Trascrizione di Mirto Sardo
[segue 1803]
6
[giugno 1803]
Partita
ai 24 del passato per Parma, trovai a Verona la voce sparsa della guerra, e il
decapitamento di quella truppa civica; a Bozzolo erano capitati quella mattina
700 mori. Trovai Parma in una posizione singolare. Stante la morte dell’ottimo
Duca succeduta in ottobre i Francesi ne presero le redini, lasciando correre
tutto l’antico sistema, senza contribuzioni, ma però in una incertezza
angustiosa del suo futuro destino. Ai 28 giunse la notizia della morte del re
d’Etruria, che commosse visibilmente tutto quel paese nel quale esso nacque.
Ciò distrusse una porzione di lusinghe. In tal giorno si accertò la notizia
della guerra fra l’Inghilterra e la Francia, e li fogli coi=catene differenti
messaggi suscitarono i soliti partiti pro, e contro; per me stò con quel
villico, il quale discorrendo con un suo compagno gli ricercò cosa ti pare
dei Francesi, o dei Tedeschi. Questi villici erano di Casal-Maggiore: ti
dirò amico, io vorrei che tutti i Francesi che sono in Italia si annegassero
nel Po, e che tutti i Tedeschi contornando le sponde crepassero dalla
consolazione. Credo che l’Italia tutta sia di questo solo parere, o debba
esserlo per tutti i stranieri. Questa guerra se succedesse solo fra la Francia e
l’Inghilterra non potrebbe durare che 15 giorni, e chi più piglia non si
sazierebbe ma si sodisfarebbe, ma se in essa v’intervenisse le altre potenze,
il caos diventerebbe all’ordine del giorno. Faccia la Providenza mentre
l’Italiano stanco annoiato ed esausto non saprebbe decidersi per chi gli
prendesse l’ultima bricciola di pane. Il quadro del piccolo giro ch’io ho
fatto sarebbe bastante per riempir dei volumi. Il Salvege dell’Adige non
separa che più o meno il genere delle ritorte[=catene] Italiche.
Schiavitù,
conculcamento, espilamento eguale dalle due parti. Pare che un flagello del
Cieli fulmini le nostre contrade. Il mal umore e la miseria è universale. Chi
soffre in una guisa chi in un’altra e da tutte due le parti non v’è nemmeno
in prospettiva la minima lusinga di bene.
Faccia
il Cielo per noi quel che al certo ne’ gabinetti non par praticabile. Il
Cisalpino paga all’eccesso, non si sente per le strade sennon pago, ho pagato,
e son per pagare, e cosa sarò per pagare? L’Imperiale paga meno, ma il suo
commercio và in malora, la moneta esosa rovina radicalmente.
Il
Cisalpino è comandato da Bonaparte, e l’Imperiale da non so quanti padroni.
Infine senza spirito di partito l’Italia è all’apice del precipizio, e non
v’è che la mano del cielo, che possa rialdirla.
9
[giugno 1803]
L’Avogaro
ha ottenuto di rappresentare, e Bellegarde Gen.l in capite ha fatto sapere al
militare che non s’immischi nelle rappresentanze civili. Ma il comico del
personale Avogaro nausea un paese colto, ricco, e gentile. Ora il militare che
ha più mondo fa più facende nell’opinione.
La
Rua camminò bene, e la giornata fu brillante. Il ballo è stato superbo ma si
poteva dire xela una scena magica o la lanterna magica? Mentre un pasticcio di
concorrenti curioso: generali stazionanti e forestieri, uffizialità
parimente. Stranieri, Veneziani di tutte le classi, e di tutte le opinioni. Le
autorità costituite coi suoi annessi e connessi, oltre la nobiltà abbitante
accresciuta di molto coll’eguaglianza moderna.
Ma le nuove del mondo non sono tranquillizzanti. I
Francesi han preso l’Elettorato d’Hanover, la Prussia neutrale l’ha
lasciato invadere. Si vuole che fra un mese l’Imperatore debba decidere fra la
Francia e l’Inghilterra. La prima vuol unirlo ad essa e per stare neutrale
vuol Venezia, Trieste. L’Inghilterra lo vuole per lei e gli esibisce un saldo
del debito e un pagamento per mantener 50 mille uomini. Preghiamo il Cielo che
non si appigli al peggio in tal frangente.
10
[giugno 1803]
Si
vocifera che l’imperatore voleva qui formare due regimenti italiani ma che ora
è venuta la sospensione. Ciò indica in questi momenti, che questi paesi non
gli apparteniranno in seguito. Pare che i Francesi non abbiano voluto un governo
paterno ai confini per sempre più amalgamare le disgrazie, e non far discerner
la loro amministrazione in confronto delle altre. Ciò sarebbe succeduto se
avessimo avuto o il Gran Duca di Toscana o altro principe. Così o per maneggio
o per delirio l’imperatore li ha serviti. Qui non c’è alcun movimento, ma
le dichiarazioni di guerra si leggono nel foglio di Francfort, chi vuol
armistizio, chi conciliazione, ma la guerra par decisa. Non si sa se il nord
potrà far una Lega solida e disinteressata. La faccenda è immensa. Non si sa
capire da dove rinasca un tal eccidio. Par che Bonaparte voglia la pace. Esso
trema dal suo posto, e impiega i terroristi, e in fondo alcun non può deffinire
un tal uomo.
L’Inghilterra
vede la Francia troppo imponente e par che prevegga che in dieci anni ancora di
pace, non vi sarebbe più modo di frenarla, e che vedendo la propria rovina e
distruzione in tutte le guise essi giochino un colpo d’azzardo per ottenere in
tempo un qualche vantaggioso equilibrio. Le altre potenze par che siano preda
dell’astuzia e delle ghinee dei due padroni del mare e della terra, e in fatto
a Parigi girava una medaglia in cui l’Inghilterra e la Francia si dividevano
íl mondo.
19
[giugno 1803]
L’idea
della nostra situazione è miserabile e umiliante. Presi e venduti in una
maniera iniqua noi si troviamo prive del più bel governo che formava le delizie
della popolazione e l’ammirazione dell’universo. Un sovrano lontano da cui
non si è ascoltati, e al quale ci vien proibito l’accesso, e anche i
passaporti per andarvi.
Un
Bisinghen senza autorità, e una macchina di governo che non può caminare.
In
ispezialità il nostro paese, privato del suo lustro, tolti gl’impieghi, e
levato a dei cittadini illustri che si prestavano senza mercede ogni influenza.
Un pazzo immenso nel capitano provinciale, un sciame di birbanti al civile, che
goffamente ed insulsamente ci trattano. Una moneta falsa, quattro in cinque
mille soldati che si alloggiano con uffiziali, e generali che insultano,
violentano, e vorrebbero scacciarci dalle nostre case. Quindici camere a questi
furfanti non bastano. Avvezzi alla miseria loro propria e a quella dei loro
paesi, a loro non par vero di potersi saziare sopra delle pecore imbelli come
siamo noi, senza lasciar lusinghe del loro futuro valore. Il nostro paese che
continua ad avere un qualche brio non si sa come, sembra divenuto una lanterna
magica, noi stessi non sappiamo più con quali figure trattiamo.
In
mezzo a questa desolante posizione, cosa si affaccia all’idea nelle nuove del
mondo? Un certo cupo andamento che non si capisce dove andrà a terminare.
Questa guerra tra la Francia e l’Inghilterra d’un impianto curioso non si
saprebbe deffinirla. Ora si vuol guerra, ora conciliazioni, ma frattanto son
coperti i mari dalle navi inglesi. I Francesi armati si vogliono che abbiano
invaso l’Anoverese e domandino alla Spagna di passare in Lisbona. Le
Repubbliche dipendenti pagano all’eccesso, e si fa gran coscrizioni. La Russia
s’arma, e l’imperatore non si sa qual partito prenderà. Un General
divisionario mandato dal primo console a Vienna promette all’imperatore se
resta neutrale la Valacchia. Sempre la roba altrui paga le spese nella politica
moderna, è questo principio è stato addottato universalmente. Pare che tutto
l’imbroglio derivi perché l’Inghilterra vedendo la grandezza, e le
usurpazioni continue della Francia temi la sua futura rovina, e perciò tenti un
colpo onde abassare questa sua temuta rivale. Ma la Francia ha un genio che la
dirigge nella persona di Bonaparte, essa è grande e ripiena di rissorse, e il
suo mílitare è formidabile. L’Inghilterra dunque non ha che a metter foco e
fiamma il mondo per cozzar colla Francia, il risultato di cui non si può certo
prevedere. O la Francia va all’apice, o noi vedremo anche i Tartari e tutti i
Barbari possibili a precipitar l’Europa.
25
[giugno 1803]
Si
sta qui sospesi, ma si sente i Francesi in Amburgo, a Roma e a Napoli; da qui a
Vienna c’è una quiete somma fin che i Francesi fan le loro facende si sta
quieti quando saranno sbrigati e in numero allora si penserà di muoversi per
farsi distruggere.
L’altra
notte son fuggiti 24 prigionieri dalle prigioni. Gran disertori, picchetti di quà,
picchetti di là, ma Vicenza è troppo aperta per dei regimenti composti di
reclute. I Tedeschi son dolorosi, par che tutto combini alla loro malora. Queste
reclute dovevano star a Venezia, o andar in Dalmazia così se ne vanno, e non si
vede che due o tre dei disertori francesi più per vedere i fatti loro, che per
disertare.
________________________________________
2
[luglio 1803]
Le
nuove del mondo sono veramente un caos di cui non si può conoscerne
l’andamento. La guerra è dichiarata fra la Francia e l’Inghilterra.
Frattanto i Francesi s’impadroniscono di tutti i porti d’Italia, ed hanno
preso l’Annoverese; con ciò si vuol supporre che la Russia, la Svezia, e la
Danimarca ricerchino l’evacuazione da questo Elettorato, o altrimenti la
guerra. La Prussia ha tollerato l’ingresso nell’Annoverese, e l’Imperator
si vuol che vadi ad abboccarsi in Polonia con quello di Russia. Gl’Inglesi si
dicono padroni di Messina. Questa guerra è di un carattere misterioso. Agli
occhi nostri pare che la Francia sarà padrona di tutto il mondo, quando
gl’Inglesi non sappiano ridurre, combinare e fare assortire una nordica
coalizzazione leale, risoluta, ed efficace. Ma tanti sono gl’ingredienti
dell’opinione e dei maneggi che ciò par impossibile. E chi non ha conosciuto
i propri interessi finora, par ragionevolmente che non li riconoscerà tutto a
un tratto validamente.
Noi
intanto besinghiamo, e bardasciaremo in materia di finanze. L’Avogaro va
saltellando in tutte le guise per Vicenza. E i soldati paiono immobili: questo
è quanto è dato a noi di capire all’apparenza. In sostanza si trema di
tutto, e non si sa qual uragano si vadi componendo. La Cisalpina va coscrivendo.
Chi la fa un campo di guerra dove la disperazione e il brigantismo è
all’ordine del giorno; certo è che molti coscritti vengono ad arruolarsi tra
i Tedeschi.
I
Francesi compongono le lettere che formano Bonaparte così: Bruto, Ottavio,
Numa, Alessandro, Paride, Annibale, Romolo, Tito, Ed egli li supera tutti.
10
[luglio 1803]
Pare
che ci siano delle conciliazioni della Russia, e che la guerra possa un poco
ritardare nuovamente. Anche i respiri sono molto utili.
Ora
si dice che l’Imperatore sia andato colla moglie alla Villa di Lucembourg, e
che abbia creata una reggenza composta dal Principe Carlo, Cobenzel, il Gran
Duca di Toscana, ed altri tre soggetti. Ciò sembra dopo la sparsa malattia
dell’imperatore ch’esso sia anche morto, e che si occulti la cosa stante le
circostanze attuali. Qualunque sia, questa diventa una gran novità.
Qui
la solita scena sempre angustiante, e nauseanze.
13
[luglio 1803]
Si
lesse oggi un decreto, che taglia quello dei Veneziani dei 20 settembre 1767 in
materia di possessi dei regolari religiosi. Venne osservato che nello stesso
giorno del medesimo anno nacque Bonaparte, il quale distrusse la nostra
Republica. Vedremo l’effetto dell’attuale.
22
[luglio 1803]
Oggi
ha cominciato la caccia generale dei malviventi, tutti i comuni sono armati, e
di già ne vengono molti in città, e vari se n’è trovati anche in città. Si
vuole che questo bel progetto traduca costoro nel Banato; se ciò fosse la
Providenza ci ha in ciò assistiti, e pare una buona caparra per il resto.
23
[luglio 1803]
Seguono
a venir malviventi, e tutti giovani, ciò fa supponer che questa sia
misteriosamente una leva. Come mai levar da una provincia più di 500 uomini dei
più vigorosi per punirli per l’ozio, e mal costume? Che cosa fanno i
Tribunali, a che servono? Mentre le prigioni son piene ceppe di scellerati i
quali rivedranno forse un giorno le loro famiglie, si condanna gli altri al
supplizio del Banato, e perché? Si scelghi dei buoni giudici, si dia ad essi
modi e mezzi, e le provincie non saranno più infette: ma il togliere
all’agricoltura e al comercio tante mani, ciò fa vedere che tutti i nostri
paesi divengono il ludibrio della forza. Se veramente si volesse far un
benefizio la cosa non si sarebbe fatta con tanto mistero e sollecitudine, ma se
questo fosse, perché non si toglie ancor tante spie forestiere le quali
ingombrano fino le migliori società col titolo di nobili, di artisti, e di
scienziati?
27
[luglio 1803]
Gran
scena! La caccia si è fatta e saran capitati da 400 malviventi. Alcuni comuni,
l’Arciprete, e i governatori non ne han dato in nota alcuno. Capitati 120
processi in un’ora, e liberati 3 o 4 presi per rancori, o calunnie. Capitato
un tal numero l’Avogaro non seppe prender le misure onde collocarli, gran
sussurro e gran imbroglio. Si cercò alla meglio di assicurarsene e già la città
mantiene essa queta gente. Ma si teme che fugano, e perciò certo Re impiegato
è andato a Venezia per vedere cosa si ha da fare. Gran Tedeschi! Gran Tedeschi!
Gli Uffiziali dicono al solito, i Veneti sono stati finora troppo ben trattati,
bisogna cominciare a prevalersene. Linguaggio appena tollerabile in un’armata
conquistatrice e vittoriosa. Ma linguaggio però a seconda dei tempi per fare
odiare interamente gli antichi sistemi.
Intanto
questa caccia non sarebbe cattiva una volta tanto, eppoi si mettesse ordine nei
tribunali, e si dasse modi onde assicurare una sicurezza pubblica, non mai
goduta in Italia, attesa la sua suddivisione, e schiavitù fra 14 governi
differenti.
Si
dice che i giovani verranno fatti soldati.
Si
dice che verran mandati gli altri a popolare i nordici deserti. Frattanto le
prigioni son piene di scellerati e questi rivedranno i loro focolari, e questa
gente verrà dispersa, o esinanita dalle tardanze, o arrolata.
28
[luglio 1803]
I
malviventi tornano a casa, si figuri la combustion in comuni così compromessi.
Pare che siamo governati da tutt’altro che da degli uomini.
Le
nuove del mondo sono inquietanti. La guerra è decisissima frà la Francia e
l’Inghilterra. L’Inghilterra non vuol sentir conciliazioni e tutta la
nazione è in sommo orgasmo nazionale; le sue ragioni si ridicono nel voler un
dominio universale ed esclusivo sui mari. Il primo console ha tentato tutto per
far la pace, ma l’apparato della Francia è tremendo, ora si fa una leva di
300 mille uomini. Si sagrificherà della gran gente, e si otterrà certo
l’intento di render maggiormente la razza umana miserabile. Dio fulmini le
vere cause di tanta rovina. Il continente resta sospeso, taciturno, e neutrale,
la Francia agli occhi nostri potrebbe espandersi a piacimento. Par che la Russia
faccia dei preparativi. Infine quest’imbroglio non si sa ne decifrarlo, ne
valutarlo.
_________________________________________
3
[agosto 1803]
L’affar
dei malviventi è stato tradito come il solito nel suo effetto. L’Avogaro
piange, il paese soggiacque alle spese, e i comuni agitati per il germe di
discordia che porterà simil gente di ritorno, e non più governatori e
Arcipreti s’ingeriranno di dir la verità.
Si
vuol mettere alla vita comune tutte le monache, si finirà che tutto diverrà
una caserma.
Il
conte Strasoldo è qui per la strada di Vallarsa. Già si prevvede o che verrà
fatta male o che la pagheremo noi. Gran giro di cose, quando si crede che venghi
pensato alle grandi si pensa alle menome; niente è coredato di stima, di
fiduzia, e di propensione da un canto, dall’altro si và tentoni, pieni di
odio, di cupidigia, e d’insensataggine.
Vi
è poi la guerra che già par decisa frà le due rivali nazioni. Gran fermento
di preparativi, e d’invettive reciproche; le altre potenze par che mirino
questo nuovo fenomeno, per venir strascinate da chi avrà più ragiro o fortuna.
31
[agosto 1803]
Ritornata
oggi da Parma essendo partita ai 12, trovai a Verona la recita del Cincinnato
del Pindemonti tragedia democratica dove le ocche e i pavoni in scena invitavano
Bonaparte all’aratro, e alla solitudine campestre. La divisione ai ponti di
questa superba città la rendono sempre degna di comiserazione.
A
Mantova trovai la guarnigione composta di Mori e tutta la strada piena di
coscritti a grado che la campagna soffre un detrimento notabile per la mancanza
delle braccia tolte dal militare e dalla fuga.
A
Parma trovai tutto sul piede dell’antico regime; ma l’amministrator Moreau
american-francese tenta delle novità che non vengono approvate a Parigi. Questi
paesi languono nell’incertezza. Ogni giorno produce una nuova speranza, e ogni
giorno si scorge sempre delusa.
Il
collegio è di 130 convittori, e pare che il governo lo calcoli assai. Quando
sieno terminati li vitalizi impieghi questi paesi e caderanno in una nullità
compassionevole. Vi sono 700 livree di Corte. Tutte le più gran Case
percepiscono due mille zecchini, e così progressivando. Il principe manteneva
quasi tutti i suoi suditi. Tolta questa risorsa il paese rimarrà una provincia
miserabile.
Sono
stata due giorni a Piacenza, bella città, ma sommamente spopolata. Ho veduto la
Trebbia, celebre situazione in cui nel 1799 nacque la Battaglia tra Russi e
Tedeschi contro i Francesi, questa è larga più d’un miglio ed è distante
solo di due dalla città. Il porto sul Po è fuori dalla Porta. Vi è un bel
castello, ma non si poté vederlo per esservi l’artiglieria francese. La
fortezza è bella vi è il Palazzo Farnese non compito, e la fiera dove vi
stanno 300 cavalli. Bel Corso, grandiosi Palazzi Scotti, Landi, Mandelli, gran
nobiltà, bel passeggio sulle mura, e gran carestia attese le circostanze. I
cavalli di bronzo dei due duchi Farnesi sono superbi, e sorprende che siano
rimasti in Italia. Siamo passati da Firenzuola, cattivo sito; da Borgo San
Donino, molto grazioso; da Fontevivo dove c’è il Collegio di Santa Catterina
di Parma.
Li
discorsi politici sono assai imbrogliati dapertutto. A Bologna Zambeccari dice
di volare
[con la mongolfiera] con direzione sino a Londra. Questo attruppamento di curiosi, minaccia
sempre, con tali sintomi di novità, la diffusione delle idee che si vuol
inspirar al pubblico. Dopo i giochi famosi dei cavalli, e i balloni aereostatici
si è sempre sentito delle gran cose.
Quanto alla guerra fra la Francia e l’Inghilterra, pare
sinora che vadino del pari, l’una estendendosi sul continente, l’altra
facendo delle prede. Se la cosa continua così potrebbe durare 25 anni perché
le guerre di mare sono eterne. Ma Bonaparte vuol fare uno sbarco, s’egli lo
eseguisce si può calcolare ch’egli è sicuro di un gran partito. Egli si
propose di far la pace in Germania e la fece a Leoben, ritornato dall’Egitto
trovando la Francia soccombente disse radunerò una grand’armata a Dijon,
anderò per il San Bernardo in Italia, ed ivi segnerò la pace. Egli lo disse
sei mesi prima tutto il mondo lo sapeva, e Marengo comprovò il suo assunto, se
una tal stella lo seconda ancora io credo tutto possibile.
Trovo
a Vicenza gran scene per li dazieri Braghetto. Li pubblicani sono la peste del
popolo e sarebbe utile che andassero i dazj a conto regio.
Gran
belle rendite! pare che il Cielo s’impietosisca: il restante va in un modo che
pare incredibile e sembra che la ragione degli uomini si sia smarrita per le
vicende dei nostri tempi.
_______________________________________
17
[settembre 1803]
Ai
4 del corrente Zambeccari dovea a Bologna salire in un ballone areostatico,
pretendendo di aver trovato la direzione, ma il ballone nemen s’alzò. Questo
richiamo di curiosi è stato sempre significante in questi tempi, e i famosi
giochi di cavalli, e la diffusione di tanti preti corsi, e le opere di Mantova,
e mille altre cose, e particolarmente di artisti hanno sempre portato delle
conseguenze.
La
guerra maritima e continentale è al più alto punto di riscaldo, e si
progredisce, e i preparativi di questi due formidabili nemici sono spaventosi.
Pare che la pace dovrebbe terminar una lotta tanto imponente, e la Russia si
vuol mediatrice, altri la dicono dichiarata in favore degl’Inglesi.
L’imperatore
è in un gran punto critico, ma l’abilità del suo gabinetto è troppo nota.
Il
nostro governo cammina al solito, e forma il problema se più si dia cosa che
comporti il nome di governo.
Li
processi per le Finanze progrediscono con rigore, e il Braghetta è arrestato,
noi vedremo o degl’innocenti, o dei stranieri a continuar il solito mestiere.
La
nostra cavalleria è al campo: la fanteria passeggia miseramente la strada. I
generali Bellegarde e Somariva saranno presto di ritorno.
Si
visita tutti i conventi per sceglierne uno per caserma e uno per formare un
colleggio militare. I modi sono ingoianti, ma le imprese non furono tali.
Si
dice che vi sieno in Italia 100 mille Francesi.
Se
la Russia dichiara la guerra, noi si troviamo in qualunque modo in un gran caos.
____________________________________
27
[ottobre 1803]
Ieri
è morto il nostro celebre Otton Calderari, il suo egregio carattere, e
l’eccellenza della sua arte lo ha fatto compiangere universalmente. Esso è
stato calcolato il più gran architetto dall’Accademia di Parigi. Fu esso più
celebrato altrove che nella sua patria. La sua morte ha prodotto fatale alla
stampa delle sue opere che si stava facendo. Alcun Vicentino per nostra vergogna
non ha approfittato della gentil sua esibizione a qualunque di qualunque ceto
avesse voluto imparar l’architettura. Pochi si sono presentati, e quei pochi
non han proseguito. Sicché noi siamo al caso di perdere molte delle sue
cognizioni ch’esso lasciò scritte, ma che ignari della scienza non sono
rilevabili. L’abate Vivorio si presta a questa impresa ed esso solo può
calcolarsi l’unico fra i Vicentini che per teoria possa deciferare e dar alla
luce una così preziosa collezione.
Avogaro
fa le perlustrazioni per il territorio, accudisce da Vescovo, e non da laico.
Gran
magazzeni imperiali, ciò forma un mistero.
Gl’Inglesi
fan gran prede, e gran conquiste e par che la Francia non abbia abbandonato
l’idea d’un sbarco. Bellegarde che abbiamo è andato in Savoia a ricuperare
i suoi beni perduti come emigrato.
Solito
giro d’affari, non c’è tramontana per nissun verso.
È
morto il Duca di Modena lasciando 24 milioni di fiorini in oro. L’ex arciduca
di Milano ha lasciato i suoi per venire a prender questi. Ciò gioverebbe per
una buona moneta.
28
[ottobre]
Ai
2 del corrente si alzò un pallone a Verona, ma il volatore tagliò le corde, e
rimase al sicuro nella sua barchetta.
Ai
7 Zambeccari, Andrioli, e Grassetti volarono a Bologna. Nessun effetto ebbe il
suo preteso sistema della direzione. Anzi trascurando le cose stesse già
scoperte essi andarono in ballia de venti, lottarono colla morte, e furono per
sommergersi nel mare. I due compagni non soffersero molto. Ma Zambeccari risente
mille discapiti della sua ardita intrapresa. Anche i palloni dovevano far vedere
all’Italia la sua decadenza in ogni conto. Altro che volare contentiamoci di
tenerci a terra perché non ci rubino anche il suolo.
__________________________________________
13
[dicembre 1803]
Molte
novità si sentono nel governo civile di questi stati: sembra che si facciano
delle esperienze, e il comico della cosa non è descrivibile.
L’Avogaro
fa impazzire colle sue stravaganze, ma si prosegue, perché si ha trovato che il
mondo va in tutte le guise. I soldati si portano bastantemente bene, ma la
nausea degli aloggi sembra di continuare in perpetuo.
La
moneta falsa è all’ordine del giorno.
La
Francia voleva eseguir lo sbarco in Inghilterra, e l’Inghilterra stà in gran
difesa. Quale sia l’arcano di questo affare che certo non è quale apparisce
lo vedremo in seguito. L’Europa convulsa stà osservando l’esito di questa
lotta, o accordo.
26
[dicembre 1803]
Attualmente
vi sono dei mali epidemici a Montecchio Precalcino, e ciò si crede derivato dal
furioso vento scirocale venuto in decembre.
Si
sparge gran vittorie degli Inglesi sulle barche piatte Francesi.
Gran
opera a Venezia tutto il decoro di quel paese vien confinato in quest’anno al
teatro.
Non
è dicibile la situazione del nostro avogarismo, pare di esser nati per il
zimbello di tutti i sciocchi e di tutti i briganti del secolo.
Si
vuol aprir casino, ma v’è la briga di Bellegarde che vuol comandar in casa
d’altri, piuttosto il valtz che la contradanza. Se non si perde il senso
comune ciò comproverà almeno il talento italiano.
È
passato il mese scorso il principe di Liekitein con gran treno di carrozze per
andare a caccia a Napoli.
Si
è trovato dei monetari falsi con macchine superbe questi ci comutavano il falso
col falso in un modo meno falso. Si suppone un complotto in Milano, e altre città,
certo è che simili macchine provano delle adesioni.
Noi
avremo cattive monete fino all’estinzione del debito coll’Inghilterra.