Durante la
prima età del bronzo, e cioè nel corso della prima metà del secondo millennio
a.C., fiorisce nella Sicilia sud-orientale la cultura di Castelluccio. Essa
prende il nome dall'insediamento situato su uno degli speroni del margine
meridionale dell'altipiano acrense, in territorio di Noto. Nella piccola valle
a fianco del villaggio, la Cava della Signora, si trova la più vasta necropoli
di questa facies culturale, costituita da 176 tombe a grotticella artificiale,
a forma di forno. Alcune tombe avevano l'apertura chiusa con lastre di calcare
scolpite con figurazioni simboliche spiraliformi. Una sola tomba è preceduta
all'esterno da un piccolo portico a quattro pilastri scolpiti nella viva
roccia.
Sono stati
scoperti in tutta la Sicilia orientale, meridionale e centrale numerosissimi
insediamenti riferibili a questa cultura: Calicantoni e Cava Lazzaro (Modica),
Petraro (Villasmundo), Branco Grande (S. Croce), Monte Casale, S. Basilio
(Scordia). Interessante è l'insediamento di Manfria (Gela) per il rinvenimento
di un gruppo di capanne di forma più o meno ovaleggiante, nelle quali fori
perimetrali per l'inserzione di pali rivelano una struttura lignea.
L'economia
di questa età sembra basata essenzialmente sull'agricoltura e sulla pastorizia,
ma anche talvolta sullo sfruttamento di altre risorse locali: a Petraro si
producevano macine, a Monte Sallia (Comiso) strumenti di selce. Vi erano dunque
artigiani organizzati ed un commercio interno fra villaggio e villaggio. Ma la
posizione di questi insediamenti non sembra invece rivelare una forte rilevanza
dei commerci marittimi, che sembra fosse, in questo periodo, monopolio di
Malta. Non sono state rinvenute ceramiche dipinte protomicenee in insediamenti
castellucciani, mentre sono abbondanti a Lipari.
La
cultura di Castelluccio ha avuto una lunga durata, forse più di cinque secoli.