RASSEGNA STAMPA DEL 26 SETTEMBRE 2000



IL MATTINO - 26-9-2000

PRESIDI IN CAMPO
"Ora siamo dei manager. Pagateci"
GIORGIO REMBADO*

I capi di istituto, diventati a tutti gli effetti dirigenti dal primo settembre scorso con la conseguente assunzione di nuove responsabilità e di più pesanti carichi di lavoro, stanno svolgendo la loro funzione senza alcun contratto collettivo nazionale. Questa, in estrema sintesi, è la situazione che connota l’attuale stato delle cose. Si potrebbe sostenere, come del resto è stato già affermato da qualche autorevole sindacalista, che tutto ciò corrisponde a quanto comunemente avviene per i rinnovi dei contratti di tutte le restanti categorie dirigenziali e per quelli del personale dei comparti, secondo la logica del "mal comune,...". Ma, fermo restando che una prassi negativa non può venire giustificata solo per il fatto che è generalmente seguita, nella circostanza poi appare ancor meno accettabile in quanto quello dei dirigenti delle scuole è il primo contratto della categoria, è un contratto di ingresso nella nuova qualifica e a loro non è prorogabile la precedente disciplina contrattuale, che si riferiva alla funzione precedentemente svolta da presidi e direttori didattici prima dell’attribuzione dello status dirigenziale.
Rifacciamoci allora alle cause che hanno impedito di portare a termine la negoziazione tra le parti entro l’estate. Essenzialmente sono due, individuabili nella mancata emanazione dell’atto di indirizzo all’Aran da parte del Ministero della Funzione Pubblica e nella non avvenuta determinazione da parte del Governo delle risorse finanziare aggiuntive per la perequazione del trattamento economico dei capi di istituto a quello degli altri dirigenti pubblici. Sono due gravi inadempienze della parte datoriale, che non hanno consentito se non un’apertura informale della consultazione, propedeutica alla vera e propria contrattazione.
Fin qui i fatti. Dai quali è scaturita la proclamazione dello stato di agitazione della categoria da parte dell’Anp aderente alla Cida, in attesa di conoscere a breve (entro la settimana) le decisioni del Governo sulla quantificazione delle risorse in Finanziaria da destinare al futuro contratto e di valutare in quale misura siano state accolte le nostre richieste al riguardo. Contestualmente potranno essere verificate anche le reali intenzioni dell’Esecutivo di voler dar corso e piena attuazione alla riforma dell’autonomia scolastica, il cui perno è, per l’appunto, costituito dal nuovo status dei capi di istituto, che si collocano quali garanti verso l’esterno dei risultati del servizio scolastico. Le nostre richieste, pertanto, sono la diretta conseguenza delle innovazioni già entrate a regime, da queste scaturiscono e non vanno scambiate con le pur legittime aspettative degli insegnanti, peraltro largamente sollecitate dagli stessi esponenti di Governo, ad avere un riconoscimento retributivo equiparato a quello dei docenti nel resto di Europa. La richiesta dei capi di istituto per il momento è concettualmente più modesta, in quanto riteniamo giusto e realistico l’allineamento del nostro futuro trattamento economico a quello dei restanti dirigenti del settore pubblico in Italia. Sta al Governo, pertanto, trovare le risorse che occorrono per coprire lo scarto oggi esistente. Se così non fosse, ne dovremo trarre tutte le conseguenze, non ultima quella dell’accertamento della volontà politica di attuare una sorta di controriforma rispetto alle innovazioni introdotte con l’autonomia scolastica. È superfluo aggiungere che ipotesi del genere troverebbero il più completo dissenso della categoria e dell’Anp, che alla riforma si sono accinte con impegno e dispendio di energie, oltreché con convinzione. Siamo, perciò, pronti a valutare le ormai prossime decisioni del Governo e a trarne tutte le possibili conseguenze.
* Presidente nazionale dell’Associazione presidi


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