PASQUA ORTONESE
Sotto la neve la prima Pasqua del nuovo millennio
Una Pasqua sotto la neve la prima del nuovo millennio. Dopo un anticipo di Primavera il paese si è bruscamente risvegliato in Inverno durante la Settimana Santa. Il clima però non ha influenzato gli antichi rituali di Pasqua arricchiti da iniziative decisamente nuove: la lavanda dei piedi il giovedì Santo e la vendita delle uova pasquali per contribuire alle spese del tetto.
La Santa Settimana, caratterizzata in tutto il suo scorrere dalle esposizioni del SS Sacramento e dalle funzioni di Riconciliazione, ha vissuto i suoi momenti più solenni nei giorni del triduo Pasquale: Venerdì, la Processione del Cristo Morto, aperta da una antica croce con i simboli della Passione, è sfilata per le vie del paese sferzata da un vento gelido e dall’incalzante commento alla via Crucis. Sabato, con le sue "campane legate" e con la veglia notturna mentre la bufera fuori ancora imperversava, ha offerto ai fedeli un ritorno a rituali che si perdono nella notte dei tempi: la benedizione del fuoco e dell’acqua, le antiche letture che ripercorrono la storia della Salvezza dell’Umanità e, infine, la luce di Cristo, accompagnata dallo scampanio a distesa che ci ha introdotti alla domenica: Pasqua di Resurrezione.
Quest’anno la tradizione è stata parzialmente arricchita dalla benedizione di acqua da bere alla fine della celebrazione, e non poche sono state le massaie che hanno fatto benedire le uova sode da consumare durante la tradizionale colazione della Domenica: Uova, salame e ciambellato non sono mancati infatti in diverse case per aprire la giornata di festa più importante per la Chiesa e anche per la nostra antica comunità contadina, che, da sempre, ha scandito ogni momento della propria vita in stretta simbiosi con i ritmi legati alle festività religiose. La messa solenne della domenica ha visto numerosi i partecipanti, complice un aria tersa e serena subentrata alla bufera di neve del Sabato; così, mentre non pochi si scambiavano il "Buon Natale" davanti al sagrato innevato, si svolgeva il rito più importante di queste festività: la messa della Domenica di Resurrezione caratterizzata dai canti solenni della Schola Cantorum e dalla omelia del nostro Don Francesco che non perde occasione per ricordarci come essere cristiani significhi soprattutto una realtà di impegno e di rispetto da comunicare ai fratelli.
La vendita delle uova di Pasqua e la piccola lotteria di beneficenza a favore del fondo per il restauro della nostra bella chiesa, hanno completato il quadro di questa Pasqua 2001: sacro e profano si sono così nuovamente intrecciati contribuendo, si spera, a fugare almeno in parte quell’ombra di amara tristezza lasciata dietro di sé dalla pubblicazione, proprio nella settimana di Pasqua, di un opuscolo che racconta l’agonia del nostro paese vista da un noto giornale di oltre oceano. L’articolo, uscito nella scorsa estate in America, nonostante le numerose corbellerie storiche, riporta un quadro che non ha tutti i torti, visto l’età dei residenti, la mancanza di investimenti degli ultimi anni e la vistosa carenza di impegno civile delle ultime settimane.
L’augurio è che la Pasqua fonte di ogni speranza faccia rivivere quel seme sotto la neve di Siloniana memoria che può ancora portare rinascita ad Ortona.
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Angela Maggi |