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Gostanza da Libbiano
Non con un bang


Gostanza da Libbiano

di

PAOLO BENVENUTI

CONVERSAZIONE CON PAOLO BENVENUTI di Goffredo Fofi

 

Conferenza stampa di presentazione:

31 gennaio 2001

Uscita nazionale del film in 11 città :

7 febbraio 2001

Film distribuito dalla Lab80


(Italia 2000, 35mm, B/N, formato 1 x 1,33, durata 92 minuti). Regia: Paolo Benvenuti.

Sceneggiatura (dagli atti originali del processo): Stefano Bacci, Paolo Benvenuti, Mario Cereghino. Fotografia: Aldo Di Marcantonio. Suono in presa diretta: Fabio Melorio. Scenografia: Paolo Barbi, Paola Peraro, Paolo Fischer. Costumi: Marta Scarlatti. Montaggio: César Meneghetti. Collaborazione alla regia: Paola Baroni. Produzione: Giovanni Carratori per ARSENALI MEDICEI srl. Distribuzione: Lab 80 film Bergamo, K 3 FILMS Torino.

INTERPRETI

Lucia Poli (Gostanza da Libbiano),

Valentino Davanzati (Monsignor Roffia),

Renzo Cerrato (Padre Costacciaro),

Paolo Spaziani (Padre Porcacchi),

Lele Biagi (il notaio Viviani),

Nadia Capocchini (Monna Lisabetta),

Teresa Soldaini (Dianora).

 

TRAMA DEL FILM

Anno 1594, San Miniato al Tedesco nel Granducato di Toscana. Monna Gostanza da Libbiano (Diocesi di Lucca), una contadina di sessant'anni, esercita da sempre il mestiere di guaritrice. La sua pratica di "misurare i panni ai malati per conoscerne i mali" mette in sospetto le autorità ecclesiastiche locali. Arrestata per ordine del Vescovo di Lucca, a seguito di una breve istruttoria, viene accusata di stregoneria. Due vicari, il reverendo Roffia e padre Porcacchi, la sottopongono per molti giorni a lunghi ed estenuanti interrogatori volti a farle confessare "pratiche diaboliche". Lentamente ma inesorabilmente, piegata da ripetute torture, Gostanza cessa di proclamare la sua innocenza per entrare nel personaggio della strega. La donna inizierà così a costruire un suo mondo metafisico, scatenandosi nelle fantasie più fervide: malìe, delitti, vampirismi, metamorfosi, voli notturni e baccanali alla Città del Diavolo, confessioni che le consentono di sfruttare in modo personalissimo e originale l'inesauribile ricchezza dell'immaginario popolare e contadino. Da grande affabulatrice, con la vivezza delle immagini evocate, Gostanza soggioga e ammalia gli inquisitori, provocandoli fin nelle loro più segrete frustrazioni sessuali. Forte di questa nuova identità e del potere esercitato sui suoi astanti, la donna pare pronta ad affrontare a testa alta il proprio inesorabile destino. Ma ecco apparire, sulla scena processuale, il Grande Inquisitore di Firenze, padre Dionigi Costacciaro. Il terribile vecchio vuole ascoltare anche lui le confessioni della strega. Avviene così uno strano ed inaspettato ribaltamento della situazione: mentre l'inquisitore confuta una ad una le colpe dell'inquisita, Gostanza difende con forza la propria identità di strega. Da quel momento, l'immaginario codificato della Santa Fede e quello metafisico della fantasia popolare, si contrappongono con pari veemenza in un duello verbale. Ed è un colpo di teatro a risolvere il conflitto: davanti ad una povera vedova in catene, indicata dall'inquisita come sua complice nelle pratiche diaboliche, Gostanza finirà per crollare...