CONOSCIAMO BENE LA NOSTRA ORTONA?

Ad Ortona dei Marsi è presente un tratto di mura ciclopiche di età italico-romana.

 

Sono tanti i tesori nascosti nella Valle del Giovenco. Ma, a distanza di diversi anni, torna alla mente una delle più importanti scoperte archeologiche. Ad Ortona dei Marsi, forse vennero alla luce i resti di un Santuario di origine italico-romana. Una scoperta sensazionale, si disse, per il caratteristico centro della Valle del Giovenco. Nel corso di una ricognizione effettuata da alcuni membri dell'Archeoclub Marsica; sezione di Avezzano, nell’abitato di Ortona dei Marsi fu rinvenuto un tratto di mura ciclopiche in opera poligonale di età italico-romana. L'imponente struttura venne alla luce a seguito di lavori di sbancamento lungo la strada «Circonvallazione» nel corso della realizzazione di alcuni muri di sostegno. Si trattava di normali lavori stradali ma che consentirono di riportare alla luce le mura di un antico luogo di culto. A detta dell’équipe di esperti dell’Archeoclub, che allora intervenne prontamente sul posto (Umberto Irti, Giuseppe Grossi, Carmine Malandra e Hermann Borghesi), l’interessante rinvenimento potrebbe costituire proprio il muro di costruzione di un santuario. Durante il sopralluogo nella zona, tra il materiale venuto alla luce, furono recuperati anche frammenti in ceramica dell'età del bronzo. «Resti che attestano - commentò il prof. Giuseppe Grossi - frequentazioni dell'area anche in età preromana». Insomma, si trattava di un rinvenimento di grande interesse storico ed artistico, anche se i ricercatori mostrarono una certa cautela. Ed allora si disse che data l'importanza dell'avvenimento prima di sbilanciarsi occorreva portare a termine la campagna di scavo. «Siamo ancora all’inizio della scoperta - precisò l'avv. Umberto Irti - e sarà necessario approfondire le ricerche per saperne di più e in maniera più precisa». Ma l’aver ritrovato delle mura ciclopiche nell'immediata periferia di Ortona, proprio nella zona sottostante l'abitato rappresentato da un caratteristico borgo medievale, fece scalpore perché si pensava potesse riservare ancora delle gradite sorprese. Ma né ulteriori ricerche né ulteriori scavi sono stati effettuati. Sicché quanti speravano che il sito avrebbe potuto portare alla luce altri reperti di gran pregio e valore storico ed archeologico sono rimasti delusi. Perché nulla più è stato fatto da quel momento, anche se dell'importante rinvenimento, ovviamente, è stata interessata da tempo la Soprintendenza ai beni ambientali ed architettonici.

 

                                                                                                                                                             Ferdinando