Abbiamo precedentemente conosciuto
gli aspetti floristici come peculiare valore ambientale del comprensorio
ibleo e ciò può essere senz’altro assunto a premessa per l’indagine sulla Fauna,
che limiteremo, però, all’altipiano acrense e cioè al territorio alto della
provincia di Siracusa compreso fra Palazzolo Acreide, Canicattini Bagni,
Noto, Cassaro, Ferla, Buscemi e Buccheri.
L’ambiente determina senza
eccezione alcuna la presenza e la permanenza delle specie animali, le quali
vi trovano le necessarie condizioni trofiche e climatiche per la
sopravvivenza e la prolificazione.
Quanto più l’ambiente è integro,
tanto più vi si determinano quegli equilibri biologici che consentono a
numerose specie di convivere e sopravvivere o in simbiosi o in rapporto di
predazione.
Quest’ultimo rapporto è il più
importante, quello fondamentale, nel quale il predatore (ad esempio carnivori
fra i mammiferi, rapaci fra gli uccelli) ha la funzione di limitare la
crescita numerica delle specie predate e nello stesso tempo quello di
mantenere le stesse specie fisicamente sane, dato che per lo più i predati
sono soggetti vecchi o in qualche modo tarati.
L’equilibrio eco-biologico dell’altipiano
acrense è ancora soddisfacente, anche se da tempo sono scomparse specie di
grande interesse (Avvoltoi) ed altre - di cui parleremo appresso - sono in
pericolo di declino.
Non ci occuperemo degli insetti,
data la vastità del discorso; accenneremo sommariamente ai principali rettili
ed anfibi; vedremo quali mammiferi sono presenti, ma soprattutto ci
interesseremo degli uccelli, che sono le specie più vistose ed appariscenti e
quelle più osservabili da chiunque.
Rettili e anfibi
Lungo i fiumi del comprensorio ed
i corsi d’acqua non perenni (Manghisi, Anapo, Cardinale, Baulì, S. Lio, ecc.)
si può incontrare il raro Colubro leopardino (Elaphe situla), uno dei più bei
serpenti italiani dal colore nocciola con sfumature gialle e rosa e disegni
neri; ma la specie più nota è la nera biscia d’acqua (Natrix natrix),
aggressiva ma innocua.
Poco numerosa è la Vipera
meridionale (Vipera aspis) localizzata nelle assolate pietraie
dell’altipiano. Il suo morso non è mortale, ma può provocare, se non curato
immediatamente, gravi lesioni al sistema nervoso.
Ovunque si incontrano le Lucertole
(Lacerta sicula), ma molto difficili sono da osservare il Gogilo (Chalcideus
ocellatus) - altra lucertola curiosa, tozza, dalle piccolissime zampe
esclusiva della Sicilia e della Sardegna - il Ramarro (Lacerta viridi) -
molto localizzato - e le tartarughe terrestri molto mimetiche.
Fra gli Anfibi sono comuni i Rospi
(Bufo bufo), le rane (Rana esculenta) e meno comuni e localizzate lungo i
maggiori fiumi (Anapo, Manghisi) le Raganelle (Hyla arborea).
Mammiferi selvatici
In Sicilia non abbiamo grandi
mammiferi selvatici: scomparsi ormai da tempo il Cervo, l’Orso bruno, il
Cinghiale ed il Lupo, attualmente il mammifero più vistoso e molto noto è la
Volpe (Vulpes vulpes): la specie è abbastanza diffusa sia in pianura, che
nelle alture, ma in queste ultime trova cibo e rifugio con più facilità. La
preda preferita sono i Conigli, ma l’animale non disdegna i frutti selvatici,
i rifiuti nelle discariche pubbliche, gli animali da cortile. Per tal motivo
è stata sempre perseguitata, specialmente dai cacciatori, che l’hanno
considerata e la considerano come una competitrice.
La Martora (Martes martes) è
divenuta piuttosto rara e limitata alle vallate più fitte ed impenetrabili;
anch’essa come la Volpe è una predatrice e quindi ritenuta nociva
ingiustamente e perseguitata, anche se l’attuale legislazione ne vieta
assolutamente la caccia.
Più comuni troviamo invece la
Lepre (Lepus europaeus), il Coniglio (Oryctolagus cuniculus), la Donnola (Mustela
nivalis) - piccolo mustelide carnivoro e aggressivo - il Riccio (Erinaceus
europaeus) e l’Istrice (Hystrix cristata), in netta ripresa anche per la
difficoltà che presenta la sua caccia, comunque attualmente vietata.
Mammiferi molto particolari sono i
Pipistrelli, animali volanti, di abitudini crepuscolari e notturne, abitatori
delle grotte e degli anfratti rocciosi ed alcuni (le Nottole) anche dei
centri abitati, distruttori di grandi quantità di insetti nocivi, sempre
protetti dalla legge.
Di irrilevante interesse, tranne
che per gli studiosi del settore sono, infine, i piccoli roditori (topi,
ratti, arvicole) abitatori soprattutto delle campagne, spesso nocivi, ma
sempre necessari per l’equilibrio biologico delle zone ospitanti.
Avifauna
Maggiore interesse e studio hanno,
però, sempre destato gli uccelli e la nostra provincia certamente è fra le
più ricche di Avifauna.
Oltre agli uccelli stanziali, cioè
che vi risiedono per tutto l’anno, il nostro territorio si arricchisce in
primavera delle specie che dalle zone calde dell’Africa si trasferiscono in
luoghi più ospitali per nidificare, mentre d’inverno ospita quelle che
d’inverno sfuggono i rigori invernali delle zone del Nord-Italia e
Nord-Europa per venire a trovare da noi clima più mite e più abbondanza di
cibo.
Sarebbe lungo enumerare tutte le
specie che si rinvengono come residenti o come migratrici nel comprensorio in
esame, per cui limiteremo la trattazione alle più tipiche e significative,
con qualche accenno a quelle rare o rarissime, che più o meno frequentemente
vi sono state e vi vengono tuttora osservate.
I più noti e familiari sono i
Passeri (Passer hispaniolensis), gli Storni (Sturnus unicolor residente e
Sturnus vulgaris migratore), i Rondoni (Apus apus), i Balestrucci (Delicon
urbica), i Cardellini (Carduelis carduelis) e le Gazze (Pica pica), che si
possono tutti osservare anche nei vari centri abitati (ad eccezione dello
Storno comune (Sturnus vulgaris), dove hanno trovato facilità di reperimento
di cibo, tranquillità, rifugio e difesa dai predatori.
Si tratta di uccelli comuni, che
si possono cioè trovare ovunque, in contrapposizione agli uccelli
specializzati che, invece, si trovano soltanto in un determinato habitat.
Fra le specie residenti quella
caratteristica, tipica, selvatica per eccellenza, autoctona, è la Coturnice
(Alectoris greca Witacheri), difficile da riprodurre in cattività ed in
diminuzione soprattutto per la contrazione delle colture estensive di cereali
(in particolare grano) attorno alle quali preferisce gravitare trovandovi il
necessario nutrimento.
Da tempo sono scomparsi gli
Avvoltoi (il grande Grifone - Gyps fulvus ed il più piccolo Capovacciaio -
Neophron percnoptyerus). Il fenomeno è però comune a tutta Italia ed
imputabile in gran parte alla contrazione della pastorizia ed all’attuazione
delle rigide norme igieniche in materia.
Sono diminuiti il Corvo imperiale
(Corvus corax) ed il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), uccello proprio dei
corsi d’acqua delle alture limpidi e scroscianti, molto diverso dal comune Merlo
(Turdus merula) noto a tutti.
Lungo i fiumi nidificano
regolarmente e discretamente la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), il
Porciglione (Ralus aquaticus), il Pendolino (Remiz pendulinus) - piccolo uccelletto
dai colori vivaci - la Ballerina gialla (Moticilla cinerea) dalla lunga coda,
elegante e colorata, il Martin pescatore (Alcedo atthis) dagli accesi colori
azzurro e rosso mattone ed il piccolissimo Usignolo di fiume (Cettia cettii)
abitatore anche delle zone umide.
Nei boschi e nella Macchia
mediterranea troviamo le silvie, piccoli ed attivi insettivori molto utili
alle piante ed all’agricoltura per il loro ruolo ecologico: Occhiocotto
(Sylvia melanocephala), Capinera (Sylvia atricapilla), Usignolo (Luscinia
megarhynchos), Cinciallegra (Parus major), Cinciarella (Parus ceruleus) ed il
minuscolo Codibugnolo (Aegithalos caudatus) nella tipica sottospecie
siciliana.
Fra gli uccelli di mole più grossa
vi troviamo il Colombaccio (Columba palumbus), la Tortora (Streptopelia
turtur), la Ghiandaia (Garrulus glandarius), il Rigogolo (Oriolus oriolus) e
nelle zone circostanti più aperte l’Upupa (Upupa epops) dalla cresta erettile
e dal volo di farfalla.
D’inverno arrivano i Tordi (Turdus
viscivorus e Turdus musicus) e le Beccacce (Scolopax rusticola), a volte
numerosi, irresistibile richiamo per gli appassionati di caccia.
Nei dirupi rocciosi nidificano la
Taccola (Corvus monedula), il Passero solitario (Turdus torquatus) ed i
rapaci diurni: Falco pellegrino (Falco peregrinus) e Falco Lanario (Falco
biarmicus) poco numerosi; Poianna (Buteo buteo), Gheppio (Falco tinnunculus)
e Grillaio (Falco tinnunculoides) più diffusi.
Ancora in buon numero sono i
Rapaci notturni: Barbagianni (Tyto alba) che nidifica nei vecchi caseggiati
di campagna; Allocco (Strix aluco) dai grossi occhi neri, abitatore dei
luoghi a forte vegetazione; Civetta (Athene noctua), abitatrice anche dei
centri abitati e Assiolo (Otus scops), che nidifica nel tronco cavo degli
alberi. Il grosso Gufo reale (Bubo bubo) è divenuto molto raro e localizzato
ed è probabile la sua imminente scomparsa dal comprensorio.
Una particolare attenzione merita,
fra i Rapaci diurni, l’Aquila del Bonelli (Hieraetus fasciatua), della quale
forse nidificavano ancora un paio di coppie dislocate nelle zone più impervie
ed inaccessibili di Val d’Anapo e Cava Grande.
Quest’Aquila è un’imponente
predatrice, più piccola dell’Aquila reale, e si nutre in prevalenza di
Conigli selvatici. Purtroppo da alcuni anni subisce le conseguenze deleterie
di tutti quei fenomeni di inquinamento atmosferico e terrestre: uso di
pesticidi e biocidi, crisi dell’agricoltura estensiva ed anche pressione
venatoria illegale, che hanno inferto e continuano ad arrecare alla Fauna
selvatica in genere ed ai Rapaci in particolare danni sempre più
irreparabili.
Rapaci diurni e notturni godono
oggi di particolare protezione (purtroppo solo sulla carta) data l’importanza
del loro ruolo ecologico: i primi limitano, tra l’altro, i rettili e quindi
anche le Vipere; i secondi limitano i ratti, i topi e le arvicole, specie
tutte nocive all’agricoltura.
Nelle zone pianeggianti ed
alberate nidificano la Cappellaccia (Calerida cristata), lo Strillozzo
(Emberizza calandra), l’Allodola (Alauda arvensis) e la Calandra (Melanocoripha
calandra) specie cosiddette terragnole in quanto vivono quasi esclusivamente
a terra ed hanno piumaggio quasi uniforme e mimetico con la terra; la Zigolo
nero (Emberiza cirlus), il variopinto Fringuello (Fringilla coelebs) e
l’invadente Cornacchia grigia (Corvus corone).
In ultimo occorre evidenziare che
nel comprensorio in esame compaiono di tanto in tanto nei periodi di
migrazione uccelli anche molto rari per le nostre zone, quali l’Aquila
imperiale (Aquila heliaca), l’Aquila di mare (Haliaetus albicilla), l’Aquila
minore (Hieraetus pennatus), la Gru (Melagornis grus) e la Cicogna bianca
(Ciconia ciconia).
Bibliografia
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COVA C.: Atlante degli uccelli italiani - Milano, 1969.
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dell’Università di Catania, 1978.
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VAURIE C.: The Birds of the Paleartic
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