Esplode “Segreti di Stato” - L’Italia fa subito discutere
Applausi al film di Benvenuti su Salvatore Giuliano La strage del '47 riletta come un duro atto  d'accusa
di Giuseppina Manin
“Corriere della Sera”, 29/08/2003

 

       

        VENEZIA - L'applauso che ieri sera ha accolto il primo film italiano, Segreti di Stato di Paolo Benvenuti, è scoppiato alla fine, forte come le denunce allineate dall'autore durante l'indagine condotta su quella che definisce «la prima strage di Stato», compiuta l'1 maggio del '47 a Portella della Ginestra, in Sicilia. Esordio più clamoroso il nostro cinema alla Mostra non poteva trovare. A cominciare dal linguaggio, asciutto, rigoroso, corredato dai disegni a fumetto di Loredano Ugolini a scandire, come tavole di un cantastorie, una vicenda dove i colpi di scena si susseguono inesorabili.

MAZZO DI CARTE — Alla fine, quando tutte le carte vengono messe sul tavolo, nel solitario più mozzafiato mai visto, anziché re e regine, a giocare con la storia d'Italia si scoprono facce note e antiche, da Salvatore Giuliano a Gaspare Pisciotta, dal ministro degli Interni Scelba a quello dei Lavori Pubblici Audisio, da Papa Pio XII al cardinale Montini, da Junio Valerio Borghese a quelle dei mafiosi di San Giuseppe Jato... E quando si arriva alla carta che raffigura Andreotti, la platea esplode in un applauso.

«Sono deluso — ha commentato Valerio Riva, consigliere della Biennale—. Aspettavo un film drammatico e invece è comico. Non si può rimanere seri di fronte alla tesi che i mandanti siano stati Pio XII, don Sturzo e Andreotti».

«Non temo polemiche, tutto quello che mostro è inoppugnabile, frutto di sei anni di ricerche accurate, nate nell'archivio del sociologo Danilo Dolci, tra i 7000 documenti in possesso della Commissione Antimafia presieduta da Ottaviano Del Turco nel '98 (l'intera documentazione però è ancora marchiata dal timbro "Segreti di stato" fino al 2019), tra i 13 faldoni del processo di Viterbo e infine tra le carte dei servizi segreti americani a Washington. I nomi che si vedono nel mio film sono gli stessi pubblicati l'altro giorno dal Corriere in un articolo che svelava il legame di collaborazione tra il cardinale Montini e i servizi segreti Usa in chiave anticomunista».

QUELLE ELEZIONI — «A quella strage — sostiene Benvenuti — hanno partecipato tutti: banditi e mafiosi, potere politico, servizi segreti, Vaticano. Uniti per fermare il "pericolo rosso" in una Sicilia dove per la prima volta aveva vinto la sinistra». Ma il gioco delle foto nasconde altri segreti: quella di padre Felix Morlion, fondatore della rete spionistica Pro Deo di cui Andreotti era segretario particolare, nel film e tagliata a metà. «Nell'altra metà c'era Roberto Rossellini - assicura il regista —. Morlion era suo amico, con lui sceneggiò Francesco, giullare di Dio».

UN'ANZIANA DONNA — II resto Oggi al Lido, dove arriverà un'anziana donna siciliana, una delle superstiti di quella strage, nelle cui carni sono ancora infisse schegge delle granate sparate — secondo Benvenuti — dai corpi speciali nascosti tra le rocce: «Vittime senza risarcimento, quella strage non è mai stata riconosciuta come di Stato. Questo film l’ho fatto per loro e per tener fede a una promessa a Dolci”.

Distribuito dalla Fandango dal 2 settembre Segreti di Stato citerà nei titoli anche il nome dello storico Giuseppe Casarrubea, ai cui libri il film attinge e che si era lamentato di esserne stato ignorato