vai a homepage Liceo "Leopardi Majorana"
IL
TEMPIO DI LATTINE
Liceo Leopardi Majorana di Pordenone
classe IV C ginnasio - A.S. 2005-6
PRETESTO
Qualcuno accanto alla finestra ha fatto nella classe una torre alta di lattine, di quelle che si comprano ai distributori , lattina dopo lattina, per gioco evidentemente. Poi durante una lezione una mossa falsa e tutta la fila è caduta. Ci sta una nota? Una sfuriata del docente? Un po’ ci sta, ma perché non prendere l’occasione per un modulo di didattica? Siamo in quarta ginnasio, storia greca, lingua greca, ecc. Occorre trovare un edificio costruibile con le lattine, sufficientemente importante da giustificare didatticamente il lavoro, sufficientemente “regolare” da essere riproducibile in lattine, in un numero ragionevole di elementi. Utile caratteristica è l’ortogonalità, vista la difficoltà di lavorare su superfici curve con elementi modulari cilindrici. Ovviamente la scelta è stata rivolta verso il tempio greco
FINALITÀ
PARTI DEL MODULO
Nella
fase 1) si è discusso in classe per un ora in particolare allo scopo di far
emergere un concetto base, ovvero la proporzionalità e la modularità insite
nella struttura del tempio. Si è considerata la dimensione base della lattina
(6 x 9 cm) come elemento modulare. Si è osservato che il vincolo primario è
il diametro della lattina e ovviamente il diametro della colonna. Con la
classe si è abbozzato un primo calcolo di proporzioni (es. rapporto diametro
altezza della colonna circa 1/6, ecc.) che ha portato a definire con scarse
oscillazioni le dimensioni finali obbligatorie della struttura. Si è provato
con templi esastili, ottastili e si è ricavato il numero complessivo di lattine
necessario per ciascuno. Si è optato per una via di mezzo, ovvero un tempio
esastilo, ma non si è rinunciato alla forma maestosa dell’amfiprostilo
periptero che nell’immaginario collettivo è il tempio greco.
Sulle indicazioni emerse si sono prodotte alcune piantine preliminari. Utile sarebbe stato l’uso approfondito di Autocad, magari 3D, ma le competenze del docente non consentivano tanto e ci siamo accontentati di piante e modellini prodotti in Word.
Nella fase 2) si è trattato prevalentemente di un approfondimento storico tecnico artistico sui templi esistenti, sulle fasi, sulle piante, sulla nomenclatura. Si è insistito sulla proiezioni di immagini in modo che non si trattasse di nozioni “fredde” ma di elementi visibili e verificabili direttamente. Si è parlato del naos, della cela interna, degli stili architettonici, di fregi, timpani, con immagini che illustrassero via via i dettali e gli aspetti incontrati. In questa fase si è riflettuto anche su quale modello storico fosse poi l’oggetto più vicino alla nostra riproduzione. Si è individuato, per le caratteristiche suddette, il tempio di Zeus a Olimpia come il modello più vicino di riferimento.
Si è riflettuto inoltre sul problema dei colori: qualcuno nel corso dei lavori ci ha suggerito di colorare tutto di un bel bianco marmo!! Ma gli studenti a quel punto ben sapevano che il tempio greco aveva i suoi bei colori su colonne, statue ed architrave e che quindi il colore delle lattine non disturbava affatto, anzi, poteva essere elencato come elemento di verosimiglianza storica.
Foto del tempio di Era a Paestum |
Foto del tempio di Era a Selinunte |
Ricostruzione di tempio greco (da un sito Internet) |
|
||
Pianta di tempio esastilo amfiprostilo |
Nella fase 3) di un ora in classe si sono analizzate in dettaglio le piantine prodotte, si è riproposto un calcolo delle lattine necessarie (1600 circa, ma con vincoli “coloristici”), si è ragionato sui tipi di lattine presenti nella scuola, sui colori, sulla distribuzione di colori sia in merito alla frequenza statistica dei tipi sia a criteri estetici. Si sono affrontati alcuni problemi tecnici: come reperire nelle classi le lattine, come incollare, dove, come organizzare il lavoro in gruppi, ecc.
|
![]() |
pianta dello stilobate con cella e colonne |
veduta frontale del tempio |
![]() |
|
veduta laterale del tempio |
La fase 4) è partita fin dal momento della prima idea ed è continuata per almeno un mese e mezzo. Si sono messi contenitori appositi (scatole di cartone) vicino ai distributori e in alcune classi, si sono sensibilizzati i compagni in merito al progetto. Anche alcuni genitori hanno contribuito, e loro sono le lattine di birra che sostituiscono l’architrave!!
Lo stockaggio delle lattine è stato un problema non da poco visto che disponevamo solo di mezzo sgabuzzino da condividere con i bidelli!!
L’assemblaggio intermedio delle parti è stato oggetto di studio. Occorreva creare una decina di parti facilmente trasportabili nell’atrio della scuola in modo che il montaggio finale avvenisse poi in poco tempo. Si sono individuate le seguenti parti:
Date le dimensione sia lo stilobate che le due ali dei tetti sono state divise a metà e assemblate in fase finale. Le colonne sono state incollate per comodità agli architravi in modo da essere preventivamente vincolate a distanze corrette.
Fase 5) Ripetitiva e lunga la fase di incollaggio. Si è proceduto incollando prima moduli di 2/4 lattine insieme e successivamente incollando i moduli in unità più ampie. Non vi sto a dire i problemi di stockaggio per colore, ecc., in uno spazio di 4 metri quadri!! Per incollare il tutto si è usato silicone e colla rapida per pavimenti, senza problemi di sorta. Per la cronaca abbiamo usato 8 tubi di silicone o colla.
Nel
corso del lavoro, ma ce lo aspettavamo, ci si è resi conto che occorrevano dei
rinforzi per irrigidire file lunghe 32 lattine e sostenere il tetto. La
provvidenza ci ha fatto imbattere in un pacco di stecche in plastica di persiana
scartate in una ristrutturazione edilizia. Tagliate, avvitate o legate nelle
forme volute sono servite egregiamente allo scopo senza troppo fastidio
estetico. Sei capriate per sostenere il tetto, dei rinforzi per tutto il
perimetro delle architravi.
Fase 6) I cartelloni sono stati prodotti a gruppi,come lavoro domestico e sono stati alla fine appesi attorno al tempio, cuna volta completato.
Fase 7) Ovviamente la fase che avrebbe dato le maggiori soddisfazioni. I grandi pezzi sono stati trasportati con attenzione nell’atrio su una base di truciolato di recupero posata su tre banchi. Posato stereobate, stilobate e cella senza problemi si sono posate le quattro facce formate da colonne e architravi. Ci si è resi conto subito di un problema che consente interessati riflessioni sull’architettura del tempio. La composizione interamente a colonne perimetrali non consente di creare strutture che reggano spinte laterali (le colonne funzionano un po’ come file di birilli: cade il primo e trascina giù tutti: lo si osservi nelle condizioni in cui è giunto il tempio di Zeus a Olimpia). Si è provveduto a evitare crolli rovinosi dovuti magari a mosse brusche di studenti durante le ricreazioni usando otto rudimentali tiranti formati da fili in nylon per la pesca, tesi tra stereobate e architrave superiore del lato opposto, per tutti quattro i lati, un tirante a ciascuna estremità.
Si sono posate a questo punto le sei capriate (due a incorniciare le future composizioni dei frontoni che per il momento restavano ancora un problema aperto). Sulle capriate si sono posate le falde del tetto e sopra una lunga fila di lattine disposte per il lato lungo a formare il colmo.
LA SORPRESA DEL FRONTONE.
Resta come si è detto il problema del frontone. Si era pensato in un primo tempo di comporlo con lattine disposte in modo da mostrare il fondo, ma la cosa era palesemente debole.
Occorrevano statue. Scartata l’idea di farcele, magari in polistirolo, plastilina, sagome in legno, in metallo. Occorreva salvare l’aspetto tridimensionale del frontone, i rapporti proporzionali (almeno a grandi linee), creare un effetto dinamico, usare materiali in linea con la modernità delle lattine.
Le bambole andrebbero bene, ma dove trovare dieci dodici bambole uguali, ovviamente usate, e soprattutto le bambole sono di solito troppo grandi: nel nostro frontone ce ne sta una sola!! e poi non sono molto combattive... tranne... le BARBIE!!! Ogni studentessa ha a casa qualche Barbie o qualche Ken, e forse in quarta ginnasio non ci gioca più!!!
Detto fatto. Scatta la raccolta Barbie. Una è addirittura offerta dal prof. Liva che, preso dall’entusiasmo, la sottrae subdolamente ai propri figli! Un supporto di faesite sottile tagliato a triangolo delle giuste dimensioni, un fondo bianco di cartoncino, qualche foto per legare bene la Barbie nelle posizioni volute, qualche orpello (tappi di barattolo per gli scudi, bastoncini da ristorante cinese per le lance, ecc.) ed ecco pronte due scene di Amazzonomachia per i due frontoni. Ovviamente abbiamo inserito le Barbie nude, ma questo fa parte dell'uso greco e speriamo che nessuno si scandalizzi!!
Ultimo tocco, una rampa di accesso al tempio fatta di lattine, qualche cartello “Per favore sta in piedi per miracolo, non toccare” e il gioco è fatto.
![]() |
![]() |
![]() |
Ed eccovi solo qualche Barbie fuori contesto. |
|
Ed ecco infine alcune immagini dei nostri frontoni montati
![]() |
COMMENTO FINALE
Ovviamente la classe ha avuto anche la sorpresa di trovare fra i titoli per il compito in classe di italiano una traccia “Il progetto del tempio di lattine: riflessioni su questa esperienza” che è stata svolta da almeno otto studenti su ventotto e ha portato alla luce quanto ciascuno avesse appreso.
Il lavoro ha avuto anche l’onore di un articolo di giornale firmato da Chiara Benotti, sul Messaggero Veneto.
20 dicembre 2005
Prof. Paolo Venti e gli studenti della classe IV C ginnasio