Il Palazzo del
principe appartiene alla stessa età della necropoli Nord.
Sorge
sulla dorsale mediana che percorre longitudinalmente tutto l'altopiano di
Pantalica. E' costruito trasversalmente rispetto alla dorsale stessa, in un punto
ove essa è particolarmente stretta, (non più larga di una trentina di metri) e
l'Anaktoron la sbarra quasi completamente con la sua lunghezza, affacciandosi
col suo lato breve sul pendio meridionale. Il punto in cui sorge l'Anaktoron
non è peraltro il più dominante della
dorsale: il maggior rilievo che lo sovrasta da Occidente raggiunge la quota di
m. 472, mentre la quota del palazzo è di circa m. 408 s.l.m.
Il
vano meridionale (o vano A), è di grandiosa struttura megalitica, misurante
all'esterno m. 11,60 di fronte, e all'interno m. 8,50 x 8, un vano, cioè, della
superficie utile di almeno 68 mq. Qui
Paolo Orsi trovò le testimonianze di
una fonderia di bronzi, rappresentate da una zona carboniosa, da frammenti di
strumenti di bronzo destinati ad essere rifusi e di forme per la fusione.
Sul
lato lungo occidentale del palazzo, abbiamo la successione di tre vani
perfettamente identici fra loro, tutti misuranti all'interno m. 5,50 x 5,80 e
tutti e tre aprentisi all'esterno, con una porta sempre di dimensioni identiche
(luce m. 1,40) al centro della parete. Il vano E e l'identico e contrapposto
vano F, erano accessibili solo dall'esterno. L'edificio continuava ancora a NO
di E e di F con altri due vani, G e H, pressoché identici ad essi. Questa parte
del palazzo è la meno conservata e la più lacunosa. Vi potevano essere anche
altri due vani I ed L anche se di essi rimangono solo lievi tracce.
Solo
la parte meridionale del palazzo può essere considerata un alloggio in senso
moderno della parola. E' cioè costituita da vari ambienti (A, C, D) tutti
comunicanti attraverso il corridoio B e quindi di uso differenziato fra loro. I
quattro vani costituenti il corpo quadrato settentrionale, non erano, invece,
fra loro in comunicazione e si aprivano solo verso l'esterno. E' possibile che
fossero quindi dei depositi o magazzini per la conservazione delle provviste.
La
regolarità della pianta, la quasi assoluta identità di misure di diversi vani,
l'uniformità della struttura muraria indicano che ci troviamo di fronte ad una
struttura tutt'altro che primitiva, opera evidentemente di tecnici esperti.
Sembra assai verosimile l'ipotesi, formulata da Paolo Orsi, che la costruzione
sia dovuta ad artefici venuti dall'oriente miceneo, al soldo del principe
locale.
Oggi
l'Anaktoron ci appare inserito in un vasto complesso di sistemazioni
monumentali di cui esso rappresenta senza dubbio l'elemento essenziale e che
probabilmente sono subordinate ad esso. Infatti, a seguito degli scavi eseguiti
da Luigi Bernabò Brea dal 1962 al 1971, sono venute alla luce grandiose
strutture monumentali come i muraglioni sbarranti il pendio sottostante
l'Anaktoton.