Esistono diverse definizioni. ne riporterò alcune ufficiali.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che "le cure palliative migliorano la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare problemi connessi a malattie a rischio per la vita, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza, per mezzo della valutazione e del trattamento del dolore e degli altri problemi fisici, psicosociali, spirituali".
Lo scopo delle cure palliative è il raggiungimento della miglior qualità di vita possibile per i pazienti e le loro famiglie.
Alcuni interventi palliativi sono
applicabili anche più precocemente nel decorso della malattia, in aggiunta al trattamento
terapeutico.
In particolare le cure palliative:
La "European Association for Palliative Care" - EAPC ha fornito la definizione seguente.
Le cure palliative sono la cura attiva e
globale prestata al paziente quando la malattia non risponde più alle terapie aventi come
scopo la guarigione. Il controllo del dolore e degli altri sintomi, dei problemi
psicologici, sociali e spirituali assume importanza primaria. Le cure palliative hanno
carattere interdisciplinare e coinvolgono il paziente, la sua famiglia e la comunità in
generale.
Prevedono una presa in carico del paziente tale da garantire i bisogni più elementari
ovunque si trovi il paziente, a casa o in ospedale.
Le cure palliative rispettano la vita e considerano il morire un processo naturale. Il
loro scopo non è quello di accelerare o differire la morte, ma quello di preservare la
migliore qualità della vita possibile fino alla fine.
Infine la Commissione Ministeriale per le cure palliative, nel 1999 ha definito le seguenti caratteristiche delle Cure Palliative:
Le cure palliative costituiscono per ciascuno di noi, in famiglia come sul lavoro, ed un dovere etico. Davanti al nostro prossimo che soffre, dovrebbe essere spontaneo cercare di alleviare la sofferenza. Nello stesso tempo si configurano come un diritto innegabile per chi è malato.
Non sempre però l'assistenza sanitaria, così come è organizzata in Italia, risponde a questa necessità. Spesso si lascia ricadere sulle famiglie, scarsamente supportate da organizzazioni di assistenza domiciliare, l'onere di assistere e curare quei malati la cui guarigione non appare più possibile. Ho voluto pertanto approfondire il problema, confrontando la situazione italiana con quella di altri paesi, per verificare se fosse possibile migliorare l'assistenza, servendosi anche di una maggiore collaborazione da parte dei farmacisti e dei chimici-farmacisti, categoria alla quale appartengo.
Per molti bioeticisti cattolici le cure palliative rappresentano la speranza di far diminuire le richieste di eutanasia. Non so fino a che punto possa essere verosimile questa speranza, essendo venuta a conoscenza di una situazione in cui, nonostante un buon controllo della sintomatologia con un'assistenza completa in hospice, il paziente ha continuato a richiedere di porre termine alla propria vita, per non gravare sugli altri a causa della propria infermità e mancanza di autosufficienza. Ciononostante auspico che unadeguata terapia antidolorifica ed antidepressiva, unita ad un accompagnamento umano e spirituale del malato e dei suoi famigliari, che li aiuti a condividere il dramma del dolore, possa rivelarsi di estrema utilità in momenti così delicati come in presenza di una malattia grave, dolorosa e magari terminale.
Largomento è inoltre di crescente attualità,
perché le nuove conoscenze e tecnologie mediche, allungando la vita media della
popolazione, ci costringeranno ad una convivenza con la malattia e con il dolore sempre
più lunga. E se da una parte la medicina con velocità sempre maggiore progredisce nella
cura delle malattie, dallaltra essa stessa sembra fuggire davanti al malato
incurabile, che pur continua a soffrire.
Ricercando una sempre miglior qualità della vita, tendiamo a non voler vedere la
sofferenza, a dimenticare chi non ha più speranza di guarigione. Le cure palliative si
collocano là, dove la vita sembra non aver più senso, e cercano di ridare dignità al
malato e alla sua esistenza.
Infine mi auguro che la filosofia del movimento hospice, che sta alla base dell'evoluzione delle cure palliative degli ultimi decenni, con la sua attenzione non solo alla malattia, ma al malato e alla sua famiglia, possa essere estesa a tutti i settori dell'assistenza sanitaria e non continui ad essere relegata alle fasi terminali delle malattie inguaribili.