Il fiume Anapo
nella letteratura |
Tra i comuni di Sortino, Ferla, Cassaro, Buscemi e Palazzolo
Acreide, la cosiddetta zona montana della provincia di Siracusa, si snoda in
mezzo ad una natura di incontaminata purezza la suggestiva vallata del fiume
Anapo, importantissima sia da una punto di vista naturalistico che
paesaggistico e dichiarata, nel tratto della vecchia linea ferrata Siracusa -
Ragusa - Vizzini, di notevole interesse pubblico. L’Anapo il cui nome, di origine
greca, significa invisibile, nasce nel territorio di Palazzolo Acreide dalle
sorgenti di Guffari sul Monte Lauro, la cima più alta dei monti Iblei (mt.
986 s.l.m.), famosi nell’antichità classica per il loro miele (anche allora
ricchi di cespugli di timo selvatico, il miglior pascolo per le api), e dopo
circa 40 km, attraverso le gole di Pantalica e tutta la suggestiva vallata
che dal fiume prende il nome, scende per l’irrigua pianura di Siracusa
attraverso il Pantano Grande (la antica Syraka), ora prosciugato, e si versa
nelle acque del Porto Grande di Siracusa a fianco del Ciane, piccolo e breve
fiume che, alimentato da una fonte della stessa acqua dell’Anapo, è
conosciuto in tutto il mondo per il papiro che cresce spontaneamente lungo le
sponde. L’acquedotto Galermi
Le acque dell’Anapo, assieme a
quelle di piccoli affluenti quali il Bottiglieria, il Ciccio ed il Costa Giardini,
furono utilizzate e sono tuttora utilizzate per risolvere i problemi
dell’approvvigionamento idrico per uso potabile ed irriguo di Siracusa;
infatti sin dalla colonizzazione greca il canale di Galermi, un lungo
acquedotto costruito in massima parte in gallerie scavate nella roccia,
adduceva le acque sino alla vasca di distribuzione sita a Siracusa in
contrada Teracati. La sua costruzione si fa risalire
a Gelone il quale, secondo la tradizione, utilizzò in buona parte come
manodopera i Cartaginesi vinti nella battaglia di Imera nel 480 a.C. e fatti
schiavi. Le difficoltà incontrate dai
progettisti nello studio e nella costruzione del canale Galermi furono
notevoli. Infatti occorre tenere presente
che la zona attraversata dal canale è impervia, difficilmente praticabile ed
interrotta da profondi burroni e dalle montagne. Il luogo di presa delle acque fu
originariamente stabilito nel rio Bottiglieria, vicino alla sua confluenza
con l’Anapo, mentre attualmente è situato sull’Anapo in contrada Fusco di Sortino Il primo problema da risolvere fu
quello di mantenere, compatibilmente con gli ostacoli naturali del terreno,
il tracciato e la pendenza necessaria per giungere sino alla vasca di
distribuzione. Questo problema venne risolto con
il sistema dei pozzi, cioè venne fissata esternamente la loro ubicazione e
successivamente venne eseguito lo scavo sino alla profondità voluta
stabilendo in tal modo tanti punti fissi che determinarono la pendenza del
canale sotterraneo e quindi dal fondo dei pozzi si scavarono i bracci delle
gallerie tra di loro compresi. Tale tecnica di costruzione è
peraltro confermata da deviamenti e gallerie, poi abbandonate, dovute ad
errori di direzione in cui incorsero gli scavatori. I pozzi sono tuttora esistenti ed
è possibile accedervi mediante delle caratteristiche scalette scavate nella
viva parete. Il canale, che nella maggior parte
del suo corso segue quello dell’Anapo mantenendosi per la sua pendenza ad una
rilevante altezza rispetto al letto del fiume, ogni volta che incontra un
vallone d’erosione lascia la sponda del fiume e segue l’andamento del
vallone. Tali deviazioni, quindi, che
secondo l’ampiezza del vallone arrivano anche a lunghezze di alcune centinaia
di metri, sono numerose e allungano in tortuosi giri il corso del canale. Per lo scavo dell’alveo in roccia
oltre che allo scalpello sembra che si sia usato il cosiddetto sistema del
calcinamento e cioè l’accensione di grandi fuochi che, specialmente nei
tratti in galleria, riscaldavano la roccia rendendone molto più semplice il
taglio. Nel secolo scorso il canale veniva
chiamato saja (che in dialetto siciliano indica un canale in terra o in
muratura che conduca acqua per irrigazione) della Bella Femmina. Il nome Galermi, infatti, è stato
dato recentemente, creando peraltro confusione con l’acquedotto del Ninfeo
lungo circa 1000 mt, detto anche Galermi, che, partendo dal pozzo De
Franchis, sito alla traversa Pizzuta, nel territorio di Siracusa, sbocca al
di sopra del Teatro Greco. Il canale Galermi, opera mirabile
dell’ingegneria idraulica greca, è attualmente di proprietà demaniale ed è
tuttora utilizzato per scopi irrigui. E’ possibile percorrere le
gallerie, scavate nella roccia viva, che costituiscono uno degli aspetti più
interessanti della valle dell’Anapo. Il fiume Anapo nella letteratura
Il fiume Anapo, notissimo presso
gli antichi e sulle cui rive - ha scritto G.A. Borghese - l’Arcadia
Primigenia risuscita e trova la sua parola, le favole scendono agli uomini,
ed essi senza fatica, quasi librandosi van loro incontro, è stato cantato da
poeti e ricordato da storici di ogni periodo come Tucidide, Plutarco, Livio,
Eliano, Silio, Ovidio che nelle Metamorfosi narra del mito di Anapo a Ciane,
canto di amore fra gli elementi della natura, cantato anche da D’Annunzio
nelle Laudi. All’inizio il fiume è povero di
acque che però aumentano grazie all’apporto di numerosi affluenti che,
alimentati da molte sorgenti perenni, si trovano quasi tutti nel tratto di
fiume che attraversa la valle compreso tra l’origine e la confluenza del rio
Costa Giardini in contrada Fusco nel territorio di Sortino. La linea ferrata
Un lungo sentiero bianco percorre
l’intera valle dell’Anapo a mezza costa ora da un lato, ora da un altro: è il
vecchio tracciato della linea ferrata a scartamento ridotto Siracusa - Ragusa
- Vizzini che, partendo dalla stazione di Siracusa Nuova, vicino alla
stazione centrale e dopo le fermate di Cifali (km. 5,2) a servizio di
contrade rurali, di Giustiniani (km. 9,2) in aperta campagna ed adiacente al
passaggio a livello sulla S.S. 124, di Floridia (km. 13,4), di S. Paolo
Solarino (km. 17,8), risaliva, sorpassando il vallone Bernardo, la valle,
giungendo alla stazione di Sortino Fusco (km. 28,5), da dove ripartiva su un
tracciato tortuoso attraverso la valle strettissima e, scavalcando tre volte
l’Anapo, giungeva alla fermata di Necropoli Pantalica (km. 32,5). Giuseppe Agnello scrisse che è
dopo la stazione di Sortino che la valle diventa sommamente pittoresca. La linea scorre serpeggiante sugli
stretti argini, fiancheggiati sempre da pareti a picco che sospendono sul
capo la minaccia di grossi blocchi, fermi sui ciglioni come per miracolo di
statica. Il treno attacca faticosamente la
salita, portandosi attraverso una serie di brevi gallerie, di arditi
viadotti, di risvolte tortuose sulle opposte sponde del fiume, il quale ci
accompagna col tenue mormorio delle sue acque ravvivato dai riflessi di una
ricca vegetazione che si abbarbica capricciosa persino sugli interstizi
rocciosi di burroni e delle forre profonde. Dalla stazione di Necropoli
Pantalica, nella suggestione di un ambiente eccezionale, si raggiungeva la
stazione di Giambra (km. 36,1), che serviva affinché il treno potesse
rifornirsi di acqua; la linea ferrata proseguiva superando le stazioni di
Cassaro - Ferla (km. 42,1), di Palazzolo Acreide (km. 49,9), di Buscemi (km.
51,9) sino al bivio Giarratana (66,4), dove si biforcava raggiungendo Ragusa
e Vizzini. Inaugurata il 19-7-1915, dopo
oltre trent’anni di accese discussioni (il primo progetto di massima redatto
da Luigi Mauceri è del 1884), con la attivazione del primo tronco Siracusa -
Solarino, la ferrovia Siracusa - Ragusa - Vizzini venne interamente attivata
al servizio pubblico il 26-7-1923 e raggiunse il massimo della sua valorizzazione
nel 1933, quando il Re Vittorio Emanuele III si recò, facendo uso del trenino
alla Necropoli di Pantalica. Durante l’ultima guerra la piccola
ferrovia venne requisita dalle truppe alleate per il trasporto di uomini e
materiali verso la roccaforte di Palazzolo che venne conquistata, con
gravissime perdite, tra l’1 ed il 5 agosto 1943. Dopo oltre quaranta anni di
attività alle ore 9,30 del 30-6-1956 l’ultimo treno, cedendo il passo ai
mezzi di trasporto su strada, giunse alla stazione di Siracusa Nuova. Furono smontate e portate via
tutte le traversine di legno, i binari, i bulloni e rimase solo quel lungo
sentiero bianco, acquistato successivamente dalla provincia, interamente
percorribile anche se con grosse difficoltà in automobile, che offre la possibilità
di immergersi in un ambiente ancora integro, che ha bisogno però di essere
necessariamente tutelato e salvaguardato. L’insediamento di Pantalica
Ancora prima della colonizzazione
greca, in una prima fase databile tra il 1270 ed il 1000 a.C., la valle era
abitata da popolazioni che, abbandonate le piane costiere, si rifugiarono
sulle impervie montagne, come testimoniano le vaste necropoli di grotticelle
artificiali di Pantalica e gli imponenti resti archeologici tuttora visibili,
che dimostrano l’esistenza di centri urbani abbastanza popolosi. Per approfondire la conoscenza
storica e archeologica di Pantalica, fare clic sull’icona. Bibliografia
AVOLIO G.: La ferrovia Siracusa - Vizzini - considerazioni
tecniche ed economiche. Napoli, 1902. CARELLA A.: La valle dell’Anapo e le antichità di Pantalica, a
cura della S.A. per le ferrovie secondarie della Sicilia - Ferrovia
Siracusa-Ragusa-Vizzini. Catania, 1939. |