Io non ho paura di Niccolò Ammaniti
Niccolò Ammaniti, con questo romanzo, è arrivato alla piena maturazione stilistica e contenutistica, dopo gli esordi riconducibili alla narrativa cannibale (Branchie, Fango). L'inversione di tendenza si poteva già ravvisare in Ti prendo e ti porto via, ma con Io non ho paura l'autore è riuscito a mettere d'accordo la critica e il pubblico. Di solito, non mi fido delle classifiche dei libri più venduti o dei romanzi "premiatissimi", ma in questo caso il successo delle vendite è pienamente giustificato.
La forza di questa storia risiede nello stile e nella scrittura. Frasi brevi,
ritmo serrato in un crescendo che coinvolge il lettore; descrizioni che fanno
sentire gli odori, ammirare i paesaggi, vedere i protagonisti. Il grande pregio
di Ammaniti è quello di aver preso in considerazione l'ottica di un
bambino di nove anni, calandosi nella difficile prospettiva, con grande maestria.
La storia è ambientata in un Sud non precisato, in una frazione circondata
dai campi di grano. E questo meridione è disegnato attraverso immagini,
odori, abitudini, caldo insopportabile, isolamento, voglia di evasione, sogni.
Ci sono due storie parallele: quella di Michele Amitrano, il ragazzino, che
si trova immerso in una storia più grande di lui e quella che ha per
protagonisti gli adulti del paese coinvolti in un segreto pauroso, il sequestro
di un bambino.
C'è forte tensione in ogni pagina, chi legge ha voglia di sapere, la
conclusione è perfetta.
È raro nei libri di autori contemporanei trovare un connubio così
forte tra una bella storia e una scrittura accattivante, densa, mai banale.
In questo modo Ammaniti conquista sia i lettori che ricercano la trama e la
suspance sia chi viene, prima di tutto, rapito dalla struttura e dallo stile
della scrittura.
Niccolò Ammaniti, Io non ho paura, Einaudi Stile Libero, Euro 8, 26, pp. 218