Introduzione
I boschi
Le Cave
Le zone umide
Bibliografia
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Il rilievo degli
Iblei si estende quasi interamente nelle province di Ragusa e di Siracusa, ma
in quest’ultima assume gli aspetti più spettacolari e suggestivi con le innumerevoli
ed ampie fratture - localmente denominate Cave - che incidono il territorio a
volte profondamente, con andamento per lo più perpendicolare alle coste. Le
attuali profondità ed ampiezza delle cave sono dovute all’erosione dei corsi
d’acqua che vi scorrono, sia a carattere torrentizio, sia perenni.
La presenza dell’acqua, il grado
di umidità favorevole ed il clima piuttosto mite della zona, hanno
determinato all’interno delle cave la crescita di una lussureggiante e fitta
vegetazione, ancor oggi notevole, nonostante il generale degrado dovuto a
fattori di notoria conoscenza.
Discretamente estesi sono i boschi
spontanei a Querce, depauperati purtroppo ogni anno dagli incendi estivi ed ancor
oggi non tutelati da alcuna norma regionale e quindi soggetti a mutilazioni
incontrollate.
Lo spettacolo che offrono le cave
iblee, specialmente quelle del Siracusano, è particolare: dirupi e strapiombi
inaccessibili, grotte un tempo sommerse dal mare e prodighe di reperti
fossili spesso rari, grotte stalattitiche ancora intatte e ricche di
policrome concrezioni calcaree, ripari naturali di natura eolica, rara fauna
selvatica e la nominata fitta vegetazione con frutti e bacche commestibili,
erbe officinali e spesso con limpidi corsi d’acqua a fondo valle.
Ma oltre che nei panorami or sobri
e gradevoli, or di aspetto selvaggio ed orridi, i peculiari valori ambientali
del comprensorio ibleo sono da individuare anche nelle quercete spontanee
delle zone collinari e montane e delle cave maggiori, nella Macchia
mediterranea che ricopre le pareti di tutte le cave, nella vegetazione ripale
e sommersa dei fiumi, nei complessi ecosistemi di questi e delle zone umide
costiere, in alcuni lembi di costa con la tipica vegetazione a Gariga,
inquadrabile nell’associazione fitosociologica dell’Oleo-Ceratonion.
I boschi
I nostri boschi sono in prevalenza
a Quercus ilex (Leccio); notevoli quelli di Mandredonne, Cardinale, Baulì,
Costa Nespola in Val d’Anapo ed altri minori compresi nei territori di
Palazzolo Acreide, Noto, Cassaro, Ferla, Canicattini Bagni e Sortino.
I lecci vi assumono, assieme a
pochi esemplari di Quercus pubescens (Roverella), l’aspetto di grossi alberi
e presentano un sottobosco ricco di essenze caratteristiche quali Pistacia
lentiscus (Lentisco), Edera helix, Smilax aspera (Stracciabrache), Ruscus
aculeatus (Pungitopo), Asparagus acutifolius, Cyclamen repandum, Origanum
vulgare, ecc. Fra le essenze arboree vegetano anche le Phillyree, Ramnus
alaternus, Fraxinus ornus (Orniello), Pistacia terebintus (Pistacchio
selvatico).
Un bosco particolare è quello di
Ferla, ubicato fra questo Comune e quello di Sortino, denominato anche
Foresta Calcinara dall’omonimo fiume che vi nasce. Qui la Quercus pubescens è
predominante rispetto al Leccio ed occupa un areale ben distinto.
Il sottobosco è caratterizzato dai
Ciclamini, da alcune piccole Orchidee spontanee del genere Ophris, da Smilax
aspera, Iris sisyrinchium, Cistus villosus, Ruscus aculeatus molto diffuso,
Eryngium campestre in piccole localizzate distese e Calamintha officinalis
(Nepitella) piuttosto abbondante.
Altrettanto particolari sono i
boschi di Buccheri a Quercus suber (sughero) e gli altri a Quercus pubescens,
Quercus ilex, e sporadici esemplari di Quercus cerris (Cerro). Data l’altezza
vi vegetano anche Castagni e Noccioli, la rarissima Mespilus germanica
(Nespolo comune, ben diverso da Mespilus Japonica molto diffusa a dai frutti
commestibili) e l’Acer pseudoplatanus (Acero di monte).
Il sottobosco annovera fra le
principali essenze Smilax aspera, Rosa canina (Rosa selvatica nelle due
varietà bianca e rosa), Origanum vulgare, Acanthus mollis, Dryopteris
felix-mas (Felce).
Altri boschi sono già scomparsi o
in via di forte degrado, come quello di monte Pancali fra Pedagaggi e
Carlentini.
Le Cave
Nelle cave l’intrico della
vegetazione rende a volte impenetrabili anche brevi tratti siccome ostacolo
insormontabile: è questa la caratteristica della Macchia mediterranea di
basso fusto, vera e propria foresta inestricabile, che conferisce volare
considerevole ai luoghi ove alligna, sia per le specie vegetali che la
compongono, sia per le specie animali che vi si annidano, sia per la sua
benefica influenza assieme ai boschi sul clima, sulle precipitazioni e sull’aspetto
idrogeologico del territorio. Tale valore è ancora più accentuato in quelle
cave, in fondo alle quali scorre un corso d’acqua perenne o meno.
Per questo sono famose la valle
del Manghisi con la grandiosa Cava Grande, l’alta valle del fiume Anapo con i
contrafforti di Pantalica, le valli del Calcinara, dell’Irminio, del Tellaro,
dell’Asinaro ed altre cave minori quali San Marco, S. Lio, Cardinale, Cugno
Marino, Cava Bagni, Cava del Signore, ecc.
Tutte sono caratterizzate da
vegetazione ripale a fondo valle che assume aspetti arborei con Platanus
orientalis (val d’Anapo, Manghisi, Irminio, S. Lio), Salix pedicellata
(Anapo), Populus nigra e Populus alba (pioppi); aspetti cespugliosi con
Nerium oleander (Oleandro), Clematis vitalba, Mirtus communis, Equisetum
ramosissimum (coda cavallina), Solanum dulcamara, Dryopteris felix-mas,
Sambucus nigra, Adiantum capillus veneris (Capelvenere), ecc. Ed infine
aspetti erbacei con le piante igrofile Sparganium erectum e Tipha latifolia.
La vegetazione propria della
Macchia si estende sui fianchi ed oltre alle essenze già evidenziate per le
Quercete, è anche caratterizzata da Crataegus Oxyacantha (Biancospino),
Cistus incanus, Phlomis fruticosa (Salvione), Salvia triloba, Calicotome
infesta, ecc.
Nei dirupi rocciosi al di sotto
dell’altipiano si abbarbicano Putoria calabrica, Elicrisum scandens, Dianthus
carthusianorum (Garofano selvatico), Capparis spinosa e le gialle Euforbie
che tipicizzano in primavera il paesaggio siciliano in genere e le cave
siracusane in particolare.
Le zone umide
Questa indagine non può
prescindere da una seppur sommaria descrizione di alcuni biotopi pur sempre
nell’ambito del comprensorio ibleo, anche se giacenti in pianura: si tratta
di alcune zone umide costiere (Vendicari), pantani di Pachino, Saline di
Siracusa, foce dell’Anapo e del Ciane, foce del Tellaro, ecc.) e di alcuni
tratti di scogliera, il più importante dei quali senz’altro Murro di Porco,
ultima propaggine della penisola della Maddalena.
Le zone umide coinvolgono
molteplici valori: economico (salicoltura, piscicoltura), scientifico
(osservazione di uccelli migratori e studio del loro comportamento; presenza
di rari insetti, rettili ed anfibi), sportivo (canottaggio lungo gli ultimi
tratti dei fiumi). Sono degli immensi serbatoi d’acqua ed apportano il
benefico effetto termoregolatore ai terreni circostanti ed alle colture
specializzate.
Sono caratterizzate da bellezza di
paesaggio e di panorami, da facile accessibilità e fruibilità, dalla
peculiare vegetazione alofila (Salicornia fruticosa, Juncus subulatus, Inula
Chritmoides, Salsoda soda, ecc.). In particolare Vendicari presenta singolari
associazioni fitosociologiche quali Salicornietum radicantis, Suaedetum
maritimae, nonché essenze quali Junipersu macrocarpa (Ginepro coccolone) e
Pancratium maritimum (Giglio di mare), che conferiscono particolare valore
floristico alla zona.
L’Oleo-Ceratonion, particolare
alleanza fitosociologica rappresentata da Chamaerops humilis (Palma nana,
unica palma europea spontanea), Calicotome infesta, Pistacia lentiscus,
Myrtus communis, Sarcopoterium spinosum e Tymus capitatus, caratterizza Murro
di Porco, importante biotopo per l’osservazione e lo studio di uccelli
migratori, in particolare Passeriformi, mentre in altri ristretti lembi di
costa (che prudenzialmente non specifichiamo a scopo protezionistico) si
incontra la rara Aristolochia rotunda (Erba astrologa) dai fiori tubolari
gialli ed allungati con labbro bruno e la localizzatissima Iris pumila dai
vistosi fiori gialli.
Bibliografia
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AUTORI VARI: I pantani di Vendicari a cura dell’Ente Fauna
Siciliana, Natura e Montagna, 1985.
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