COMUNICATO STAMPA N° 20/2004

Verde pubblico: è ora di cambiare

La banda del buco è tra noi. Non stiamo parlando dei ladri che aprono uno squarcio nei muri per compiere un furto, bensì ci riferiamo alle centinaia di buche sparse per la città ove un tempo era piantato un albero: una quantità impressionante di aiuole vuote, pari all’estensione di una piazza, costella le vie cittadine.

Ma veniamo al vero problema: non è possibile immaginare una città come Bisceglie, che si dichiara attenta ai problemi ambientali, senza un Regolamento del Verde. È da mesi che invitiamo l’Assessorato ai Parchi e Giardini a risolvere questa situazione e a promuovere un censimento degli esemplari, ma le risposte non arrivano e le prospettive sono tutt’altro che rosee. È l’intera gestione pubblica dell’ambiente che lascia a desiderare: 14 discariche abusive sequestrate dalle Forze dell’Ordine nell’ultimo anno, 24 siti contaminati da amianto, la pesca abusiva ed illegale di datteri e ricci, la bassissima percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti, innumerevoli alberi abbattuti e potature quantomeno opinabili non sono certo un buon biglietto da visita. Un quadro disastroso che rischia di aggravarsi se si avverasse l’ipotesi d’abbattere centinaia di pini che costeggiano le vie cittadine, una sorte beffarda per questi esemplari spesso piantati in aiuole strette, in posti sbagliati e abbandonati spesso al loro destino.

È chiaro che il problema non è rappresentato dall’albero in quanto tale, bensì dalla sua errata o cattiva manutenzione. A Bisceglie, infatti, gli interventi di potatura e abbattimento degli esemplari non sono soggetti a specifici regolamenti, a differenza di quanto avviene in altre città, per cui siamo periodicamente costretti ad esprimere il nostro disappunto.

A nostro avviso gli interventi sul verde pubblico non devono essere generalizzati ma effettuati esclusivamente per casi ben definiti e devono sempre essere giustificati da un’apposita perizia affidata ad un esperto in materia. Altrove sono vietati e sanzionati, oltre alle capitozzature, anche interventi di potatura non eseguiti a regola d'arte.

Nell’ambiente urbano i fragili equilibri delle piante sono spesso minacciati da errati interventi di potatura che predispongono i vegetali all’attacco di microrganismi patogeni con esiti letali per le piante (e non solo). Con riferimento specifico alla potatura dei lecci e dei pini (Pinus pinea e Pinus halepensis) il principale criterio da adottare è la periodica rimonda dei rami disseccati e l’asportazione dei rami più bassi, evitando tagli drastici di contenimento a livello delle branche.

Frequenti interventi drastici possono essere motivati come rimedio ad errori di impianto (alberi piantati troppo vicino ai muri delle abitazioni), per eliminare rami secchi, lesionati o ammalati, per motivi di difesa fitosanitaria, per rimuovere elementi d’ostacolo alla circolazione stradale o per ridurre i rischi di sradicamento dovuti a fattori atmosferici (venti, carichi nevosi, temporali di forte intensità, ecc.) che potrebbero arrecare pericolo per la pubblica incolumità. Questo ultimo problema sicuramente esiste ma non può essere imputato alla presenza stessa dell’albero.

Se si osserva l’architettura di una pianta si può osservare come essa sia organizzata per garantire robustezza ed elasticità, salvo casi di malformazioni congenite a livello di rami o apparato radicale. Con interventi adeguati di potatura il rischio di un possibile abbattimento dovrebbe essere molto ridotto. Diversamente, come avviene frequentemente, praticando tagli a grossa sezione con asportazione di grosse branche (la capitozzatura), si provocano i seguenti effetti:

Se i grossi tagli non reagiscono positivamente, non si formano i tessuti di cicatrizzazione e le barriere definite “di compartimentatizzazione”, cosicché l’esemplare è vulnerabile agli attacchi dei microrganismi responsabili della “carie” del legno. La cosiddetta “carie” provoca la disgregazione della lignina e della cellulosa; il legno  finisce così col perdere la sua consistenza chimico-fisica, diviene poroso e friabile pregiudicando la stabilità della pianta.

Ecco perchè una potatura errata non solo risulta letale per la pianta, ma trasforma lo stesso esemplare in un potenziale pericolo per la collettività. Gli stessi errori di impianto troppo vicino ai muri delle abitazioni o in luoghi dove le radici sollevano asfalto e mattoni sono addebitabili esclusivamente alla mano dell’uomo.

Ma vi è un altro aspetto fondamentale inerente alla potatura degli alberi cittadini: l’arredo verde urbano costituisce il principale habitat di passero, tortora, gazza, verzellino, cardellino, fringuello e pettirosso, specie che hanno scelto di nidificare e vivere tra i nostri palazzi dopo essere fuggiti dalle campagne invase da cacciatori, diserbanti e fitofarmaci.

La potatura degli alberi urbani in piena stagione riproduttiva comporta di conseguenza la distruzione di nidi, uova e pulcini e i più colpiti sono i passeriformi canori  tipici di parchi e giardini. La distruzione di queste nidificazioni non è un evento facilmente reversibile poiché intere zone della città risultano prive di uccelli che, non lo dimentichiamo, divorano molti insetti. Questi ultimi in  assenza dei loro predatori naturali si moltiplicano (si veda zanzare e mosche) e l’unico rimedio è la disinfestazione, innescando una spirale di morte per questi poveri volatili.

Per questi motivi i regolamenti in vigore in altre città stabiliscono che le potature devono comunque essere effettuate nel rispetto della nidificazione dell'avifauna. Se proprio la potatura non è procrastinabile, gli operatori che intervengono devono essere adeguatamente formati e si deve rispettare un’attenta programmazione d’interventi.

In assenza di regole certe e condivise da tutti potremmo assistere impotenti all’abbattimento degli alberi senza che vengano successivamente sostituiti con altri esemplari, che meglio si adattano alla difficile sopravvivenza in aiuole abbandonate al loro destino (anzi va di moda ricoprire l’aiuola vuota con cemento e mattoni).

Esprimiamo pertanto la nostra vibrata protesta nei confronti dell’Amministrazione affinché si decida a censire il verde pubblico e redarre un apposito Regolamento che possa tutelare flora e cittadini.

Il Gruppo Attivo WWF di Bisceglie

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