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Numero 11
Inverno
2001-2002

L'Amico di Palermiti N°11

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Inverno 2001-2002 numero 11

Gli Articoli:

1.Cosa vuol dire amico. 8.Piccoli impegni scolastici.
2.Il muro invisibile. 9.Noi ragazze della pallavolo.
3.“EUROKONVERTIZZIAMOCI 1” 10.Globalizzazione.
4.E’ una questione di dialogo. 11.Se fossi un americano.
5.(Soprav-) Vivere a Palermiti 12.Gli occhi del mondo.
6.“EUROKONVERTIZZIAMOCI 2” 13.Il Manifesto del Paese dell'Arcobaleno
7.Ricordo di un amico. 14.PER IL TUO SGUARDO VIVO

1

Cosa vuol dire amico.  Torna Indice Articoli
Quanto sia importante un amico, o un’amica, lo sperimentiamo ogni giorno. Quella persona che ci sta accanto, che ci fa ridere, che piange con noi, che ci sta ad ascoltare e capisce anche i nostri silenzi, che è sempre pronta a darci una mano nei momenti di necessità e lo fa gratuitamente senza aspettarsi nessuna ricompensa se non un semplice sorriso. Tutto questo è un amico e ancor di più, e lo è anche quando non lo comprendiamo, quando non riusciamo a ricambiare quello che ci dona, quando sbagliamo, quando tradiamo la sua fiducia e speriamo che sia comunque sempre disposto a perdonarci. Ecco tutto ciò vorrebbe essere questo giornale, un amico che senta ciò che abbiamo da dire e ci dia voce, e non sia per voi carta straccia, non parole al vento, non inutile spreco di tempo per chi lo realizza, non pensieri di poco valore da leggere distrattamente e poi mettere tra l’immondizia, non semplicemente dei fogli da usare per accendere il fuoco nelle giornate di freddo. Cerca in queste pagine, ci sono persone dietro le parole scritte, potrai trovare l’amico di cui avevi bisogno o l’amico che ha bisogno di te.

Articolo di apertura

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Il muro invisibile.  Torna Indice Articoli
E’ facile accorgersi del muro invisibile che divide esattamente in due il nostro paese, lo si può percepire nei gesti, negli sguardi e ancor più nelle parole della gente di Palermiti. Passa per le strade, attraversa le case, separa le famiglie, allontana gli amici di un tempo. Anche se è passato più di un anno da quell’avvenimento che ha spinto i Palermitesi ad odiarsi e a maledire chi semplicemente si trovava dall’altra parte dello schieramento politico, ancora oggi l’ardore di quel momento non si è ancora spento. Probabilmente il termine odio sarà un po’ esagerato in questo caso, me ne rendo conto, troppo nobile forse come sentimento, si tratta, infatti, di qualcosa di più subdolo. Ed è impensabile che in una società che si reputa cristiana come quella palermitese venga eretto un muro, per quanto astratto sia, che ponga le sue stesse fondamenta nel disprezzo degli altri. Sembra che uno dei motivi per cui i primi cristiani furono perseguitati è stato l’amore indistinto verso gli altri, che li portava a considerare come fratelli tutti i popoli della terra, e ciò era inaccettabile per una società come quella romana che si basava sul predominio degli eserciti, amare il proprio nemico andava allora contro l’ordine costituito. Probabilmente questa breve divagazione storica sarà fuori luogo, non lo so, ma spero possa servire in qualche modo a far capire l’insensatezza di tale atteggiamento. Ed ancora volevo far notare, per quanto possibile, la contraddizione esistente tra ciò che avvolte si pensa o si dice e ciò che poi realmente si fa, è proprio questa contraddizione che diventa terreno fertile da cui nasce il rancore. E’ dall’impossibilità stessa di colmare la distanza che separa i principi enunciati di pace e amore, tipici della cultura cristiana, e la realtà pratica in cui l’altro viene considerato colui che pensa e agisce male, che deriva l’avversione per chi si trova dall’altra parte del muro. Ritengo sia sempre sbagliato ogni qualvolta si generano delle contrapposizioni che servono solo a dividere la gente, si finisce col considerare gli altri come dei nemici, e questo diventa ancor più inaccettabile se si pensa che il nostro è solo un piccolo paese in cui tutti si conoscono e in cui sarebbe possibile, se solo lo volessimo, considerarci una grande famiglia. Come sperare in un avvenire migliore se le giovani generazioni apprendono dagli adulti, proprio chi dovrebbe indicargli la via, a detestare i propri vicini di casa. In una rappresentazione ideale di come dovrebbe essere la gestione della cosa pubblica, bisognerebbe che chi facesse politica mettesse da parte le divergenze per pensare al bene comune e non a quello di parte, dare il buon esempio stringendo la mano, senza falsità, ai propri avversari politici e collaborare insieme per migliorare Palermiti. Non serve certo avere un acume particolare per comprendere che questa visione è molto lontana dalle realtà, comunque non era mia intenzione qui fare la raffigurazione di un mondo utopico, di per sé irrealizzabile, ma indicare un modello di comportamento al quale sarebbe auspicabile che noi tutti ci ispirassimo. Sembra molto difficile, se non addirittura impossibile, modificare lo stato delle cose, ma se solo per un istante provassimo a cambiare il comportamento che ci lega alle altre persone, incominciando nel nostro piccolo a rispettare chi ci sta accanto, forse proprio così cambiare il mondo smetterà d’essere solamente la speranza di qualche pazzo sognatore.

Gerardo Scalzo

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“EUROKONVERTIZZIAMOCI 1”  Torna Indice Articoli
Kome ormai tutti sappiamo, tra qualke giorno, potremo utilizzare, anke noi Palermitesi, l’Euro, la nuova moneta unika ke sarà usata da oltre trecento milioni di persone ke vivono nei dodici Paesi europei aderenti al progetto. Sarà, dunque una vera e propria rivoluzione, non solo ekonomica ma anke kulturale e sociale, kui dovremo presto abituarci. Per diminuire i disagi, ke sikuramente incontreremo, nei primi tempi, Vi vogliamo dare qualke pikkolo ma utile suggerimento.
EVITARE:
assolutamente di fare entrare in kasa persone ke ci propongono il kambio di monete e di bankonote, dicendo di essere inkaricati dalle Poste, dalle Banke, dal Governo o da kiunque altro: NESSUNO E’AUTORIZZATO A QUESTO TIPO DI OPERAZIONI, in casi del genere, è bene avvertire, le forze dell’ordine. La konversione può, e deve essere eseguita ESCLUSIVAMENTE presso gli UFFICI POSTALI e gli SPORTELLI BANKARI, che provvederanno GRATUITAMENTE alla conversione, se incontrate difficoltà rivolgetevi alle associazioni di tutela dei consumatori o all’ufficio euro della Prefettura.
FARE:
attenzione alle bankonote false, sia quelle in lire (i falsari cerkeranno di smaltire le skorte) sia quelle in euro, abituandosi a kontrollare i molti segni distintivi presenti (kambio dei kolori a sekonda della luce, ologrammi, fili metallici in kontroluce, differenze al tatto, bande metallike,ecc.).
RIKORDARE:
ke il kambio per l’Italia, fisso, irrevokabile e definitivo è di £ 1936.27.
ke il periodo di doppia cirkolazione lira-euro durerà fino al 28 /02/2002.
ke le monete in euro coniate all’estero, sono assolutamente valide anke da noi.
ke le lire si possono kambiare, nelle banke e negli uffici postali, entro il 28 febbraio 2002. Dopo questa data si potranno komunque konvertire presso la Banca d’Italia per ankora dieci anni.
ke gli assegni devono essere emessi in euro, prestando attenzione ad inserire la virgola prima dei due numeri decimali, numeri ke vanno sempre indicati, anke in kaso di cifra tonda. Gli assegni in lire possono essere inkassati sino al 28 febbraio 2002, tuttavia dopo il 31 dicembre 2001, non possono essere girati.
ke se si è in possesso di monete e di banconote nazionali, di altri Stati (ad es. Germania o Francia) si deve necessariamente provvedere al kambio entro il 28/02/2002, dopo, infatti, ci si dovrà rivolgere alle banke centrali di tali Stati, il ke non è affatto semplice.
ke tutti i konti korrenti, le pensioni, le bollette, gli affitti, i salari, gli stipendi ecc. saranno automatikamente konvertiti in euro senza spese.
ke, quando si acquista un prodotto, nel periodo di doppia cirkolazione, è bene pagare tutto in lire o tutto in euro evitando di miskiare le due valute, prestando, sempre e in ogni kaso attenzione agli importi ed al resto.

PS: Se poi vi resta qualke spicciolo, perkè non ne approfittate per donarlo in beneficenza, per esempio ad EMERGENCY (CCP 28426203) o ad AMNESTY INTERNATIONAL (CCP 25762030) o ankora all’ UNICEF (CCP 745000).

MOLEA GIUSEPPE MAurO

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E’ una questione di dialogo.  Torna Indice Articoli
Per evitare un altro 11 settembre 2001 o un altro 16 Aprile 2000 è meglio dialogare con la gente anche se è diversa da noi, con una diversa idea politica o religiosa. Anche nel nostro piccolo paese può succedere che gli amici con l’arrivo delle elezioni comunali si devono separare per colpa di CHI! Di qualcuno che arma o ordina che l’amicizia deve finire, amici che nel loro piccolo hanno combattuto le loro piccole guerre quotidiane. Anche nel nostro piccolo paese c’è qualche piccolo Bin Laden che ordina ai kamikaze di colpire l’amicizia, le parentele ecc.. Ma se ci fosse dialogo tra noi tutti e fossimo più sinceri, alcune cose si capirebbero con meno nervosismo, potremmo così migliorare la vita sociale e politica del paese. Ricordando che quasi dieci anni fa i talebani e i “mericani” combattevano uniti contro l’Unione Sovietica, ora le parti si sono invertite. Anche nel nostro paese è successo questo o quasi.

Fernando

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(Soprav-) Vivere a Palermiti  Torna Indice Articoli
Vogliamo tutti un mondo nuovo, ma il mondo nuovo solo non arriverà….

Si sa che gli esseri umani sono ben poche volte contenti della condizione nella quale si trovano. Più si ha, più si desidera e spesso non si riesce a godere di quanto posseduto perché si è già alla ricerca di quanto manca. Per chi vive sempre in questo paese, il mondo di fuori, le città e gli stati esteri, sembrano un paradiso da raggiungere. Ci si lamenta spesso che qui niente funzioni, che le persone sono false e cattive, che manca la possibilità di costruire qualsiasi cosa e si pratica l’attività preferita: la critica distruttiva nei confronti di chiunque voglia migliorare la sua condizione o la condizione della comunità. Oppure ci si chiude nella rassegnazione, ci si convince che qui è stato sempre così e niente cambierà mai, non conviene nemmeno provare a cambiare. Spesso non ci si riesce a mettere d’accordo nemmeno su questioni che non meriterebbero nemmeno una discussione e tante volte sulla ragionevolezza vince chi riesce a gridare più forte. Anno dopo anno, mentre il mondo va avanti, Palermiti sembra confinato in una zona senza tempo. Ogni anno si ripete un copione conosciuto: Natale, la festa, l’attesa per le persone che ritornano in paese dalle diverse parti del mondo poi il freddo dell’inverno, le giornate corte aspettando la primavera. Arrivata la primavera si ritorna ad aspettare l’estate, altri palermitesi che ritornano fino al culmine della festa, l’ultima domenica d’agosto. Poi di nuovo una fase di semi-letargia, aspettando un’altra estate. Penso che quasi tutti amino vedere il paese ripopolarsi durante l’estate. Soffermandosi a parlare con i palermitesi “residenti all’estero” si scopre nella maggior parte di loro la nostalgia per il paese, la voglia di tornare per vivere accanto alle persone a loro care e godere del clima e della natura di questa terra che, in quanto a bellezza, non ha niente da invidiare a qualsiasi altro luogo dove si possa andare a vivere. Il desiderio di tornare è comune a molti, ma le condizioni affinché questo avvenga sono purtroppo remote. Tornare si, ma come fare a garantirsi il tenore di vita al quale ci si è abituati all’estero? Eppure le risorse non mancherebbero. Ci sono luoghi certamente non più belli dei nostri, meta di frotte di turisti, regioni che pur non avendo le nostre condizioni climatiche, sanno far fruttare i prodotti della loro terra, persone che pur non essendo più brillanti di quanto siamo noi, riescono ad unirsi per creare ricchezza per tutti. Cominciamo proprio da quest’ultimo punto, le persone che collaborando creano ricchezza. Palermiti non può certo vantare una tradizione cooperativa: da noi ognuno gioca per se. Facciamo un esempio: ipotizziamo che ci sia un soggetto che apra una piccola pensione, cosa succederebbe? Arriverebbero delle persone che dovrebbero comperare i generi di consumo dei quali avrebbero bisogno nei negozi locali, i commercianti ne trarrebbero profitto. La sera gli ospiti della pensione cercherebbero dello svago nei locali del paese (se i locali fossero in grado di offrirli) facendo così guadagnare ai gestori di bar, pubs e pizzerie. Chi saprebbe individuare ed offrire altri servizi dei quali questi ipotetici turisti avrebbero bisogno, potrebbe a sua volta avviare un’attività redditizia. Trattando questi ospiti fossero in maniera equa (senza cercare di spremerli come dei limoni) con la loro pubblicità positiva si garantirebbe un flusso costante di visitatori dal quale tutti potremmo trarre beneficio. In tale maniera l’iniziativa di un singolo porta ricchezza a tutta la comunità. Che cosa succede invece a Palermiti? Qualcuno apre un locale? Non passa molto che altre x persone decidono di aprire un locale simile. Qualcun altro apre una qualsivoglia attività? Si fanno delle scommesse su quanto tempo resisterà prima di essere costretto a chiudere i battenti. Sembra quasi che si goda nel vedere le persone avviarsi al fallimento e non ci si rende conto che i problemi degli altri prima o poi ricadranno su di noi. Abbiamo recentemente votato e approvato il referendum che da maggiore autonomia e poteri ai comuni e alle regioni. Ciò significa che un comune diventa sempre più come un’azienda e se un’azienda vuole sopravvivere e prosperare deve saper gestire e valorizzare le sue risorse. Tra le risorse le più importanti sono certamente le risorse umane. Tra noi ci sono persone che possiedono quelle competenze necessarie per far funzionare bene o meglio le cose: ci sono laureati, validi artigiani, lavoratori volenterosi, ma ci sono anche persone capaci solo di bloccare ogni iniziativa di denigrare e offendere. Noi possiamo decidere se mettere in mano “l’azienda Palermiti” ai primi o ai secondi, non è solo un nostro diritto è soprattutto un dovere. In ogni caso è necessario che chi opera sia convinto che non c’è niente che non si possa cambiare e che anche se Palermiti “è stato sempre così” questa non è una ragione sufficiente affinché le cose non cambino, ma se vogliamo cambiare bisogna esporsi in prima linea, senza secondi fini e con rispetto per tutti i compaesani. La divisione, le inimicizie non porteranno bene a nessuno e se i nostri amici, i nostri fratelli e i nostri figli saranno costretti a guadagnarsi il pane fuori dal nostro comune impoveriremo ancora di più il paese e vorrà dire che abbiamo sbagliato qualcosa. La vita è una sola ed il tempo che scorre nessuno ha il potere di ricomprarlo. Noi possiamo decidere cosa fare degli anni concessici: piangerci addosso o rimboccarci le maniche per creare qualcosa di cui essere fieri.

Mario Fulciniti

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“EUROKONVERTIZZIAMOCI 2”  Torna Indice Articoli
Kome detto, l’euro rappresenterà una rivoluzione, anke sul piano sociale e kulturale, non sarebbe male, quindi, eurokonvertire anke i nostri pensieri e le abitudini di tutti i giorni. Potremmo per esempio smetterla di ‘vivere’ solo ad agosto, kome se da settembre a luglio, ki resta a Palermiti si trasforma e non riesce a fare nulla, eppure siamo le stesse persone e non ci sono motivi (…tranne vabbè il freddo!) per i quali d’estate si esce, si organizzano tante kose e d’inverno si va in letargo, quasi fossimo sukkubi rispetto ki viene da fuori, quando non sempre ki viene da fuori è più in gamba o più evoluto di noi (anzi…).Potremmo smetterla kon i litigi politici (Ke poi kon la politiKa non hanno nulla ke vedere) e di improvvisarci politologhi una settimana ogni konsultazione elettorale, sparendo poi nell’ombra; sarebbe molto meglio votare liberamente per ki ci pare senza subire kondizionamenti o kreare lacerazioni, scegliere in base ai nostri konvincimenti e alle differenze di ki si propone al nostro giudizio, o perkè no, impegnarci in prima persona senza delegare gli altri. Potremmo smetterla di andare ai funerali e a poki metri dalla bara komportarci da incivili kiakkierando o spingendoci per dare le kondoglianze qualke istante prima degli altri. O ankora, potremmo smettere di andare in Kiesa, se quando usciamo (e a volte anke dentro) disprezziamo ki abbiamo akkanto. Potremmo smetterla, kol sederci alle pankine e spettegolare su ki passa (quella fa questo, quello fa quest’altro!), meglio guardare la trave ke abbiamo negli okki e non la pagliuzza degli altri. Potremmo smetterla di sentirci emancipati, solo perkè abbiamo l’ultimo tipo di telefonino, o la makkina nuova, non sono questi gli aspetti importanti della vita. Potremmo smetterla di giudikare le kose in base ki le fa ma guardarne invece il kontenuto ke è sempre più importante, rispetto ai personaggi. Potremmo migliorarci molto, ma è molto più semplice, konvertire le lire in euro, basta rikordare il rapporto di kambio ( 1936.27 lire), ke konvertire le nostre menti, kosa ben più diffikoltosa, ma ke sarebbe molto importante, vero?

MOlEA GIUSEPPE MaurO

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Ricordo di un amico.  Torna Indice Articoli
Sono passati ormai tre mesi dalla scomparsa dell’indimenticabile amico “Franchinuzzu”, sì lo voglio ricordare sempre con questo nome, il dottore Francesco Fulginiti. Sono passati tre mesi dicevo, e ancora oggi mi chiedo se è vero che ci abbia lasciato. Purtroppo la risposta la so già, io e tutti quelli che come me, e sono in molti, lo ricordano. Di lui non scorderò mai l’attaccamento politico e amministrativo, oltre a quello amichevole (l’amico di tutti), riusciva ad essere tranquillo anche nelle circostanze più difficili, come negli ultimi mesi di malattia. Cercava di sdrammatizzare su tutto. Lo ricorderemo, io e tutta la mia amministrazione, sempre, come amministratore integerrimo, professionista solerte padre e sposo esemplare. E vorrei ricordarlo sempre con quell’espressione che aveva mentre interpretava il ruolo di Gesù Cristo nella Passione e diceva questa frase: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Franco io mi auguro che Dio non ti abbia abbandonato, anzi è così di sicuro, in questo momento sarai con Lui a gioire, ricordandoti di noi tutti. Prega per noi adesso, guidaci, me come sindaco e tutta la tua amministrazione, nel nostro difficile compito. Stai vicino soprattutto alla tua famiglia, a tuo padre, a tuo fratello a tua moglie e ai tuoi figli Giuseppe, Domenico e Cristina, ai tuoi cognati e a tutti i tuoi cari.

Domenico Notaro

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Piccoli impegni scolastici.  Torna Indice Articoli
 

Gli alunni della V classe elementare di Palermiti hanno allestito una mostra fotografica realizzando un pannello che ogni alunno ha realizzato con fotografie riferite alla realtà in cui vivono. Le fotografie rappresentano i luoghi caratteristici del paese e le realtà locali. Gli alunni hanno realizzato l’albero delle poesie, una delle quali scritta dal direttore Domenico Commodaro dal titolo “Il mio paese”. Le altre poesie hanno tutte una valenza morale, perché trattano il problema della pace e del rispetto della persona.

Gli alunni della V elementare
 
 

Il mio paese

Amo il mio paese!
Fiorito
Sul colle ridente
Che apre l’accesso alle serre,
Guarnito
Di verde cangiante
Del bruno castagno
E l’ulivo argentato,
Esso fa amare la terra
Che intesa,
Sognante
Il primo vagito.
E’ bello il mio paese!
Inondato di sole
Riceve la brezza
Del mitico Ionio
Che dona un’ebbrezza
Di spazio infinito.
Non sazio,
Di verde, di sole, di mare,
Ammira,
Lontane,
Le vette silane
Che, in candido velo
Lo fanno guardare,
Grato e giulivo
Più in alto
Nel cielo.


(Domenico Commodaro)

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Noi ragazze della pallavolo.  Torna Indice Articoli
Nel nostro paese ci si lamenta sempre di tutto, una volta per questo, una volta per quello, ma quando si deve fare qualcosa tutti prendiamo delle scuse (chi dice di non avere tempo, chi non vuole avere responsabilità ecc. ecc.). Fino a giugno di quest’anno, io e come credo, tante altre persone di Palermiti, per mantenerci ‘in forma’, dovevamo armarci di santa pazienza, organizzarci e andare sino ad Amaroni, a Gasperina o altrove, che seppur non siano posti lontani, ci creavano disagi, sia per il disturbo, sia per la noia, sia per il brutto tempo in inverno. Mi chiedevo perché non avevamo una struttura adatta nel nostro Comune, e perché non avevamo lo spirito d’iniziativa per fare qualcosa senza spostarci da Palermiti. Finalmente da due mesi a questa parte qualcosa è cambiato, il merito non è certo mio, ma di due ragazze particolari e che vengono da fuori, Olga e Rosaria, forse la prima è più conosciuta perché è lei che gestisce in prima persona le attività, ma anche Rosaria ha i suoi meriti, infatti entrambe si sono prodigate in questa crociata per far decollare il progetto. Sono loro che hanno smosso le acque, e sono loro che dobbiamo ringraziare se adesso anche chi non poteva andare fuori, può svolgere un po’ d’attività fisica. Per il momento siamo solo all’inizio di questo progetto e sicuramente si dovrà fare molto altro ancora, ma siamo già a buon punto per quanto riguarda l’aerobica e la pallavolo, forse non diventeremo mai brave coma Maurizia Cacciatori, ma almeno ci proviamo e ci divertiamo ugualmente. Vorrei, inoltre aggiungere un ringraziamento al Sindaco Mimmo Notaro, per aver prestato la sua attenzione e la sua collaborazione, per questa iniziativa, superando anche, gli ostacoli burocratici che si sono via via incontrati. Nella speranza che la palestra sia attrezzata, presto, in modo più completo dobbiamo solo dire grazie a queste persone, che ci hanno dato una ‘bella lezione’.

Rivolgiamo, ora tre semplici domande ad Olga:

Hai trovato ostacoli all’inizio di questa iniziativa?
Veri e propri ostacoli non direi, anche se nello stesso tempo non ho avuto tante agevolazioni, forse perché in paese non erano pronti a questo tipo di proposta forse un po’ nuova.
Che tipo di rapporto hai instaurato con le allieve?
Non è certamente un rapporto tra insegnante e alunne, ma solo un modo di ritrovarsi, di stare insieme tra amiche, anche perché per me lo sport è parte integrante della mia vita e non faccio altro alto che cercare di trasmettere alle altre questa mia passione.
Sei ottimista o pessimista per il proseguimento di questo progetto ?
Sono ottimista, perché ho visto molte ragazze interessate. Magari hanno trovato lo stimolo giusto per trascorrere le giornate, o almeno quella parte di giornata che non si sa cosa fare, direi che è un passatempo molto bello per conoscersi e stare insieme.

Letizia Truglia


10

Globalizzazione.
Dallo stato totalitario al nuovo ordine globalitario.
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Con il termine globalizzazione s’intende un complesso fenomeno economico per cui tutto il mondo dovrebbe essere un unico mercato entro il quale si scambiano merci secondo il meccanismo della domanda-offerta e la fissazione del prezzo là dove tali variabili s’incontrano. In altre parole la globalizzazione è la standardizzazione di tutti i mercati mondiali rispetto a un modello unico dominante, in cui è possibile la libera circolazione di capitali finanziari, commerciali e produttivi che si rendono in un certo modo indipendenti dai singoli governi politici. La globalizzazione, imprimendo un dinamismo senza precedenti al sistema economico, non ha però fatto diminuire le differenze tra le varie parti del mondo ma ha accentuato la funzione di predominio di un modello standard, quello capitalistico occidentale. Questo non è un fenomeno che nasce nel terzo millennio, ma già dalla fine del 1400, in concomitanza con la scoperta dell’America. Ma anche l’Inghilterra che fino a poco tempo prima era considerata al margine del mondo, diventa una potenza in ascesa. Tutti adottano un sistema capitalistico: investono capitali nel terreno e nelle innovazioni agricole dando luogo alla possibilità di trasferimento di capitali sempre maggiori. Si creano così le prime compagnie mercantili e, quindi, una fitta e agevole rete di trasporti; in tale periodo come dice Karl Marx, l’Inghilterra accumulò velocemente i capitali, e andò avanti al resto d’Europa, diventando un modello classico di capitalismo. Il secondo episodio di globalizzazione è riconducibile perciò al capitalismo industriale, fenomeno per cui si produce molto e in modo conveniente: da questo deriva infatti nella seconda metà del 1700 l’ascesa industriale della Gran Bretagna e la sua conquista dei mercati mondiali. Sicuramente però è la rivoluzione informatica, dagli anni settanta in poi, ad avere avuto la preminenza nei processi di globalizzazione: non è infatti pensabile una globalizzazione di capitali, tecnologie mercati senza un’informazione simultanea e senza la possibilità di comprare e vendere in tempo reale. La globalizzazaione dovrebbe essere una messa a disposizione di eguali opportunità per tutte le parti del mondo, ma ciò risulta del tutto discutibile perché esistono ancora nel mondo zone forti e zone deboli. Non è vero che la società si sta avviando verso l’unità assoluta, cosa sostenuta da alcuni commentatori, anzi è l’esatto contrario. Solo i grandi e antichi imperi, romano e turco, possono essere considerati civiltà globali in quanto sono riusciti ad amministrare in modo efficace vastissimi territori sui quali erano presenti etnie, culti, interessi che fra loro non avevano nulla in comune. Nel nostro tempo, invece, ognuno cerca un qualcosa, anche minimo, che possa distinguerlo dagli altri. Dunque il mondo attuale va in realtà decomponendosi, e per governarlo e per fare diventare questo mondo una società globale in cui non ci sia più posto per l’individuo quale frammento ed in cui le differenza spariscano davvero, bisogna studiare ed analizzare tutti i particolari, che sono in continua crescita. Solo così si può trovare un metodo che possa essere accettato e gradito ad ognuno creando una, anche precaria, armonia. Perciò i potenti della terra devono imparare un’arte difficile, quella di connettere, che può avere luogo solo se si conoscono davvero, e alla perfezione le parti.

Giandomenico Aloisi

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Se fossi un americano.  Torna Indice Articoli
Dopo gli attacchi terroristici del 11 settembre a New York e Washington, se fossi un americano mi chiederei “perché mi hanno fatto questo?” ed ancora “perché qualcuno odia così tanto l’America da essere disposto non solo ad uccidere migliaia di persone ma anche a sacrificare la sua stessa vita?”. Solo trovando le risposte a queste domande potrei decidere se il ruolo di gendarme del mondo che l’America ha assunto, sia giusto. Se la mia nazione applica delle sanzioni a coloro i quali ritiene debbano essere sanzionati, deve essere imparziale ed equa. Se è giusto che l’Iraq venga punito quando viola il diritto internazionale, è altrettanto giusto punire Israele quando ruba la terra dei palestinesi e quando il suo governo terroristico bombarda i territori occupati. Ma questo non avviene, lo stato di Israele non viene punito anzi la mia America lo appoggia nel suo operato criminale. L’applicazione di questo sistema dei “due pesi due misure” genera ingiustizie, guerre e terrorismo. Questo modo di agire dà solamente la possibilità a dei pazzi assassini di utilizzare la rabbia di un popolo e di un’intera cultura, per trovare appoggio per le loro azioni. Se l’America vuole essere davvero l’arbitro del mondo deve avere il coraggio di affrontare e risolvere la questione palestinese, questo sarebbe il primo passo da compiere per raggiungere la pace nel medio oriente e nel mondo intero.

Domenico Paolo Gullà


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Gli occhi del mondo.  Torna Indice Articoli
In alcuni, e non pochi, Paesi del mondo, le condizioni di vita sono misere e precarie. I mezzi di comunicazione ci riportano immagini di uomini malnutriti, minorati fisicamente, con volti scarniti dalla fame e dalla sofferenza. Alle oramai passate soglie del 2000, in quelle terre e fra quella gente, sembra che il tempo si sia fermato nel passato primordiale dell'uomo. Concetti che nella nostra civiltà sono all'ordine del giorno come progresso, civiltà e dignità umana, non hanno senso in Paesi dove il problema della sopravvivenza è ancora irrisolto e drammaticamente attuale. Ma comunque è in questi Paesi che assistiamo ad una vera e propria esplosione demografica dovuta soprattutto all'analfabetismo, in quanto, senza un'istruzione che possa stimolare la mente umana, l'uomo non può raggiungere quella capacità di dominio del pensiero che gli permetterebbe di padroneggiare la propria vita sociale. E’ partendo da queste nozioni che alcuni grandi sostenitori dei Paesi sottosviluppati, come la FAO, dovrebbero allarmarsi ed agire, sì con cautela ma in fretta. Sono molti i problemi connessi a queste situazione a cominciare dalla necessità di stabilire un preciso programma d'intervento finalizzato soprattutto alla modernizzazione di questi Paesi. Sottolineo che non bisognerebbe perdere ulteriormente altro tempo utile incominciando con attaccare la povertà, creare posti di lavoro, protezione e rimuovere guerre, criminalità ed emigrazione; poi con l'intuire un valido sistema scolastico per non rischiare di far progredire ancora popoli senza cultura ed è inoltre evidente e di urgente importanza che si debba puntare all'eliminazione della fame magari muovendo dal progresso dell'agricoltura: sarà necessario sfruttare al massimo tutte le risorse esistenti, migliorare le tecniche di coltivazione, bonificare e fertilizzare i terreni facendo anche uso dei nostri progressi scientifici. Non lasciamo che questa ingiuria alla nostra civiltà rimanga indelebile nel ricordo dei posteri. Facciamo che la progressione di questi popoli sia un impegno per il terzo millennio così che finalmente, un giorno, guarderemo negli occhi di un nostro simile e ci sentiremo veramente orgogliosi di essere uomini.

Elisa Fulciniti

13

Il Manifesto del Paese dell'Arcobaleno Torna Indice Articoli
(PALERMITI)

Siamo ragazzi di tutta la terra e vogliamo cambiare il mondo. Com'è adesso non ci piace. E' pieno di cose belle ma troppe persone soffrono per la fame, per la guerra, per un colore della pelle diverso, perché il forte vuole schiacciare il debole. Il nostro pianeta è pieno di cose belle ma sempre più pieno di rifiuti e l'aria è sempre più inquinata e l'acqua è sempre più sporca. Vogliamo un mondo più giusto e più umano, senza divisioni tra i popoli, tra bianchi, neri, gialli e scuri, tra ricchi e poveri, tra giovani e anziani. Noi vogliamo costruire un mondo più pulito, dove d'inquinamento non fa diventare gialle le foreste e marrone l'acqua, dove c'è spazio per tutti i colori e per tutta la gente. Vogliamo vivere in pace. Non ci piace vivere in un mondo con la guerra, perché è stupida e pure chi ha vinto, soffre e ha sempre paura. E vogliamo dire a tutti che è più importante salvare la terra che avere tanti soldi. Ed è meglio una maglietta e un paio di scarpe in meno, che permettere che i bambini in tante parti del mondo lavorino come schiavi. Siamo amici di tutti, anche di quelli che nessuno vuole vicino. Siamo amici degli anziani, perché non è giusto che stiano sempre soli. Siamo amici di quei bambini che chiamiamo "diversi", perché sono come noi, pure se non sanno correre o parlare. Siamo amici degli stranieri, di quelli che vogliono rimandare a casa loro, anche se una casa certe volte non ce l'hanno. Siamo amici della natura, amici veri, non quelli che bruciano i boschi e sporcano il mare. Siamo tanti, ma non siamo tutti uguali. Siamo di tanti colori e di tutte le età, ma non per farci la guerra. Ci impegniamo a crescere assieme e a non lasciare che persone violente rubino l'infanzia ai bambini. Sembra difficile ma è facile. Siamo capaci di farne di tutti i colori. Bianco: puliamo il Mondo. Rosso: amicizia e solidarietà. Giallo: il sole che ci unisce. Verde: l'erba su cui giocare. Blu: come la notte che non deve fare più paura a nessuno. Sono i colori del futuro. Sono i colori di Dio. E' il paese dell'arcobaleno. Buon Natale a tutta la Comunità.

I ragazzi del catechismo (Scuola Elementare e Media)


14

PER IL TUO SGUARDO VIVO  Torna Indice Articoli
Al primo bagliore del mattino buone prospettive
Nel cammino tanta gente mormora piano, un manifesto a lutto
Incupisce il mio ardore, oggi è pallido anche il sole,
il pensiero si sofferma a sera per il tuo
sguardo vivo,
il vento amico mio porta via le parole
malinconiche
qualcuno sentirà il mio dolore lassù, non
soffrirai mai più.
Il pensiero si sofferma per il tuo sguardo vivo,
il vento amico mio porta via parole
malinconiche.
Un orizzonte nuovo dov'è è sempre primavera ogni dolore è ricordo
L'umano desio non esiste veggia fino a sera sul tuo angelo prediletto,
il cuore ed il mare in tempesta in un giorno cosi funesto
la solitudine mi assale cammino senza meta,
un ricordo rigoglioso d'estate non cambia il mio umore.
Il pensiero si sofferma per il tuo sguardo,
vivo il vento amico mio porta via parole
malinconiche.

Giampaolo Marcella
Alex Mazza

La Regola Aurea.
Gli uomini sono così differenti tra loro, li distinguono vari modi di pensare, di percepire il mondo, di vivere. E anche se sembrerà paradossale, perfino nella loro diversità è possibile trovare qualcosa che li accomuni. E’ stata sempre presente in loro l’esigenza di credere in qualcosa che vada oltre la vita, hanno avuto sempre la necessità di sperare, ed il frutto di questa speranza, le religioni, hanno basato i loro sistemi etici su un unico principio che può essere sintetizzato con una semplice formula, non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, la cosiddetta Regola d’oro. Nell’Antico Testamento, la Bibbia ebraica, si può leggere “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Levitico, 19.18); ancora nella Bibbia ma questa volte nel Nuovo Testamento, nel Vangelo secondo Matteo si legge: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Matteo, 7.12); concetto ripreso anche da Luca nel suo vangelo: “Come volete che gli altri facciano a voi, così fate loro”( Luca, 6,31); in un testo islamico si trova scritto, “Nessuno di voi è un credente se non desidera per il proprio fratello ciò che desidera per se stesso” (I quaranta hadith di al-Nawawi, 13); così come pure il Mahabharata, importante poema epico indiano, riporta: “Questo, dicono i saggi, è il sommo dharma: come è la vita che tu desideri per te, così sia per te quella delle [altre] creature” (Mahabharata, 13.116.2); ed ancora per il Giainismo, "Un uomo dovrebbe procedere trattando tutte le creature nel modo in cui lui stesso vorrebbe essere trattato" (Sutrakritanga, 1.11.33); il ren, concetto centrale per l'etica confuciana, consiste nella capacità di amare il prossimo, e altrettanto si può dire per i principi fondamentali del Buddismo e per altre religioni. Non dobbiamo comunque pensare che questa sia una regola limitata solamente ad un ambito religioso, ricordiamo Kant, il quale pone le basi per la definizione di un etica laica con il suo imperativo categorico, “Opera in modo che la massima della tua azioni possa sempre valere come principio di una legislazione universale”, ed è proprio l’universalità di questo principio a farlo diventare la legge guida delle nostre azioni, la nostra legge morale, “quando agisci tieni presente gli altri e rispetta la dignità umana che è in te e nel prossimo”.


COORDINATORI:
Aiello Gregorio
Gerardo Scalzo
Tavano Gianvittorio

GLI AMICI:
Antonella Dell'Apa
Fernando Loiacono
Lucia Aiello
Elisabetta Emanuele
Mario Fulciniti
Cristina Fulginiti
Igor Gullà
Giampaolo Marcella
Caterina Molea
Giuseppe Mauro Molea
Antonio Vatalaro

HANNO COLLABORATO:
Giandomenico Aloisi
Don Antonio De Gori
Elisa Fulciniti
Domenico Paolo Gullà
Alex Mazza
Domenico Notaro
Mariapia Servello
Letizia Truglia



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