"Gli errori sono necessari, utili come il pane
e spesso anche belli: per esempio, la torre di Pisa" scrive Gianni
Rodari nella sua prefazione a " Il libro degli errori",
e poco dopo continua:" Non tutti sono errori infantili, e questo
risponde assolutamente al vero: il mondo sarebbe bellissimo, se ci
fossero solo i bambini a sbagliare". Sono questi, a mio avviso,
i due concetti fondamentali che animano questo libro originale e divertente,
ma che al tempo stesso invita a riflettere; una delle raccolte più
rappresentative di Gianni Rodari, uno scrittore che ha saputo affascinare
e divertire i bambini proprio giocando con i loro sbagli e con il
loro modo un po' buffo di usare il linguaggio, ma che è anche
riuscito a dare consigli e suggerimenti agli adulti, genitori ed insegnanti
compresi.
In effetti, i libri di Gianni Rodari sembrano capitati solo per caso
nello scaffale della letteratura infantile, proprio perché
sono rivolti a tutti, senza eccezione alcuna. In questa stessa ottica
va analizzato "Il libro degli errori", un testo ricco, stravagante
ed originale, una splendida raccolta di filastrocche, poesie e brevi
racconti che nascono dalla straordinaria fantasia del suo brillante
creatore che ha saputo usare con creatività le distorsioni
del linguaggio e le stesse possibilità che la nostra lingua
offre di essere manipolata sia ortograficamente che foneticamente.
Soprattutto in questi testi, infatti, Gianni Rodari gioca con la lingua
mescolando fonemi, fondendo e deformando parole, creando rime bizzarre
e ridicole attraverso uno stile, però, semplice, immediato
e fresco, di facile comprensione per tutti.
Di conseguenza, il linguaggio per Rodari diventa non solo uno strumento
comunicativo e costruttivo, ma persino un mezzo attraverso cui attribuire
valore ed essenza alle cose: un cane senza la c iniziale, ovvero un
"ane" è come un cane senza testa, ovvero ha perso
la sua stessa identità e fisionomia di cane; la benzina con
la s al posto della z non fa camminare le automobili, gli occhiali
senza h non ci permettono di vedere, l' "oglio" con la g
è un pessimo condimento, e così via. La lingua, dunque,
permette di dare un nome alle cose e quel nome ne definisce il ruolo
e la funzione.
Ma oltre a queste riflessioni linguistiche, sotto la patina di ironia
che dà vivacità e colore alla raccolta si celano e si
intrecciano temi ancor più seri e profondi, talvolta persino
allarmanti e più che mai attuali: l' orrore delle guerre, la
povertà, la mancanza di libertà di pensiero, l' ipocrisia,
la menzogna. Sono questi i veri errori, anzi orrori, del mondo, molto
più gravi, certo, di quelli che commettono i bambini a scuola
quando scrivono, perché gli errori linguistici si possono correggere
facilmente, mentre quelli che sono nella realtà delle cose
sono molto più difficili da eliminare.
Questo libro, dunque, è anche un invito a guardare tutto ciò
che di sbagliato c'è intorno a noi e, in un certo senso, a
lottare per rendere questo mondo un po' migliore: proprio come accade
a scuola, anche la nostra vita e' una sfida perenne perché
ci mette continuamente alla prova e noi dobbiamo essere sempre pronti
a vincere: " Questa scuola è il mondo intero/quanto è
grosso:/apri gli occhi e anche tu sarai promosso".