-
GHIACCI DI ASMUSSEN, SOLITUDINI NORDICHE
-
-
Come drammaturgo il danese Peter Asmussen,
noto ai cinofili come sceneggiatore di "Le onde del destino"
di Lars Von Trier, era in Italia sconosciuto, nonostante la fama di
cui gode nel suo paese.
-
Coraggiosa, benemerita e da sostenere è
dunque la decisione dell'Out-Off di
-
via Dupré di proporlo alla nostra
attenzione – fino al 25/11 — con «Bruciati dal ghiaccio» («Isbrandt),
nella traduzione di Graziella Perin e per la regia di Lorenzo Loris,
attenta ai valori del testo così come la recitazione degli attori:
Giovanni Battaglia, Elena Callegari, Giovanni Franzoni, Nicoletta
Mandelli, Marina Remi. «Isbrand» è un testo malinconico,
«nordico» come i drammi di Ibsen e di Strindberg o il cinema di
Bergman, al quale la regia si richiama. Esprime le solitudini estreme
di cinque personaggi: una vecchia coppia consumata dai rancori, una
figlia che non ha conosciuto il padre, un giovane che l'ama e che un
incidente stradale riduce a tronco umano, una serva riottosa. Il
vecchio, un avvocato malato, ordisce un ricatto: caccerà l'ex-amante
dalla dimora in cui si è isolata se non gli consentirà di conoscere
la figlia; messaggero in fondo a questo mondo gelido giace «come una
minaccia» un bisogno disperato di tenerezza. Loris — che si
conferma
-
uno dei migliori registi della «nouvelle
vague» milanese — fa riemergere
-
(badando anche a Genet, direi) questa
tenerezza scontrosa, che aggredisce
-
i personaggi trascinandoli in una bufera
di sentimenti. La sua regia è un tessuto bergmaniano di sussurri e
grida, un procedere lento dei meccanismi, peraltro scarni,
dell'azione. Unghiate espressionistiche lacerano a tratti questa
«liturgia nera» di sentimenti negati, con indugi al simbolismo.
-
La struttura della pièce (con lungaggini
alle quali in Italia non siamo
-
abituati, e scansioni da radiodramma)
procede per soliloqui, a sottolineare l’incomunicabilità dei
personaggi, resi dagli attori con impegno ed intensità ammirevoli.
-
-
Ugo Ronfani, Il Giorno, 2 novembre 2001.
|