Pappagalli verdi di Gino Strada

 

Ho letto per la prima volta questo libro in tempi "non sospetti" e l'ho riletto nelle ultime settimane, come contributo a un pensiero di pace.

Il libro ha un duplice merito.

Innanzitutto, dimostrare come nessun'arma possa essere talmente "intelligente" da incidere la parte lesa salvando i tessuti circostanti. Le armi, metaforicamente come il bisturi di Gino Strada, non possono fare a meno di incidere i corpi, a volte senza speranza.

L'altro merito è quello di raccontare storie dimenticate. In un'epoca di sovraesposizione mediatica, l'eccesso d'informazione ha provocato disinformazione. Di volta in volta il nostro sguardo è stato puntato sulla ex-Jugoslavia, l'Afghanistan, la Cecenia, il conflitto israeliano/palestinese, l'Iraq, per poi essere dirottato su altri scenari, ipnotizzato dalla velocità del ciclo di vita della notizia stessa, beffato dalla pubblicità di donne liberate dal burka per vendere maglioncini di cachemire…

Questo libro ha il merito di ricordare.

La prosa di Gino Strada è asciutta, brevi racconti focalizzati sulla quotidianità di un chirurgo di guerra (citando il sottotitolo). Si fatica comunque a leggere più di poche pagine per volta. Mentre lo spettatore televisivo ha difficoltà a discernere, nella sovrabbondanza di immagini indistinguibili, tra realtà e finzione; la parola, a volte, come in questo caso, ha la capacità di incidere più fortemente nella mente del lettore e contribuire a sollevare dubbi.

Alcuni racconti sono dedicati a un compagno o una compagna di lavoro, come il flashback su Glen e le domande lasciate senza risposta, perché in questo caso il narratore non è creatore dei propri personaggi. A volte suscitano interrogativi, se un vecchio peruviano chiede al medico di non essere operato per non rovinare i figli o una donna-ministro italiana vuole tornare a casa con qualche bambino bosniaco per la gioia dei fotografi… Altre volte ancora, un'immagine rimane nella mente, come una foto d'infanzia, e provoca un sorriso: Jamal e Farad, "strana coppia un po' brontolona", con la speranza di un futuro dignitoso.

E infine c'è lui, Gino Strada, in prima persona, lontanissimo da pratiche d'immolazione, con un ritratto a tutto tondo senza intenzioni agiografiche; uomo colto da dubbi e rimorsi, il quale non si sottrae dall'ammettere la soddisfazione per le proprie scelte di vita, consapevole delle conseguenze sulle persone che ama…

Vorrei consigliare questo libro citando le parole di un'altra donna, che ha visto il proprio mondo crollare eppure in uno degli ultimi attimi di lucidità ha affermato: <<Sì, scriverò contro la guerra… Nel momento in cui si usa la forza, tutto diventa insensato e irreale per me>> e per noi?

 

"Pappagalli verdi", sottotitolo: "Cronache di un chirurgo di guerra" - Gino Strada - Prima edizione gennaio 1999 - Premio internazionale "Viareggio Versilia 1999" - Prefazione di Moni Ovadia - Diritti d'autore a favore di Emergency


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