S. Generoso

Un Patrono destinato a noi “in esclusiva”.

 

Un appuntamento irrinunciabile nel calendario ortonese è la festa del patrono San Generoso, che vede ogni volta una partecipazione molto sentita e numerosa. Nell’anno che si è appena concluso essa è stata celebrata esattamente nella data dedicata al santo, l’8 maggio, che, coincidendo con il sabato, ha favorito la presenza dei tanti affezionati non residenti nel paese.

Ortona ha la particolarità di venerare un patrono destinato a lei “in esclusiva”, che nel lontano 1756 una delegazione di cittadini ebbe il privilegio di scegliere tra i martiri cristiani sepolti nelle catacombe romane di San Sebastiano e che il pontefice del tempo elevò alla dignità di Santo Protettore. In seguito, in un momento dell’anno propizio per il clima, ormai lontano dai rigori dell’inverno, e, al tempo del lavoro stagionale a Frascati, per il ritorno al paese degli uomini dalle fatiche del duro lavoro, gli ortonesi hanno scelto di manifestare la propria devozione a San Generoso, celebrando solennemente la Sua festa. Certo, non può che ispirare solennità la figura di un soldato romano morto per professare con coerenza la propria fede e che già nel bel nome parlante con cui è ricordato evoca qualcosa di grande. Infatti, nell’aggettivo latino generosus si uniscono i significati di “nobile per nascita” e, quello che in italiano è più  evidente, di “nobile d’animo, magnanimo, di nobili sentimenti”. Chi ha ideato la statua del santo ha saputo fondere con grande efficacia questi concetti realizzando l’immagine che tutti gli ortonesi hanno negli occhi e nel cuore: la figura imponente e sicura di un giovane soldato che indossa una corazza riccamente ornata, come quelle che nell’esercito romano spettavano solo ai soldati di alto rango, e che nelle membra vigorose, nella postura salda e nello sguardo limpido e deciso comunica insieme forza e grande umanità. L’impatto di un’immagine così bella si rinnova ad ogni festa in quell’emozione, sempre uguale e sempre nuova, che scorre tra la gente che gremisce la piazza, dopo la Messa, quando i bagliori della corazza iniziano a vibrare nel buio del portale e che culmina quando gli otto portatori innalzano la ponderosa statua del santo sulla schiera dei Suoi protetti, che lo invocano come portatore di pace e difensore nelle difficoltà della vita.

 

C’è una piccola curiosità nella storia della mia famiglia che mi ha sempre stupito. Quando mio nonno, negli anni ’50, venne assegnato al comando di Varese, si trasferì con moglie e figlia in questo grande centro nelle Prealpi lombarde, che all’epoca conosceva un grande sviluppo industriale e iniziava a diventare meta di una massiccia immigrazione di forza lavoro dal meridione. Così si trovarono in uno degli ultimi lembi di territorio italiano prima del confine con la Svizzera, in una realtà che per idioma, cultura, tessuto sociale, abitudine all’apertura verso gli altri era lontanissima dal loro piccolo centro rurale nel cuore degli Appennini. Chissà quanto saranno stati sorpresi di scoprire che anche Varese festeggia il suo patrono, San Vittore, proprio l’8 maggio! Di certo sarà stato un aiuto per sentirsi un po’ più a casa, una piccola consolazione a quella nostalgia del proprio paese che accompagna l’animo dell’emigrante come un fruscio di sottofondo.

Oltre alla coincidenza della data, ci sono anche sorprendenti analogie tra le vite di San Vittore e di San Generoso. Oltre all’avere entrambi un nome parlante molto evocativo, sono  vissuti nella stessa epoca, sono stati entrambi soldati dell’esercito romano ed hanno subito il martirio in nome della loro fede durante l’ultima grande persecuzione contro i cristiani, iniziata nel 303 sotto gli imperatori Massimiano e Diocleziano.

Certo, accanto alle analogie tra San Vittore e San Generoso spiccano le differenze tra le due realtà che li venerano come protettori. Varese ha proseguito nella sua crescita economica e demografica, diventando  destinazione anche di tanti immigrati provenienti da Paesi stranieri. Ortona, invece, ha subito lo stesso destino che accomuna tanti paesi italiani di montagna. Nel giro di pochi decenni ha visto ridursi progressivamente il numero degli abitanti, che si sono riversati nei centri più grandi in cerca di opportunità migliori. La situazione odierna vede un’età media della popolazione sempre più elevata, con tutti i disagi che ciò comporta, oltre che per la salute, anche per il fatto che i servizi continuano ad assottigliarsi, così come quella rete  di relazioni interpersonali che assicura legami di amicizia e solidarietà.

San Generoso, con la sua figura di soldato e martire, ci ricorda che la vita può divenire una faticosa lotta, ma anche che non mancherà di assicurare protezione al Suo popolo. Celebrando, anno dopo anno, la festa del patrono, la comunità di Ortona continua a tessere quel filo che unisce il suo passato ricco di storie e memorie ad un futuro a cui guardiamo con apprensione e speranza.

 

                                                                                                                                                           Anna