Elisabetta Caminer Turra (1751-1796)
Nasce a Venezia da Domenico Caminer ed Anna Maldini. Il padre ha una casa editrice. Appassionato di storia e giornalismo sogna un giornale tutto suo. Nel 1762 esce la "Nuova Gazzetta Veneta". Elisabetta invece di imparare a cucire divora i romanzi francesi e preferisce l'attività del padre. Si occupa di tutto: dalla traduzione di articoli esteri, all'impaginazione, stampa ecc. "L'Europa letteraria" pubblica articoli del Mercure de France e di altri giornali esteri tradotti da lei. Nel '69 le nozze con Antonio Turra, medico e celebre naturalista vicentino, ed è di questo periodo che il giornale diviene il portavoce veneto della cultura illuministica (notevolmente sospetta alla censura).
Il settimanale "Il Giornale enciclopedico" succede all' "Europa letteraria", e nel '77 Elisabetta lo rileva e lo porta a Vicenza. Montesquieu, Rousseau ed i "philosophes" sono oggetto di commenti nel salotto di Elisabetta frequentato dall'intellettualità di allora. Giovanni Scola porta un suo contributo storico-giuridico alla pubblicazione finché nel 1782 Alberto Fortis gli subentra. Si parla anche di una "relazione" con alterne vicende tra E. ed il Fortis. IL"Nuovo giornale enciclopedico" subentra al precedente dal 1790 al '94. Elisabetta è già malata di tumore al seno. Muore il 7 giugno '96 nella villa dei Fracanzani di Orgiano.
*** Il ms BBV Le 6 26 6.7.4.15 porta sotto il nome di Alberto Fortis questo sonetto che riportiamo senza ulteriori approfondimenti
Contro Elisabetta Caminer Turra
Pittor, di fosca tela ampio volume
stenditi avanti, e il biancheggiante gesso
sciogli, e il pennello, io mi ti siedo appresso
ond'abbia il mio pensier anima e lume.
Donna pinger mi dei d'empio costume
qual ne' miei versi la dipinsi io stesso:
ergi un'ara all'inganno, e innanzi ad esso
fa si prostri costei: quegli il suo ,Nume.
Pingi a vario color l'occhio vivace
e con tal atto la sua fronte ombreggia
che mostri appien quant'è sfacciata e audace.
Sia sul labbro vergogna e se ne veggia
uscir discordia colla nera face
credi: non fia chi il nome suo ti chieggia.