a
cura Paola Mara De Maestri
"Dentro la vita” è il frutto di un intenso lavoro introspettivo
“itinerante”.
Vorrei
poter contenere
solo
armonie:
immagini
limpide
di
paesaggi incontaminati,
di
giornate con finestre sempre aperte.
Mi
solleverei facendo vibrare emozioni
danzanti,
come
fossero farfalle colorate
in
un campo in fiore…
e
librando pensieri leggeri,
paragonabili
a soffici nuvole
che
fanno le capriole in un cielo biavo.
Sogno
di fine estate
serate
ancora da consumare e
rievoco
campane di festa.
Mi
risveglio poi
qui
rinchiusa
nel
mio piccolo mondo antico
ed
ascolto voci stridenti, lamenti,
suoni
di vetri infranti.
Vorrei
respirare aria di primavera,
invece
sento odore di foglie caduche…
A
piene mani stringo questa vita
che
sento mia ed invece mi sguscia via,
filtra
tra
le dita e non si lascia accarezzare.
Vorrei
perdermi nell’illusione
di
un tempo amico,
ma
arriva il vento e spoglia questo mio
giovane
arbusto dei suoi
fittizi germogli.
La poesia è vissuta come un battito vitale,
l’ordine nel caos quotidiano fatto di alti e bassi, di momenti scialbi, di
rinunce, di emozioni improvvise, di tensione verso l’alba di una vita nuova.
Il motivo più visitato resta il mistero della vita legato a doppio filo con
quello della morte, che rappresenta il più grande degli interrogativi umani.
Il poeta non è uno scienziato, perché non
può fornire delle risposte certe, “misurabili”, ma la sua ricerca conduce a
dei significati a delle relazioni, evoca delle immagini, costringe a delle
riflessioni che possono portare a scorgere una nuova prospettiva, a vivere la
propria umanità con più consapevolezza.
Voci
di donne,
eco
di silenzi
oggi
dalle piazze
sino
ai deserti,
oltre
i confini dell’Occidente,
dove
occhi stanchi di guardare
attraverso
le inferiate
di
una prigione,
soffrono
umiliazione.
Quanta
gente oggi lascia
i
fiori gialli nei giardini,
per
alzare la voce;
ogni
donna nel mondo
ha
diritto di essere libera.
Quello che emerge dalla lettura delle
liriche presenti in questo libro è un “sentire” la vita intensamente, nelle
sue connotazioni positive e negative.
Allontana
da te la tristezza
finchè
puoi e cerca la libertà
al
di fuori di ogni egoismo,
al
di sopra di ogni scetticismo;
abbandona
la vecchia via
e
fuggi, senza lasciare alcuna scia:
sul
tuo viso non più ombre di malinconia,
nel
tuo cuore non più tracce di agonia.
Dimentica
gli occhi neri
ei
pianti antichi:
dietro
di te lascia i ricordi
di
rimpianto,
le
lunghe giornate con nessuno
accanto.
Allontana
da te la tristezza
finchè
puoi e cerca la verità
lontano
da ogni ipocrisia.
Nel
silenzio
non
ci sono armi contro i cattivi
pensieri,
nel
buio non esistono strade
che
ti possono salvare.
Allontana
da te il passato,
niente
ti sarà d’aiuto,
neanche
le persone che hai conosciuto.
La
forza che ti fa vivere
e
dentro,
se
non la trovi non finirà il tormento.
Allontana
da te la tristezza
e
fuggi lontano,
abbandona
la vecchia via finchè puoi
i giorni che hai, non sono tuoi.
E’ quindi un aggrapparsi alla vita per
paura che sia già finita, altre volte invece è un lasciarsi cullare in balia
di infinite nostalgie e in questa visione l’uomo è paragonabile ad una
“foglia caduca” destinata all’autunno.
Foglia
Caduca,
attendi
anche tu passiva,
che
la morte ti liberi,
dalla
tua eterna
incertezza.
Il limite umano viene percepito in tutta la tua feroce realtà, non solo dal punto di vista delle possibilità fisiche ma anche sotto il profilo delle capacità di pensiero che non potranno mai oltrepassare una certa soglia.
Fuori
dal mondo,
persa
in un girotondo;
prigioniera
di
un passato che ritorna,
di
una vita che mi ha reso cieca e sorda.
Persa,
in
un mare in tempesta,
guardando
il tempo scorrere
dalla
finestra;
immersa,
in
uno stato che a volte non distinguono
se
presente o passato,
che
spesso di fonde,
e
nella mia mente si confonde;
e
tra gli specchi
riflessi,
ricordi
di volti,
rancori
non ancora sepolti;
e
ritrovo
le
tristezze
di
giorni consumati nell’incertezza
illusioni
e amarezza.
Tra
i silenzi
del
mio passato
c’è
qualcosa che non ho dimenticato
e
rivive in me:
la
mia bambina triste
che
ancora c’è.
Rabbia
e tormento
che
mi divorano dentro,
dibattuta
tra il vivere e il morire,
io
non riesco a reagire.
Non
esistono per me raggi di sole,
qualcosa
al di sopra del dolore.
Viaggi
di speranza
al
di fuori del mondo,
e
sento l’unica voce che è guida.
Le
sue parole sono eco:
parlano
d’amore e di perdono,
ed
io non capisco chi sono.
Persa
nel mio mare,
cercando
di dimenticare
di
essere viva,
io
non so camminare decisa.
Fuori
dal mondo prigioniera,
per
me non si cono raggi di sole,
per
me non esiste amore.
La verità non è a portata di mano, è
opinabile, non è una, non è omogenea, ma è fatta di tanti piccoli pezzi
Ti cerco
nell’immensità
del cielo
e
nella notte quando cala il suo velo;
tu
sei nella profondità del mare
in
ogni cosa bella da guardare:
un
colore, un fiore,
regni
dove c’è bontà e amore.
Brilli
nella luce del sole,
nel
mistero del dolore,
sei
presente nel cuore accogliente,
di
tutta la gente che non ti cerca
solo
con la mente.
Ti
cerco
Nello
spazio infinito dell’universo
A
volte con lo sguardo perso,
quando
invece della gioia mi chiama
il
dolore,
invece
delle serenità mi prende il rancore,
e
quando non ricordo più cos’è il perdono
e
vado avanti senza capire chi sono.
Sei
nel profumo di una rosa,
nella
pace di chi riposa,
nel
silenzio che regala
la
dignità,
nel
cuore dell’umanità,
sei
nella bellezza della natura,
nella
saggezza di chi ha misura.
Ti
trovo sull’altare
quando
mi fermo a pregare;
e
nella tua casa cerco rifugio
e
nutrimento, che si plachi
il
mio tormento.
Ovunque
sei cerco la tua guida,
la
speranza, di chi in te confida.
La fede è un dono, non è una conquista del ragionamento, perché l’essere umano non ha gli strumenti per comprendere l’immensità dell’universo e la sua perfezione e quindi non potrà mai arrivare a Dio attraverso la logica di pensiero. Il cammino da percorrere è interiore, quindi i grandi dibattiti sulle religioni non trovano spazio in quest’ottica. L’uomo ha dentro molte risorse che gli permettono di sopravvivere, di uscire anche se ammaccato da situazioni molto dolorose.
Com’è
grande dentro di te la speranza
vorrei
imparare di te la pazienza;
anche
tu guardi i mondo e aspetti.
Non
ti muovi, ma respiri,
non
parli, ma pensi,
non
piangi, ma soffri.
Il
tuo corpo ha bisogno di cure
il
tuo cuore di premure;
tutti
ti girano intorno e non
capiscono,
che
anche tu sei umano,
che
anche tu hai una mente
che
funziona;
tutti
passano e a volte non s’accorgono,
girano
la testa: per loro è normale,
ma
non sanno quanto ti fanno male.
Fanno
finta di non vedere,
chiudono
gli occhi per non sapere,
sempre
avanti per la paura di provare,
soffrire
un’emozione,
sentire
più forte
l’incapacità
di vivere con il dolore,
di
guardare avanti e pregare,
più
forza per amare.
Questa
poesia è per te
che
nel silenzio soffri,
anche tu nel mondo.
Il volto della sofferenza, il tunnel di un
passato che è ancora memoria, l’incertezza del presente, l’amore concepito
come linfa vitale, come qualcosa di importante e imponente, ma allo stesso tempo
struggente, sono foto scattate qua e là negli anni, frammenti di vita, ritagli
di giornata.
A
volte ti guardo e vorrei parlare,
ma
la tua presenza
mi
riempie;
ascolto
il silenzio
che
mi parla di noi,
del
nostro sentirci
insieme
e soli
fuori
dal mondo:
attimi
intrisi di sentimento.
Armonie
che
ci rendono
fradici
di vita
e
di liberà.
Sento
di nuovo
l’aria
che respiro,
le
vibrazioni della musica,
il
linguaggio del corpo.
A
volte ti guardo
e
vorrei parlare,
ma
il silenzio
parla
per me:
tu
sei il cielo,il mare,
la
mia montagna.
E’ un immergersi in personaggi intravisti, ma sconosciuti, un continuo peregrinare alla ricerca del “faro”, persa nel volo di un “gabbiano”, “dibattuta tra il vivere e il morire”, “dentro la vita”.
In
silenzio
Parole
che riempiono i libri,
in
musica diventano canzoni,
servono
per esprimere opinioni.
Parole
di circostanza,
parole
senza senso,
dette
nella follia di un momento.
Parole
che riempiono
il
mondo,
che
in poesia diventano
armonia;
in
compagnia accendono l’allegria.
Ma,
non esistono parole
che
sanno riempire
il
vuoto e la solitudine.
Di
fronte al dolore,
le
parole non hanno valore:
c’è
solo spazio per un
rispettoso
silenzio.
In
silenzio sento,
ho ancora un cuore.