LE TAPPE DEL GUSTO

Un evento per ricordare il terribile incendio del 24 luglio 2007.

 

Il 26 luglio scorso, Ortona è stata protagonista di una bella manifestazione enogastronomica, “Le Tappe del Gusto”, patrocinata dal Comune in collaborazione con la Pro Loco, il Parco Nazionale, l’Assessorato all’Agricoltura della Provincia dell’Aquila e della Carispaq, evento che ha voluto ricordare l’incendio del 24 luglio 2007.

 

La manifestazione ha ospitato l’Associazione Italiana Sommelier ed alcune aziende vinicole abruzzesi che hanno presentato i loro prodotti attraverso la degustazione.

 

Questi vini, selezionati dai sommelier, sono stati “accolti” in alcune cantine ortonesi dislocate in via S. Onofrio fino alla parte più alta di Ortona.

 

L’evento ha visto la partecipazione di tanta gente venuta anche dal circondario che, armata di bicchiere portato al collo in una simpatica borsettina, ha seguito il percorso indicato dal vino e dagli altri prodotti presenti: dalla pasta al cinghiale alla trota, dalla minestra di farro alle sagne e fagioli, dal prosciutto ai formaggi ai dolci.

Fino a qui la cronaca spicciola della serata, ma andiamo oltre, andiamo in… cantina.

 

La cantina è forse il luogo più “intimo”, oserei dire, di una casa.

 

A differenza della soffitta che accoglie le cose che non servono più, la cantina è il luogo che preserva, conserva, affina, mantiene i prodotti del lavoro della terra, i doni dell’amico maiale, il mosto che nel lento cammino di trasformazione in vino, diventa cosa viva all’interno della botte.

La cantina è lo scrigno che accoglie l’abbondanza, è il luogo da tenere chiuso a chiave, è il luogo che si apre solo a pochi intimi.

 

La sapienza popolare le ha costruite con criteri misteriosi, a temperatura costante e sembra quasi che seguano le stagioni, fresche d’estate e calde d’inverno, poco illuminate, fragranti di profumi, lontane dai rumori, protette dalle correnti d’aria.

Le abbiamo viste le nostre cantine, aperte in occasione del 26 luglio, immutate nella loro bellezza, scavate nella roccia viva, preservate dalla modernità.

La leggera umidità fa della muffa un impalpabile strato di cipria cosparso sul viso come per una bella donna, mentre la fioca luce proietta, sulle pareti scure, ombre di soggetti fantastici.

 

I sommelier, nella loro austera divisa, sembrano gli officianti di un rito magico quando decantano il vino nei calici scintillanti, nettare prelibato da gustare con anima e corpo.

 

I visitatori varcano la soglia quasi con soggezione, guardandosi intorno con curiosità e apprezzando l’ambiente circostante, come nella “Taverna Primavera”, stupenda cantina riportata all’originaria bellezza per l’occasione da Lia e Corrado, tra piccole botti, vecchie foto dei padroni di casa, oggetti che appartengono ormai solo alla memoria, piedistallo di una casa altrettanto bella con una cucina ancora intatta nell’architettura originale.

 

E così la cantina, questo luogo particolare, questo piccolo mondo, custode della “grascia” (dell’abbondanza), della benedizione di Dio al lavoro dell’uomo, luogo segreto e geloso della casa ortonese, è stata la protagonista di una notte d’estate, discretamente violata ma ammirata e apprezzata.

 

Ma Ortona, in quanto a luoghi caratteristici, non ha solo le cantine.

 

C’è via Melonia con i suoi portoni, il dedalo delle ruve e delle stradine, l’androne seicentesco di via S. Onofrio, il forno di Timoteo, via Piano e via S. Antonio… bisognerebbe valorizzarli tutti e magari il prossimo anno le “Tappe del Gusto” può essere esteso a tutto il paese.

 

Ci sono luoghi ancora integri come la “Taverna Primavera” che abbiamo scoperto durante l’evento ma anche le rimesse come quelle delle Mandrille e ancora stalle e pagliai o posti come “Maria Diletta”.

 

Mi spiego: “Maria Diletta” non è, come il nome può indurre a pensare, una persona ma è una casa, una piccola casa di via S. Onofrio di proprietà della mia famiglia.

Nel nostro parlare in dialetto, che nella forma abbrevia i concetti riducendoli all’essenziale, la casa in questione non si identifica in un fabbricato di pietre e malta, ma acquista una identità vera e propria, perciò se dobbiamo andare a prendere un qualcosa che si trova lì, non diciamo vado nell’altra casa, bensì vado a Maria Diletta, come se dicessi vado a Siria, vado a Dina o vado ad Alfonso.

La casa E’ Maria Diletta quasi fosse un’identità fisica, corporea, reale.

 

Se ci entri dentro Maria Diletta ti parla. Ti parla con il grande focolare, con le travi annerite dalla fuliggine, con le nicchie, le piccole finestre, la vecchia madia per il pane, ti racconta di chi vi ha abitato, di chi vi ha trascorso la vita nel bene e nel male, nell’umiltà e nella tenacia di una vita troppo spesso dura.

 

Un luogo inalterato carico di storia e di chissà quante vite vissute.

 

Ma per questi luoghi così belli ce ne sono altrettanti che non vanno dimenticati, come “Clelia” che arrugginisce, come alcune strade e ruve dissestate, come qualche opera, diciamo così, rimasta incompiuta e come la triste situazione della Torre, il simbolo di Ortona.

 

Ad ogni modo le “Tappe del Gusto” è stato un avvenimento che ha fatto bene ad Ortona ed agli Ortonesi e ci auguriamo che si possa ripetere per molto tempo ancora.

 

Personalmente ho vissuto l’evento in un modo insolito, come una nascita al contrario: la cantina è come una pancia, il ventre grasso delle case di Ortona ed averle riscoperte, nella manifestazione del 26 luglio, è stato un po’ ritornare nell’utero caldo di Ortona, la magna mater, il luogo dell’anima.

 

                                                                                                                                                            Marina

 

 

su Alcuni Momenti le foto della manifestazione