O.L.F.A
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INDICE
ANNO
VI NN. 25/26 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2002 FERRARA
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SU ALCUNI DATI CONTROVERSI
RELATIVI AL GENERALE FARNESIANO GIORGIO BASTA (1)
Nel tentativo di far luce su alcuni
aspetti poco noti della vita dello scrittore bolognese Ciro Spontoni, abbiamo
tra l’altro studiato alcune relazioni esistenti fra questi ed il generale di
Alessandro Farnese, Giorgio Basta. Verificando a questo scopo alcuni dati sul
Basta, abbiamo rilevato che la quasi totalità delle note biografiche a lui
relative contengono vistose inesattezze. Poiché dovrebbe essere la somma più
precisa ed autorevole delle notizie riguardanti il Basta, abbiamo appuntato la
nostra attenzione sulla voce curata da Gaspare De Caro per il Dizionario Biografico degli Italiani ove
si legge: «Nacque intorno al 1540 a Rocca, in terra d’Otranto, benché una
tradizione bibliografica lo voglia nato nel Monferrato, a Rocca sul Tanaro […].
Nel 1606 abbandonò il servizio e si ritirò a vita privata, dedicandosi
all’elaborazione di alcuni trattati di tecnica militare […]; morì intorno al
1612, forse nel suo feudo di Troppau» (2).
Diremo subito che, se di errata
tradizione bibliografica si deve parlare, questa si è iniziata con il Bayle (3)
il quale, forse seguendo l’affermazione di Famiano Strada che lo dice in pago Tarentini agri natum, vuole il
Basta appunto nato a Rocca (forse l’odierna Roccaforzata) nei pressi di
Taranto. Altra errata tradizione bibliografica è quella che, iniziatasi con lo
Schweigerd (4) e successivamente accolta in numerosi lessici, vuole
il Basta nato il 30 gennaio 1550.
Il cutatore della voce per il Dizionario Biografico degli Italiani si
limita invece a seguire una vaga affermazione del Barbarich (5). Il
De Caro avrebbe invece potuto avere un quadro generale dei dati riguardanti il
Basta notevolmente più esatto da una prima consultazione degli scritti del
Mazzucchelli (6). Essendogli inoltre nota l’opera del Crasso (7)
in cui a proposito del Basta si legge «l’Autor della Storia di Transilvania
scrive, ch’egli sia nato in un Casale di Monferrato», il De Caro aveva anche la
chiave per avvicinare quella che a nostro fondato avviso è da ritenere la fonte
più informata di taluni dati riguardanti il generale italo-albanese. Alludiamo
alla Historia della Transilvania ed
al suo autore di cui, per dimostrarne la sicura credibilità, diremo brevemente (8).
Ciro Spontoni fu dal 1593 alla corte di
Vincenzo I Gonzaga (1587-1610) che lo «esercitò in molti gravi affari e seco lo
condusse alla guerra di Ungheria in qualità di Foriero» (9). In
terra magiara conobbe certamente il Basta se più tardi si permetterà di
ricordare a Vincenzo I un episodio di quella spedizione in questi termini:
«Restarebbemi a dire all’A. V. Sereniss. particolarmente quale sia il Sig.
Conte Basta, s’ella con gli occhi proprij, et a salvezza della sua persona
ancora non l’havesse veduto seco valorosamente adoperare le armi» (10).
Nel novembre del 1600 venne eletto primo Segretario del Senato di Bologna,
incarico che inspiegabilmente lasciò nel 1603 (11). Per qualche
tempo non si hanno sue notizie. Ma il 26 novembre 1605 così scriveva
presentando al Duca di Mantova un trattato del Basta (12): «Tra i
favori, e tra i doni che ho ricevuto dal Sig. Conte Giorgio Basta, mentre mi
son trattenuto al suo servigio nell’Ungaria, l’havermi egli fatto gratia del
suo Maestro di Campo Generale io stimo il maggiore di tutti […]; mi offero di
farle vedere, et tra non molti mesi stampati, alcuni ragionamenti militari
fatti da esso Sig. Conte Basta con tre gentlhuomini Italiani subito ritornati
da Possonia in Vienna nella prossima estate passata, et da me raccolti, che vi
fui presente». A pagina 285 della Historia
si può inoltre leggere la versione italiana di una lettera in latino scritta
dal principe Bocskai all’imperatore Rodolfo II, lettera trovata in possesso di
un prigioniero e dal Basta consegnata al «Cavaliere Spontone; acciò che
secondo, ch’egli giudicava conveniente la inserisse nella presente narrazione»,
vale a dire la Historia stessa.
Si nota subito come il De Caro sia in
errore anche quando dice che il generale si era dedicato all’elaborazione dei suoi
trattati militari dopo il 1606. Infatti il Basta — come si legge nella
presentazione del già nominato trattato militare al duca di Mantova — «quanto
in terra appartiene al carico del Mastro di campo Generale brevemente scrisse,
et con soldatesca penna (che sa però si bene adoperare quanto la spada),
raccogliendone il contenuto da molti fragmenti di scritture fatte da lui per
sua particular memoria, fin da quando ei guerreggiava nella Fiandra […]»
dandogli «[…] a preghiere di molti la presente forma nella Transilvania, cinque
anni sono essendovi alle stanze […]». Da quanto sopra si deduce inoltre che
Spontoni era stato molto vicino al Basta, ed infatti si era recato in Ungheria
al servizio del generale dopo aver abbandonato l’incarico di primo Segretario
del Senato di Bologna. Essendo poi la Historia
una dettagliatissima descrizione dell’operato dell’italo – albanese , sembra
fuor di dubbio che lo scrittore bolognese avesse il compito di scrivere
un’opera biografico – esaltante del Basta, secondo una tradizione dell’epoca
abbastanza diffusa. Questa conclusione è avvalorata dal fatto che lo stesso
generale, come abbiamo avuto modo di vedere, forniva allo Spontoni notizie od
elementi che potessero contribuire ad una maggiore completezza dell’opera.
Non esitiamo quindi a riconoscere la
massima attendibilità a Ciro Spontoni, cosa che a suo tempo, pur non avendo
tutte le garanzie da noi raccolte, fece tuttavia il Veress, uno fra i più
autorevoli studiosi del Basta (13).
Si legge nella Historia : «Nacque Giorgio Basta in Ulpiano nel Monferrato […] di
Demetrio nell’Anno 1547 […] Fù egli allevato in Asti, quivi imparando fin al
quarto decimo anno lettere d’Humanità […]» (14).
Una località denominata Ulpiano, ad un
primo esame, sembra non esistere attualmente in Piemonte. Però nell’Atlante del Magini (15) tale
luogo è segnato con la suddetta denominazione nella tavola II, mentre nelle
tavole III e V (16) risulta come Vulpiano; segno che al tempo in cui
il cartografo approntò le carte prevaleva un duplice forte influsso dialettale
sulla reale denominazione Volpiano.
Particolare considerazione merita
l’indicazione del 1547 come anno di nascita del Basta. Sappiamo che questi era
morto — ed in seguito ne daremo documentazione — nel 1607, e poiché sempre
nella Historia è scritto che il
generale era passato a miglior vita «[…] nel sessantesimo terzo anno dopo il
suo nascimento […] » (17), non possiamo credere che Spontoni non
sapesse far di conto. Si tratta ovviamente di un errore di stampa e la data del
1547 deve essere intesa come 1544. Gioverà a questo scopo ricordare che l'opera
in questione dello scrittore bolognese fu edita postuma e che perciò l'autore
non poté curarne la pubblicazione. A ciò si aggiunga che la particolare grafia
dei numeri arabi 4 e 7 in uso a quell'epoca poteva — come nel caso di grafia
particolarmente astrusa dello Spontoni (18) — essere facilmente
fraintesa. Il tipografo deve dunque essere stato tratto in inganno commettendo
un errore che poi non ha corretto alla luce delle altre affermazioni che si
leggono nell'opera. Ulteriore conferma a queste nostre deduzioni vengono dal
Sirtori quando nella sua Oratione
dice che il Basta era morto «[…] quando sopra sessantatre haveva passato
gl'Anni» (19).
Non è nostra intenzione fare qui la
storia del Basta. Di lui occorrerà però ricordare che suo padre Demetrio,
dovendo recarsi a combattere in Fiandra sotto il comando del Duca d'Alba, «[…]
da' Literali Studij ritoltolo, deliberò di menarlo seco, dalla cui rigida
disciplina profitti trahendo maravigliosi, al militare diede principio; e in
breve tempo fatto strettissimo osservatore delle regole, e leggi della Militia
[…], trascorsi havendo gl'ordini tutti de' militari e bellici officij, pervenne
alfine al culmine eccelso del glorioso Generalato […] sotto gl'Auspicij di
Alessandro Duca di Parma Prencipe di sempre viva memoria» (20).
Alessandro infatti, giunto nelle Fiandre, comprese immediatamente le specifiche
inclinazioni del Basta e ne fece uno dei suoi più stretti collaboratori. Fra l’altro
lo rese responsabile del rinnovamento e della ristrutturazione di quell’arma di
cavalleria di cui l’italo–albanese divenne in seguito il maggiore teorico.
Questi motivi contribuirono a legare intimamente il Basta ad Alessandro. E
anche dopo la morte di questi ed il passaggio del generale al servizio di
Rodolfo II in Ungheria, il legame continuò intatto con Ranuccio I, come sta a
testimoniare il ricco carteggio rimastoci. Da questo epistolario trascriviamo
due lettere (21) che, oltre a confermarci il costante scambio di
favori fra i due, inducono a considerare sul pietoso stato in cui era ridotta
l’Ungheria — famosa nel ‘300 e nel ‘400 per i suoi cavalli — , ove al Basta è
impossibile acquistare una buona cavalcatura nel momento in cui scrive.
«Ser.mo Sig.re.
Non
mi dovrà l’A. V.ra Ser.ma chiamare ò, troppo ardito, ò, nella mia domanda
soverchiamente importuno, poiché io come gran servitore che le sono, confidato
nella sua liberalità pronta a ciascuno con gli ufficij, col donare, co’l
mostrarsi cortese, e con tutte quelle parti, che fanno l’immagine di un grande,
e magnanimo Principe, vengo Hora a narrarle le mie necessità. Io mi ritrovo del
tutto à piede, essendomi morti tutti i miglior cavalli, che avessi da servizio,
e per le guerre, che sono in queste parti non trovo da comprarne à prezzo
alcuno, Supplico l’Alt. V.ra, che con la sua molta amorevolezza si degni
supplire à bisogni miei facendomi grazia di un buon cavallo, de i molti ch’ella
tiene (22), che rispetto all’età, e corpulenza mia, sia delle
qualità ch’in voce esporrà à V. Alt. il s. Cesare Morosini. Questo dono mi sarà
così grato, che ne le sarò tenuto con indissolubil nodo di eterna obbligazione,
e penserò sempre come mostrarmene grato all’incomprensibil cortesia di V. Alt.
Ser.ma alla quale reverentemente inchinandomi, prego dal S.re Iddio lunga, e
felice vita.
Da
Eperies li 6 di Marzo 1605.
Di
V.ra Alt. Ser.ma humilissimo servitore
G. Basta».
«Ser.mo Sig.re.
Io
non saprei à qual delle due cose io debba restar maggiormente obbligato, se al
cortese affetto, che mostra V. A. verso di me con l’amorevolissima sua de’ 10
di Aprile, ò, pure alla di lei liberalità, con la quale si è compiaciuta di
donarmi così bello, e buon cavallo, il quale se bene è giovane, tuttavia
essendo di grande espettazione, sarà però da me con ogni maniera conservato in
memoria della molta amorevolezza sua. Mio debito sarebbe e dell’uno, e
dell’altra rendergliene le debite gratie: ma non possend’io far questo con
altro che con parole, e queste non sendo bastanti a ringraziarnela, la
supplicherò in loro vece ad accettare la mia solita, e sempre devota
osservanza, verso la sua Seren.ma Persona. Quanto al Cap.o Giovannantonio
Roncone raccomandatomi da lei per altra sua, gli sono stato non solo favorevole
nella sua causa, ma per servirne a V. A. mi son'anco contentato, se ben l'error
suo era degno di gastigo, che il Governatore di quella piazza abbandonata portasse
egli solo la pena per tutti; et ella può assicurarsi, che in qualunque
occasione si degnerà di honorarmi dei suoi comandamenti, mi troverà sempre
pronto non meno in esseguirli, di quello che io sia stato sino ad hora
devotiss.mo serv.re al nome di V. A., alla quale con tal fine inchinandomi
prego da Dio ogni felicità.
Da
Possonio li 6 di Giugno 1605.
Di V.
A. Ser.ma humilissimo ser.re
G. Basta».
A spingere il generale a chiedere un buon
cavallo a Ranuccio contribuirono probabilmente anche incipienti difficoltà
economiche. Infatti nell'estate del 1604 avevano avuto inizio pressioni del
Basta verso la Casa d'Austria affinché questa gli versasse le notevoli somme di
cui gli era debitrice (23). Per tenerlo a bada la Corte imperiale
gli promise i feudi di Troppau e di Greifenstein che poi non gli furono mai
concessi. Solo alla fine del 1605, per interessamento dell'Arciduca
Massimiliano, i ragionieri cesarei fecero un computo delle sue spettanze che
risultarono essere di 42.200 fiorini, da cui poi, con artificiose detrazioni si
giunse a riconoscergli la somma di 3.240 fiorini.
Con il pretesto dell'insoddisfacente
andamento delle operazioni militari in Ungheria il generale Basta, conte di
Huszt dal 1602 (24), fu per così dire mandato in pensione a Praga
ove in seguito si spense senza aver mai ricevuto quanto era suo diritto.
L'anno della morte del Basta si rileva
dall'iscrizione seguente, trascritta dal Siebmacher (25) dal monumento
che i familiari del generale gli fecero erigere nella chiesa dei Frati minori
(Minoritenkirche) a Vienna:
Comes Georgius Basta Dux belli peritissimus et
felicissimus C.H.S.E. Anna de Liedekerke Uxor, Ferdinandus et Maria Magdalena
Liberi et Franciscus de Medina gener moerentes f.c. obiit anno MDCVII. R.Q.I.P.
La
data del 1607. Peraltro già suggerita dallo Spontoni e da una lettera del
gennaio 1608 (26), è confermata dalla seguente missiva inviata dal
figlio del Basta, Carlo, al duca Ranuccio (27):
«Ser.mo Sig.re N.ro
Ha
gran parte V.A. Ser.ma nella perdita che io ho fatta del Sig.re Giorgio mio
Padre, quale chiamò Iddio à se Martedi mattina, perché è mancato a lei, et alla
Ser.ma sua Casa un servitore, che riconoscendone l'obbligatione, non desiderava
altro, che l'occasione o un minimo cenno per spender con la robba, et vita, ciò
che aveva imparato sotto il prudentissimo governo dell'invitto gloriosissimo
sig. Duca Padre di V.A.S., alla quale ho dovuto darne conto, acciò sapendo gli
heredi, che ha lasciati di se, possa sopra di loro esercitare lo Imperio, che
aveva sopra di lui, che sarà a me, et a Ferdinando mio fratello di molta
consolatione, et ristoro nel medesimo doloroso stato, che ci troviamo, et nel
danno, che ne sentiamo, non restando in tanto di supplicarla humilmente di
riceverci sotto la sua protettione, alla quale ci raccomandiamo, et io con
riverente affetto le bacio la veste.
Di
Praga li 26 di Novembre 1607.
Di
V.A. Ser.ma humilissimo serv.re
Carlo Basta».
Con un semplice calcolo (28),
o con l'aiuto del Cappelli (29), si può stabilire che il 26 novembre
1607 era lunedì. Poiché il martedì cui fa riferimento Carlo Basta è sicuramente
quello della settimana immediatamente precedente quella in cui la lettera è
scritta, tale martedì risulta dunque essere il giorno 20 novembre.
La data di morte del Basta da noi così
proposta è confermata da una lettera ungherese dell'epoca (30) in
cui si legge che il generale, dopo cinque giorni di febbre originatasi da un
raffreddamento, era improvvisamente morto a causa di un colpo apoplettico la
mattina del 20 novembre 1607.
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1) Apparso
anche in Aurea Parma , anno LVIL,
fascicolo III, settembre - dicembre 1973.
2) Dizionario Biografico degli Italiani
(Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani), vol. VII, Roma,
1965. Voce di G. De Caro, pp. 154-157.
3) P. BAYLE, Dictionnaire
historique et critique, Rotterdam, 1702, II ed. vol.I, p. 499.
4) C.A.SCHWEIGERD,
Osterreichs Helden und Heerführer
(Eroi e condottieri d'Austria), Lipsia, 1852, II ed., I vol., p. 593.
5) E. BARBARICH,
Un generale di cavalleria italo -
albanese: Giorgio Basta, in «Nuova antologia», serie VII, vol. CCLX, (1928)
p. 460.
6) G.M.MAZZUCCHELLI,
Gli scrittori d'Italia, vol. II,
parte I, Brescia, 1758, pp. 536-537.
7) L:
CRASSO, Elogi di Capitani illustri, Venezia,
1683, pp.17-18.
8) C.
SPONTONI, Historia della Transilvania,
Venezia, 1638.
9) G.FANTUZZI,
Notizie degli scrittori bolognesi,
Bologna, 1781-1794, p. 32. Il Fantuzzi usa le stesse parole contenute in una
lettera autografa che Spontoni inviò al Senato bolognese per concorrere alla
carica di primo Segretario. La lettera «curriculum» dello Spontoni si trova
presso lArchivio di Stato di Bologna, Archivio del Senato, Serie Istromenti e
Scritture, serie C, libro 14, cartella 53.
10)
Vedasi l’introduzione dello Spontoni al libro di
G.BASTA, Il Mastro di Campo Generale,
Venezia, 1606.
11)
Le date riguardanti la durata dell’incarico sono state
rilevate presso l’Archivio di Stato di Bologna, Archivio del Senato, serie
Partiti, vol. 27.
12)
G.BASTA, op. cit.,
introduzione di Ciro Spontoni recante la data seguente: Venezia, 26 novembre
1605.
13)
E. VERESS, Basta György hadvezér levelezése és íratai (Corrispondenza e carte del generale Giorgio Basta),
voll. I e II, Budapest, 1909-1913.
14)
C. SPONTONI, op.
cit., p. 336.
15)
G. A. MAGINI, L’Italia
con carte geografiche, Bologna, 1620.
16)
Trattasi d’una piccolissima appendice del territorio
del Monferrato di allora, compresa in un triangolo formato da Settimo Torinese,
Chivasso e Ciriè, ed incuneantesi in territorio torinese.
17)
C. SPONTONI, op.
cit., p. 338.
18)
Vedasi la lettera autografa dello Spontoni già citata
alla nota 9.
19)
G. SIRTORI, Oratione
al Serenissimo Massimiliano Arciduca d’Austria fatta da Gieronimo Sirtori nella
morte del Conte Giorgio Basta, in Appendice
all’op. cit. di C. SPONTONI, p. 349.
20)
C. SPONTONI, op.
cit., p. 58-59.
21)
Le lettere si trovano presso l’Archivio di Stato di
Parma, Carteggio Farnesiano Estero, Germania, busta 89, cartella anni
1604-1605.
22)
La famosa razza dei cavalli farnesiani discendeva dalla
più antica razza che i signori di Vallisnera e di Vairo allevavano fin dal
secolo XI unitamente agli altri signorotti delle Valli dei Cavalieri «pro
guerra Communis Parmae». Si veda al riguardo: G. MICHELI, La bandita di Castagneto per la razza delle cavalle ducali, in
Bibl. «Giovane Montagna», n. 33, Parma, 1925. Si confronti altresì: Valle dei Cavalieri – annuario 1972
(Parma, Comunità della Valle dei Cavalieri, 1973), alla p. 121 (necrologio del
dott. Marazzi).
23) Queste
notizie ed i dati relativi sono stati documentati dal VERESS, op. cit., pp. XXVII e XXVIII del vol. II.
24) S. VAJAY, A propos
des comtes Basta de Huszt et de la survivance de leurs armoiries en Hongrie,
Bruxelles, 1966, p. 88.
25) J. SIEBMACHER, Grosses
und allgemeines Wappenbuch: Adel von
Siebenbürgen (Grande libro araldico universale: Nobiltà di Transilvania),
tomo IV/12, Norimberga, 1898, pp. 37-38.
26)
B. VANNOZZI, Lettere
miscellanee, vol. III, Bologna, 1617, p. 189.
27)
Archivio di Stato di Parma, Carteggio Farnesiano
Estero, Germania, busta 90, cartella anni 1606-1615.
28)
Vedasi a questo scopo la formula suggerita da G.
ARMELLINI, I fondamenti scientifici della
astronomia, II ed., Milano, p. 80, formula 32.
29)
A. CAPPELLI, Cronologia
e calendario perpetuo, Milano, 1906, p. 83 e pp. 162-163.
30) La
lettera è riportata da Történelmi Tár (Bollettino
storico), Budapest, annata 1879, p. 35.
[Mario
De Bartolomeis]
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Bologna -