segue il  Giornale di Ottavia Negri Velo

 

Trascrizione di Mirto Sardo  

 

 

[segue 1803]

 

6 [giugno 1803]

Partita ai 24 del passato per Parma, trovai a Verona la voce sparsa della guerra, e il decapitamento di quella truppa civica; a Bozzolo erano capitati quella mattina 700 mori. Trovai Parma in una posizione singolare. Stante la morte dell’ottimo Duca succeduta in ottobre i Francesi ne presero le redini, lasciando correre tutto l’antico sistema, senza contribuzioni, ma però in una incertezza angustiosa del suo futuro destino. Ai 28 giunse la notizia della morte del re d’Etruria, che commosse visibilmente tutto quel paese nel quale esso nacque. Ciò distrusse una porzione di lusinghe. In tal giorno si accertò la notizia della guerra fra l’Inghilterra e la Francia, e li fogli coi=catene differenti messaggi suscitarono i soliti partiti pro, e contro; per me stò con quel villico, il quale discorrendo con un suo compagno gli ricercò cosa ti pare dei Francesi, o dei Tedeschi. Questi villici erano di Casal-Maggiore: ti dirò amico, io vorrei che tutti i Francesi che sono in Italia si annegassero nel Po, e che tutti i Tedeschi contornando le sponde crepassero dalla consolazione. Credo che l’Italia tutta sia di questo solo parere, o debba esserlo per tutti i stranieri. Questa guerra se succedesse solo fra la Francia e l’Inghilterra non potrebbe durare che 15 giorni, e chi più piglia non si sazierebbe ma si sodisfarebbe, ma se in essa v’intervenisse le altre potenze, il caos diventerebbe all’ordine del giorno. Faccia la Providenza mentre l’Italiano stanco annoiato ed esausto non saprebbe decidersi per chi gli prendesse l’ultima bricciola di pane. Il quadro del piccolo giro ch’io ho fatto sarebbe bastante per riempir dei volumi. Il Salvege dell’Adige non separa che più o meno il genere delle ritorte[=catene] Italiche.

Schiavitù, conculcamento, espilamento eguale dalle due parti. Pare che un flagello del Cieli fulmini le nostre contrade. Il mal umore e la miseria è universale. Chi soffre in una guisa chi in un’altra e da tutte due le parti non v’è nemmeno in prospettiva la minima lusinga di bene.

Faccia il Cielo per noi quel che al certo ne’ gabinetti non par praticabile. Il Cisalpino paga all’eccesso, non si sente per le strade sennon pago, ho pagato, e son per pagare, e cosa sarò per pagare? L’Imperiale paga meno, ma il suo commercio và in malora, la moneta esosa rovina radicalmente.

Il Cisalpino è comandato da Bonaparte, e l’Imperiale da non so quanti padroni. Infine senza spirito di partito l’Italia è all’apice del precipizio, e non v’è che la mano del cielo, che possa rialdirla.

 

9 [giugno 1803]

L’Avogaro ha ottenuto di rappresentare, e Bellegarde Gen.l in capite ha fatto sapere al militare che non s’immischi nelle rappresentanze civili. Ma il comico del personale Avogaro nausea un paese colto, ricco, e gentile. Ora il militare che ha più mondo fa più facende nell’opinione.

La Rua camminò bene, e la giornata fu brillante. Il ballo è stato superbo ma si poteva dire xela una scena magica o la lanterna magica? Mentre un pasticcio di concorrenti curioso: generali stazionanti e forestieri, uffizialità parimente. Stranieri, Veneziani di tutte le classi, e di tutte le opinioni. Le autorità costituite coi suoi annessi e connessi, oltre la nobiltà abbitante accresciuta di molto coll’eguaglianza moderna.

Ma le nuove del mondo non sono tranquillizzanti. I Francesi han preso l’Elettorato d’Hanover, la Prussia neutrale l’ha lasciato invadere. Si vuole che fra un mese l’Imperatore debba decidere fra la Francia e l’Inghilterra. La prima vuol unirlo ad essa e per stare neutrale vuol Venezia, Trieste. L’Inghilterra lo vuole per lei e gli esibisce un saldo del debito e un pagamento per mantener 50 mille uomini. Preghiamo il Cielo che non si appigli al peggio in tal frangente.

 

10 [giugno 1803]

Si vocifera che l’imperatore voleva qui formare due regimenti italiani ma che ora è venuta la sospensione. Ciò indica in questi momenti, che questi paesi non gli apparteniranno in seguito. Pare che i Francesi non abbiano voluto un governo paterno ai confini per sempre più amalgamare le disgrazie, e non far discerner la loro amministrazione in confronto delle altre. Ciò sarebbe succeduto se avessimo avuto o il Gran Duca di Toscana o altro principe. Così o per maneggio o per delirio l’imperatore li ha serviti. Qui non c’è alcun movimento, ma le dichiarazioni di guerra si leggono nel foglio di Francfort, chi vuol armistizio, chi conciliazione, ma la guerra par decisa. Non si sa se il nord potrà far una Lega solida e disinteressata. La faccenda è immensa. Non si sa capire da dove rinasca un tal eccidio. Par che Bonaparte voglia la pace. Esso trema dal suo posto, e impiega i terroristi, e in fondo alcun non può deffinire un tal uomo.

L’Inghilterra vede la Francia troppo imponente e par che prevegga che in dieci anni ancora di pace, non vi sarebbe più modo di frenarla, e che vedendo la propria rovina e distruzione in tutte le guise essi giochino un colpo d’azzardo per ottenere in tempo un qualche vantaggioso equilibrio. Le altre potenze par che siano preda dell’astuzia e delle ghinee dei due padroni del mare e della terra, e in fatto a Parigi girava una medaglia in cui l’Inghilterra e la Francia si dividevano íl mondo.

 

19 [giugno 1803]

L’idea della nostra situazione è miserabile e umiliante. Presi e venduti in una maniera iniqua noi si troviamo prive del più bel governo che formava le delizie della popolazione e l’ammirazione dell’universo. Un sovrano lontano da cui non si è ascoltati, e al quale ci vien proibito l’accesso, e anche i passaporti per andarvi.

Un Bisinghen senza autorità, e una macchina di governo che non può caminare.

In ispezialità il nostro paese, privato del suo lustro, tolti gl’impieghi, e levato a dei cittadini illustri che si prestavano senza mercede ogni influenza. Un pazzo immenso nel capitano provinciale, un sciame di birbanti al civile, che goffamente ed insulsamente ci trattano. Una moneta falsa, quattro in cinque mille soldati che si alloggiano con uffiziali, e generali che insultano, violentano, e vorrebbero scacciarci dalle nostre case. Quindici camere a questi furfanti non bastano. Avvezzi alla miseria loro propria e a quella dei loro paesi, a loro non par vero di potersi saziare sopra delle pecore imbelli come siamo noi, senza lasciar lusinghe del loro futuro valore. Il nostro paese che continua ad avere un qualche brio non si sa come, sembra divenuto una lanterna magica, noi stessi non sappiamo più con quali figure trattiamo.

In mezzo a questa desolante posizione, cosa si affaccia all’idea nelle nuove del mondo? Un certo cupo andamento che non si capisce dove andrà a terminare. Questa guerra tra la Francia e l’Inghilterra d’un impianto curioso non si saprebbe deffinirla. Ora si vuol guerra, ora conciliazioni, ma frattanto son coperti i mari dalle navi inglesi. I Francesi armati si vogliono che abbiano invaso l’Anoverese e domandino alla Spagna di passare in Lisbona. Le Repubbliche dipendenti pagano all’eccesso, e si fa gran coscrizioni. La Russia s’arma, e l’imperatore non si sa qual partito prenderà. Un General divisionario mandato dal primo console a Vienna promette all’imperatore se resta neutrale la Valacchia. Sempre la roba altrui paga le spese nella politica moderna, è questo principio è stato addottato universalmente. Pare che tutto l’imbroglio derivi perché l’Inghilterra vedendo la grandezza, e le usurpazioni continue della Francia temi la sua futura rovina, e perciò tenti un colpo onde abassare questa sua temuta rivale. Ma la Francia ha un genio che la dirigge nella persona di Bonaparte, essa è grande e ripiena di rissorse, e il suo mílitare è formidabile. L’Inghilterra dunque non ha che a metter foco e fiamma il mondo per cozzar colla Francia, il risultato di cui non si può certo prevedere. O la Francia va all’apice, o noi vedremo anche i Tartari e tutti i Barbari possibili a precipitar l’Europa.

 

25 [giugno 1803]

Si sta qui sospesi, ma si sente i Francesi in Amburgo, a Roma e a Napoli; da qui a Vienna c’è una quiete somma fin che i Francesi fan le loro facende si sta quieti quando saranno sbrigati e in numero allora si penserà di muoversi per farsi distruggere.

L’altra notte son fuggiti 24 prigionieri dalle prigioni. Gran disertori, picchetti di quà, picchetti di là, ma Vicenza è troppo aperta per dei regimenti composti di reclute. I Tedeschi son dolorosi, par che tutto combini alla loro malora. Queste reclute dovevano star a Venezia, o andar in Dalmazia così se ne vanno, e non si vede che due o tre dei disertori francesi più per vedere i fatti loro, che per disertare.

 

 

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2 [luglio 1803]

Le nuove del mondo sono veramente un caos di cui non si può conoscerne l’andamento. La guerra è dichiarata fra la Francia e l’Inghilterra. Frattanto i Francesi s’impadroniscono di tutti i porti d’Italia, ed hanno preso l’Annoverese; con ciò si vuol supporre che la Russia, la Svezia, e la Danimarca ricerchino l’evacuazione da questo Elettorato, o altrimenti la guerra. La Prussia ha tollerato l’ingresso nell’Annoverese, e l’Imperator si vuol che vadi ad abboccarsi in Polonia con quello di Russia. Gl’Inglesi si dicono padroni di Messina. Questa guerra è di un carattere misterioso. Agli occhi nostri pare che la Francia sarà padrona di tutto il mondo, quando gl’Inglesi non sappiano ridurre, combinare e fare assortire una nordica coalizzazione leale, risoluta, ed efficace. Ma tanti sono gl’ingredienti dell’opinione e dei maneggi che ciò par impossibile. E chi non ha conosciuto i propri interessi finora, par ragionevolmente che non li riconoscerà tutto a un tratto validamente.

Noi intanto besinghiamo, e bardasciaremo in materia di finanze. L’Avogaro va saltellando in tutte le guise per Vicenza. E i soldati paiono immobili: questo è quanto è dato a noi di capire all’apparenza. In sostanza si trema di tutto, e non si sa qual uragano si vadi componendo. La Cisalpina va coscrivendo. Chi la fa un campo di guerra dove la disperazione e il brigantismo è all’ordine del giorno; certo è che molti coscritti vengono ad arruolarsi tra i Tedeschi.

I Francesi compongono le lettere che formano Bonaparte così: Bruto, Ottavio, Numa, Alessandro, Paride, Annibale, Romolo, Tito, Ed egli li supera tutti.

 

10 [luglio 1803]

Pare che ci siano delle conciliazioni della Russia, e che la guerra possa un poco ritardare nuovamente. Anche i respiri sono molto utili.

Ora si dice che l’Imperatore sia andato colla moglie alla Villa di Lucembourg, e che abbia creata una reggenza composta dal Principe Carlo, Cobenzel, il Gran Duca di Toscana, ed altri tre soggetti. Ciò sembra dopo la sparsa malattia dell’imperatore ch’esso sia anche morto, e che si occulti la cosa stante le circostanze attuali. Qualunque sia, questa diventa una gran novità.

Qui la solita scena sempre angustiante, e nauseanze.

 

13 [luglio 1803]

Si lesse oggi un decreto, che taglia quello dei Veneziani dei 20 settembre 1767 in materia di possessi dei regolari religiosi. Venne osservato che nello stesso giorno del medesimo anno nacque Bonaparte, il quale distrusse la nostra Republica. Vedremo l’effetto dell’attuale.

 

22 [luglio 1803]

Oggi ha cominciato la caccia generale dei malviventi, tutti i comuni sono armati, e di già ne vengono molti in città, e vari se n’è trovati anche in città. Si vuole che questo bel progetto traduca costoro nel Banato; se ciò fosse la Providenza ci ha in ciò assistiti, e pare una buona caparra per il resto.

 

23 [luglio 1803]

Seguono a venir malviventi, e tutti giovani, ciò fa supponer che questa sia misteriosamente una leva. Come mai levar da una provincia più di 500 uomini dei più vigorosi per punirli per l’ozio, e mal costume? Che cosa fanno i Tribunali, a che servono? Mentre le prigioni son piene ceppe di scellerati i quali rivedranno forse un giorno le loro famiglie, si condanna gli altri al supplizio del Banato, e perché? Si scelghi dei buoni giudici, si dia ad essi modi e mezzi, e le provincie non saranno più infette: ma il togliere all’agricoltura e al comercio tante mani, ciò fa vedere che tutti i nostri paesi divengono il ludibrio della forza. Se veramente si volesse far un benefizio la cosa non si sarebbe fatta con tanto mistero e sollecitudine, ma se questo fosse, perché non si toglie ancor tante spie forestiere le quali ingombrano fino le migliori società col titolo di nobili, di artisti, e di scienziati?

 

27 [luglio 1803]

Gran scena! La caccia si è fatta e saran capitati da 400 malviventi. Alcuni comuni, l’Arciprete, e i governatori non ne han dato in nota alcuno. Capitati 120 processi in un’ora, e liberati 3 o 4 presi per rancori, o calunnie. Capitato un tal numero l’Avogaro non seppe prender le misure onde collocarli, gran sussurro e gran imbroglio. Si cercò alla meglio di assicurarsene e già la città mantiene essa queta gente. Ma si teme che fugano, e perciò certo Re impiegato è andato a Venezia per vedere cosa si ha da fare. Gran Tedeschi! Gran Tedeschi! Gli Uffiziali dicono al solito, i Veneti sono stati finora troppo ben trattati, bisogna cominciare a prevalersene. Linguaggio appena tollerabile in un’armata conquistatrice e vittoriosa. Ma linguaggio però a seconda dei tempi per fare odiare interamente gli antichi sistemi.

Intanto questa caccia non sarebbe cattiva una volta tanto, eppoi si mettesse ordine nei tribunali, e si dasse modi onde assicurare una sicurezza pubblica, non mai goduta in Italia, attesa la sua suddivisione, e schiavitù fra 14 governi differenti.

Si dice che i giovani verranno fatti soldati.

Si dice che verran mandati gli altri a popolare i nordici deserti. Frattanto le prigioni son piene di scellerati e questi rivedranno i loro focolari, e questa gente verrà dispersa, o esinanita dalle tardanze, o arrolata.

 

28 [luglio 1803]

I malviventi tornano a casa, si figuri la combustion in comuni così compromessi. Pare che siamo governati da tutt’altro che da degli uomini.

Le nuove del mondo sono inquietanti. La guerra è decisissima frà la Francia e l’Inghilterra. L’Inghilterra non vuol sentir conciliazioni e tutta la nazione è in sommo orgasmo nazionale; le sue ragioni si ridicono nel voler un dominio universale ed esclusivo sui mari. Il primo console ha tentato tutto per far la pace, ma l’apparato della Francia è tremendo, ora si fa una leva di 300 mille uomini. Si sagrificherà della gran gente, e si otterrà certo l’intento di render maggiormente la razza umana miserabile. Dio fulmini le vere cause di tanta rovina. Il continente resta sospeso, taciturno, e neutrale, la Francia agli occhi nostri potrebbe espandersi a piacimento. Par che la Russia faccia dei preparativi. Infine quest’imbroglio non si sa ne decifrarlo, ne valutarlo.

 

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3 [agosto 1803]

L’affar dei malviventi è stato tradito come il solito nel suo effetto. L’Avogaro piange, il paese soggiacque alle spese, e i comuni agitati per il germe di discordia che porterà simil gente di ritorno, e non più governatori e Arcipreti s’ingeriranno di dir la verità.

Si vuol mettere alla vita comune tutte le monache, si finirà che tutto diverrà una caserma.

Il conte Strasoldo è qui per la strada di Vallarsa. Già si prevvede o che verrà fatta male o che la pagheremo noi. Gran giro di cose, quando si crede che venghi pensato alle grandi si pensa alle menome; niente è coredato di stima, di fiduzia, e di propensione da un canto, dall’altro si và tentoni, pieni di odio, di cupidigia, e d’insensataggine.

Vi è poi la guerra che già par decisa frà le due rivali nazioni. Gran fermento di preparativi, e d’invettive reciproche; le altre potenze par che mirino questo nuovo fenomeno, per venir strascinate da chi avrà più ragiro o fortuna.

 

31 [agosto 1803]

Ritornata oggi da Parma essendo partita ai 12, trovai a Verona la recita del Cincinnato del Pindemonti tragedia democratica dove le ocche e i pavoni in scena invitavano Bonaparte all’aratro, e alla solitudine campestre. La divisione ai ponti di questa superba città la rendono sempre degna di comiserazione.

A Mantova trovai la guarnigione composta di Mori e tutta la strada piena di coscritti a grado che la campagna soffre un detrimento notabile per la mancanza delle braccia tolte dal militare e dalla fuga.

A Parma trovai tutto sul piede dell’antico regime; ma l’amministrator Moreau american-francese tenta delle novità che non vengono approvate a Parigi. Questi paesi languono nell’incertezza. Ogni giorno produce una nuova speranza, e ogni giorno si scorge sempre delusa.

Il collegio è di 130 convittori, e pare che il governo lo calcoli assai. Quando sieno terminati li vitalizi impieghi questi paesi e caderanno in una nullità compassionevole. Vi sono 700 livree di Corte. Tutte le più gran Case percepiscono due mille zecchini, e così progressivando. Il principe manteneva quasi tutti i suoi suditi. Tolta questa risorsa il paese rimarrà una provincia miserabile.

Sono stata due giorni a Piacenza, bella città, ma sommamente spopolata. Ho veduto la Trebbia, celebre situazione in cui nel 1799 nacque la Battaglia tra Russi e Tedeschi contro i Francesi, questa è larga più d’un miglio ed è distante solo di due dalla città. Il porto sul Po è fuori dalla Porta. Vi è un bel castello, ma non si poté vederlo per esservi l’artiglieria francese. La fortezza è bella vi è il Palazzo Farnese non compito, e la fiera dove vi stanno 300 cavalli. Bel Corso, grandiosi Palazzi Scotti, Landi, Mandelli, gran nobiltà, bel passeggio sulle mura, e gran carestia attese le circostanze. I cavalli di bronzo dei due duchi Farnesi sono superbi, e sorprende che siano rimasti in Italia. Siamo passati da Firenzuola, cattivo sito; da Borgo San Donino, molto grazioso; da Fontevivo dove c’è il Collegio di Santa Catterina di Parma.

Li discorsi politici sono assai imbrogliati dapertutto. A Bologna Zambeccari  dice di volare [con la mongolfiera] con direzione sino a Londra. Questo attruppamento di curiosi, minaccia sempre, con tali sintomi di novità, la diffusione delle idee che si vuol inspirar al pubblico. Dopo i giochi famosi dei cavalli, e i balloni aereostatici si è sempre sentito delle gran cose.

Quanto alla guerra fra la Francia e l’Inghilterra, pare sinora che vadino del pari, l’una estendendosi sul continente, l’altra facendo delle prede. Se la cosa continua così potrebbe durare 25 anni perché le guerre di mare sono eterne. Ma Bonaparte vuol fare uno sbarco, s’egli lo eseguisce si può calcolare ch’egli è sicuro di un gran partito. Egli si propose di far la pace in Germania e la fece a Leoben, ritornato dall’Egitto trovando la Francia soccombente disse radunerò una grand’armata a Dijon, anderò per il San Bernardo in Italia, ed ivi segnerò la pace. Egli lo disse sei mesi prima tutto il mondo lo sapeva, e Marengo comprovò il suo assunto, se una tal stella lo seconda ancora io credo tutto possibile.

Trovo a Vicenza gran scene per li dazieri Braghetto. Li pubblicani sono la peste del popolo e sarebbe utile che andassero i dazj a conto regio.

Gran belle rendite! pare che il Cielo s’impietosisca: il restante va in un modo che pare incredibile e sembra che la ragione degli uomini si sia smarrita per le vicende dei nostri tempi.

 

 

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17 [settembre 1803]

Ai 4 del corrente Zambeccari dovea a Bologna salire in un ballone areostatico, pretendendo di aver trovato la direzione, ma il ballone nemen s’alzò. Questo richiamo di curiosi è stato sempre significante in questi tempi, e i famosi giochi di cavalli, e la diffusione di tanti preti corsi, e le opere di Mantova, e mille altre cose, e particolarmente di artisti hanno sempre portato delle conseguenze.

La guerra maritima e continentale è al più alto punto di riscaldo, e si progredisce, e i preparativi di questi due formidabili nemici sono spaventosi. Pare che la pace dovrebbe terminar una lotta tanto imponente, e la Russia si vuol mediatrice, altri la dicono dichiarata in favore degl’Inglesi.

L’imperatore è in un gran punto critico, ma l’abilità del suo gabinetto è troppo nota.

Il nostro governo cammina al solito, e forma il problema se più si dia cosa che comporti il nome di governo.

Li processi per le Finanze progrediscono con rigore, e il Braghetta è arrestato, noi vedremo o degl’innocenti, o dei stranieri a continuar il solito mestiere.

La nostra cavalleria è al campo: la fanteria passeggia miseramente la strada. I generali Bellegarde e Somariva saranno presto di ritorno.

Si visita tutti i conventi per sceglierne uno per caserma e uno per formare un colleggio militare. I modi sono ingoianti, ma le imprese non furono tali.

Si dice che vi sieno in Italia 100 mille Francesi.

Se la Russia dichiara la guerra, noi si troviamo in qualunque modo in un gran caos.

 

 

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27 [ottobre 1803]

Ieri è morto il nostro celebre Otton Calderari, il suo egregio carattere, e l’eccellenza della sua arte lo ha fatto compiangere universalmente. Esso è stato calcolato il più gran architetto dall’Accademia di Parigi. Fu esso più celebrato altrove che nella sua patria. La sua morte ha prodotto fatale alla stampa delle sue opere che si stava facendo. Alcun Vicentino per nostra vergogna non ha approfittato della gentil sua esibizione a qualunque di qualunque ceto avesse voluto imparar l’architettura. Pochi si sono presentati, e quei pochi non han proseguito. Sicché noi siamo al caso di perdere molte delle sue cognizioni ch’esso lasciò scritte, ma che ignari della scienza non sono rilevabili. L’abate Vivorio si presta a questa impresa ed esso solo può calcolarsi l’unico fra i Vicentini che per teoria possa deciferare e dar alla luce una così preziosa collezione.

Avogaro fa le perlustrazioni per il territorio, accudisce da Vescovo, e non da laico.

Gran magazzeni imperiali, ciò forma un mistero.

Gl’Inglesi fan gran prede, e gran conquiste e par che la Francia non abbia abbandonato l’idea d’un sbarco. Bellegarde che abbiamo è andato in Savoia a ricuperare i suoi beni perduti come emigrato.

Solito giro d’affari, non c’è tramontana per nissun verso.

È morto il Duca di Modena lasciando 24 milioni di fiorini in oro. L’ex arciduca di Milano ha lasciato i suoi per venire a prender questi. Ciò gioverebbe per una buona moneta.  

28 [ottobre]

Ai 2 del corrente si alzò un pallone a Verona, ma il volatore tagliò le corde, e rimase al sicuro nella sua barchetta.

Ai 7 Zambeccari, Andrioli, e Grassetti volarono a Bologna. Nessun effetto ebbe il suo preteso sistema della direzione. Anzi trascurando le cose stesse già scoperte essi andarono in ballia de venti, lottarono colla morte, e furono per sommergersi nel mare. I due compagni non soffersero molto. Ma Zambeccari risente mille discapiti della sua ardita intrapresa. Anche i palloni dovevano far vedere all’Italia la sua decadenza in ogni conto. Altro che volare contentiamoci di tenerci a terra perché non ci rubino anche il suolo.

 

 

 

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13 [dicembre 1803]

Molte novità si sentono nel governo civile di questi stati: sembra che si facciano delle esperienze, e il comico della cosa non è descrivibile.

L’Avogaro fa impazzire colle sue stravaganze, ma si prosegue, perché si ha trovato che il mondo va in tutte le guise. I soldati si portano bastantemente bene, ma la nausea degli aloggi sembra di continuare in perpetuo.

La moneta falsa è all’ordine del giorno.

La Francia voleva eseguir lo sbarco in Inghilterra, e l’Inghilterra stà in gran difesa. Quale sia l’arcano di questo affare che certo non è quale apparisce lo vedremo in seguito. L’Europa convulsa stà osservando l’esito di questa lotta, o accordo.

 

26 [dicembre 1803]

Attualmente vi sono dei mali epidemici a Montecchio Precalcino, e ciò si crede derivato dal furioso vento scirocale venuto in decembre.

Si sparge gran vittorie degli Inglesi sulle barche piatte Francesi.

Gran opera a Venezia tutto il decoro di quel paese vien confinato in quest’anno al teatro.

Non è dicibile la situazione del nostro avogarismo, pare di esser nati per il zimbello di tutti i sciocchi e di tutti i briganti del secolo.

Si vuol aprir casino, ma v’è la briga di Bellegarde che vuol comandar in casa d’altri, piuttosto il valtz che la contradanza. Se non si perde il senso comune ciò comproverà almeno il talento italiano.

È passato il mese scorso il principe di Liekitein con gran treno di carrozze per andare a caccia a Napoli.

Si è trovato dei monetari falsi con macchine superbe questi ci comutavano il falso col falso in un modo meno falso. Si suppone un complotto in Milano, e altre città, certo è che simili macchine provano delle adesioni.

Noi avremo cattive monete fino all’estinzione del debito coll’Inghilterra.


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