La Fauna dell’ Altopiano Ibleo

di Salvatore Baglieri

 

Introduzione

 

 

 

 

Introduzione

Rettili e anfibi

Mammiferi selvatici

Avifauna

Bibliografia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Abbiamo precedentemente conosciuto gli aspetti floristici come peculiare valore ambientale del comprensorio ibleo e ciò può essere senz’altro assunto a premessa per l’indagine sulla Fauna, che limiteremo, però, all’altipiano acrense e cioè al territorio alto della provincia di Siracusa compreso fra Palazzolo Acreide, Canicattini Bagni, Noto, Cassaro, Ferla, Buscemi e Buccheri.

L’ambiente determina senza eccezione alcuna la presenza e la permanenza delle specie animali, le quali vi trovano le necessarie condizioni trofiche e climatiche per la sopravvivenza e la prolificazione.

Quanto più l’ambiente è integro, tanto più vi si determinano quegli equilibri biologici che consentono a numerose specie di convivere e sopravvivere o in simbiosi o in rapporto di predazione.

Quest’ultimo rapporto è il più importante, quello fondamentale, nel quale il predatore (ad esempio carnivori fra i mammiferi, rapaci fra gli uccelli) ha la funzione di limitare la crescita numerica delle specie predate e nello stesso tempo quello di mantenere le stesse specie fisicamente sane, dato che per lo più i predati sono soggetti vecchi o in qualche modo tarati.

L’equilibrio eco-biologico dell’altipiano acrense è ancora soddisfacente, anche se da tempo sono scomparse specie di grande interesse (Avvoltoi) ed altre - di cui parleremo appresso - sono in pericolo di declino.

Non ci occuperemo degli insetti, data la vastità del discorso; accenneremo sommariamente ai principali rettili ed anfibi; vedremo quali mammiferi sono presenti, ma soprattutto ci interesseremo degli uccelli, che sono le specie più vistose ed appariscenti e quelle più osservabili da chiunque.

 

Rettili e anfibi

Lungo i fiumi del comprensorio ed i corsi d’acqua non perenni (Manghisi, Anapo, Cardinale, Baulì, S. Lio, ecc.) si può incontrare il raro Colubro leopardino (Elaphe situla), uno dei più bei serpenti italiani dal colore nocciola con sfumature gialle e rosa e disegni neri; ma la specie più nota è la nera biscia d’acqua (Natrix natrix), aggressiva ma innocua.

Poco numerosa è la Vipera meridionale (Vipera aspis) localizzata nelle assolate pietraie dell’altipiano. Il suo morso non è mortale, ma può provocare, se non curato immediatamente, gravi lesioni al sistema nervoso.

Ovunque si incontrano le Lucertole (Lacerta sicula), ma molto difficili sono da osservare il Gogilo (Chalcideus ocellatus) - altra lucertola curiosa, tozza, dalle piccolissime zampe esclusiva della Sicilia e della Sardegna - il Ramarro (Lacerta viridi) - molto localizzato - e le tartarughe terrestri molto mimetiche.

Fra gli Anfibi sono comuni i Rospi (Bufo bufo), le rane (Rana esculenta) e meno comuni e localizzate lungo i maggiori fiumi (Anapo, Manghisi) le Raganelle (Hyla arborea).

 

Mammiferi selvatici

In Sicilia non abbiamo grandi mammiferi selvatici: scomparsi ormai da tempo il Cervo, l’Orso bruno, il Cinghiale ed il Lupo, attualmente il mammifero più vistoso e molto noto è la Volpe (Vulpes vulpes): la specie è abbastanza diffusa sia in pianura, che nelle alture, ma in queste ultime trova cibo e rifugio con più facilità. La preda preferita sono i Conigli, ma l’animale non disdegna i frutti selvatici, i rifiuti nelle discariche pubbliche, gli animali da cortile. Per tal motivo è stata sempre perseguitata, specialmente dai cacciatori, che l’hanno considerata e la considerano come una competitrice.

La Martora (Martes martes) è divenuta piuttosto rara e limitata alle vallate più fitte ed impenetrabili; anch’essa come la Volpe è una predatrice e quindi ritenuta nociva ingiustamente e perseguitata, anche se l’attuale legislazione ne vieta assolutamente la caccia.

Più comuni troviamo invece la Lepre (Lepus europaeus), il Coniglio (Oryctolagus cuniculus), la Donnola (Mustela nivalis) - piccolo mustelide carnivoro e aggressivo - il Riccio (Erinaceus europaeus) e l’Istrice (Hystrix cristata), in netta ripresa anche per la difficoltà che presenta la sua caccia, comunque attualmente vietata.

Mammiferi molto particolari sono i Pipistrelli, animali volanti, di abitudini crepuscolari e notturne, abitatori delle grotte e degli anfratti rocciosi ed alcuni (le Nottole) anche dei centri abitati, distruttori di grandi quantità di insetti nocivi, sempre protetti dalla legge.

Di irrilevante interesse, tranne che per gli studiosi del settore sono, infine, i piccoli roditori (topi, ratti, arvicole) abitatori soprattutto delle campagne, spesso nocivi, ma sempre necessari per l’equilibrio biologico delle zone ospitanti.

 

Avifauna

Maggiore interesse e studio hanno, però, sempre destato gli uccelli e la nostra provincia certamente è fra le più ricche di Avifauna.

Oltre agli uccelli stanziali, cioè che vi risiedono per tutto l’anno, il nostro territorio si arricchisce in primavera delle specie che dalle zone calde dell’Africa si trasferiscono in luoghi più ospitali per nidificare, mentre d’inverno ospita quelle che d’inverno sfuggono i rigori invernali delle zone del Nord-Italia e Nord-Europa per venire a trovare da noi clima più mite e più abbondanza di cibo.

Sarebbe lungo enumerare tutte le specie che si rinvengono come residenti o come migratrici nel comprensorio in esame, per cui limiteremo la trattazione alle più tipiche e significative, con qualche accenno a quelle rare o rarissime, che più o meno frequentemente vi sono state e vi vengono tuttora osservate.

I più noti e familiari sono i Passeri (Passer hispaniolensis), gli Storni (Sturnus unicolor residente e Sturnus vulgaris migratore), i Rondoni (Apus apus), i Balestrucci (Delicon urbica), i Cardellini (Carduelis carduelis) e le Gazze (Pica pica), che si possono tutti osservare anche nei vari centri abitati (ad eccezione dello Storno comune (Sturnus vulgaris), dove hanno trovato facilità di reperimento di cibo, tranquillità, rifugio e difesa dai predatori.

Si tratta di uccelli comuni, che si possono cioè trovare ovunque, in contrapposizione agli uccelli specializzati che, invece, si trovano soltanto in un determinato habitat.

Fra le specie residenti quella caratteristica, tipica, selvatica per eccellenza, autoctona, è la Coturnice (Alectoris greca Witacheri), difficile da riprodurre in cattività ed in diminuzione soprattutto per la contrazione delle colture estensive di cereali (in particolare grano) attorno alle quali preferisce gravitare trovandovi il necessario nutrimento.

Da tempo sono scomparsi gli Avvoltoi (il grande Grifone - Gyps fulvus ed il più piccolo Capovacciaio - Neophron percnoptyerus). Il fenomeno è però comune a tutta Italia ed imputabile in gran parte alla contrazione della pastorizia ed all’attuazione delle rigide norme igieniche in materia.

Sono diminuiti il Corvo imperiale (Corvus corax) ed il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), uccello proprio dei corsi d’acqua delle alture limpidi e scroscianti, molto diverso dal comune Merlo (Turdus merula) noto a tutti.

Lungo i fiumi nidificano regolarmente e discretamente la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), il Porciglione (Ralus aquaticus), il Pendolino (Remiz pendulinus) - piccolo uccelletto dai colori vivaci - la Ballerina gialla (Moticilla cinerea) dalla lunga coda, elegante e colorata, il Martin pescatore (Alcedo atthis) dagli accesi colori azzurro e rosso mattone ed il piccolissimo Usignolo di fiume (Cettia cettii) abitatore anche delle zone umide.

Nei boschi e nella Macchia mediterranea troviamo le silvie, piccoli ed attivi insettivori molto utili alle piante ed all’agricoltura per il loro ruolo ecologico: Occhiocotto (Sylvia melanocephala), Capinera (Sylvia atricapilla), Usignolo (Luscinia megarhynchos), Cinciallegra (Parus major), Cinciarella (Parus ceruleus) ed il minuscolo Codibugnolo (Aegithalos caudatus) nella tipica sottospecie siciliana.

Fra gli uccelli di mole più grossa vi troviamo il Colombaccio (Columba palumbus), la Tortora (Streptopelia turtur), la Ghiandaia (Garrulus glandarius), il Rigogolo (Oriolus oriolus) e nelle zone circostanti più aperte l’Upupa (Upupa epops) dalla cresta erettile e dal volo di farfalla.

D’inverno arrivano i Tordi (Turdus viscivorus e Turdus musicus) e le Beccacce (Scolopax rusticola), a volte numerosi, irresistibile richiamo per gli appassionati di caccia.

Nei dirupi rocciosi nidificano la Taccola (Corvus monedula), il Passero solitario (Turdus torquatus) ed i rapaci diurni: Falco pellegrino (Falco peregrinus) e Falco Lanario (Falco biarmicus) poco numerosi; Poianna (Buteo buteo), Gheppio (Falco tinnunculus) e Grillaio (Falco tinnunculoides) più diffusi.

Ancora in buon numero sono i Rapaci notturni: Barbagianni (Tyto alba) che nidifica nei vecchi caseggiati di campagna; Allocco (Strix aluco) dai grossi occhi neri, abitatore dei luoghi a forte vegetazione; Civetta (Athene noctua), abitatrice anche dei centri abitati e Assiolo (Otus scops), che nidifica nel tronco cavo degli alberi. Il grosso Gufo reale (Bubo bubo) è divenuto molto raro e localizzato ed è probabile la sua imminente scomparsa dal comprensorio.

Una particolare attenzione merita, fra i Rapaci diurni, l’Aquila del Bonelli (Hieraetus fasciatua), della quale forse nidificavano ancora un paio di coppie dislocate nelle zone più impervie ed inaccessibili di Val d’Anapo e Cava Grande.

Quest’Aquila è un’imponente predatrice, più piccola dell’Aquila reale, e si nutre in prevalenza di Conigli selvatici. Purtroppo da alcuni anni subisce le conseguenze deleterie di tutti quei fenomeni di inquinamento atmosferico e terrestre: uso di pesticidi e biocidi, crisi dell’agricoltura estensiva ed anche pressione venatoria illegale, che hanno inferto e continuano ad arrecare alla Fauna selvatica in genere ed ai Rapaci in particolare danni sempre più irreparabili.

Rapaci diurni e notturni godono oggi di particolare protezione (purtroppo solo sulla carta) data l’importanza del loro ruolo ecologico: i primi limitano, tra l’altro, i rettili e quindi anche le Vipere; i secondi limitano i ratti, i topi e le arvicole, specie tutte nocive all’agricoltura.

Nelle zone pianeggianti ed alberate nidificano la Cappellaccia (Calerida cristata), lo Strillozzo (Emberizza calandra), l’Allodola (Alauda arvensis) e la Calandra (Melanocoripha calandra) specie cosiddette terragnole in quanto vivono quasi esclusivamente a terra ed hanno piumaggio quasi uniforme e mimetico con la terra; la Zigolo nero (Emberiza cirlus), il variopinto Fringuello (Fringilla coelebs) e l’invadente Cornacchia grigia (Corvus corone).

In ultimo occorre evidenziare che nel comprensorio in esame compaiono di tanto in tanto nei periodi di migrazione uccelli anche molto rari per le nostre zone, quali l’Aquila imperiale (Aquila heliaca), l’Aquila di mare (Haliaetus albicilla), l’Aquila minore (Hieraetus pennatus), la Gru (Melagornis grus) e la Cicogna bianca (Ciconia ciconia).

 

Bibliografia

 

   ARRIGONI DEGLI ODDI: Ornitologia italiana - Milano, 1929.

   COVA C.: Atlante degli uccelli italiani - Milano, 1969.

   GIGLIOLI H. Avifaune locali - Inchiesta ornitologica - 1890

   FAGOTTO F. - BAGLIERI S.: Uccelli nidificanti e ambiente dell’alta valle dell’Anapo, Periodico dell’Istituto di Biologia animale dell’Università di Catania, 1978.

   MARTORELLI G.: Gli uccelli d’Italia - Catania, 1960.

   RIERA E.: Note sugli uccelli osservati nella provincia di Siracusa - Rivista It. Di Ornitologia, Anno VII, n. 1, 1923.

   VAURIE C.: The Birds of the Paleartic Fauna, Vol I (Passeriformes) - 1959-65.