Cari tutti

Il vostro lavoro mi ha donato una gioia indicibile. A Milano ho visto alcune delle cose migliori rispetto a Isbrandt. Naturalmente è merito degli attori e del regista, siete stati tutti incredibili – ma dal profondo del mio cuore devo ringraziare anche tutto il teatro: è stato bellissimo essere insieme a voi, - per me è stato anche recuperare il senso di qualcosa a cui faccio fatica a credere, ossia l’arte e l’artista. Ed è qualcosa che voi conoscete sicuramente: quanto sia incredibilmente importante nelle vostre vite e allo stesso tempo quanto sia incredibilmente poco importante nella vita del mondo. Nelle mie ore più buie capisco il mondo…

La seconda sera, ho ascoltato la maggior parte dello spettacolo fuori dal teatro – stavo nell’ingresso poco fuori dalla porta, ero seduto in cucina, oppure stavo in cortile – tutto intorno, nelle case la gente cenava, si riposava, metteva a letto i bambini, cercava di vivere la loro vita nel miglior modo possibile – e mentre succedeva tutto questo voi eravate impegnati con quella non-vita sulla scena. Non so cosa fosse – la desolazione del cortile, Lorenzo che mi aveva raccontato come funzionava la cucina a gas, come dovevo spingere col piede la levetta rossa di lato, il vaso con le olive, i biscotti nel sacchetto che erano tanto buoni quando venivano affogati nel caffè. In quel momento ho sentito tenerezza e compassione per voi, avrei voluto portarvi tutti dentro e dirvi quanto vi volevo bene. CAPITE COSA VOGLIO DIRE?!!!

Spero che Graziella vi traduca bene questa mia lettera. Se lo fa o lo ha fatto, capirete che sopra di voi fluttua un cuore, un cuore che cerca di dare amore e speranza e affetto a tutti voi. E che mai vi dimentica.

Quando ero molto piccolo (7 anni, credo) mi ero innamorato di una insegnante di italiano. Naturalmente sapevo bene di essere un ragazzino troppo piccolo e stupido, ma ho guardato oltre e le ho mandato una ardente lettera d’amore (goffamente manipolata naturalmente – adducevo tutte le mie debolezze e preoccupazioni per non osare assolutamente avvicinarmi a lei, le dicevo quanto il mio amore fosse serio – e che io potevo superare me stesso grazie a lei). Mi ha risposto. E ricordo ancora l’ultima frase della sua lettera. Bacio d’amore. E vero e semplice, -

Bacio d’amore a tutti

Peter (Asmussen)