ARCHIVIO

21 febbraio 2004 – pag. 6

Quale futuro per la nostra costa?

Un tesoro nascosto: le praterie di Posidonia oceanica

     

La Regione si pronuncia sui lavori della costa di ponente

A cura del Gruppo Attivo WWF – Bisceglie

Il Settore Ecologia della Regione Puglia, con una determinazione del settembre 2003, si è pronunciato sulla compatibilità ambientale del progetto definitivo di opere di difesa dall’erosione della costa, presentato in precedenza dal Comune di Bisceglie.

Il progetto, inquadrato nell’ambito dei previsti lavori di consolidamento della litoranea di ponente, ha lo scopo di difendere la suddetta litoranea dal processo di erosione della falesia (un fenomeno che a Bisceglie si cerca di fronteggiare ormai da molti anni, senza che si sia ancora giunti, a quanto pare, a una soluzione definitiva). Esso prevede la realizzazione di "dighe di protezione" (barriere frangiflutti), separate tra loro dai "varchi", che dovrebbero attenuare l’energia del moto ondoso che si infrange sulla battigia.

Il progetto in questione era soggetto a procedura di valutazione dell’impatto ambientale ai sensi della L. R. n° 11/2001. La Regione si è espressa in merito con un parere favorevole, ma subordinatamente a certe condizioni: sono state cioè dettate alcune prescrizioni che dovranno essere rispettate nella fase del progetto esecutivo.

Ci sembra importante evidenziarne una in particolare: dovrà essere effettuata una verifica, mediante adeguata modellazione, dell’idoneità dei varchi previsti tra le barriere a garantire una circolazione idrica nello specchio di mare compreso fra le barriere e la costa, sufficiente a preservare le condizioni preesistenti. Osserviamo, infatti, che in assenza di un’idonea comunicazione idraulica con il mare aperto potrebbe verificarsi una certa tendenza al ristagno di acqua nello specchio di mare interposto tra la battigia e le barriere. Ciò potrebbe comportare il rischio di alterazione di alcuni parametri fisico-chimici che caratterizzano le acque costiere (temperatura, salinità, tenore di ossigeno, etc.).

Accogliamo quindi con favore la decisione dell’Ente Regione di porre l’accento sulle conseguenze ecologiche dell’opera, oltre che sugli aspetti prettamente meccanici ed ingegneristici

Chiediamo che, proseguendo in questa direzione, vengano approfonditi gli aspetti riguardanti l’eventuale impatto dell’opera sull’ecosistema marino e sulla costa. Vogliamo continuare ad ignorare che la nostra cara, vecchia spiaggia a ciottoli va gradualmente sparendo? Siamo del parere che, quando si parla di interventi eco-compatibili, è necessario escludere la cementificazione e gli interventi estranei al paesaggio naturale. Proponiamo una "rinaturalizzazione delle spiagge" attraverso l’utilizzo di materiale di scarto delle cave (un’infinità è abbandonato nelle nostre campagne) per riottenere le spiagge a ciottoli così come erano all’inizio del secolo scorso! Il progetto, elaborato con dovizia di calcoli dall’ing. Gentile, docente del Politecnico di Bari, è degno d’attenzione e meriterebbe una sperimentazione sul campo. Esso risolverebbe due problemi: erosione costiera e il dissesto dei lastroni di pietra che rende impraticabili le spiagge.

Ci si dimentica purtroppo che il mare, indissolubilmente legato alla nostra città, è il vero tesoro nascosto da scoprire e valorizzare. Ci si dimentica che il D. M. 3/4/2000 attesta la presenza di una prateria sottomarina di Posidonia oceanica (Fanerogama marina, specie endemica del Mar Mediterraneo), il famoso "posidoneto S. Vito", come Sito di Importanza Comunitaria (SIC), che ricopre una superficie di 103 ettari da Barletta sino a Mola di Bari

Questo importantissimo ecosistema è gravemente minacciato: le modificazioni della linea di costa, intervenute in prossimità di tutti i grossi comuni costieri, gli scarichi fognari, nonché l'azione deleteria di alcune attività di pesca sottocosta (strascico, pesca illegale dei datteri) ne stanno minando la sopravvivenza . Ritorneremo su questo argomento con una nostra proposta di istituzione di un parco naturalistico – archeologico sottomarino.

Torna inizio articolo

 

21 febbraio 2004 – pag. 6

 

Torna inizio pagina

   

La scheda del Posidoneto San Vito

A cura del Dott. Mauro Sasso

Responsabile del Gruppo Attivo WWF di Bisceglie

Le praterie sottomarine di Posidonia oceanica (Fanerogama marina, specie endemica del Mar Mediterraneo) ricoprono una superficie di 103 ettari da Barletta sino a Mola di Bari.

I confini sono stati esattamente individuati dalla Regione Puglia con Deliberazione dell G.R. n. 1157 / 2002 mediante la consultazione dello studio "Mappatura delle praterie di Posidonia oceanica lungo le coste delle regioni Liguria, Toscana, Lazio, Basilicata e Puglia" realizzato dal Ministero della Marina Mercantile - Ispettorato centrale per la difesa del mare, contenente carte nautiche in scala 1:25.000 secondo la proiezione di Mercatore e pubblicate a Fano nel 1991 (carte nautiche prodotte dall’Istituto Idrografico della Marina a Genova).

Dal punto di vista ecologico i posidoneti sono un ecosistema definito "maturo" che contribuiscono a stabilizzare i fondali, indurre l’intensità del moto ondoso, proteggere i litorali e produrre ossigeno e sostanza organica. Essi sono fondamentali per la sopravvivenza di numerose specie animali e vegetali che vivono sulle foglie, sui rizomi e prossime al substrato.

La non spiccata rigogliosità della prateria in questione lascia spazio sufficiente all’insediamento di alghe fotofile e di una biocenosi coralligena.

La Dir 92/43/CEE ha definito tale habitat in pericolo di estinzione in quanto estremamente sensibile e vulnerabile alle alterazioni ambientali.

Tra le cause di degrado della prateria sono da citare indubbiamente le modificazioni della linea di costa, intervenute in prossimità di tutti i grossi comuni costieri con la costruzione dei vari moli portuali. Non meno importanti sono da considerarsi tutti gli scarichi fognari, nonché l'azione deleteria di alcune attività di pesca sottocosta (strascico, pesca illegale dei datteri), da tempo insistenti sull’area marina.

Torna inizio articolo