L'uomo che non poteva morire di Ron Habbart
Zitti, zitti: una sirena. Sfreccia un’autoambulanza. Qualcuno è nei guai, purtroppo. Che bello sarebbe essere invulnerabili, invincibili, riuscire a rischiare ma anche a portare sempre la pelle a casa.
E’ caldo, è agosto. Una nuotatina? Ahhh, che goduria, fondersi con le acque, trasmettere alla massa fluida il nostro calore, riceverne sostegno, carezze. Avvicinarsi, non visti, a una amica bagnante, canticchiando nella testa il motivetto de “Lo Squalo”.
Poi prendo la corriera. E tento di indovinare i 5 secondi del minuto nei quali arriverà.
Sono in sagra. Si estraggono i numeri della tombola. Li penso prima della chiamata, senza guardare la cartella. E fosse una volta che ne azzecco uno!!
Ma fino a che punto possiamo prevedere, assegnare probabilità, e quando invece, tiriamo a indovinare?
Sarebbe eccitante dare la caccia a un evento, rinchiuderlo tra altri eventi di contorno di probabilità vincolate, circondarlo, bloccarlo senza dargli una via di scampo. Possederlo.
Controllarlo.
Ma
poi…non potremmo più cambiarlo. Se è noto, è come già successo. Non possiamo
farci più niente. L’evento ci ha in pugno più di prima. Siamo ora i suoi
schiavi attuatori?
“L’UOMO CHE NON POTEVA MORIRE”, di Ron Hubbard.
“L’UOMO LIQUIDO”, di C.B. Gilford.
“L’UOMO STOCASTICO”, di Robert Silverberg.
E qui non dite che non vi avevo avvertiti. Attenti a quello che desideriamo, (superpoteri inclusi).
Potrebbe
avverarsi. E potremmo pentircene.