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CANAL
BIANCO
L'area presa in esame si attesta lungo il corso del fiume Tartaro
che, in uscita dalle Valli Grandi Veronesi, dopo l'apporto a Canda,
attraverso le rotte di Castagnaro e di Malopera, delle acque limose
chiare dell'Adige assume il nome di Canal Bianco, e ne segue il corso
fino ad Adria. Tale area, già in epoca romana soggetta a interventi
di regolamentazione idraulica, fu successivamente interessata da numerose
operazioni di assestamento e di bonifica a causa dei frequenti allagamenti
e rotte che devastavano le campagne e gli abitati, interventi che
assunsero carattere di sistematicità con i Ferraresi e i Veneziani.
Nella fertile campagna si possono ancora in parte distinguere i segni
delle bonifiche e delle antiche sistemazioni agrarie, come ad esempio
a Villamarzana e a Frattesina di Fratta Polesine. Importante fu, fra
le altre, la bonifica condotta dal 1609 al 1611 dai marchesi Bentivoglio
sui terreni di Trecenta, divenuti fertilissimi in seguito tali lavori.
Anche le bonifiche recenti del tardo Ottocento e del Novecento, con
il ricorso alle macchine idrovore, hanno notevolmente contribuito
a plasmare e modificare il paesaggio. L'esame delle foto aeree e lo
studio della geomorfologia consentono di individuare in tale area
le tracce dei paleoalvei del fiume Tartaro e di un ramo settentrionale
del Po, che per alcuni tratti risultano quasi paralleli e divagano
a volte avvicinandosi e mescolandosi, delineando un quadro della antica
rete idrografica piuttosto complesso. Anche le rotte del Castagnaro
e di Malopera, predisposte per scopi bellici nel 1438, sembrano seguire
una precedente divagazione dell'Adige che immetteva le proprie acque
nel Tartaro. Ora nell'alveo delle rotte del Castagnaro e di Malopera
corrono rispettivamente il canale Emissario o Fossa Maestra e lo scolo
Malopera. Le particolari condizioni altimetriche determinate dall'apporto
sabbioso dei fiumi risultano aver condizionato la localizzazione degli
insediamenti di Trecenta, S. Bellino, Fratta Polesine, Villamarzana,
Arquà Polesine, Sant'Apollinare, Ceregnano, posti lungo i dossi
del paleoalveo del ramo settentrionale del Po, sui cui argini paiono
attestarsi anche i più antichi collegamenti viari. Le numerose
testimonianze archeologiche presenti nell'area interessata dalle tracce
dei paleoalvei sono indicative dell'importante ruolo svolto da tali
corsi fluviali fin dalla remota antichità. L'area compresa
tra Fratta Polesine e Villamarzana, delimitata a nord dal corso del
paleoalveo del ramo settentrionale del Po e poco più a sud
da quello del Tartaro (ora Canal Bianco), riveste particolare importanza
archeologica per la concentrazione di stazioni comprese tra l'età
del bronzo finale e la prima età del ferro, nonché per
ritrovamenti di epoca romana e fa supporre la presenza di un ambiente
particolarmente favorevole all'antropizzazione. Il sito di Frattesina
a Fratta Polesine si qualifica come uno dei più rilevanti ed
estesi abitati protostorici d'ltalia (XI-inizi IX secolo a.C.). Nell'insediamento,
coperto da terreni agricoli che conservano ancora la partitura agraria
settecentesca e nelle due necropoli ad incinerazione di Frattesina
e di Narde, coeve all'abitato, si sono ritrovati sia oggetti di lavorazione
locale che d'importazione che indicano una serie di contatti sistematici
con la Grecia, la Puglia, la Sicilia, l'Etruria mineraria. Un'area
di grande interesse archeologico è quella di Adria, che agli
inizi del VI secolo a.C. si trovava circa a 9 Km. dalla linea di costa
del periodo greco-etrusco, lungo il corso di quel ramo settentrionale
del Po, le cui tracce sono oggi leggibili nell'odierno Tartaro-Canal
Bianco che attraversa la città attuale. Fin dall'origine Adria
sfruttò la presenza del corso d'acqua con un porto fluviale
ben attrezzato, ancora attivo in età romana. L'abitato arcaico
e quello romano, di analoga estensione, dovevano situarsi all'incirca
nell'area nord-orientale dell'odierna città. I vari ritrovamenti
caratterizzano Adria come centro abitato da Greci, Etruschi e Paleoveneti.
Le necropoli che si estendevano intorno all'abitato hanno restituito
reperti databili dal IV sec. a.C. al I sec. d.C.: un'estesa necropoli
è localizzata a sud lungo il Canal Bianco, nell'area compresa
tra Cà Garzoni e Piantamelon; mentre altre due necropoli sono
state individuate a Campelli e a Cima, rispettivamente a nord e a
nord est dell'abitato. |
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A TE CANAL BIANCO
Gentile mio
.. canal bello.
che a lato scorrendo, bagni il mio paesello,
l'umiltà tua forse ignora
che hai un passato che ti onora;
quando vispe fanciulle allegre, giulive,
passeggiavan sulle tue rive,
travolte da tramonti infuocati,
che indoravan il canale e i loro sogni beati;
quando le famiglie, con i lor capi anziani,
disdegnavan l'acqua dei pozzi artesiani,
e con botte, secchi o e mastello
la tua attingevan per fare il vinello ;
quando le belle donne candesi e del vicinato
nel mite ApriI facevan il bucato,
su carri, felici, le sentivi cantare,
al canale venivano i lor panni a sciacquare;
quando anitre, oche, anatrocoli,
armati con i loro binocoli,
marciavan su e giù pel canale
al comando dell'Oco, lor generale.
A sentir raccontar la sua storia
stupì il canale d'aver tanta gloria
e mi premiò, gentil e riconoscente,
con un sorriso baciar la corrente!
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