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Messaggio del "Subcoyote" Alberto Ruz Bonfil (*) (Leader cerimoniale della Nazione Arcobaleno) Venezuela, 21/12/2001 - Solstizio d'Inverno A meno di 24 ore dal mio arrivo in Ecuador mi reintegro nella Carovana, nella Casona Barrial di Guapulo, bella zona residenziale di Quito; sono qui dopo cinque settimane trascorse in Venezuela, con un equipaggio quasi completamente nuovo, composto da sei teatranti colombiani di Bogotà, una famiglia canadese di tre persone, una guerriera ungherese, una ballerina nordamericana, un artista di strada peruviano - che si sono uniti ai più esperti Jason e Penelope, Moapo e Imaru, con noi dal Venezuela - e ad un gruppo di seconda generazione: Juan, Doraluz, el Duende, colombiani; Piedad (ecuadoriana) e Pete (belga), integrati con noi da meno di un anno. L'elenco serve solo a dare un'idea della varietà delle origini, giacché per il resto ognuno è un esemplare a sé, con un suo proprio curriculum. Il rapporto sulle attività della Carovana in Ecuador in questi ultimi sei mesi seguirà successivamente, poiché per motivi diversi - soprattutto per essere stato in Messico a Settembre ed Ottobre, e parte di Novembre e Dicembre in Venezuela - non dispongo delle informazioni necessarie, ed ho bisogno di riunirmi con i membri della carovana per poterlo fare. Tuttavia la Carovana in questo periodo ha realizzato vari spettacoli - "Arcoruote", "Vivi il tuo Sogno", "Crudi e pesanti" - in cui predominano elementi come il fuoco, i birilli, il monociclo; questo per via dell'attuale composizione della Carovana, formata da un buon numero di artisti di strada, che si sono integrati perfettamente ed hanno apportato al progetto forza, gioventù, entusiasmo, allegria, leggerezza e risate. Si è lavorato molto con i giovani a Baños, Mindo, Puerto Quito, Guapulo e Quito, dove sono stati realizzati vari seminari di ecologia pratica, consenso, permacoltura, eco-costruzione, progettazione di eco-villaggi, con il sostegno di Accion Mundo, della Rete di Ecovillaggi Americani (ENA) e della Stazione Scientifica Darwin delle Isole Galapagos. La Carovana ha anche ricevuto l'appoggio del Bureau of Education del Dipartimento di Stato USA per un progetto di qualificazione delle donne sui temi della leadership comunitaria, l'uso del consenso per la risoluzione dei conflitti, e la realizzazione di eventi come un Villaggio Temporaneo di Pace - che la Carovana si è impegnata a realizzare con 140 donne ecuadoriane di diverse organizzazioni indigene, urbane e rurali di varie regioni del Paese nel mese di Maggio 2002. Tornando alle mie attività e al fulcro di questo mio messaggio, vengo al mio viaggio dello scorso 11 Novembre a Caracas: avevo ricevuto un invito dal Ministero degli Esteri venezuelano, in qualità di rappresentante dell'ENA (Ecovillages Network of the Americas), per partecipare ad un Incontro Latinoamericano e Caraibico per un Dialogo di Pace tra Civiltà, che ha avuto luogo dal 13 al 17 Novembre all'Hotel Caracas Hilton. Nel rapporto precedente ho condiviso alcuni degli aneddoti rilevanti di quell'evento - l'inaugurazione con il presidente venezuelano Chavez e l'ex presidente algerino, Ben Bella, oltre a varie personalità del mondo culturale, politico e diplomatico non solo delle Americhe, ma anche dei Paesi Arabi - Iran, Marocco, Algeria, ecc. Per cinque giorni 35 invitati, con esperienze e punti di vista molto diversi, hanno tenuto sessioni di 8-10 ore al giorno per imparare ad ascoltarsi con pazienza e rispetto, arricchendosi in tal modo per tutta la durata dell'incontro non solo durante le riunioni, ma anche durante i pasti, le attività culturali, le passeggiate - soprattutto quelle persone che la chimica, o il destino, o le affinità hanno fatto sì che stessero più vicine. Nel mio caso particolare, senza dubbio gli incontri più significativi sono stati quelli con la Ministra Maya della Cultura del Guatemala, Otilia; con il deputato colombiano indigeno del Dipartimento del Cauca, Arquimedes; con il Presidente del SELA (Sistema Economico Latino Americano), l'ambasciatore cileno Otto Boye; e soprattutto con il Capo Dakota del Canada, Phil Lane, e con il coordinatore dell'evento, ambasciatore venezuelano in India Frank Bracho; con questi ultimi due abbiamo realizzato, nell'ultima mattina dell'incontro, una piccola cerimonia intima, durante la quale Phil Lane ha consegnato a me, a Frank Bracho e ai miei anfitrioni, Daniel Zahalka e Giomar Sarmiento (rappresentanti dell'ENA in Venezuela), altrettanti bastoni con i quattro colori delle 4 direzioni - nero, bianco, rosso, giallo. Questo bastone del guerriero viene consegnato dai membri del Movimento per la Riunione dell'Aquila e del Condor ai guardiani della pace, che s'impegnano, accettandolo, ad essere disposti a fermare qualunque tipo di combattimento, disarmati, semplicemente con il gesto di sotterrare il bastone nel bel mezzo del campo di battaglia - ed essere disposti a morire nel caso che non ci si riesca. In questa circostanza Frank, Phil ed io ci siamo impegnati a camminare queste parole, ed a contribuire con un gesto simbolico a "sotterrare il bastone", nel bel mezzo della sanguinosa guerra in corso in Venezuela in questo momento, tra il Presidente Chavez e i difensori della sua rivoluzione populista "bolivariana" da un lato, e dall'altro lato la quasi totalità degli organi d'informazione di massa, i partiti politici che per un secolo si sono divisi il potere (Adecos e Copeyanos), l'oligarchia, i latifondisti, i banchieri e i grandi industriali, nonché ex compagni del presidente passati dall'altra parte ed un numero di scontenti sempre crescente in diversi settori del ceto medio del Paese. Abbiamo convenuto che l'occasione per realizzare questo gesto sarebbe stata la partecipazione alla prossima "Incorporazione delle spoglie simboliche del Capo Guacaipuro nel Pantheon Nazionale", un'iniziativa civile di un gruppo di persone che da 27 anni perseguiva il proposito di rendere onore alla figura del capo indigeno e di tutti gli indigeni che hanno partecipato alla resistenza contro i colonizzatori - e che, approfittando della congiuntura politica e del sostegno deciso dello stesso Chavez, hanno finalmente ottenuto la realizzazione di questo evento storico, il giorno 8 Dicembre 2001. Per questo il mio viaggio in Venezuela, che avrebbe dovuto concludersi il 30 Novembre, è stato prolungato fino al 11 Dicembre, poiché vi erano due circostanze che avrebbero potuto interferire con il progetto. L'opposizione venezuelana aveva infatti programmato una marcia di protesta verso il Palazzo Miraflores, sede del governo, per il 7 Dicembre, ed uno sciopero generale nazionale il giorno 10. Il nostro obiettivo non era né appoggiare Chavez, né unirci all'opposizione, bensì cercare di trasformare quello che era indubbiamente pianificato come un atto ufficiale in una vera e propria cerimonia - evento che, se fosse stato coronato da successo, avrebbe costituito un precedente nella storia del Venezuela. Una cerimonia indigena, con la partecipazione dei rappresentanti di diverse nazioni latinoamericane e degli esponenti di tutte le regioni venezuelane. All'interno del Pantheon Nazionale, massimo altare della nazione, dove sono custodite le spoglie di Simon Bolivar, El Libertador, e degli altri martiri creoli dell'indipendenza del Paese. Un doppio precedente, un rituale nel bel mezzo di un evento ufficiale, per di più nel sito più sacro e rispettato da tutto il popolo venezuelano. Nei giorni successivi all'Incontro Latinoamericano, Phil in Canada ed io e Frank a Caracas ci siamo dedicati anima e corpo alla preparazione del rituale - cercando di raccogliere fondi per poter invitare rappresentanti dall'estero, e convocando gruppi locali per infondere in loro l'entusiasmo all'idea di essere testimoni ed attori di quest'evento storico. Abbiamo dovuto vincere tutti gli ostacoli e la mancanza di fiducia: innanzitutto per convincere gli incaricati del protocollo e della sicurezza presidenziale a permetterci di introdurre elementi cerimoniali nel Pantheon; poi per cercare appoggio tra i movimenti indigeni organizzati nel CONIVE (Consiglio Nazionale Indigeno Venezuelano) ed i loro rappresentanti parlamentari, affinché si unissero al progetto; ed in terzo luogo per convincere i gruppi alternativi a partecipare ad un evento che altrimenti, per loro, non sarebbe stato altro che un altro atto dello 'Chavismo', con il quale non si sarebbero identificati. In queste settimane ho tenuto sei o sette conferenze audiovisive in centri culturali e case di amici della Carovana, tanto di Caracas come di Puerto La Cruz, invitando i partecipanti a collaborare nel trasformare una realtà ordinaria in una straordinaria grazie al potere della magia e dell'intento. Alcuni si sono entusiasmati, altri hanno preferito restare ad osservare quello che succedeva comodamente ed anonimamente dalle proprie case, negli schermi dei loro televisori. Arrivato il giorno 5 Dicembre, all'ultimo momento Frank Bracho mi ha incluso nel gruppo che si dirigeva ad Altos Mirandinos, vicino a Los Teques, la regione dove visse e morì il capo Guacaipuro, assassinato nel 1567 dai conquistatori spagnoli dopo aver opposto una strenua resistenza per 10 anni all'avanzata spagnola e all'occupazione di quella che è oggi la città di Caracas e dei suoi dintorni. Dopo un viaggio scomodo, insieme ad una cinquantina di persone - tra cui il sindaco e la sua comitiva, i giornalisti e la troupe TV, i rappresentanti del Ministero degli Interni e della Provincia, il gruppo coordinatore dell'iniziativa "Guacaipuro al Pantheon" dagli anni '70 (capeggiato dallo storico Saul Rivas Rivas e da sua moglie Herolida), polizia e security, personalità della regione - siamo arrivati nel bel mezzo di un bosco, finchè siamo giunti nel luogo prescelto per raccogliere la terra che simboleggerà i resti del capo - poiché i veri resti furono bruciati e trasformati in cenere, avendo i conquistatori spagnoli immolato il suo corpo senza alcuna misericordia. Essendo l'unico non-venezuelano in quell'occasione, mi è toccato iniziare e realizzare gran parte della cerimonia, accompagnato dalla mia ocarina (o 'richiamo per gli spiriti'), con il nome di "Fratello Azteco" (nome col quale sono stato battezzato); ho fatto l'invocazione alle sette direzioni, ringraziando dal profondo del mio cuore per la possibilità di essere un attore in questo gesto storico e di grande importanza per i destini dei popoli sudamericani affratellati, e specialmente per le genti indigene. Dopo di me hanno preso la parola Rivas, Herolida, Frank, il sindaco ed altri ancora; infine, per concludere l'atto, abbiamo riempito un'urna con la terra di quel sito, per portarla due giorni dopo al mausoleo del Pantheon di Caracas. Il giorno 6 sono stato incluso in una commissione di cinque persone che avrebbero dovuto tenere una conferenza stampa nell'edificio degli Archivi della Nazione, dove ci raggiunsero Phil, appena rientrato dal Canada, ed un altro amico della Carovana, José Poyo, leader indigeno di etnia Kariña, conosciuto a Ciudad Bolivar, nel Venezuela orientale; sua sorella, Doña Carmen, e sua nipote Morella furono nostre anfitrione e guide per più di una luna, nel nostro viaggio tra le diverse comunità indigene dell'Orinoco nel 1999. Con nostra grande sorpresa José e suo fratello Tito erano e sono tuttora leader CONIVE e deputati al Congresso Nazionale, nonché principali coordinatori dell'evento del Pantheon, delegati di più di mille rappresentanti delle comunità native del Paese. Il giorno 7 abbiamo avuto l'incontro con i nervosi e preoccupati responsabili dei servizi di sicurezza e protocollo nel Pantheon, per pianificare passo dopo passo, minuto dopo minuto, la cerimonia che doveva aver luogo il giorno dopo. Quella stessa sera mi sono recato all'aeroporto internazionale di Caracas per accogliere - insieme ad un piccolo gruppo di persone che si riconoscono nel Movimento Mondiale di Pace per il Calendario delle 13 Lune - i fondatori stessi del Movimento stesso, José e Lloydine Argüelles, che arrivavano in volo dalla Colombia per passare una settimana in Venezuela tra conferenze ed interviste con la stampa, la radio e la televisione nazionali. Non vedevo questi miei fratelli da quasi tre anni, e questa era un'ottima scusa per rimandare ancora una volta la mia data di partenza ed il mio ritorno in Ecuador. In tal modo avrei avuto l'opportunità di stare con loro per tutto il tempo della mia permanenza in Venezuela, di accompagnarli nelle loro presentazioni, di fare alcune chiacchierate confidenziali con loro; avremmo avuto modo così di aggiornarci reciprocamente sullo stato dei movimenti che coordiniamo (quello delle 13 Lune e la Carovana Arcobaleno per la Pace), intimamente legati nel proposito di vivere la vita ed il tempo come un'opera d'arte. Con questa scusa, ho tenuto altre due o tre conferenze a Caracas sul tema "Popolo Maya ieri, oggi e sempre", che introducono il tema della rivoluzione del tempo, di cui José e Lloydine Argüelles sono i principali portabandiera sul pianeta. Era anche un'ottima occasione per renderli testimoni dell'evento di Guacaipuro, e di metterli in contatto con Phil Lane e con il capo indigeno Inuit della Groenlandia, Still Lake (Lago Calmo), che in questa occasione lo ha accompagnato in qualità di rappresentante del Movimento dell'Aquila e del Condor. Tutto questo per cementare alleanze tra reti innovative - in tempi in cui i fondamentalismi bushiano e talebanico si affrontano e accumulano dietro di sé nazioni e popoli, in una guerra che potrebbe avere conseguenze funeste per la sopravvivenza dell'umanità su questo pianeta. Per questa, e per altre ragioni più personali, la mia data di ritorno a Quito è stata ulteriormente rimandata - al 20 Dicembre. La cerimonia nel Pantheon ha avuto un successo ed una trascendenza che solo il tempo permetterà di valutare nella giusta dimensione. Ciò che in origine era stato concesso come un rituale di 30 minuti si è trasformato in un evento completo nello spazio sacro. Per più di un'ora e mezza il Presidente Chavez, tutti i suoi ministri, generali e autorità militari, il corpo diplomatico accreditato, tutti i suoi corpi di sicurezza ed i suoi ospiti eccellenti, si sono trovati a far parte di un atto magico che ha mesmerizzato le circa 300 persone presenti, testimoni ed attori del rituale - più della metà dei quali erano indigeni con le loro insegne cerimoniali, seminudi, scalzi, le donne a seno scoperto - mentre il Capo Phil Lane, portatore della pipa sacra del Capo Crazy Horse (Cavallo Pazzo), conduceva una cerimonia della pipa di tabacco accompagnato da sette sciamani di diverse regioni del continente, e da un Subcoyote Alberto che, con la sua conchiglia, ha fatto risuonare fino all'ultimo angolo del recinto di marmo bianco e statue allegoriche, con la sua invocazione alle sette direzioni. La televisione, a reti unite, ha portato le immagini di questo rituale senza precedenti nelle case di milioni di venezuelani, che a stento potevano credere a quello che vedevano. Il Presidente Chavez che fumava la pipa della pace con Phil Lane, che ne consacrava il fumo. Il giorno dopo tutta la stampa venezuelana, solitamente ossessionata dal disprezzo per Chavez, produceva una veritiera rassegna fotografica e di cronaca dell'evento, dei suoi partecipanti e del suo obiettivo principale - restituire al Capo Guacaipuro il posto che gli compete nella Storia. La dignità indigena occupava, per la prima volta nella storia del Venezuela, un posto d'onore tra i forgiatori dell'identità nazionale e culturale del Paese. Una tappa importante nel lento cammino di ascesa tra scogli, ostacoli, trappole e pregiudizi ancestrali. Ciò che era stato sognato e promesso in una stanza dell'Hotel Hilton, davanti ad una candela dai colori dell'arcobaleno e ad una fascina di incenso e salvia, si compiva pienamente, e iniziava a roteare una palla di neve - che ancora non sappiamo dove potrà arrivare Né il protocollo ufficiale, né il servizio di sicurezza hanno potuto impedire che la magia si manifestasse e - come nella storia di Harry Potter - ambedue le realtà coesistono, e le facce della gente che riempiva l'enorme sala del Pantheon sono passate dallo scetticismo all'ironia, poi dalla noia alla sorpresa, e infine alla commozione e alle lacrime, non potendo reprimere emozioni che lo stesso comandante in capo, il controverso Presidente Chavez, mostrava inequivocabilmente alla fine della cerimonia. Al momento di congedarmi dai principali capi indigeni, ho approfittato dell'occasione per abbordarlo per la seconda volta durante la mia visita in Venezuela (la prima fu in occasione di una cena che ci offrì durante l'Incontro Latinoamericano) e gli ho consegnato e dedicato una copia del mio libro "I Guerrieri dell'Arcobaleno"; lui ha chiesto chi fossero i guerrieri dell'arcobaleno, di quale parte del Messico fossi originario - ed io ne ho approfittato per chiedergli quale fosse la sua posizione sullo Zapatismo e sul Subcomandante Marcos. Senza un attimo di esitazione Chavez ha dichiarato "Anch'io sono zapatista, e già quand'ero in carcere a Yara dissi, in un mio comunicato, di appoggiare la lotta degli indigeni discendenti dei Maya nella Selva Lacandona. Quanto a Marcos (lì ho avuto l'impressione che l'argomento fosse un po' spinoso), non posso emettere alcun giudizio su di lui, perché non ho elementi sufficienti per farlo Cionondimeno sono zapatista e villista (seguace di Pancho Villa, NdT), su questo non c'è alcun dubbio " All'uscita dall'enorme piazza, nella quale i sacerdoti Maya avevano acceso un fuoco sacro curato da un circolo della nostra gente (kin galattici, popolatori di villaggi ecologici, permacoltori, apprendisti sciamani, con le loro Bandiere della Pace, bandiere arcobaleno, con tamburi, copal, suono di conchiglie e canti dedicati a Pachamama), vi erano i diversi, variopinti contingenti divisi per nazionalità - centinaia di indigeni venuti da ogni angolo del paese per l'occasione, e centinaia di cadetti con le loro alte uniformi, i loro fucili e baionette lucidi, la loro marzialità e il loro perfetto addestramento: una dimostrazione di contrasto assoluto tra realtà ugualmente diverse - quella indigena e quella militare. Soltanto allora Chavez ha preso il microfono e ha iniziato un'altra delle sue interminabili arringhe politiche in difesa della sua rivoluzione bolivariana, delle sue nuove leggi sulla terra, della sua adorata Costituzione, attaccando la fronda, l'oligarchia, i proprietari terrieri e gli organi di informazione - tutto questo mentre individui con i berretti rossi, tipici del suo movimento, tentavano senza successo di entusiasmare le masse con i loro slogan triti e ritriti. La realtà ordinaria tornava lentamente a dominare l'ambiente, ma ciò che era successo al Pantheon resta scritto in una nuova pagina della storia del Venezuela. Il giorno seguente sia Still Lake che Phil Lane hanno avuto incontri trascendenti con gli Argüelles, nei quali hanno condiviso visioni, profezie, inquietudini e progetti, consolidando alleanze di grande importanza simbolica in questi tempi - che rafforzano da un lato la rete mondiale del Movimento delle 13 Lune, che si sta avvicinando sempre di più ai movimenti di resistenza indigena, dall'altro la Fondazione Quattro Mondi, che vede in tal modo legittimata la sua proposta di un incontro tra Nord e Sud con l'appoggio della rete di kin galattici che seguono gli insegnamenti di José e Lloydine Argüelles. A loro volta, anch'essi hanno ricevuto da Phil Lane il bastone del guerriero di quattro colori, un atto di riconoscimento della loro natura ultratrentennale di guerrieri della pace - guerrieri e messaggeri. José e Lloydine, dopo quest'esperienza, hanno riconfermato la loro alleanza con la Carovana Arcobaleno; hanno fatto, in privato ed in pubblico, commenti favorevoli e lusinghieri in riferimento al lavoro realizzato in più di cinque anni di pellegrinaggio continuo; come parte del nostro accordo, abbiamo convenuto di convocare congiuntamente un incontro di Carovane ed Ecovillaggi nomadi o mobili, da tenersi in una località peruviana che designeremo congiuntamente, in una data vicina al 21 Settembre, per celebrare l'Equinozio di Primavera in quella parte del pianeta. L'invito è aperto a tutti i nostri navigati amici ed amiche 'carovanieri' e a tutti coloro che vogliono diventarlo e creare le loro proprie carovane nei prossimi tempi: ci vediamo in Perù, se i nostri sogni e l'Universo fluiranno e cospireranno affinché sia così!!! Di fronte a queste realizzazioni, ho pensato che avevo svolto il mio compito, e non mi rimaneva che approfittare di un seducente invito a trascorrere un paio di giorni nell'arcipelago de Los Roques, veleggiando a bordo di un catamarano su acque turchese, di smeraldo, cristalline, tra barriere coralline, cimiteri di conchiglie e la sabbia bianca delle varie isole e isolette. E così ho fatto, godendomi ogni momento del meritato riposo del guerriero - come dicono le leggende del passato. Tuttavia le sorprese non erano finite. Di ritorno a Caracas, mi ha chiamato un gruppo di amici che aveva seguito e filmato passo dopo passo tutta la cerimonia di Guacaipuro: volevano formare una equipe che realizzasse un documentario che portasse all'attenzione internazionale questo evento storico, e cercavano appoggio per la finalizzazione di un altro evento in Venezuela, che da tre anni batte nel cuore e nell'immaginazione della cara amica regista Beatriz Lara: realizzare un circolo di sciamani nella Cordigliera dell'Avila, guardiana di Caracas, e celebrare l'incontro dell'aquila e del condor sul monte sacro Naiguatà. Così gli ultimi giorni in Venezuela sono stati dedicati interamente - da me e da Manuel Matteus del Pauji - alla creazione e motivazione di un gruppo di specialisti che si assumano la responsabilità del processo di edizione, direzione, redazione del copione, post-produzione e realizzazione di una colonna sonora, oltreché di conseguire il materiale grafico e letterario relativo ai diversi siti. Abbiamo formato anche un comitato per la realizzazione dell'incontro dell'Avila, venendo a capo delle differenze e delle divisioni, cercando di fare da ponte per il raggiungimento di un accordo e dell'unione tra diverse persone e gruppi, in modo da stendere una bozza di copione ed una sceneggiatura su Guacaipuro - facendo tesoro della mia passata esperienza di documentarista e produttore cinematografico in Messico. Infine, mi è toccato anche il compito di contribuire all'unione dei rappresentanti dei gruppi incaricati del documentario, dell'evento dell'Avila e del CONIVE - insieme a Frank Bracho in qualità di ponte con Phil Lane in Canada e con Alexander Chavez, ponte con il Movimento di Pace per il Calendario delle 13 Lune - in modo che da tutto ciò possa scaturire un'esperienza UNICA, complementare, solidale, che contribuisca a fare in modo che, alla fine, tutte queste dimensioni siano una sola. Un vero lavoro dell'Arcobaleno - la specialità della Carovana e (senza peccare di falso orgoglio) anche del Subcoyote Alberto. Per concludere questo messaggio, voglio dare conto anche del lavoro che ho realizzato con diversi gruppi interessati all'argomento dei villaggi ecologici - visto che, in origine, la mia visita in Venezuela aveva molto a che fare con questo punto. Nell'Incontro Latinoamericano ho presentato un documento intitolato "Ecovillaggi: habitat sostenibili per il prossimo millennio", che è parte di una trascrizione dell'evento, che è stato tradotto in inglese ed inviato ai 22 Paesi rappresentati nell'Incontro, insieme all'ultimo numero del notiziario "Ecovillaggi"; essi saranno utilizzati nei diversi fori internazionali dedicati al tema del Dialogo e alle proposte di pace tra le Civiltà. Ho tenuto anche alcune conferenze sullo stesso tema: una al Museo Devos Dimitris di Puerto la Cruz, insieme ad un altro relatore che parlava di permacoltura; un'altra organizzata da Manuel a casa di Marlene Murillo, per un gruppo di fondatori originari della prima comunità alternativa venezuelana - El Pauji, nella Gran Savana, che ha più di vent'anni di vita; in essa ho mostrato le immagini video del GEN (Rivoluzione dell'Habitat); un'altra ancora a casa del nostro amico Eric Eckval per un gruppo di persone eterogenee interessate al tema, convocate dal CEVEPE (Centro Venezuelano di Permacoltura ed Ecovillaggi), diretto dai nostri cari amici Daniel e Giomar. Desidero ringraziare dal profondo del mio cuore la famiglia venezuelana per tutto l'appoggio, l'affetto e l'amore ricevuti: le attenzioni, gli inviti, le camminate, le interviste, l'ospitalità ricevuta, il cibo, le parole; grazie Asun, Dani, Serpiente, Vivian, gente di Puerto La Cruz, Otto, Marcela, Macarena, Patricia, Enver, Julio, Alexander, Diego, Tania, VÌctor, Dieguito, Silvia, i due Frank, Saul, Pedro e Xiomara, Romelia, Sonsole, Beatriz, Eric, Manuel, Alejandro, Marlene, Abjini e tanti altri e altre, soprattutto la Cinese - per ringraziarla di tutto ciò che ha condiviso non ho parole. In questi tempi in cui la crisi mondiale e personale ci ha toccato tutti, e le nostre vite stanno cambiando in modo così drammatico, incontrare tante braccia e tanti cuori aperti, in maniera così incondizionata e generosa, è una cura per il corpo e per l'anima che non ha prezzo. Spero che anche il mio passaggio abbia lasciato tracce ugualmente buone nella vostra vita, e che possiamo così proseguire ognuno il proprio cammino, rafforzati nella nostra fiducia reciproca da ciò che abbiamo vissuto, con maggiore speranza nella possibilità di camminare le nostre parole con impeccabilità ogni volta maggiore, e nella vita che ci impartirà le lezioni ed i regali che ognuno di noi merita. Per parte mia, ho riportato tutta questa forza e questo amore con me al ritorno alla Carovana, per porli al servizio di tutte le cose buone che l'esistenza ci metta lungo il nostro cammino. Dopo quasi un anno dall'aver perso la bussola, dall'aver attraversato momenti di fortissima emotività per la malattia di mia madre, con i miei problemi alla schiena, al braccio e alla mano, e al termine di una lunga e dolorosa crisi di coppia con Elena, culminata nella nostra separazione, mi sento di nuovo vitale, ottimista, avventuriero, appassionato, in flusso con la vita, nella certezza che l'anno 2002 sarà pieno di magia, trasformazioni, rimproveri, realizzazioni, reincontri e nuove possibilità. Voglio chiudere così questo giorno di Solstizio (d'estate per alcuni, d'inverno per altri - tra cui noi), di equilibrio stagionale, qui nella Mezzo del Mondo, questo ultimo comunicato dell'anno, augurando a ciascuno di voi di continuare a sognare, a credere nei propri sogni e a trasformarli nella realtà che più desiderate e meritate, in conseguenza di tutto ciò che avete realizzato nelle vostre vite. Il Subcoyote Alberto vi augura la migliore delle vite. Ora e sempre! ************************** (*): Alberto Ruz Bonfil, Scimmia Cosmica Blu, è figlio di Alberto Ruz Luillher, l'archeologo messicano che scoprì il passaggio occulto nella Piramide delle Iscrizioni a Palenque (Chiapas, Messico), effettuò gli scavi ed infine nel 1952 aprì la cripta uraniana in cui si trova il sarcofago di Pacal Votan, mitico signore di Palenque, rimasto inviolato per 1260 anni. Il suo soprannome "Subcoyote", oltrechè all'assonanza con il Subcomandante Marcos dell'EZLN (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale), è probabilmente dovuto al fatto che qualche anno fa Alberto è stato il principale promotore di una comunità messicana della Nazione Arcobaleno situata a Tepoztlan, che porta il nome di Huehuelcoyotl. |
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