(Damiani - Ladisa)
Piogge acide: Piogge a pH minore di 7, dovute all'aumento dell'inquinamento atmosferico e particolarmente alla presenza di ossidi di zolfo nell'alta atmosfera. Provocano gravi danni soprattutto alla vegetazione arborea.
Vento: Massa d'aria che si sposta in senso prevalentemente orizzontale da zone di alta pressione, anticicloni, verso zone di bassa pressione, cicloni. I venti si dicono: costanti, quando spirano costantemente nello stesso senso (alisei, venti occidentali e polari); periodici, quando spirano alternativamente in due sensi opposti (monsoni, brezze); variabili, quando spirano saltuariamente (föhn, scirocco, bora, mistral ecc.).
Terremoto: prodotte da un improvviso rilascio dell'energia accumulata in masse rocciose dell'interno della Terra sottoposte a sforzi. Quando comincia il processo di rottura, la Terra inizia a tremare; la rottura ha inizio in una zona della litosfera chiamata ipocentro o fuoco sismico, la cui profondità varia da pochi km a un massimo di 700 km; la corrispondente area posta in superficie sulla verticale dell'ipocentro è detto epicentro. Le onde sismiche che si propagano nel terreno, si avvertono in superficie come scosse sussultorie od ondulatorie. L'intensità dei terremoti è comunemente valutata in base agli effetti distruttori determinati dalle scosse su elementi naturali e non. Sono state così stabilite delle scale dell'intensità sismica, suddivise in vari gradi, di cui la più nota è la scala Mercalli, in una versione modificata rispetto alla formulazione iniziale per meglio adeguarla alle caratteristiche costruttive degli edifici moderni. Ma tale metodo non è molto soddisfacente sia perché gli effetti dei terremoti, a parità di energia liberata, decrescono al crescere della profondità dell'ipocentro, sia perché gli effetti possono essere attenuati o aumentati dalla geomorfologia dell'area epicentrale, dalla natura dei materiali e dalle caratteristiche tecniche degli edifici colpiti. Per questi motivi, accanto alla scala Mercalli s'impiega la scala Richter, basata sul concetto di magnitudo, che permette di valutare l'energia sismica del terremoto. I terremoti sono in genere classificati in base alla loro origine in tre grandi categorie: terremoti tettonici, terremoti vulcanici e terremoti di crollo. I terremoti tettonici sono i più frequenti (ca. il 90%) e quelli più estesi e di maggiore intensità. Sono dovuti alla brusca liberazione dell'energia meccanica accumulata gradualmente all'interno della crosta terrestre e nella parte superiore del mantello. I terremoti vulcanici (ca. il 7%) precedono e accompagnano le eruzioni vulcaniche; hanno carattere locale e in genere minore intensità. I terremoti di crollo sono i meno frequenti (3%) e quelli più locali e superficiali; sono tipici di terreni carsici e dovuti al crollo delle volte di cavità sotterranee.
Grandine: Ancora oggi il fenomeno della grandine non
è completamente chiarito. Le selezioni dei chicchi
grossi di questa idrometeora mostrano serie di
stratificazioni più o meno concentriche le quali,
intorno ad un primo germe microcristallino opaco, si
mostrano opache-granulose, trasparenti e vetrose.
I chicchi di grandine devono avere una serie di processi
successivi in condizioni proprie e ambientali. Gli strati
opachi a struttura granulosa sono prodotti per crescita
secca dovuta alla cattura di goccioline sopraffuse molto
piccole, scarse a temperatura relativamente molto basse.
Gli strati trasparenti vetrosi si formano in un ambiente
di numerose gocce sopraffuse relativamente grosse a
temperature non molto al di sotto dello 0°C; allora
poiché impatta sul chicco una grande quantità di acqua
per unità di tempo, conduzione ed evaporazione non sono
sufficienti a disperderne tutto il corrispondente calore
latente di solidificazione. Un'altra parte viene soffiata
via dal vento e fatta ghiacciare nella scia del chicco
stesso in forma di minuti cristallini, spinti dalle
correnti ascendenti.
Nebbia: La nebbia si può considerare come una nube al suolo; è una massa di minutissime gocce dacqua in sospensione negli strati inferiori dellatmosfera. I principali tipi di nebbia sono le nebbie d irraggiamento o di radiazione, che si producono con aria piuttosto umida sottoposta a forte raffreddamento per irraggiamento verso lo spazio, le nebbie di avvezione, che si formano nel passaggio di masse daria umide e calde su superfici più fredde: quando dell aria spostandosi sul mare giunge su una zona di mare più fredda si formano le nebbie di mare, mentre se giunge sulla terraferma, a contatto con il suolo più freddo si formano le nebbie costiere; le nebbia devaporazione, che si originano quando da una massa liquida relativamente calda evapora acqua che va a condensare nellaria più fredda sovrastante. Disponendo di un sondaggio aerologico, tracciatone il corrispondente diagramma su un nomogramma aerologico, si può individuare con relativa facilità l'andamento della temperatura delle masse ascendenti nella ipotesi di assenza di mescolamenti con l'ambienti .
La condensazione dell'atmosfera: Quando la temperatura si abbassa ed il vapore raggiunge e supera la saturazione, esso condensa in goccioline o eventualmente brina in cristallini di ghiaccio. In realtà questo accade nell'aria perché in essa sono presenti ,quelli che si chiamano rispettivamente nuclei di condensazione o nuclei di brinamento. Infatti nell'aria pura, privata artificialmente di ogni traccia di particelle sospese, la condensazione avviene solo per sovrassaturazioni. Il pulviscolo atmosferico è costituito da polveri e sabbie provenienti in gran parte , per azione del vento , da terreni aridi e da deserti; fanno parte di esso anche polline, frammenti di sostanze organiche e inorganiche, fumi e ceneri ed in fine i sali di provenienza marina. Sono soprattutto questi ultimi a costituire le basi o germi si cui si ha la prima formazione delle goccioline d'acqua, ossia i nuclei di condensazione. Diversi da questi sono i nuclei di brinamento, ancora diversi infine sono i germi di ghiacciamento, ossia gli elementi che, avvicinandosi alle goccioline sopraffuse le fanno congelare. Questi si dividono in tre classi: di Aitetken, che vanno dal milionesimo al decimillesimo di millimetro ;i grandi da decimillesimo al millesimo di millimetro, i giganti ,dal millesimo di millimetro in su.
Frana : distacco e discesa per prevalente
sollecitazione gravitativa di notevoli masse di materiale
roccioso, in specie lungo versanti a sensibile pendenza,
provocante laccumulo dello stesso a valle,
solitamente nella zona di massima pendenza. Le frane
possono essere distinte nelle seguenti categorie
fondamentali: di crollo, di scoscendimento, di
scivolamento, di smottamento e di colamento.
Le frane di crollo sono determinate da un
distacco improvviso, in genere lungo una discontinuità
preesistente, di masse rocciose fortemente inclinate o a
strapiombo.
Le frane di scoscendimento consistono nell'improvviso
e rapido sprofondamento di rocce come argille e marne
lungo superfici concave con conseguente rotazione più o
meno intensa del materiale coinvolto.
Le frane di scivolamento o di slittamento si
verificano per discesa di falde rocciose disposte lungo
livelli più plastici, in specie argillosi, in seguito a
infiltrazioni d'acqua.
Le frane di smottamento consistono nella rapida
discesa di materiali incoerenti, o divenuti tali per
inibizione d'acqua. Il flusso di materiale sciolto o reso
tale per imbibizione di acqua in seguito a prolungate
precipitazioni (colate detritiche o di fango) è chiamato
frana di colamento (se il movimento è lento e continuo,
lo si definisce soliflusso) || Frana sottomarina,
scivolamento di masse rocciose o sedimenti in ambiente
subacqueo che dà origine ad ammassi più o meno caotici.
Tratto liberamente da: "Enciclopedia Multimediale Encarta99"
LA VARIABILITA' CLIMATICA Il concetto di variabilità climatica ha due aspetti ben distinti:
Il primo riguarda le caratteristiche proprie del clima inteso come un determinato stato climatico che comprende un insieme di situazioni meteorologiche e di valori di diversi elementi. La temperatura media non significa certo che il termometro resti costante su quel valore, cosi come la precipitazione media di gennaio non significa che ogni gennaio vi sia una precipitazione di tale quantità. Due climi pur presentando gli stessi valori medi possono essere diversi. Di qui la necessità di far seguire alle medie climatiche un indice di variabilità.
Il secondo aspetto riguarda un concetto più interessante di variabilità, concetto che si rifà alla definizione del clima come successione degli stati attraversati. I dati misurati strumentalmente e sistematicamente sono disponibili a scala planetaria solo da un secolo. Infatti negli ultimi cento anni il nostro emisfero ha subito un riscaldamento graduale fin verso la metà di questo secolo, più pronunciato verso le regioni artiche dove di conseguenza vi è stato un piccolo raffreddamento.
A partire da tre miliardi di anni fa il clima della terra è stato più caldo dell'attuale, ma con raffreddamenti piuttosto bruschi e periodici, esempio le ben noti glaciazioni. Le glaciazioni si presentano assai diverse fra loro per intensità, estensione ed ubicazione geografica. Queste glaciazioni si distinguono in: glaciazioni maggiori che si sono verificate con raffreddamenti generalizzati dai 10 ai 20 °C.
Glaciazioni grandi e piccole che però sono di importanza relativa rispetto alle glaciazioni maggiori. L'ultima glaciazione maggiore è terminata appena un milione di anni fa, tanto che gli studiosi considerano l'epoca attuale ancora immersa nel bordo posteriore di un grande periodo glaciale.
Si è notato che la ricostruzione dei climi del passato è piuttosto faticosa e tuttora in piena attuazione, più difficile e ancora la previsione degli stati climatici del futuro. Per la previsione di questi ultimi bisogna basarsi su una conoscenza sia delle cause fisiche che possono determinare i cambiamenti, sia dei modi di reagire ad esse da parte del sistema climatico. Per quanto riguarda le cause fisiche vi si è basati sull'ipotesi di Milankovic' che si basa sulle possibili conseguenze delle note oscillazioni del pianeta:
l'oscillazione dell'orbita intorno al sole, con un ciclo di quasi centomila anni, per cui la variazione durante l'anno dell'energia solare varia dallo zero a circa il 30% (attualmente è del 3,5% ).
L'asse maggiore dell'ellisse ruota intorno al sole con un giro ogni 21000 anni, per cui il momento di massima vicinanza che attualmente cade il 2-3 gennaio (estate nell'emisfero australe) circa 10.000 anni addietro cadeva ai primi di luglio;
l'asse di rotazione terrestre varia di circa 3°C la sua inclinazione sul piano orbitale con un periodo di 40.000 anni, mentre le sue intersezioni con la superficie terrestre, cioè i poli, vanno cambiando irregolarmente di posizione.
Maggiore è l'inclinazione dell'asse terrestre tanto più pronunziata è la differenza fra estate ed inverno, e questa è una variazione climatica effettiva, con forti conseguenze sulla vegetazione, pur non essendo alterata la media annua.
si è indagato sulle ripercussioni climatiche di una variazione dell'emissione solare che determina il livello energetico generale sulla terra o anche sulla possibilità che nubi cosmiche si interpongano fra sole e terra.
Le cause di variazione climatiche di questo tipo aperiodico, benché sia possibile che proprio ad esse siano dovute le grandi glaciazioni, non sono fin ora convalidate da prove sperimentali ne dirette ne indirette. Quanto infine alla supposta influenza delle macchie solari ( che hanno un ciclo normale di undici o ventidue anni, a seconda che si badi solo al loro numero o alla loro polarità magnetica ), in realtà non vi sono dati provanti per confermarla.
Significativa è l'osservazione che durante le ultime migliaia di anni si sono verificati dei cambiamenti climatici senza che nelle condizioni orbitali e rotatorie della terra, ne la struttura della sua superficie abbiano subito variazioni.
Finora abbiamo elencato cambiamenti climatici dovuti all'evoluzione della terra, negli ultimi decenni la mano dell'uomo è stata di un peso fondamentale per la modificazione del territorio e di conseguenza del clima.
- la trasformazione superficiale di molte zone per l'abbattimento delle foreste, le opere di bonifica, l'intensificazione dei pascoli
- l'estendersi dell'irrigazione, che aumenta le superfici evaporanti diminuisce il deflusso delle acque verso i mari, modificando il bilancio idrico nelle differenti regioni geografiche.
- le variazioni del bilancio energetico terra - atmosfera e il rilascio diretto di calore nell'atmosfera da parte dei generatori di potenza e per l'uso dei vari tipi di energia.Preoccupazioni maggiori destano le modificazioni climatiche da ritenersi come conseguenze non volute di attività umane globali o almeno estese a più regioni della terra. Pertanto non possono essere ipotizzate modificazioni prodotte da un singolo paese, tanto a scopi bellici per peggiorare il clima altrui, quanto a scopi pacifici per migliorare il proprio.
Il clima, come sappiamo interessa sempre intervalli di tempo di almeno alcuni decenni e nessuno potrebbe ipotizzare un'offesa di tale lentezza al nemico.
E' reale però, che il clima peggiori, o comunque ne risulti rotto l'equilibrio naturale, per cause come l'industrializzazione, il consumo energetico, l'inquinamento atmosferico.
Occorre determinare limiti di guardia oltre il quale il clima si avvierebbe verso degradazioni irreversibili: questo è compito dei climatologi, i quali sapranno certamente assolverlo in tempo utile perché possiedono sia gli strumenti che le basi necessarie.