Il mestiere di scrivere di Raymond Carver,

Il mestiere dello scrittore di John Gardner,

Senza trama e senza finale di Anton Checov.

 

Considero questi tre libri delle piccole gemme per chi ha a che fare con la scrittura. Equivalgono ad un intero corso di scrittura creativa con bravi insegnanti. In che cosa mi hanno cambiato? Innanzi tutto mi hanno reso consapevole di cosa significhi realmente scrivere. Le prime storie, i primi racconti, le prime poesie che ho scritto mi apparivano dei capolavori della letteratura mondiale, degni di vincere premi letterari e di pubblicazioni prestigiose. Niente di più sbagliato, ovvio. Penso che capiti a tutti gli scrittori dilettanti. Questi tre libri fanno capire quanto sia difficile, quante ore si possono passare su una singola frase o parola, quanto impegno serva per scrivere qualcosa di appena sufficiente.

"Scrivere un solo grande racconto in tutta la vita è sempre meglio di scriverne cento brutti" dice John Gardner. Quindi, buttare via intere pagine, un intero romanzo e riscriverlo da capo, magari quattro o cinque volte. Correggere, tagliare, rileggere con assiduità, fino all'ossessione. Questi libri non insegnano a scrivere, ma affrontano i problemi del mestiere. Non quelli del talento. Le nevrosi quotidiane, non il genio.

Osservare assiduamente la vita che ci circonda, ascoltare i dialoghi e le parole di chi ci è vicino, leggere con spirito critico un libro cercando di scoprire le lacune e i punti deboli dei grandi autori. Tutto questo viene detto in questi tre libri. 

"Per scrivere un racconto ci vogliono cinque o sei giorni e dovete pensarci tutto il tempo, altrimenti non vi foggerete mai di uno stile. Prima di essere messa sulla carta, ogni frase deve restarvi in testa un paio di giorni per rimpolparsi. " dice Checov.

Dopo avere letto questi tre libri, probabilmente non diventerò comunque uno scrittore con la S maiuscola. Sicuramente, però, ho la consapevolezza di cosa serva per scrivere un buon racconto. Mi hanno dato fiducia ed entusiasmo. Mi hanno riempito la testa di idee e spunti. Mi hanno fatto guardare quello che mi circonda con più attenzione e meno superficialità.

E poi ci sono una marea di consigli su cosa evitare di scrivere, sui clichè da cancellare, su come descrivere un'ambientazione, un dialogo, un personaggio. Certo, sono punti di vista, non regole da seguire ad ogni costo. 

Ma quello che traspare sono soprattutto  le storie autobiografiche di Carver, Checov e Gardner: le difficoltà economiche, i rifiuti editoriali, i rapporti con gli altri, gli approcci al foglio bianco, i lavori per mantenersi. La passione. La scrittura come condizione irrinunciabile delle loro giornate. La scrittura come il mangiare, il bere, il dormire. Come bisogno interiore da appagare.

In conclusione, questi libri hanno cambiato il mio modo di avvicinarmi ad ogni cosa che leggo e scrivo. 

Riferimenti:

Checov Anton, Senza trama e senza finale, Minimum Fax, Roma, 2002.

Carver Raymond, Il mestiere di scrivere, Einaudi, Torino.

Gardner John, Il mestiere dello scrittore, Marietti, Genova, 1989.

Il Mumi