L'ETA' DI PANTALICA NORD-CALTAGIRONE
E'
la facies offertaci dalla necropoli Nord e Nord-Ovest e da una parte della
necropoli Sud. Vi rientrano la necropoli della Montagna di Caltagirone, una parte
delle tombe del Dessueri, almeno un corredo tombale della Rocca di Paternò, le
capanne del Sabbucina. Testimonianze di quest'età sono state trovate anche sul
San Mauro di Lentini.
Questo periodo
è caratterizzato da una ceramica tecnologicamente assai progredita, a
superficie monocroma rossa lucida, con decorazione fatta da fasce di solchi
sottili ravvicinati verticali. Le forme di essa, col frequente ricorrere di
altissimi steli tubolari, ma anche con la tendenza verso colli alti e sottili,
rappresentano l'evoluzione dei tipi che già caratterizzavano lo stile di
Thapsos. Altre forme sono evidenti imitazioni di prototipi micenei, soprattutto
del Miceneo III C.
Altrettanto
evidente è la duplice origine nella tipologia dei bronzi: spade e specchi. Fra
i nuovi tipi della bronzistica sono le fibule che prendono una larga diffusione
nell'abbigliamento. I tipi di fibule caratteristici di questa età sono quelli
ad arco di violino e ad arco semplice con noduli agli estremi.
Il primo
stanziamento sul sito di Pantalica è dovuto a genti portatrici di una facies
culturale che è quella caratterizzata dalla ceramica dello stile di Thapsos.
Se
per l'inizio della fase culturale di Pantalica I possiamo accettare la data di
Ellanico del 1270 circa a. C. e per la sua fine quella dataci da Tucidide del
1050 a. C., la sua durata è stata di più di due secoli.
Lo stato di
pericolo, che ha determinato la brusca interruzione della vita civile nella
fascia costiera e obbligato le popolazioni indigene a cercare scampo rifugiandosi
in posizioni più atte alla difesa, può essersi attenuato col tempo. Può essere
iniziata una fusione fra invasori e indigeni, si è determinata senza dubbio la
formazione di nuovi equilibri, di una nuova economia, alla quale i diversi
fattori e le diverse forze in gioco hanno contribuito.
Intanto
nel corso dei due secoli corrispondenti
al periodo di Pantalica I si sviluppano intorno a questa piccola capitale
alcuni minori centri satelliti, che gravitano senza dubbio su di essa. Uno di
questi è Rivettazzo in territorio di Solarino. Un altro è situato su un piccolo
sperone roccioso che si protende sul fondo del vallone di S. Giovanni in
Territorio di Ferla alla confluenza di due torrentelli. Un terzo potrebbe
essere quello di Palazzolo Acreide, attestato dalla necropoli di tombe a
grotticella artificiale della Pinita, aperte nelle balze che stanno di fronte
al sito della greca Akrai. Si tratta quindi sempre di insediamenti in zone
montane circostanti a Pantalica, il cui sito è scelto soprattutto in considerazione
delle esigenze di sicurezza e di difesa.