I due momenti del senso, impassibilità e genesi, neutralità
e produttività, non possono esser visti l'uno quale apparenza dell'altro.
La neutralità, l'impassibilità dell'evento, la sua indifferenza
alle determinazioni dell'interno e dell'esterno, dell'individuale e del collettivo,
del particolare e del generale, ecc., sono addirittura una costante senza la
quale l'evento non avrebbe verità eterna e non potrebbe distinguersi
dalle sue effettuazioni temporali. Se la battaglia non è un esempio d'evento
come tanti, bensì l'Evento nella sua essenza, è senza dubbio perché
essa si effettua in molti modi contemporaneamente, e perché ogni partecipante
può coglierla a un livello di effettuazione diverso nel suo presente
variabile: cosi nei paragoni ormai classici tra Stendhal, Hugo, Tolstoj, per
il modo in cui essi "vedono" la battaglia e la fanno vedere al loro
eroe. Ma è soprattutto perché la battaglia sta al di sopra del
proprio campo, neutra rispetto a tutte le sue effettuazioni temporanee, neutra
e impassibile rispetto ai vincitori e ai vinti, rispetto ai vigliacchi e ai
coraggiosi, tanto più terribile, mai presente, sempre futura e già
accaduta, potendo essere quindi colta soltanto dalla volontà che essa
stessa ispira all'anonimo, volontà che è necessario chiamare "di
indifferenza" in un soldato mortale ferito che non è più
né coraggioso né vigliacco, e non può più essere
né vincitore né vinto, talmente al di là, trovandosi là
dove si trova l'Evento, in tal modo partecipe della sua terribile impassibilità.
"Dove" è la battaglia? Per questo il soldato si vede fuggire
quando fugge, balzare quando balza, determinato a considerare ogni effettuazione
temporale dall'alto della verità eterna, dell'evento che si incarna in
essa e, purtroppo, anche nella propria carne. È inoltre necessaria una
lunga conquista al soldato per giungere in questo al di là del coraggio
e della vigliaccheria, a questa presa pura dell'evento mediante un "intuizione
volitiva", cioè mediante la volontà che gli fa l'evento,
distinta da tutte le intuizioni empiriche che ancora corrispondono a tipi di
effettuazione. Perciò il più grande libro sull'evento, sotto questo
profilo più grande di Stendhal, Hugo e Tolstoi, è quello di Stephen
Crane, The Red Badge o/ Courage, in cui l'eroe si designa lui stesso anonimamente
"il giovane" o "il giovane soldato". È un po' come
nelle battaglie di Lewis Carroll in cui un forte rumore, un'immensa nuvola nera
e neutra, un corvo assordante, sorvola i combattenti e li separa o li disperde
solo per renderli ancora più indistinti. Vi è certamente un dio
della guerra ma egli è fra tutti gli dei il più impassibile, il
meno permeabile alle preghiere, "impenetrabilità," cielo vuoto,
Aiòn.