ortona dei marsi

Basta una stretta di mano, un sorriso e qualche parola, per diventare gli amici di tutti.

 

Nel nostro Paese esistono, ancora oggi, realtà che vale la pena di conoscere.

Una di esse, tra le tante, è Ortona dei Marsi.

Si tratta di un paese dell’Abruzzo, fortunatamente non colpito, se non in maniera lieve, dal terremoto dello scorso aprile. Un paese che negli anni ha visto, come è successo a tante altre località del centro e del meridione, andar via la maggior parte dei suoi abitanti, richiamati dalle migliori – almeno lo fossero davvero! – condizioni di vita offerte dalle grandi città. Un paese che conta qualche centinaio di abitanti suscettibili di crescere un po’ nel periodo delle vacanze estive.

Ringraziando gli Dei, alcuni dei suoi figli (e nipoti…) hanno mantenuto un legame forte e viscerale con le proprie origini e tornano non appena gli è possibile tra gli antichi vicoli del paese ed i viottoli della campagna circostante. E talvolta si fanno carico ben volentieri di diffondere la conoscenza di questi luoghi e delle proprie origini tra gli amici.

Siamo andati a trovare Vincenzo e sua moglie in questo paesino che domina la valle del fiume Giovenco, incastonato come un presepe in un contesto naturale splendido nel quale le campagne, i boschi, le montagne, le case costruite sulla viva roccia, tutto insomma, rimanda ad epoche per molti versi, più felici dell’attuale. Ci si dimentica del traffico, dell’inquinamento, dello stress di tutti i giorni e ci si trova calati in una dimensione a misura d’uomo e a respirare un’aria pulita che profuma di legna che brucia nei camini, di tigli e di fiori di ogni genere che colorano strade, vicoli ed ogni angolo ricavato per realizzare improbabili, ma non per questo meno che bellissime, aiuole.

Un’antica torre domina il paese, una chiesa in stile romanico apre le sue porte su una piazza dove Clelia – come viene chiamata confidenzialmente dagli abitanti - (l’antica Dea Cerere) ricorda che la madre Terra esisteva da prima dell’avvento di nuove e più recenti religioni, era fonte di vita per i contadini dei dintorni ed oggi offre da quattro bocche acqua freschissima e limpida che vale la pena di bere. E questo, detto da un incallito seguace di Bacco (Tabacco e, magari fosse, Venere), dovrebbe fare riflettere sulla bontà reale di tale acqua.

Per tutti, nel giro di pochi minuti, eravamo gli amici di Vincenzo, venuti a trovarlo da Roma. Di conseguenza eravamo amici di tutti gli abitanti: una stretta di mano, un sorriso e qualche parola, così, con la semplicità disarmante di questa gente.

Ci ha preceduti Walter con la moglie e si è così presentato sulle scene ortonesi quel gruppo di persone inizialmente accomunato dalla frequenza di Versi&Prosa e dal piacere di scrivere. Nel tempo però abbiamo scoperto come un’amicizia possa essere cementata dall’amore per cose semplici, per la Natura, per la buona tavola e – ultimo ma non ultimo – anche per qualche “sporadico” bicchiere di buon vino, che se poi diventa bottiglia, evhero, va bene lo stesso…

Tra una portata e l’altra – complimenti al ristoratore – un bicchiere e l’altro, una risata ed un aggiornamento sulle rispettive vite, una passeggiata per i vicoli ed un saluto ed un sorriso da tutti (ed a tutti) quelli che incrociavamo, il pomeriggio è trascorso in un baleno, compresa la visita alla redazione del locale quotidiano on line (ci sarebbe da definire, evhero, una faccenda di diritti d’autore, eh Vince’?). La serata fresca - ma meno del previsto – si è conclusa con quattro calci ad un pallone nella piazza di Clelia. Non senza aver prima reso visita ai tavoli di un altro amabile localino che ci ha dato modo di apprezzare in quanti modi l’umile maiale possa deliziare gli esseri umani.

Una passeggiata lungo il locale Unter den Linden ci ha agevolato la digestione e ci ha regalato il piacere di contemplare un cielo così incredibilmente stellato da essere quasi commovente. Ma la gioia più intensa, personalmente, l’ho provata rivedendo le lucciole [Guisso, ti proibisco di fare battute al riguardo! J]. Esistono ancora, dunque, questi insetti “magici” che nel buio della notte brillano e fanno tornare bambini. Da più di dieci anni non ne vedevo ed è stato un attimo di pura ed intensa emozione, reso ancora più gioioso dall’averlo potuto condividere con gli amici più cari.

Un bed and breakfast nuovo di zecca, arredato con gusto, accogliente e comodo ci ha ospitato egregiamente per la notte. Ma, fumando un’ultima sigaretta e sebbene rabbrividendo un tantino per la temperatura scesa di alcuni gradi, regalarsi per qualche altro minuto la visione di quel cielo – Via Lattea inclusa, ragazzi! – è stato assolutamente irrinunciabile.

Come sostiene la mia amica Susanna qualsiasi posto può andare bene per una gita o un viaggio perché, in fondo, è la compagnia quella che conta davvero. Mentre la mia amica Paola, a sua volta, afferma saggiamente che i momenti di serenità e bellezza che riusciamo a regalarci conservandoli negli occhi e nel cuore torneranno sicuramente utili quando la vita ci riserverà, come purtroppo accade, esperienze magari meno gradevoli.

 

                                                                                                                                                           Ardengo

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