S. ANTONIO
Prima festa dell’anno ortonese, primo momento di forti emozioni
Quando mi hanno proposto questo articolo non ho esitato neanche un attimo ad accettarlo, potrebbero propormelo migliaia di volte…lo rifarei sempre perché per S. Antonio io, come, credo, qualsiasi ortonese, darei anche l’anima!! Alcuni adesso potrebbero chiedermi: “Addirittura…cosa avrà di così particolare questa festa?”. Sapete cosa risponderei? Risponderei: “Niente, solamente l’anima dell’ortonese, di Ortona!”. Così potrebbero chiedermi di nuovo: “Cosa intendi per ‘anima di Ortona’?”. E io: “Un sentimento che, per quanto piccolo possa sembrare, conserva nel suo interno un grande amore, un forte senso di appartenenza, un senso di protezione verso ciò che è suo e poi la consapevolezza che determinate cose fanno parte di sé, di quella che è stata la sua infanzia e la sua adolescenza, del bagaglio di vita trascorsa che porta dietro, dei ricordi, delle sensazioni, delle emozioni che lei ha provato e che nessuno potrà mai portarle via”. Di nuovo mi chiederebbero: “Potresti spiegarti meglio?”. Allora io: “Vedete, dietro un Santo può nascondersi una storia, attendibile o meno, questo non lo so, ma comunque significativa. Dietro la festa dello stesso Santo, invece, si nasconde qualcosa di molto più grande. Le feste non sono uguali per tutti, perché bisogna viverle da sempre, crescerci insieme, saper cogliere e nello stesso tempo sentire dentro di sé la loro essenza.
L’essenza di S. Antonio? Un antico rione che sembra avere forma circolare (perlomeno questa è la sensazione che ti trasmettono i numerosi giri dei cavalli), e che abbraccia calorosamente tutti noi…noi che dietro un caldo panino con la salsiccia cogliamo il calore di stare insieme, il calore di casa (anche se fuori ci sono venti gradi sotto lo zero!); noi che dietro un bicchiere di vino cogliamo la voglia di stare insieme e di festeggiare…perché in quel momento siamo felici così; noi che dietro un giro a cavallo cogliamo il calore di quelle mura, mura di casa nostra; noi che scendendo quella scalinata e vedendo festeggiare ai suoi piedi pensiamo: “Stiamo arrivando, ci siamo anche noi!!”; noi che dietro un “casarienn casarienn” cogliamo il piacere di rivedere le nostre persone (magari anche a distanza di un anno) e di apprezzarle per la loro ospitalità, la loro felicità nel rivederci e nel festeggiare quel quarto d’ora insieme; noi che dietro una polca, un walzer o una tarantella cogliamo il ritmo del battito del nostro cuore in quel momento; noi che dietro un S. Antonio (sole o neve, sabato o lunedì, 10 o 100 cr’stien) diremmo sempre e comunque: “L’anima di Ortona, l’anima di casa nostra!!”.
Questo è tutto direi!
Sele
Alcuni momenti del pomeriggio di festa...