ORTONA E L'AGRICOLTURA BIOLOGICA
La vocazione di Ortona è l'agricoltura biologica, è il Parco, nel segno della qualità che Madre Natura le ha assegnato
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Appena 50 anni fa le terre di Ortona davano da mangiare a più di 1500 persone. Erano attivi tre mulini, due trebbie, forni a legna, vari negozi e bettole, un albergo.
Si allevavano pecore, vacche, capre, galline, si producevano grano, granturco, farro, patate, fagioli, ceci, cicerchie, lenticchie, prodotti dell'orto, canapa, mandorle, ma soprattutto mele e pere.
Ma quale era la agricoltura? Quella che veniva dalla tradizione: aratro, zappa e bidente, rotazione delle colture, letame, acqua ramata. Proprio così!: l'unico concime era il letame ('l stebb'j), l'unico insetticida (la m'd'cina) era l'acqua ramata.
Eppure la produzione era abbondante e di qualità. Si commerciavano e si scambiavano i prodotti della terra. Alcuni lavoravano a mo' di consorzio-cooperativa acquistando e rivendendo mele, pere, mandorle, grano.
Poi nel mondo sono arrivati la meccanizzazione, i concimi, i diserbanti, gli insetticidi chimici di sintesi. (Che vuol dire "chimici di sintesi"? Semplicemente questo: l'estrazione di una sostanza dalla natura avviene attraverso un processo chimico, la produzione artificiosa in laboratorio della stessa sostanza o di sostanze inventate dall'uomo è "chimica di sintesi".)
L'obiettivo era diventato "oltrepassare la fame del dopoguerra, attraverso un benessere di cibo in quantità". Ma l'interesse economico legato a questo conseguimento del "benessere" ci ha guidato a dimenticare il passato e la vera qualità di vita, che è fatta di salute, di rispetto di noi, della natura, degli altri.
E ad Ortona? La ricerca del benessere ha portato la maggior parte della popolazione nelle città. Le attività sono man mano scemate. L'agricoltura residua ha seguito il percorso del mondo industrializzato.
Ma quale era e quale è la "vocazione" di Ortona? Quella del passato: una agricoltura di qualità, prodotti di artigianato o di piccola imprenditoria, turismo. Siamo o non siamo il più bel paese dei dintorni? Siamo o non siamo rinomati per le mele e per le patate? Siamo o non siamo rinomati per il miele?
E così siamo ai giorni nostri. Gli eventi di oggi ci vengono incontro. Da una parte mucca pazza, afta epizootica, la paura che altrettanto pericolo venga dall'introduzione degli OGM (Organismi Geneticamente Manipolati) nei vegetali, l'impazzimento del clima, tutti figli del cosiddetto "benessere"; dall'altra l'arrivo del Parco, gli inizi di produzioni biologiche, il risveglio di una presenza continua ad Ortona, ci stanno indicando il percorso.
Vien da rileggere un pensiero di E. Balducci: "Risorge nel cuore dell'uomo la nostalgia del villaggio, una nostalgia che non è più soltanto il bisogno di una sosta nella volontà di vivere, spossata dall'artificio tecnico, è qualcosa di più: è l'esigenza di riprendere in mano il bandolo dell'esperienza sociale, di dare nuove fondamenta alla comunità umana".
Così l'esigenza di ritornare dalla quantità alla qualità diventa una opportunità. La richiesta di prodotti biologici è sempre maggiore, il decalogo del Parco indica l'agricoltura biologica come obiettivo primario, l'ARSA (Azienda Regionale Sviluppo Agricolo) promuove l'agricoltura biologica, la Comunità Europea finanzia le aziende biologiche. E l'opportunità non è solo per i prodotti primari, mele in primis, ma anche per i prodotti trasformati o i prodotti minori, dalle marmellate, ai gigli, alle erbe officinali, alle erbe per la cucina.
Ma che cosa è questa agricoltura biologica? E' il caso di parlarne più a fondo in altro momento, vedendone gli aspetti normativi, attuativi, ambientali, commerciali. Fondamentalmente per ora ci basti sapere che è l'agricoltura dei nostri padri o nonni, quella a ciclo naturale descritta nelle righe iniziali, che non fa uso di concimi, diserbanti ed insetticidi chimici di sintesi, dannosi per la salute nostra e del pianeta, ma, adattata ad oggi, fa uso della meccanizzazione e di trattamenti di origine naturale. Ed Ortona ha tutte le prerogative per abbracciarla: un limitato uso di "veleni", accompagnato dai molti terreni incolti, hanno lasciato la natura fondamentalmente incontaminata, pronta al "biologico". Iniziative recenti dalla sagra delle mele, alla conferenza sulle mele autoctone (originarie del posto), alla conferenza sulla agricoltura biologica, a quella su alimentazione e salute, al corso di potatura, ai meleti sperimentali, al campo sperimentale di salvaguardia del germoplasma (a cura dell'ARSA) stanno segnando un percorso che ha bisogno solo di partecipazione.
E lo sapete che mele e pere di Ortona stanno avendo il marchio europeo IGP (Indicazione Geografica Protetta)?
Io sogno che all'uscita di Carrito della Autostrada ci sia un cartello che dica:
" Territorio di Ortona dei Marsi. Qui inizia il Parco Nazionale d'Abruzzo. Qui la natura è protetta. Qui si fa agricoltura biologica e si produce energia pulita."
Forse è una utopia, ma diceva Galeano, poeta uruguaiano, "L'utopia è come l'orizzonte. Tu fai un passo avanti e lui si sposta avanti di un passo. Ma serve per camminare".
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Sered |