Iniziative editoriali

 

La "Repubblica" da qualche tempo ha promosso un'iniziativa unica nel suo genere: ogni mercoledì, assieme al quotidiano, viene venduto un classico della letteratura mondiale. Il tutto con un costo inferiore ai cinque euro. Risultato: dieci milioni di copie vendute per la prima decina di volumi. Successo editoriale incredibile se rimaniamo ancorati alle statistiche sulla lettura degli italiani.
Dopo un paio di mesi, il "Corriere della Sera" lancia la medesima iniziativa. Un volume (diverso da quello del giornale concorrente) ogni martedì. Addirittura i primi due in omaggio.
Se confrontiamo le edizioni tra loro non troviamo molte differenze: stessa grandezza, stesso formato, stessa carta per la copertina. C'è da dubitare che non fosse già tutto programmato e concordato. Ma non è questo il punto.
Quello che stupisce è che un po' meno di un milione di italiani, ogni mercoledì, (e, probabilmente, ogni martedì) vanno in edicola per comprare il quotidiano e se ne escono anche con un libro. E che libro. Un miracolo. Gli italiani tornano a leggere? Gli italiani si riavvicinano alla cultura letteraria? Ci andrei piano. Il 50 % non legge un libro all'anno; i lettori che leggono più di venti libri all'anno si attestano attorno al 10%. Un libro su due non vende nemmeno una copia.
E allora? I conti non tornano.
Si possono ritrovare le cause in molti aspetti. Innanzi tutto le copertine e i formati. Perfetti per una libreria, colorati al punto giusto, realizzati con una dimensione tipica per una mensola o uno scaffale. Ricordate la collana degli "EverGreen", la grande biblioteca per ragazzi? Anche quella ebbe un successo straordinario. Anche quell'iniziativa sfornava volumi appetibili alle librerie delle case.
Non voglio sostenere che tutti quelli che comprano i libri con il quotidiano lo facciano per puro gusto estetico, ma è una delle piccole cause.
L'altra causa, ben più importante e preoccupante, riguarda le librerie delle nostre città.
Forse, allo sguardo della maggior parte delle persone, vengono ancora considerate come luoghi intoccabili, sacri, custodi di una cultura elitaria e settaria, invasi da studiosi e studenti e da persone lontane dal mondo che vive un italiano medio. Quest'ultimo si sente impaurito, spaesato, umiliato di fronte a quell'ammasso di libri.
Quindi è più facile andare dall'edicolante di fiducia. Si rischia meno. E poi i libri sono già stati selezionati da esperti del settore. Devono essere assolutamente i più bei libri della letteratura.
E qui un po' di colpa va distribuita alle librerie stesse. Qualche iniziativa per avvicinare i non-lettori servirebbe. Non solo presentazioni di autori e libri, ma anche qualcos'altro: punti internet, vendita di articoli che non siano esclusivamente libri, angoli riservati ai più piccoli eccetera.
Questo non vuol dire svalutare la cultura, renderla commerciale. Ben venga se una madre porta il bambino a giocare e a leggere in libreria; ben venga che uno studente entri per navigare un'ora sulla rete; ben venga che un tizio a cui serva una penna possa comprarla in libreria. Magari l'occhio, poi, si ferma su qualche titolo. Non si sa mai.
Un mercoledì mi sono fermato a prendere un caffè in un bar che vende anche quotidiani. Un uomo, che conosco, chiede la "Repubblica" e specifica che vuole anche il libro. La barista consegna il tutto. La prima cosa che ha fatto il signore è stata quella di leggere il titolo, l'autore e di sfogliare tra le mani il volume. Fantastico, ho pensato. "Li ho comprati tutti" mi dice con aria soddisfatta. "L'ultimo, di un certo Svevo, non sono riuscito a leggerlo tutto. Mi sono fermato a pagina venti. Ma, intanto, li compro tutti, poi pian piano…".
Straordinario, continuo a pensare. Cosa ha di straordinario tutto questo? Il fatto che viene a mancare il mezzo che dovrebbe unire la gente ad un libro. Vengono a mancare le librerie, le biblioteche, le recensioni, gli intellettuali che parlano di quel titolo, gli autori che presentano il libro, le fiere, le manifestazioni, le riviste specializzate. Insomma, scompare il contatto diretto con la cultura considerata tale.
Scompare tutto quello che ruota attorno al libro, per far rimanere l'oggetto libro da solo, nudo, senza protezione. Un oggetto, appunto.
Quelli che alla domanda "Perché non leggi?" rispondono "Perché non ho tempo" vogliono forse dire che non hanno tempo di entrare in libreria, scartabellare fra i libri, leggere le riviste, ascoltare un'intervista, andare in biblioteca.
Questo non è un bene, è ovvio. Ma forse la colpa e la responsabilità è proprio di coloro che sono immersi nel mondo del libro.
L'iniziativa dei quotidiani ci insegna questo. E poi se almeno il 15% delle pagine comprate venisse anche letto, si potrebbe realmente parlare di miracolo.