IL BACIO DI GIUDA
di Tullio Kezich
La Repubblica 7 Settembre 1998


        Personaggio negativo nei vangeli Giuda l'apostolo spione fu nobilitato nei primi secoli dalla setta gnostica dei Cainisti come primo martire della religione nuova (in un raptus di pentitismo si impiccò la sera antecedente la crocifissione). Benvenuti, il regista del film, è un pisano, ha poco più di 40 anni, è studioso d'arti figurative ( e lo si vede nel rigore con cui compone le sue immagini, come in Pasolini si vedeva l'antico allievo di Roberto Longhi). Ha imparato l'affabulazione dai fratelli Taviani, il poverismo da Straub. Si è portato dentro un rovello criptocattolico in un lungo viaggio attraverso la sinistra di classe (qui tutti gli apostoli sono impersonati da ex militanti di Potere Operaio), e ora condensa il travaglio in 90 minuti di cinema segnato da una vocazione aristocratica. L'evocazione evangelico-apocrifa esclude le scene di massa e gli strumenti della Passione, la croce non si vede proprio: l'andamento è da battaglia delle idee fin troppo solennemente pauseggiata. Si resta in preda alla fascinazione che, pur non essendo folgorante come avviene con le grandi crocifissioni pasoliniane (La ricotta, il Vangelo) ha il timbro della nobiltà di pensiero. Sarà Paolo Benvenuti come alcuni profetizzano, l'uomo di un solo film? O, invece, è nato un regista disposto a preferire la traversata del deserto alle varie compromissioni del consumismo? Su questa seconda ipotesi chi è in grado di farlo dovrebbe puntare qualcosa.