti delle scuole rispetto ai dirigenti delle altre aree. Quello che dovrà essere stilato è, infatti, un contratto di ingresso e come tale sarà necessario un consistente lavoro di adeguamento della parte normativa.
Intanto, all'indomani della rottura delle trattative suI contratto. il sindacato degli insegnanti Gilda ha rivolto un appello al presidente dei Consiglio Amaro e ai leader di maggioranza e opposizione. La richiesta? Trovare ad ogni costo risorse fresche per gli insegnanti senza imprigionare questa emergenza nei dibattito politico e nei gioco delle parti. Altrimenti, in mancanza di risposte, la mobilitazione generale nella scuola "ci sarà e avrà strascichi pesantissimi sull'arino scolastico". Il sindacato degli insegnanti torna a chiedere, tra l'altro. il rinnovo del contratto scaduto lo scorso dicembre; risorse aggiuntive per gli stipendi degli insegnanti italiani così da riallinearli a quelli europei; l'utilizzazione dei 1.260 miliardi dei "concorsone" precostruire la base dì una vera indennità di funzione docente, come già fatto per presidi e segretari.

Mentre infuria la discussione, un'indagine dell'Eurispes mette a nudo i motivi di insoddisfazione che affliggono i nostri docenti. I soldi sono al primo posto. Ma le retribuzioni non sono l'unica causa di esasperazione. Ci sono anche la mancanza di strutture, l'incapacità dei dirigenti scolastici, l'invadenza dei genitori, ad accrescerne il malcontento. Più in particolare, mentre i docenti di tutti gli ordini di grado concordano sull'insufficienza dei livello retributivo, quelli delle materne e delle elementari avvertono il disagio dell'essere costretti a lavorare in strutture non all'altezza. Un problema, quest'ultimo, che non interessa molto i professori delle superiori. che mettono al seconde posto di questa"classifica" i genitori interessati solo al rendimento. Altri motivi di insoddisfazione: lo scontro quotidiano con la burocrazia interna, la difficoltà di sperimentazione, la ripetitività del lavoro.


Si allarga la protesta. Il ministro: troveremo un equilibrio. Casini: si dimetta

Scuola, tocca ai presidi: chiedono 300 miliardi


Roma -- Non hanno annunciato scioperi o indetto manifestazioni di protesta, ma condividono con gli insegnanti la stessa aspettativa: una busta paga pesante. Sono i presidi e i direttori didattici. Uno sparuto numero di persone, poco più di diecimila, rispetto alla folla oceanica dei docenti. 730 mila senza contare i precari. Con l'autonomia scolastica, in vigore dal primo settembre, presidi e direttori hanno infatti assunto il ruolo e le responsabilità della dirigenza statale, ma non lo stipendio e l'inquadramento.
LA RICHIESTA DEI PRESIDI – Per soddisfare le loro richieste occorrono circa 300 miliardi da inserire nella Finanziaria. Per quanto tradizionalmente poco avvezzi a scioperare, presidi e direttori didattici hanno proclamato lo stato di agitazione per protestare contro il ritardo della loro trattativa. Il Governo, infatti, non ha ancora quantificato le disponibilità di risorse e non ha inviato all'Aran l'atto di indirizzo. Le premesse indispensabili per l'avvio del confronto. Il presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp), Giorgio Rembado, ha chiesto un trattamento economico e retributivo che equipari i dirigenti scolastici alla dirigenza di Stato. In cifre si tratta di circa 25 milioni lordi in più all'anno a persona. Oggi un dirigente scolastico, a fronte di un carico notevole di responsabilità, guadagna al netto tre milioni e mezzo, un 35% in più rispetto allo stipendio medio degli insegnanti. Con i 25 milioni l'anno si avvicinerebbe ai 6 milioni, quasi un raddoppio.
[...] G.Ben.


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