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Capitolo primo : Dalla caduta dell'impero romano ai Longobardi
 
 

 

1- Le invasioni barbariche

La crisi progressiva dell'impero romano, a causa della pressione che i popoli germanici esercitavano ai confini orientali, produsse una progressiva diminuzione dell'efficacia della amministrazione statale, avvertibile nei ritrovamento archeologia a partire dal secondo secolo della nostra era. Non bisogna tuttavia sottovalutare tre elementi importanti nello svolgimento delle invasioni barbariche: l'influenza della corte imperiale sulla società lombarda, presente a Milano, nel quarto secolo, la funzione di rifugio delle valli alpine, durante il passaggio degli eserciti, la richiesta di una abbondante produzione di armi per i guerrieri. Gli invasori, man mano che si insediavano, avevano bisogno di approvvigionarsi di materiale dell'esercito dalle officine presenti sul territorio. Proprio per tale ragione il ducato di Brescia, durante il regno longobardo, divenne uno dei più importanti. […] I contrasti non terminarono con la fine dell'età antica, ma durarono praticamente lungo tutta la storia del cristianesimo nelle Alpi. La radice delle tensioni stava nella lunghissima tradizione, durata quasi otto millenni, di esperienze religiose, che non poteva essere cancellata. Ormai da tempo si erano stabiliti i luoghi di culto, le feste e le tradizioni. Non si poteva abolire la devozione improvvisamente. Inoltre, come per tutte le culture europee antiche, la religione era fino allora considerata un affare dello stato. I funzionari pubblici svolgevano anche cerimonie religiose. Gli edifici del culto appartenevano all'amministrazione pubblica. Il cristianesimo invece veniva a predicare la separazione tra potere politico e potere religioso. Il detto: "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio, quel che è di Dio" è indiscutibile per la Chiesa e ha segnato il punto di separazione tra i due poteri, anche quando, nella storia, si sono presentati governi amici dei cattolici. […]Per quanto riguarda la Valgrigna il luogo più antico è la chiesa di San Pietro a Bienno, che risale al periodo ambrosiano. Se si considera che il secondo edificio, in ordine di antichità, è la chiesa di S. Michele a Berzo, seguita dalla chiesa della Trinità di Esine, risalta immediatamente il faticoso avanzare della cristianizzazione. Il progressivo deteriorarsi della situazione politica, la presenza di armati di origine germanica, le frequenti scorrerie, portarono alla progressiva Mortificazione dei villaggi e alla ripresa degli antichi castellieri, utilizzati fino all'arrivo dei romani. Nell'urbanistica di Berzo, nella zona in cui si trovava la chiesa di S. Tommaso, si trova la contrada di Himarocha, detta anche delle moie. Il significato della prima parola designa il territorio al termine della rocca. […]

 
 

 

2- La Chiesa di S. Michele

A Berzo l'unico edificio risalente a questo periodo è la chiesa di S. Michele. In essa fu inserita l'ara dedicata alle fonti. Non è certo possibile decidere se l'ara si trovasse sul posto o fosse stata trasportata da qualche tempio distrutto. In ogni caso tutta la dorsale, che divide Cividate da Berzo, era area sacra. La contrada della Mora, ai piedi del colle, viene chiamata anche negli antichi estimi, Zuchono, gran zuc, grande rito. E' quindi esistita una processione che dalla base del colle saliva fino alla sommità, dove si trovava un santuario. Essa è infatti attestata in età storica ed è dedicata a San Rocco. Una volta abbattuto il tempio pagano, si edificò la chiesetta, dedicandola a S. Michele. Il culto di S. Michele fu diffuso dai longobardi dopo la vittoria contro i saraceni, l'8 maggio 663. […] La chiesa è attualmente diroccata, ma ancora conservata nella sua struttura fondamentale, da risalire al Quattrocento. L'edificio si trova al lato sud di una piattaforma naturale, ma sostenuta da muri; l'area conserva ruderi che varrebbero la pena scavare. Essa è il punto più alto del territorio, con un ottima vista sul resto della Valle. […]

 
 

 

 
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