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Capitolo primo : Le origini
 
 

 

1- I primi cacciatori e raccoglitori

Quando si vuole ritornare alle origini più lontane di una comunità, in Valcamonica, è necessario risalire alla ultima glaciazione e ai millenni che la seguirono. Furono necessari molti secoli perché la terra, dilavata dai ghiacciai, diventasse abitabile per i piccoli agglomerati umani. Forme di abitazione temporanea sono ricostruibili solo a partire dal Mesolitico (10.000 - 7.000 anni fa). [...] Una testimonianza della presenza di accampamenti a bassa quota, nella Valgrigna è rintracciabile nella pietra scolpita di Mezzarro, su cui viene rappresentato un bovide, nello stile caratteristico del periodo più antico delle incisioni rupestri. [...] Il centro della vita del Mesolitico è il focolare, sempre rilevato nei piani delle capanne o nei ripari sotto roccia. Intorno al fuoco sono rinvenuti strumenti litici e manufatti di diverso uso. Durante le lunghe giomate di inverno, intorno ad esso si svolgeva il ritmo della vita quotidiana: si arrostivano i cibi, venivano preparate le anni per la caccia, si offrivano i sacrifici. Le scarse rappresentazioni di questo periodo non permettono una immagine completa della vita di questi gruppi di cacciatori e raccoglitori, paragonabili ai cacciatori esquimesi. [...] Tuttavia la presenza del fuoco indica già una organizzazione sociale, legata al radunarsi intorno ad una realtà prodotta dal lavoro umano. [...]

 
 

 

2- La caccia in epoca storica

[...] la presenza della caccia e della raccolta rimane viva per tutta l'epoca storica. Sebbene siano intervenute altre forme di produzione, nei periodi di crisi economica il ricorso alla caccia e alla raccolta rimase spesso l'unica possibilità di sopravvivenza. [...] La caccia, anche in epoca storica, era un impegno di tutto il gruppo sociale. La cattura dell'orso, nella pieve di Cividate, comportava la partecipazione dei diversi villaggi, la preda era equamente divisa tra le diverse componenti. Nel 1299 il vescovo Berardo Maggi tratta della cazia ursi, della caccia dell'orso: la curia ne ha diritto a metà, e in più la schiena, le interiora, le gambe, mentre ai manentes di Cividate un piede, a quelli di Malegno e Prestine l'altro piede. Se quelli di Cividate cacciano da soli, rimane a loro un solo piede, mentre alla curia tutto il resto. Questa divisione è caratteristica del potere medioevale che si accaparrava pressoché la totalità del prodotto. L'orso rimase un animale da una parte cacciato continuamente, sia per i prodotti che offriva, sia per il pericolo constante che creava ai greggi della montagna. Nelle deliberazioni della vicinia di Berzo vi sono indicazioni ben precise riguardo alla caccia all'orso: 4 giugno 1747: Fu posta parte di dar L. 8 a quelli di Esine, che hanno uccisi due orsi e fu presa con voti affermativi 10, e negative 5. [...] Un aspetto decisamente più cupo assumeva la caccia al lupo. [...] La modalità della cattura dell'animale, risale molto indietro nel tempo, quando si facevano trappole con arbusti che scattavano appena l'animale si posava su di essi. Assistiamo anche ad una differenziazione nel modo di considerare la caccia. Fino al 1660 si paga un dazio: [...] La presenza dei Federici nella gestione della caccia, attesta un ultimo retaggio medioevale, quando erano solo i signori ad avere il diritto di uccellagione. [...] L'esperienza della caccia ha obbligato la persona umana, già agli inizi della sua storia, ma anche in seguito, alla necessità di osservare la natura e le creature che vi abitano, ad organizzarsi per raggiungere un fine comune, a inventare primitive attrezzature per poter catturare gli animali. La ricchezza della selvaggina nelle Alpi ha reso il territorio subito ricercato dai cacciatori che da essa traevano praticamente tutto per la loro vita. La concezione del territorio per queste popolazioni era molto più ampia dell'attuale e comprendeva intere valli. I percorsi costanti degli animali, nei loro spostamenti stagionali, permettevano di individuare delle zone che spesso assumevano il nome dell'animale più cacciato.

 
 

 

3- La raccolta in epoca storica

Sebbene la raccolta di frutti spontanei fosse la prima forma di economia, tuttavia rimase presente anche nei millenni successivi. In epoca antica essa si rivolgeva a tutti i prodotti della terra, mentre l'espandersi della proprietà statale e privata ridusse sempre più il territorio dove poteva essere effettuata. [...] Il luogo della raccolta per eccellenza è il bosco. Naturalmente durante i millenni il bosco fu trasformato da luogo di una vegetazione spontanea in manufatto umano. [...] Il primo frutto, considerato più prezioso, è la castagna. L'assemblea viciniale si prende a cuore spesso la gestione dei castagneti, alcuni dei quali appartengono anche a privati. [...] Un altro aspetto della raccolta, in epoca storica, è la possibilità di prendere lo strame per gli animali. Si tratta del prodotto del sottobosco, indispensabile per potere esercitare l'allevamento. Tale operazione viene chiamata patussare. Nel territorio destinato alla raccolta è necessario evitare di accendere fuochi: 10 maggio 1648: t stato deliberato che niuna persona, sia di che stato, grado et condizione esser si voglia, ardisca dar fuogo nelli luoghi pascolavi, tanto delle castagne quanto delle paghere et nelli patussi, in pena de'mezzo scudo per ogni persona et ogni volta. [...] Nei testi è infine ricordata una particolarità di raccolta: quella delle lumache. Essa è messa in rapporto con Venezia. I nobili veneziani apprezzavano le lumache camune ed esse erano inviate per ottenere il loro appoggi nelle cause importanti per il comune di Berzo. [...]

 
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