L’ O P I N I O N E |
Le Rane di Luca Ronconi di Sebastiano Ramondetta |
Al teatro greco di Siracusa dal 17
maggio al 29 giugno vanno in scena “Il Prometeo incatenato” di Eschilo, “Le Baccanti”
di Euripide e “Le Rane” di Aristofane, per la regia di Luca Ronconi. La commedia di Aristofane è una
satira politica sul modo di governare la città. Due concezioni sono a
confronto: la politica basata sugli ideali, sulla nobiltà dell’animo,
sull’onestà intellettuale, e quella basata sulla democrazia, spesso corrotta,
demagogica, ma popolare. Il tema culturale che è alla base
della commedia è la lotta fra il vecchio e il nuovo. Di entrambi i sistemi
vengono presentati i pregi e i difetti. Alla fine Aristofane sceglie la
tradizione aristocratica, mostrando insofferenza non per la democrazia, ma
per le sue inevitabili degenerazioni. La scenografia rende in modo
stridente questo contrasto, accostando alla classicità del luogo strumenti
tecnologici moderni come gru, automobili, biciclette… Apprezzabile anche il
lavoro di sartoria antica-moderna. L’effetto complessivo presenta un ambiente
squallido, sporco, dove prevale il grigio; la fantasia ci porta alla routine
del lavoro quotidiano e la società è presentata come un’accozzaglia di
morti-viventi. Professionale è l’interpretazione
degli attori, un po’ meno quella del coro. Ma arriviamo alla questione più
spinosa: la regia e l’interpretazione di Luca Ronconi. C’è chi ha visto una critica a
Berlusconi e all’attuale governo; il regista non ne fa un mistero, anzi è
abbastanza esplicito, se si confronta il testo originale di Aristofane e le
interpolazioni del regista. Ma se Berlusconi rappresenta il “nuovo”, non è
chiaro chi rappresenti il “vecchio”. Certo non i passati governi di
centro-sinistra (progressisti), certo non i governi della prima repubblica,
spazzati da tangentopoli. E’ altresì improbabile che Ronconi si riferisca a
governi del periodo regio, perché troppo lontani nel tempo. Ci resta la sola
ipotesi che il “vecchio” sia una concezione utopistico-moralista della
politica, quella con la P maiuscola, la politica della coscienza e del
servizio. Ci perdoni Luca Ronconi se non la
pensiamo così. Noi riteniamo che il conflitto
vecchio-nuovo, conservatori-progressisti, genitori-figli sia un falso
conflitto, perché è esistito da sempre, sempre nella stessa forma. I figli
diventano genitori, i progressisti di oggi saranno i conservatori di domani.
Il mondo, la società e la politica in particolare si evolvono: il progresso
non può essere fermato, ogni idea nuova è un passo dell’umanità, non è meglio
o peggio (questo appartiene all’etica individuale e abbraccia sia il vecchio
che il nuovo). |