I contributi di Humberto Maturana

alla psicoterapia

di Alfredo Ruiz

Istituto di Terapia Cognitiva
www.inteco.cl

Santiago del Cile

Traduzione italiana dalla lingua spagnola
di Paolo Coluccia

 

Edizioni Lilliput on-line

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paconet@libero.it

 

Premessa

La psicologia contemporanea appare ancora molto influenzata dai paradigmi empiristi, quelli che sostengono che c’è una realtà unica e universale, uguale per tutti ed esistente indipendentemente dall’osservare dell’osservatore. Secondo questo modello, l’organismo è essenzialmente passivo e risponde unicamente ad un ordine esterno dato, dove il senso delle cose è anticipatamente ed obbiettivamente contenuto. Così la mente umana si comporta semplicemente come un recettore passivo di questo ordine esterno, il quale la determina quasi nella sua totalità.

La rigida semplicità di questo punto di vista, senza dubbio, è entrato in una profonda crisi esplicativa a partire dagli ultimi 15 anni, in concomitanza con una convergenza interdisciplinare (la seconda cibernetica, l’epistemologia evolutiva, le neuroscienze, la termodinamica irreversibile, le scienze cognitive e il neo-darwinismo tra gli altri), dalla quale sta avendo luogo una prospettiva di base totalmente differente: quella della scienza della complessità.

La nozione di scienze della complessità è emersa negli ultimi anni in parte come una sintesi di alcune discipline tradizionali come la biologia, la fisica e la matematica. I sistemi complessi (per esempio, gli esseri viventi, il cervello e i sistemi sociali) di cui ci si occupa non si incontrano nei confini di una sola disciplina tradizionale, se non che nello studio diretto della conoscenza e delle tecniche di varie discipline.

Questo panorama permette oggi di intravedere una nuova collaborazione tra le "scienze dure" e le scienze sociali (come la psicologia, la psicopatologia, la sociologia, l’antropologia), soprattutto queste ultime, come dice Guidano, hanno un ritardo da 20 a 30 anni rispetto alle prime, ritardo che dipende, secondo lo stesso autore, dal fatto che le scienze sociali non si sono preoccupate dei loro aspetti epistemologici. Un esempio sulle scienze dure: i fisici negli ultimi dieci anni hanno accertato i fenomeni che avvennero quando esplose il Big Bang (l’inizio dell’universo) e nello stesso tempo hanno potuto ricostruire gli avvenimenti nei circa 14 secondi successivi a quella grande esplosione. Però non lo hanno fatto speculando, ma costruendo, spiegando i processi e sono arrivati nel linguaggio scientifico a dire cose che per gli scienziati sociali non sono neanche pensabili, come l’esistenza dell’antimateria; intendere che la materia esiste unicamente perché sta galleggiando nel mare dell’antimateria, della non materia. Questo è stato possibile per la fisica perché ha conservato il contatto con l’epistemologia.

Dunque, la concezione delle scienze della complessità, siccome considera gli organismi nei termini della loro complessità, enfatizza dal principio la sua autodeterminazione e autorganizzazione, così come l’aperto e il mutevole delle vie della sua evoluzione e sviluppo. L’elemento di base di questa prospettiva è la mutazione della nozione di realtà e quella dell’osservatore. Questa portata produce un mutamento radicale nella relazione osservatore-osservato, nella quale già non si accetta l’accesso a una realtà unica indipendente dell’osservatore e, al contrario, si propone che esistano tante realtà come modi di vivere che sgorgano in ogni essere.

Il contributo di Humberto Maturana, Premio Nazionale delle Scienze Biologiche nel 1994, alle scienze della complessità è riconosciuto; come pure la sua influenza nel pensiero e nella ricerca di molti scienziati in relazione in relazione con essa. Quando sul finire della sua vita chiesero a Bateson chi avrebbe potuto continuare lo studio della "creatura" nel mondo degli esseri viventi, egli constatò che il ‘centro di queste analisi è ora Santiago del Cile, a capo del quale c’è un uomo chiamato Humberto Maturana’. Allo stesso modo, teorici e psicoterapeuti come Guidano e Arciero, nel fare riferimento specifico alla visione di Maturana, lo nominano come la "scuola cilena". I contributi più significativi che ha dato alle scienze della complessità sono stati la critica del razionalismo obiettivista e la rappresentazione della teoria della cognizione, l’autoreferenzialità di ogni adattamento e di ogni conoscenza, l’enfasi del linguaggio nella costruzione dell’esperienza umana e l’involucramento della conoscenza nell’essere totale, il quale sfida la dualità tradizione tra mente e corpo che prima erano separati.

Il contributo che la teoria di Maturana ha dato alla psicoterapia è dunque ampiamente riconosciuto. Di fatto, è costantemente invitato nei congressi del Cile e del mondo; inoltre, il suo apporto è esplicato direttamente come professore di istituti di formazione in quest’area.

E’ obbiettivo di questo articolo esporre qualcuna delle sue idee più importanti e relazionare brevemente sulla psicologia e sulla psicoterapia.

La teoria psicologica del conoscere.

Ricordiamo che la convergenza interdisciplinare ha prodotto come risultato dei mutamenti epistemologici nella relazione osservatore-osservato. L’apporto di Humberto Maturana alla nuova proposta epistemologica è fondamentale. Egli è il primo scienziato che dalla sua attività di biologo sostiene che la conoscenza è un fenomeno biologico e che pertanto può essere studiato e conosciuto come tale. Inoltre, la sua proposizione è che la vita stessa si intende come un processo di conoscenza, il quale occorre all’organismo per adattarsi, per sopravvivere. Nessun organismo, pertanto, è interessato a sapere se la sua conoscenza è veritiera o no, quando questa non importa per la sua sopravvivenza. Così l’opera di Maturana può essere caratterizzata come un sistema esplicativo unitario e ontologico della vita o dell’esistenza. Ontologico, perché vede l’esperienza umana da un punto di vista situato dentro essa stessa e non da un punto di vista esterno o fuori di essa.

Poiché sorge dal suo essere biologico, la visione di Maturana permette di riflettere nei termini più ampi, nel senso che tutto quello che è in relazione con la vita può essere spiegato da lì. Da questo punto di vista la psicologia è parte della biologia giacché i fenomeni che studia avvengono nel vivere degli esseri viventi. Dunque Maturana le riconosce un dominio proprio, nel cui ambito c’è lo studio della dinamica delle relazioni ed interazioni che avvengono tra gli organismi che sono delle totalità; il suo ragionare biologico gli fa vedere la mente come un’istanza della vita come autorganizzantesi; sono sistemi strutturalmente determinati, autopoietici (nel senso che gli organismi viventi sono sempre in autorganizzazione) e autoreferenziali, cioè circolari.

Questa impostazione ha avuto per la psicoterapia conseguenze incalcolabili. Infatti, qualche mutamento che avvenga nei sistemi umani per intervento di uno psicoterapeuta, è sempre un riordinamento dell’esperienza del paziente, determinato proprio dal paziente e non del terapeuta. Così, quest’ultimo può solo "perturbarlo" per sollecitare la sua riorganizzazione, però senza "istruirlo"; vale a dire, non può trasferirgli "informazioni dirette", come sostengono le scuole tradizionali, inclusa la psicoanalisi.

Il determinismo strutturale.

Maturana sostiene dunque che tutti i mutamenti che possono sperimentare i sistemi che possono sperimentare i sistemi autopoietici sono determinati per loro propria organizzazione e struttura. Dunque, questi due concetti sono proprietà degli esseri viventi (sintesi nella terminologia di Maturana come "unità composte di una classe particolare"), non sono sinonimi. L’organizzazione si riferisce alla relazione che avviene tra i componenti di una "unità composta" e che determina le proprietà di questa unità. La struttura, in cambio, annota i componenti attuali e la relazione che essi devono soddisfare nel partecipare alla costituzione di una "unità composta". In altri termini, come gli esseri viventi mantengano la loro organizzazione durante tutta la vita, precisamente riconosciamo per effetto di ciò sempre la stessa persona, dalla nostra infanzia alla nostra vecchiaia, è in relazione nel modo in cui la nostra organizzazione è rimasta invariata. Però la struttura è variabile: fa in modo che mutamenti siano possibili per una "unità composta" e che specifiche interazioni siano richieste per permettere questi mutamenti (il caso, per esempio, di chi diventa ingegnere e a 40 anni decide di dedicarsi alla poesia).

Pertanto, se ogni sistema è operativamente costituito dalla sua organizzazione, la sua operatività effettiva è realizzata nella – e attraverso – la sua struttura, di modo che, anche se il dominio (lo spazio) di interazioni del sistema come totalità è specificato dalla sua organizzazione, le interazioni effettive avvengono attraverso le sue componenti.

Alla luce di questo, l’affermare che i sistemi sono strutturalmente determinati implica che tutto ciò che in essi avviene non è determinato per niente all’esterno di essi; e che quando, come osservatori, vediamo qualche cosa che incide su di un sistema, non è quel qualcosa che provoca il mutamento, ma che soltanto quello che libera nel sistema un mutamento strutturale che era precedentemente determinato nella configurazione dello stesso.

Nella psicoterapia, questo permette di vedere che i mutamenti che il paziente può sperimentare sono possibili dalla sua organizzazione, per la sua identità sistemica (in altri termini, potrà cambiare solo fino al punto che non corra rischi la sua organizzazione). In tal modo, la psicoterapia ha sempre un limite, limite che è dato dal paziente e non dal terapeuta.

La chiusura organizzativa e l’autoreferenzialità.

La chiusura organizzativa è riferita al fatto che, definita la caratteristica dell’unità del sistema vivente, è nella sua capacità di mantenere la sua integrità. Maturana fissa che la "linea di fondo" è mantenere il nostro status come tale, che è permanere nella vita. L’adattamento, pertanto, richiede dei mutamenti strutturali nell’unità degli esseri viventi e un debito al fatto che essi sono determinati strutturalmente e organizzativamente chiusi, i sistemi viventi sono autonomi nel senso che sopravvivono, prosperano o soggiacciono alle proprie leggi e faccende. L’organizzazione del sistema vivente è circolare, autoreferenziale, ricorsivo e la sua organizzazione è un’organizzazione chiusa e pertanto autonoma.

Se questa nozione la trasportiamo nel sistema della conoscenza umana, intendiamo chiaramente Guidano quando parla della "caratteristica essenziale di considerare l’abilità organizzativa del sistema della conoscenza umana come un accostamento evolutivo basilare che attraverso l’ascesa maturazionale apprende abilità cognitive molto alte, progressivamente struttura un senso totale di autoidentità con i conseguenti sentimenti di unicità e di continuità storica. La capacità di autoidentità strutturale e stabilizzata permette la continua e coerente autopercezione e autovalutazione di fronte al divenire temporale e ad un mezzo cambiante o mutevole. Per questa ragione il mantenimento della percezione dell’identità di se stesso porta a ritenere assai importante la vita in se stessa; senza l’individualità o l’identità saremmo incapaci di funzionare appropriatamente e si perderebbe allo stesso tempo il nostro senso della realtà. La conservazione di un sentimento di individualità e di unicità personale attraverso il ciclo della vita risulta dall’attività autopoietica. Noi stessi siamo nel modo che siamo in debito alle nostre storie di interazioni con il mondo e non con la nostra storia passata; per dirla meglio, siamo sempre il presente e ci prepariamo a perpetuarci a noi stessi".

Questo significa, dal punto di vista della psicoterapia, che il paziente sarà sempre limitato per la sua identità, vale a dire, non può avere mutamenti più in là della sua maniera particolare di far significato alla sua esperienza. Il mutamento terapeutico è la ristrutturazione, nel paziente, della maniera di come il significato è organizzato. Il significato segue sempre lo stesso schema. Si cambia la struttura, ma non l’organizzazione.

Il Multiverso.

Se, come osserva Maturana, si nega la realtà oggettiva indipendente dall’osservatore e, come lo ha fissato nella sua "ontologia dell’osservare", si riconosce l’osservatore come un partecipante costitutivo di quello che osserva, il mutamento che qui si propone è evidentemente radicale: il passaggio da un Universo, come dire, di una realtà oggettiva univoca che è uguale per tutti, ad un Multiverso, nel quale ogni mondo costruito per l’osservatore è ugualmente valido e unico rispetto agli altri.

Da questo punto di vista della terapia, l’esistenza di queste due concezioni della fenomenologia psicologica – e, pertanto, l’esistenza di due visioni distinte di quello che succede nel diario biografico della persona che osserva; di due concezioni differenti di quello che passa nella trasformazione che ha luogo in quella come risultato della terapia. Nel primo, il credere che esista un universo e che abbiamo accesso ad esso colloca il terapeuta in una posizione di privilegio: è portatore della verità e crede che questa verità la trasmetterà al paziente. Nell’altro caso, quello suggerito dal Multiverso di Maturana, il terapeuta non si percepisce come portatore di verità e considererà che il mondo che costruisce il suo paziente è il suo unico mondo possibili.

La nozione di linguaggio.

Un’altra straordinaria contribuzione di Humberto Maturana è la sua teoria del linguaggio; su questa, per teorici come Guidano, non esiste attualmente altra teoria migliore ed esaustiva.

Per Maturana il linguaggio, come fenomeno della vita, appartiene alla storia evolutiva degli esseri umani. Sono gli esseri umani i primi e unici animali (primati, nel concreto) che hanno la peculiarità di vivere – in un fluire costante ed ininterrotto – una doppia dimensione simultanea di esperienza: la prima è l’esperienza immediata (le emozioni), che accade a tutti gli animali e secondo la quale qualche cosa semplicemente succede; la seconda, che accade solo al primate umano, è la spiegazione, che ha luogo nel linguaggio; soltanto nel linguaggio, per esempio, si ammette l’esistenza di categorie come il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, che permettono di comprendere questo qualcosa che avviene.

Ancor più, il linguaggio consiste in un operare ricorrente di ciò che Maturana chiama coordinazioni di coordinazioni di condotte consensuali. Secondo esse, ogni parola o gesto non sono relazionati con qualcosa di esterno a noi stessi se non con il nostro fare e con la nostra coordinazione di questo fare con gli altri. Sono precisamente questi fare, e le emozioni che sono alla loro base, quello che specifica e che dà alle nostre parole il loro significato particolare. Per questo, a livello dell’esperienza immediata, non si può differenziare ciò che è un’illusione di una percezione; lo conseguiamo solo con il linguaggio. E giacché soltanto attraverso il linguaggio l’essere umano può esplicare la sua esperienza nel vivere ed assimilarla alla continuità della sua pratica di vita, il comprendere è inseparabile dall’esperienza umana: tutto il riordinamento relazionale cognitivo può elaborarsi su premesse tacite che hanno posto in proporzione per l’esperienza immediata. Per dirla con Maturana: "Ogni sistema relazionale ha una base emozionale e questo spiega perché non si può convincere nessuno con un argomento logico se non si è accettato prima la sua premessa a-priori". Da questo punto di vista della psicoterapia, questa impostazione è un’alternativa alle visioni razionaliste che postulano che mediante l’esercizio della logica formale è possibile cambiare le emozioni del paziente. Inoltre, Maturana va più in là e conia il termine "linguaggiare", con il quale denomina la relazione dinamica e funzionale che si ha nell’esperienza immediata e la coordinazione di azioni consensuali con gli altri e chiarisce che questo "linguaggiare" è costituito dalla relazione tra le emozioni e il linguaggio.

Questa concezione sovverte la visione empirica classica che vale per il linguaggio come semplice trasmissione di informazioni da un individuo a un altro, posizione che oggi è tanto radicata che non si prevede un cambiamento nemmeno nei prossimi dieci anni. In questo senso, la proposta di Maturana – con il suo significato emozionale e non relazionale – tenderà ad essere riconosciuta come la teoria più esplicativa. Nella sua visione ontologica il "linguaggiare" corrisponde ad un’espressione della temporalità umana: tutto quello che avviene, avviene nel linguaggio, nel qui ed ora.

Attualmente queste idee stanno permettendo lo sviluppo di ciò che è stato chiamato la "narrativa" o il "pensiero narrativo" nella costruzione dell’esperienza umana, che senza dubbio sarà fondamentale nella comprensione dell’esperienza umana e, pertanto, nella psicoterapia del futuro.

La concezione di cultura.

Per Humberto Maturana l’esperienza umana ha luogo nello spazio relazionale del conversare. Questo significa che se da un punto di vista biologico siamo homo sapiens sapiens, il nostro modo di vivere – vale a dire, la nostra condizione umana – ha luogo nella nostra maniera di relazionarci gli uni con gli altri e con il mondo configuriamo nel nostro giornaliero vivere mediante il conversare.

Maturana sostiene che una cultura è una rete chiusa di conversazioni e che il mutamento culturale avviene quando si produce un mutamento che sgorga, si sostiene e si mantiene nell’emozionare dei membri della comunità. Da ciò ne consegue che l’umano è culturale: emerge come un modo di vivere nel conversare, in reti di conversazioni, in un interlacciamento tra il linguaggio e l’emozionare. Questo significa, seguendo Maturana, che tutta l’esperienza umana si dà nel momento presente, non esiste una programmazione anteriore e non obbedisce neppure ad intenzioni. Ancor più, neppure nel processo dell’evoluzione, sia biologico o culturale, esiste un percorso prestabilito. Il divenire evolutivo è una deriva, intanto che il presente evolutivo umano è il risultato di un processo che conserva una maniera di vivere e non una conseguenza del processo di adattamento.

Nel campo della psicoterapia, l’impostazione della psicologia oggi è che l’esperienza già è costruita e composta di pensieri, emozioni, coscienza, sensazioni, impulsi ecc. L’apporto di Maturana è mostrarci che questa concezione è un fenomeno culturale e che tanto il terapeuta quanto il paziente possono partecipare a questo sistema. Per esempio, il marito in crisi matrimoniale che consulta per questo un terapeuta per dirgli se lui è responsabile o la sua signora dei problemi che stanno soffrendo, ancor più, può chiedere (per avere) un consiglio sul fatto di separarsi oppure no. Dalla prospettiva suggerita dalla proposta di Maturana, non avrebbe risposta possibile in questi termini, perché l’esperienza emotiva non è predeterminata.

La Biologia dell’Amore.

Maturana è il primo scienziato che dal suo punto di vista come tale spiega l’amore. Nella sua proposta, l’amore non è una qualità o un dono, se non che come fenomeno relazionale biologico, consiste nelle condotte o nei tipi di condotte attraverso le quali l’altro, o gli altri, emerge come un legittimo altro alla ricerca della convivenza, in circostanze nelle quali l’altro, o gli altri, può essere se stesso.

Con questo si intende che la legittimità dell’altro si costituisce in condotte od operazioni che rispettano e accettano la sua esistenza come è, senza sforzo e come un fenomeno del mero convivere. Legittimità dell’altro e rispetto per lui o lei, sono due modi di relazione congruenti e complementari che si implicano reciprocamente. L’amore è un fenomeno biologico proprio dell’ambito relazionale anmale, che nei mammiferi appare come un aspetto centrale della convivenza nell’intimità della relazione materna-infantile in totale accettazione corporale.

D’accordo con Maturana, ci ammaliamo nel vivere per un modo di vivere che nega sistematicamente l’amore. Maturana sostiene che il processo terapeutico è sempre lo stesso, qualsiasi sia la forma della psicoterapia, e che si ottiene mediante la sua interazione con il paziente, di guidarlo, condurlo incoscientemente, nell’abbandono della negazione sistematica di se stesso e dell’altro, e nel recupero della biologia dell’amore come il modo o il filo centrale del suo vivere.

In conclusione.

Questa maniera di concepire l’uomo di Humberto Maturana può avere conseguenze in un mutamento nell’esperienza dell’umano, in quanto può condurre a dare maggiore importanza all’affettività e alle emozioni e meno enfasi all’efficienza, ai risultati e alla tecnologia, che sono tanto apprezzati dalla modernità.

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