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ï ATTENZIONE ð

SONO TORNATI I

 GREEN DAY

<< Riusciranno ancora a stupirci con il nuovo album "WARNING" ? >>

Tutto comincia nella metà degli anni '80 a Berkeley, deprimente borgo di Rodeo Drive, in California. Billie Joe Armstrong, che faceva musica da quando aveva dodici anni, conosce Mike Dirnt, al secolo Pitchard, ed un certo John Kiffmeyer: nascono i cosiddetti "Sweet Children". E così per anni le feste di compleanno, i party e le serate nei club finché cambiano il loro nome in Green Day: il direttore della "Lookout! Records" decide di audizionarli, rimane impressionato dalla loro grinta e li mette sotto contratto. Subito nasce il primo album: il nome è 1,039/Smoothed Out Slappy Hours (1990). Il loro pop-punk-rock ha un buon successo, con un dignitoso tour che li porterà anche in Europa. Tra il '90 ed il '91 John lascia il gruppo; il nuovo batterista sarà un ragazzo dal nome altisonante: Frank Edward Wright III, che prenderà il soprannome di Tre Cool. Questo giovanotto sembra dare ai Green Day il tocco di qualità: il nuovo album Kerplunk (1991) infatti presenta notevoli punti rilevanti, con un ottimo rock, puro ed energico. Nei tre anni seguenti arriva un radicale cambiamento per i tre di Berkeley: compiono il grande passo affidandosi alla "Reprise".

Con il loro primo album sotto questa etichetta esplodono: l'album Dookie (1994) vende ben dodici milioni di copie, grazie soprattutto al singolo di punta, il celebre Basket case. I Green Day diventano un fenomeno alla moda e il punk ritorna nell'amata California. Il lavoro successivo, Insomniac (1995), vende "solo" 5 milioni di copie, ma dimostra che i tre sono veramente bravi nel loro genere: è ovvio che chi ama la musica commerciale ne rimanga deluso. Durante il tour di Insomniac il trio viene anche in Italia, a Milano, dove raccoglie oltre 13 mila spettatori. Nimrod, uscito ad Ottobre '97, conferma l’imprevedibilità della band, che inserisce, nei pezzi urlanti e velocissimi, flicorni e violini. Degno di nota l'inizio del primo singolo Hitchin' a ride, che parte proprio con un violino ma che termina con uno "SHIT" ad altissima voce, mentre è una piacevolissima sorpresa la melodica canzone Time of your life.

Ora i tre ragazzi californiani hanno detto addio alla rabbia adolescenziale e alla loro voglia di essere perennemente contro. Perché sono alla soglia dei trent’anni e il punk rock, ormai, è roba vecchia.. Perché i Green Day hanno studiato Bob Dylan e si sente. Basta ascoltare la ballata Hold On e Misery, il vero colpo di genio dell’album: folk, intensa, memorabile. Non mancano tuttavia i commenti ironici alla solita mania di spendere degli americani (Fashion Victim) e il richiamo al caro vecchio surf rock degli anni ’60 (Dadbeat). L’unico pezzo che mantiene i contatti col passato è Minority, trasmesso dalle radio italiane ormai da mesi. Warning (la cui traduzione in italiano è appunto "attenzione") dà il titolo al loro sesto album ed è potente, melodica, ottimistica. Il messaggio è chiaro ed è rivolto a tutti, sia alle band rivali (in particolare ai "cugini" Offsprings), sia a quelli che la musica l’ascoltano e basta:

ATTENZIONE: I GREEN DAY SONO TORNATI !!!

 

 

 

 

Warning (2000)
Reprise Records

 

  1. Warning
  2. Blood, Sex, and Booze
  3. Church On Sunday
  4. Fashion Victim
  5. Castaway
  6. Misery

 

  7. Deadbeat Holiday
  8. Hold On
  9. Jackass
10. Waiting
11. Minority
12. Macy's Day Parade

 

Spero di avere soddisfatto la vostra "fame" di notizie su uno dei miei gruppi preferiti (se vi interessano gli album precedenti io li ho tutti...).

L'indirizzo stavolta non lo scrivo perché tanto "pirate" (trad. it. dal ferrarese: "siete pigri e non avete voglia") a mandarmi una e-mail, e di conseguenza "piro" anch'io a scrivere...

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