¡AY, CARMELA!

Elegia di una guerra civile in due atti e un epilogo di José Sanchis Sinisterra
(In corso di stampa, trad.-it. di Antonella Caron, Perugia, Ed. Corsare, 2002)

 

Due mediocri attori di cabaret, Paulino e Carmela, nel marzo del 1938, attraversano senza accorgersene la linea che separa i fronti repubblicano e nazionalista, durante la guerra civile spagnola. Sono fatti prigionieri dai franchisti che li obbligano a mettere in scena uno spettacolo di varietà per il proprio esercito che ha appena occupato Belchite, un paesino aragonese; ma fra gli spettatori c'è anche un gruppo di prigionieri repubblicani appartenenti alle Brigate Internazionali, che dovranno essere fucilati il giorno seguente. Quanto vi ho anticipato, però, è solo ciò che mette in moto l'azione teatrale di cui i due "artisti" sono protagonisti. Ho detto azione teatrale, perché questo, in effetti, è un dramma, in cui gli eventi si svolgono tutti all'interno di un teatro, più precisamente su un palcoscenico vuoto, quello del teatro Goya di Belchite. In questo luogo magico le regole della realtà sono annullate per mano del drammaturgo, la morte e la vita si confondono, i tempi, il passato e il presente, si mescolano, fino a sovrapporsi. Il lettore e lo spettatore dovranno adeguarsi subito a questo mondo irreale, dovranno saper abbandonare la loro realtà per immergersi nella finzione teatrale creata da Sanchis Sinisterra. ¡Ay, Carmela! è, quindi, un'opera teatrale sul teatro durante la guerra civile, sui suoi poteri e sulle sue frontiere, ma è, soprattutto, una rivendicazione della memoria storica del popolo spagnolo, un'elegia in memoria di tutti i morti della guerra civile, che non vogliono e non devono, essere dimenticati. Leggetela!