Intervista a Lorenzo
Cerrato, protagonista del premiato Gostanza da Libbiano
La voce dell'inquisitore
Cosa significa arrivare a Locarno con un
film così particolare? «Sicuramente è il raggiungimento di un
traguardo. Un obiettivo che Paolo Benvenuti è riuscito a trasferire in
tutti coloro hanno lavorato a questo film. Paolo ha inseguito la storia di
Gostanza da quando ha letto per la prima volta la sua storia e da allora
aveva già tutto stampato in testa. Il suo accanimento e la sua
cocciutaggine gli hanno permesso di trovare le persone giuste con cui
lavorare. Ci aveva scelto ancora prima di trovarci, anche se ancora non ci
conosceva».
Come sono stati scelti gli
attori? «Paolo ha fatto di testa sua, non ha accettato
imposizioni e nonostante abbia incontrato molti attori famosi non li ha
scelti perché non erano adatti. Nella sua mente sapeva come doveva essere
"fisicamente" ciascun ruolo, per il personaggio che poi ho interpretato
io, Paolo aveva in mente un Leonardo da Vinci anziano ma con una certa
luce negli occhi. Deve averla vista in me e, dai risultati ottenuti, non
ha sbagliato».
Come ha preparato una parte così
difficile? «Nella mia vita ho sempre lavorato nel cinema. Ho
fatto tutti i lavori "dietro la cinepresa", aiuto regista, regista,
montaggio, mai ero stato attore. Credo però che per una parte del genere
non serva lo studio che ti imposta la voce e ti dice come muoverti, deve
esserci una scintilla che ti permette di aderire al ruolo che devi
interpretare».
Il risultato, se pur splendido, risulta un
po' difficile per il grande pubblico? «Sicuramente Gostanza non è un
film per tutti, da prima serata televisiva, è un film per un pubblico
selezionato, non per forza intellettuale, ma in grado di comprenderlo a
fondo e capace di trovare il suo vero significato. È anche per questo che
è stato scelto il bianco e nero, ma Paolo ha dovuto lottare».
Benvenuti si è detto contento dopo aver
saputo che in sala ci sono state risa del pubblico durante la confessione
di Gostanza… «Premesso che il personaggio di Lucia Poli dica
le stesse parole riportate dalle cronache e dai verbali autentici,
dimostra come la sfrontatezza di una donna come Gostanza abbia demolito
l'autorità di un inquisitore come il Costacciaro, che sarà colui che si
accanirà in seguito con Giordano Bruno. C'è una lucida follia in Gostanza,
quella che le permette di autoaccusarsi a tal punto che l'inquisizione non
può credere alla verità di affermazioni così forti ed è costretta a non
proseguire oltre. Una figura di Inquisitore che si discosta dalla visione
di spietato cacciatore di streghe che abbiamo oggi».
Carlo
Prevosti |