GIORNATA NAZIONALE DI PROTESTA

DIRIGENTI SENZA CONTRATTO

Per una rapida conclusione dei contratti
Per un adeguato riconoscimento delle funzioni dirigenziali
Per una corretta attuazione delle riforme

Fonte: Sito web ANP

Roma 15 dicembre 2000 Straordinario successo al Teatro Eliseo della manifestazione organizzata da CIDA, CONFEDIR, CONFSAL, SINPREF, SNDMAE. Hanno partecipato oltre 1.000 dirigenti dei ministeri, degli enti pubblici non economici, delle aziende autonome dello Stato, delle istituzioni ed enti di ricerca, delle università, delle istituzioni scolastiche, della carriera diplomatica e prefettizia. Rinviamo, in merito all'andamento della riunione,

CIDA CONFEDIR CONFSAL SINPREF SNDMAE

GIORNATA NAZIONALE DI PROTESTA

Roma 15 dicembre 2000 Teatro Eliseo

Intervento di Giorgio Rembado
Presidente Federdirigenti funzione pubblica/CIDA


Da ormai (quasi) 3 anni il contratto dell'area 1 della dirigenza pubblica è scaduto e da più di 3 mesi ai presidi e ai direttori didattici è stata attribuita la qualifica dirigenziale con le connesse responsabilità senza che questi ultimi siano diventati destinatari di una loro disciplina contrattuale all'interno della neocostituita area V. I primi non hanno ancora avuto il rinnovo del contratto collettivo nazionale, pur non essendo ormai lontani dalla decorrenza del successivo quadriennio contrattuale, i secondi sono totalmente privi di un contratto di lavoro, non essendo a loro più attribuibile la precedente normativa pattizia di comparto. Agli uni e agli altri vengono di fatto negati i miglioramenti economici discendenti dal rinnovo e dalla necessaria perequazione retributiva, mentre a tutti si chiede di sobbarcarsi gli oneri sempre più gravosi della funzione e l'impegno di sostenere il processo di radicale cambiamento nella gestione delle Amministrazioni e dei servizi pubblici di questo Paese.
Per un ritardo di questa portata non esistono giustificazioni plausibili. L'attendismo della parte datoriale nella definizione degli atti di indirizzo o nella determinazione delle risorse non è più solamente riferibile ad una sia pur colpevole disattenzione nei confronti delle richieste delle Organizzazioni che rappresentano gli interessi della dirigenza, ma è piuttosto sempre più configurabile come un'inaccettabile intrusione di supposte convenienze del Governo o, per meglio dire, della sua maggioranza, che sull'altare del consenso è disponibile a sacrificare i diritti dei dirigenti, diritti che come tali non le appartengono, anziché svolgere un'azione di mediazione politica nel perseguimento degli interessi generali, che atterrebbe invece ai suoi doveri istituzionali. Né è più tollerabile, inoltre, la lentezza dell'Aran nella conduzione delle trattative e nella loro calendarizzazione con una scansione stagionale.
Tanto più che, nelle more di una trattativa inconcludente ed infinita, possono persino cambiare, almeno nelle intenzioni, le regole del gioco, riprendere forma fantasmi del passato, riaffiorare tentazioni di ricondurre sotto l'egida pubblicistica la definizione degli accordi in materia di lavoro. Nessuno nega che una tale visione delle cose possa avere diritto di cittadinanza sia sul piano del dibattito politico-culturale, che su quello della iniziativa legislativa, ma da parte nostra si vuole contestare che ciò possa avvenire in modo surrettizio, con una controriforma strisciante che non sia il frutto di un aperto confronto parlamentare e di un approfondimento dialettico tra gli addetti ai lavori. Ma questo è proprio ciò che sta avvenendo, sol che si pensi alla formulazione del comma in Finanziaria, con il quale, nel determinare in 100 miliardi l'incremento delle risorse da destinare ai dirigenti dello Stato, incremento da noi richiesto nella misura poi determinata, si definiscono anche in sovrappiù il riparto tra dirigenti di prima e di seconda fascia e la sua destinazione al trattamento accessorio, sottraendo in tal modo alla contrattazione la libera disponibilità delle parti relativamente all'importo corrispettivo. O che è già avvenuto. Mi riferisco al recente disegno di legge in materia di organizzazione e di personale sanitario (atto Senato n. 4732), che prevedeva il recupero del recepimento degli accordi stipulati con decreto del Presidente della Repubblica, e cioè con un atto unilaterale di natura squisitamente pubblicistica, incongruenza dalla Cida tempestivamente segnalata al Presidente Ciampi. Anche se tale disegno è stato poi rinviato alle Camere dal Capo dello Stato per la disparità di trattamento che si sarebbe venuta a creare rispetto ai dirigenti pubblici degli altri comparti, che continuano ad essere soggetti alla disciplina di diritto privato, quanto accaduto non può far pensare ad una semplice distrazione del Legislatore. E' indice piuttosto della nostalgia del politico di riappropriarsi degli spazi di gestione del personale, dai quali era stato allontanato con la cosiddetta privatizzazione del rapporto di lavoro pubblico. Con tutte le invasioni di campo nella competenza e nell'autonomia del dirigente che ne conseguono.

Ma torniamo ai temi dell'attuale emergenza contrattuale ed in particolare alle ragioni di questa Giornata nazionale di protesta. E' giunto il momento di acquisire consapevolezza della necessità di esperire un'azione comune ai differenti profili dirigenziali, di cui la giornata odierna costituisce una prima significativa esperienza. Fino ad oggi sono prevalse le ragioni della separatezza tra dirigenti appartenenti a diverse Amministrazioni, Enti o Istituzioni, causa non ultima della debolezza della categoria intera. Si è scambiata la diversità del settore di attività con una sorta di irriducibile differenza nella funzione del dirigente, il quale già per la sua collocazione è incline all'isolamento. Tale modo di essere – e prima ancora di pensare - ha fatto sì che ciascuno restasse arroccato alla propria solitudine e perciò stesso da un lato inchiodato alle sue responsabilità e dall'altro esposto ad una elevata conflittualità. Bisogna abituarsi a scoprire i segni della comune identità professionale. Bisogna trarre frutto, ad esempio, dall'istituzione del ruolo unico della dirigenza delle Amministrazioni dello Stato e dall'aggregazione di più aree contrattuali in un'unica macroarea. Finora è avvenuto proprio il contrario: il ruolo unico è stato scorrettamente interpretato come l'anticamera del licenziamento anziché come il canale per il migliore collocamento del dirigente al posto o incarico per lui più congeniale, e meno che meno è diventato lo strumento della valorizzazione delle sue competenze. La macroarea poi ha comportato prevalentemente una serie di complicazioni, anche strumentalmente enfatizzate, per allungare i tempi della contrattazione. E così le innovazioni, o meglio la cattiva gestione delle stesse, hanno creato resistenze all'attuazione della riforma.
Ad un'altra fragilità tradizionale nella tutela del dirigente si intende oggi iniziare a dare una risposta, a quella della frammentazione della rappresentanza, che è tipica di tutti i settori pubblici e che si riflette negativamente anche sulle aree contrattuali della dirigenza. Sia ben chiaro, non si pensa semplicisticamente di poter proporre la costituzione di un unico soggetto sindacale, perché le differenze fra di noi esistono e nessuno ha la pretesa di ignorarle. Si cerca però di stabilire un terreno comune di intesa nell'interesse delle categorie rappresentate. E' anche questo un banco di prova per le Organizzazioni sindacali. Con questo spirito abbiamo invitato anche le altre Confederazioni rappresentative delle aree dirigenziali – CGIL, CISL, UIL - a promuovere insieme a noi l'iniziativa odierna. La loro mancata partecipazione è il segno della difficoltà a rappresentare sia le categorie dirigenziali che quelle del restante personale, a tutelare gli interessi di chi è parte e controparte ai tavoli della contrattazione integrativa di ente, amministrazione o azienda. Ma questo è un problema che non ci appartiene e pertanto lo lasciamo ad altri. Quello che ci proponiamo, per la nostra parte di responsabilità, al momento di realizzare è di non avere due controparti al tavolo della dirigenza, quella di parte pubblica e quella rappresentata dai sindacati del personale di comparto.

. Quali dunque gli obiettivi immediati della Giornata odierna? I motivi che giustificherebbero la protesta sono molti, ma noi abbiamo cercato di ricondurli a tre e sono quelli che sinteticamente abbiamo riportato sul manifesto e sugli inviti.

  1. Vogliamo una rapida conclusione dei contratti.

Vogliamo i contratti subito, ma non un qualsiasi contratto.
Chiediamo per tutti un contratto in cui si definisca un trattamento economico fondamentale degno di un dirigente, che mantenga un rapporto equo e compatibile con l'unicità del ruolo tra dirigente di prima e seconda fascia, che attribuisca a quello di prima fascia e alle categorie equiparate - prefetti, diplomatici ed altri - il trattamento previsto dalla direttiva D'Alema del 1° luglio 1999, sia nel caso di conferimento di incarichi di direzione di uffici di livello dirigenziale generale sia in quello di incarichi di studio, ricerca o ispettivi di pari livello. Per i dirigenti di seconda fascia un trattamento fondamentale rapportato ai due terzi di quello del dirigente di prima fascia. Per i dirigenti delle scuole la perequazione con i trattamenti retributivi dei dirigenti di seconda fascia dell'area 1.
Vogliamo costruire un contratto che non consenta un uso strumentale delle regole per creare mere situazioni di privilegio o, peggio ancora, di ingiustificata regressione economica al di fuori di ogni logica e in dispregio delle garanzie minime pur riconosciute a qualsiasi lavoratore dipendente, pubblico o privato che sia.
Per l'attribuzione degli incarichi, per la loro conferma e la loro revoca è necessario che vengano definiti contrattualmente criteri obiettivi onde evitare arbitrii e favoritismi.
Per il contratto dell'area V, in particolare, chiediamo al Ministro Bassanini di sbloccare l'atto di indirizzo per dare piena legittimazione negoziale all'Aran e per consentire il passaggio da una consultazione informale ad una contrattazione vera e propria.

  1. Vogliamo un adeguato riconoscimento delle funzioni dirigenziali.

Il pieno rispetto del principio della separazione del potere di indirizzo da quello di gestione. La più ampia realizzazione dell'autonomia del dirigente.
Il diritto ad avere un incarico. L'attribuzione, accanto alle responsabilità, delle risorse per poter conseguire i risultati della gestione e per poter raggiungere gli obiettivi assegnati.

  1. Riteniamo sia maturo il tempo per procedere ad una revisione della riforma, fatti salvi i principi ispiratori della stessa, che corregga le storture fino ad ora riscontrate nella sua attuazione da pronunce e sentenze della magistratura ordinaria, amministrativa e contabile, in attesa che si pronunci la Corte Costituzionale.


Non dovranno più ripetersi episodi di discriminazione a danno di dirigenti rimossi senza motivazione dai rispettivi incarichi. Cito il caso più recente, quello del dr. Zucaro, dirigente di 1^ fascia incaricato di direzione dell'Ufficio relazioni sindacali del Dipartimento Funzione pubblica, rimosso dal Ministro Bassanini il 31 agosto e reintegrato ieri con ordinanza del giudice del lavoro a seguito di ricorso promosso dalla Cida insieme all'interessato con il proprio studio legale. Lo cito per la sua valenza generale, sia giuridica che politica, perché conferma la necessità che il potere discrezionale nell'attribuzione o nella revoca degli incarichi dirigenziali debba essere esercitato non arbitrariamente, ma sulla base di motivazioni obiettive, secondo i principi generali dell'ordinamento. E ci conforta il fatto che la magistratura lavoristica e amministrativa sia di questo avviso e stia producendo giurisprudenza in tal senso. Di ciò dovremo tener conto anche nella stesura dei contratti.

Il messaggio finale che intendiamo inviare con questa Manifestazione - in primo luogo al Governo e poi anche a tutti i parlamentari e ai politici presenti - è che la misura è colma, anche per dirigenti da sempre abituati all'esercizio dell'autocontrollo e al senso di responsabilità.
Noi siamo consapevoli che la riuscita delle riforme dipende largamente dalla nostra condivisione e dalla nostra capacità di formazione e gestione del personale. Ci stupisce che questo non sia stato ancora recepito da chi ci governa.
Con la protesta odierna intendiamo gettare simbolicamente un sasso nello stagno, al fine di imprimere alla nostra legittima azione rivendicativa un'accelerazione non più rinviabile.
Ci auguriamo questa volta di venire ascoltati, non vorremmo altrimenti dover inaugurare una stagione conflittuale che ci costringesse a passare dalla protesta di oggi ad azioni di lotta ben diversamente esplosive. Noi siamo pronti a farlo.

(ANSA) - ROMA, 15 DIC - Subito il contratto per i presidi e le categorie dirigenziali, o a gennaio sara' sciopero generale. A lanciare l'ultimatum, e' il presidente Federdirigenti-Cida e leader dell'Associazione nazionale presidi Giorgio Rembado, in occasione della 'Giornata nazionale di protesta dei dirigenti senza contratto' che si e' celebrata oggi in un teatro della Capitale. A protestare oggi sono stati circa un migliaio di presidi e dirigenti di vari settori (ministeri, enti pubblici, aziende autonome, enti di ricerca, Universita', scuola, carriera diplomatica e prefettizia) per rivendicare una ''rapida conclusione dei contratti'' e trattamenti retributivi adeguati. Per quanto riguarda i presidi e direttori didattici, ha spiegato Rembado, ''dal primo settembre e' stata attribuita loro la qualifica dirigenziale, con le connesse responsabilita', ma senza una corrispondente disciplina contrattuale e trattamento retributivo. Per questo ritardo - ha aggiunto - non esistono giustificazioni plausibili, ne' e' piu' tollerabile la lentezza dell'Aran nella conduzione delle trattative''. Il governo cioe', secondo Rembado, ''sull'altare del consenso e' disponibile a sacrificare i diritti dei dirigenti''. Quanto alle risorse destinate al contratto dei dirigenti, ha ricordato il presidente Anp, in Finanziaria c'e' un finanziamento di 200 miliardi di risorse aggiuntive che la categoria chiede pero' di elevare almeno a 300 mld di lire. Ma la prima esigenza, ha aggiunto, e' quella di arrivare in ''tempi rapidissimi al contratto, poiche' siamo in condizione di chiudere un accordo che e' al termine del quadriennio di riferimento. Dal primo gennaio del 2002, cioe', dovra' decorrere il nuovo contratto: siamo dunque alla fine di una tornata contrattaule - ha detto Rembado - senza ancora avere i contratti. Una condizione che riguarda, solo per la scuola, 10.000 presidi''. Da qui l'ultimatum: ''Dalla giornata di protesta di oggi partiranno una serie di iniziative e, se non verremo ascoltati - ha annunciato Rembado - arriveremo ad uno sciopero unitario di tutte le categorie dirigenziali, inclusi i dirigenti scolastici, nel mese di gennaio''. Insomma, ha concluso Rembado, il ''messaggio che intendiamo inviare al governo e' che la misura e' colma, anche per presidi e dirigenti da sempre abituati all'esercizio dell'autocontrollo e al senso di responsabilita'''. (ANSA). YRH 15/12/2000 11:55

COMUNICATO STAMPA
Roma 15 dicembre 2000

P.A.: DIRIGENTI SENZA CONTRATTO MINACCIANO LO SCIOPERO

"Con la protesta odierna intendiamo gettare simbolicamente un sasso nello stagno, al fine di imprimere alla nostra legittimazione rivendicativa un'accelerazione non più rinviabile." E' la dichiarazione di Giorgio Rembado, Presidente della Federazione dei dirigenti pubblici aderente alla CIDA (confederazione dei dirigenti di azienda) e che, unitamente ad altri sindacati del mondo della dirigenza pubblica (Confedir, Confsla, Sinpref, Sndmae), ha manifestato oggi a Roma alla presenza di numerosissimi dirigenti ed esponenti del mondo politico e di Governo.
"La misura è colma – prosegue Rembado – è vogliamo manifestare la situazione critica in cui versano i dirigenti pubblici, a causa di una gestione politica dei processi di riforma finalizzata ad indebolire la categoria in evidente contraddizione con quanto è affermato per legge".
Tale situazione ha portato ad un forte e gravoso ritardo nella definizione dei contratti dei dirigenti, ed è per questo che "chiediamo – continua Rembado – per tutti un contratto in cui si definisca un trattamento economico degno di un dirigente ed un adeguato riconoscimento delle funzioni, nonché una profonda revisione degli indirizzi di attuazione della riforma.
"Per un ritardo di questa portata non esistono giustificazioni – conclude Rembado – e qualora questa situazione non sarà superata sollecitamente, la giornata odierna sarà solo l'inizio di una battaglia che porterà le organizzazioni che rappresentano gli interessi della dirigenza alla proclamazione per fine gennaio uno sciopero generale. Ed intanto plaudiamo alla decisione del Tribunale di Roma che ha accolto il ricorso presentato, con il sostegno della CIDA e l'assistenza dello Studio Tonucci, da Antonio Zucaro contro la rimozione dall'incarico da lui ricoperto, effettuata dal ministro Bassanini nell'agosto scorso."


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