Sezione WWF di Bisceglie (BA)

COMUNICATO STAMPA N° 4/2007

La cagnetta disabile

La storia che vi andiamo a raccontare è un episodio come tanti, certamente troppi, che avvengono nella città di Bisceglie. È la cronaca di un ordinario maltrattamento inflitto agli animali, uno dei tanti che si consumano vergognosamente dietro la facciata di perbenismo che vela i comportamenti della gente comune.

La storia

Fanny è una cagna meticcia (preferiamo parlare al presente, non senza un velo di tristezza mista a speranza) che partorisce a marzo 6 splendidi cuccioli. L’innato istinto materno la porta ad accudirli in un vecchio rudere abbandonato alla periferia della città, nei pressi dell’ITC “Dell’Olio”. Un luogo all’apparenza sicuro, dislocato in un quartiere che ha adottato senza difficoltà il cane Pasquale, il randagio buono che accompagna i bambini a scuola in cambio di una ciotola di avanzi di cibo.

Del parto vengono a conoscenza alcune cinefile che curano con passione la cucciolata. Ma alla fine di aprile il rudere è demolito, solo 4 cuccioli sopravvivono all’evento e Fanny scompare. Tra il 30 aprile e il 1 maggio alcuni bambini, mossi a pietà, decidono di raccogliere gli orfani e di portarli all’interno di un residence della zona. Le cinefile si accorgono dell’accaduto e sistemano alla bene e meglio un giaciglio, in attesa che qualcuno adotti i quattro cuccioli. Purtroppo la malasorte si accanisce sui fratellini: imprudentemente due di loro decidono di dormire tra gli ingranaggi del cancello automatico in dotazione al complesso residenziale, sicché all’apertura del mostro d’acciaio rimangono incastrati tra gli igranaggi. Vengono liberati da mani  pietose, ma la situazione è grave. Una delle cinefile riesce a rintracciare solo uno dei quattro fratellini, lo raccoglie ferito per prestargli le cure del caso: telefona al 118 che non può far nulla, corre da un veterinario amico e salva la cagnetta. Sì, è una tenera cagnetta “disabile”, che non muove più un arto anteriore. Ma la nostra amica non si da per vinta: siccome non può accudire a lungo la cagnetta chiede aiuto alle associazioni animaliste, telefona alla stampa, smanetta su internet, affigge manifesti per la città, si informa, alla fine rintraccia un’associazione torinese che cura, adotta e affida ai richiedenti gli animali con handicap fisici. Ora le aspetta il viaggio della speranza in Brianza per curare i danni neurologici della cagnetta, che forse tornerà a camminare.

La tragedia dell’abbandono

Come avrete dedotto dal racconto sappiamo ben poco sulla sorte di Fanny e degli altri cinque cuccioli. In base alle testimonianze frammentarie che abbiamo successivamente raccolto, pare che due di questi siano morti sotto le macerie del rudere, gli altri tre sembra siano stati lanciati in corsa da un’auto sconosciuta, non si sa dove né quando. Il clima omertoso e la cultura del “farsi i fatti propri” ha mortificato ogni nostro tentativo di scoprire la verità sui fatti. Noi preferiamo sperare che Fanny abbia raccolto i suoi cuccioli e sia scappata lontano, in un luogo sicuro, ma temiamo che la sorte della famigliola possa essere tragica: nei pressi dell’ITC abbiamo rivenuto sotto un pino un gatto lapidato, un orrore che in base alla Legge sui maltrattamenti degli animali è perseguibile penalmente. Inoltre, recentemente, abbiamo consegnato alla Facoltà di Veterinaria dell’Università di Bari un gatto morto per sospetto avvelenamento sul quale verrà eseguita un’autopsia.

Randagismo: le politiche assenti

Vi avevamo raccontato del nostro incontro con l’assessore Russo sul tema del randagismo. Al di là delle buone intenzioni, cui diamo atto al politico, di segnali concreti ne vediamo pochi, né le prospettive sono incoraggianti. Detto che la lotta al randagismo è prevalentemente di competenza dell’ASL, ci saremmo comunque aspettati dalla classe dirigente delle risposte convincenti alle nostre proposte che sono: costruzione del canile comunale (dove Fanny avrebbe accudito i suoi cuccioli senza rischi), accalappiamento, microcippatura e sterilizzazione dei randagi, liberazione controllata degli esemplari non pericolosi, adozione di politiche sociali qualificanti come il randagio di quartiere. A tal fine avevamo messo nero su bianco il progetto della nutrizione di 40 gatti e avevamo proposto una giornata fissa di apertura al pubblico del rifugio “Amici miei”, per favorire le adozioni e promuovere il rispetto del randagio.

La risposta dei politici (di maggioranza ed opposizione) alle nostre istanze è stata connotata dall’assoluto silenzio: a volte ci sembra di ululare al vento, ma questa volta con le nostre grida echeggia il suono del pianto straziato di Fanny!!

Permetteteci al termine di questo racconto di ringraziare le donne che hanno accudito la cucciolata con amore, ed in particolare Nicla che ha dimostrato avere molta più sensibilità e intelligenza di altre persone che fanno parte, senza meritarlo, della società civile. Infine rivolgiamo un accorato appello a favore dell’adozione della cagnetta “disabile”.

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